Era stato un pranzo piuttosto sobrio (una pasta) e silenzioso, almeno all’inizio. Poi, forse per riempirlo, Lorenza aveva acceso la TV sul telegiornale e quindi avevano passato alcuni momenti gradevoli a sparlare della Brexit prima e di Salvini dopo. Pietro stava lavando i piatti, quando lei ruppe il silenzio:
- “Dicevo sul serio, prima… mi dispiace di essermene andata via senza darti grandi spiegazioni”.
“Il fatto è che la nostra conversazione di ieri mi ha aiutato molto a schiarirmi le idee e così volevo fare ciò che andava fatto e parlare con suor Costanza, prima di… prima di affrontarti, diciamo”.
Lui la ascoltava, sempre chino sulle stoviglie, e rispose con un grugnito. Così lei riprese.
“Ho riportato Mattia a suo padre, chiedendo perdono e ringraziando per il fatto che non mi avesse denunciata alla polizia. Nico è un bravo ragazzo, benché un padre codardo, e mi ha perdonata. Porterà comunque il bambino in comunità d’accoglienza e a quel punto io…”
Esitò, poi aggiunse, con decisione:
“…Io sarò pronta, per domandarne l’affido”.
Per poco a Pietro non cadde un bicchiere per la sorpresa:
- “Tu cosa?!”
- “Chiederò l’affido del minore, vorrei poter diventare sua mamma. Lo so, non sono più giovanissima e non sono sposata… ma lui già mi riconosce, e Nico ha assicurato di mettere una buona parola e…”
- “Ma potrai farlo? Cioè, come suore ovviamente potreste forse adottarlo come comunità, benché non penso sia il massimo, ma non credo tu possa diventarne propriamente la ‘madre’, cioè…”
- “Per allora, non sarò più suora. Potrò essere solo… sua madre, Lorenza”.
- “Naturalmente, se pensi che sia la cosa giusta, non posso che appoggiarti. Penso che potresti essere un’ottima madre… d’altronde, lo sei stata in questi giorni, con Mattia! Lui è un bambino speciale, spero davvero che tutto vada come vorresti…”
“C’è solo una cosa che ancora non capisco… non hai detto di essere tornata a pregare, ieri? Perché dunque abbandonare la tua vocazione?”
- “Ma è proprio qui che entri in gioco tu, Pietro!”
- “In… in che senso, c’entro io?” Chiese.
- “Ho ragionato molto su quel libro che mi hai citato l’altra sera, i Fratelli Karamazov. Lo so che non è la stessa cosa che leggerselo, ma su Wikipedia ne ho trovato il riassunto. Mi ha molto colpito il finale. Vedi… il minore dei fratelli, quello seminarista, alla fine non diventa monaco”.
- “No, trova l’amore, lascia la sua chiesa e Dio…”
- “Ti sbagli! Lui non lascia la sua chiesa, né lascia Dio. Continua ad essere credente, ad amare Dio, e tuttavia si innamora anche di una donna”.
“Io sono stata una suora felice. Davvero. Tuttavia, in mezzo a tante peripezie, in un momento in cui non sentivo più la presenza di Dio, ho finito per innamorarmi di un amore terreno. All’inizio lo credevo alternativo a quello per il Signore, pensavo fosse l’ennesima cosa che mi allontanava da Lui. Ora non la penso più così… Ora penso che l’amore, se è amore, ci riconduce all’Amore: amo ancora il Signore, Pietro, ma adesso anche attraverso il volto speciale di un bambino, di Mattia, e… forse non solo il suo”.
Pietro alzò lo sguardo: Lorenza lo guardava.
THE END
NB alcune letture che spiegano il titolo della storia e ne sostengono l'impianto filosofico/teologico:
https://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_576_testo.htm
https://www.augustinus.it/italiano/commento_lsg/omelia_07.htm
http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaD/Dostoevskij_02.htm