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Autore: Dida77    28/04/2019    16 recensioni
Attenzione... questa storia contiene spoiler di "Avengers: Endgame".
Storia scritta perché avevo fisicamente bisogno di dare a tutto questo un finale alternativo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Mi mancherai amico" gli disse Bucky guardandolo, inspiegabilmente, come se fosse l'ultima volta.  

"Andrà tutto bene Bucky" gli rispose Steve con il suo incrollabile ottimismo.

A Bucky non restò che annuire, guardandolo negli occhi. La morte nel cuore. Perché lui sapeva da quando, il giorno prima, Steve lo aveva preso da parte proprio lì, vicino al lago, e lo aveva portato a fare una passeggiata, raccontandogli tutto. Come era solito fare quando erano ragazzi.

"Andiamo a fare due passi, Bucky. Vuoi?" gli aveva detto incerto.

Aveva capito subito che qualcosa non andava. Lo conosceva bene. Da sempre. Quello era lo sguardo che Steve aveva quando aveva un gran peso sullo stomaco e doveva condividerlo con qualcuno.

Bucky aveva sorriso… in fondo era felice di essere ancora il suo confidente, la persona a cui Captain America apriva il proprio cuore. Gli dava l’impressione di poter aiutare ancora quello scricciolo di ragazzino che, dopo tutto, viveva ancora nascosto sotto la montagna di muscoli che tutti vedevano. Quindi annuì e si avviò sul sentiero lungo il lago accordando il passo a quello di Steve. Le mani in tasca, lo sguardo basso.

"C'è una gran pace qui" iniziò Steve, come se non sapesse bene da quale parte iniziare. Le parole bloccate in gola, il coraggio che veniva meno. Inevitabilmente il silenzio cadde tra di loro: Steve che cercava le parole giuste da dire, Bucky che aspettava pazientemente che lui le trovasse.

“A me puoi dire tutto, lo sai.” Disse ad un tratto, mettendogli la mano sulla spalla come quando erano ragazzi per fargli capire che, come sempre, lui ci sarebbe sempre stato. Fino alla fine di tutto.

Steve sorrise, un sorriso triste, timido, diverso dai suoi soliti sorrisi aperti. "Domani tornerò indietro nel tempo e riporterò indietro le gemme e il martello. Banner ha detto che starò via da qui solo cinque secondi, ma avrò il tempo di compiere la missione andando avanti e indietro nel tempo e nello spazio come sarà necessario."

"Posso venire con te." rispose Bucky pensando che, in realtà Steve fosse solo preoccupato dalla missione. Non era una domanda. Era una proposta. Perché Bucky avrebbe di gran lunga preferito andare con lui, per aiutarlo, per tenerlo al sicuro, piuttosto che rimanere ad aspettare quei cinque secondi come uno spettatore impotente.

“Non è questo il problema Buck. Non ho paura…”

“Allora cosa c’è che non va?” chiese Bucky iniziando ad intuire qualcosa. Una strana piccola inquietudine iniziava a stringergli lo stomaco. La fastidiosa sensazione che si trattasse di qualcosa di grosso si stava impossessando di lui.

"Quando sono tornato nel 1970, con Tony, ho visto Peggy. Aveva la mia foto sulla scrivania. Una foto enorme. L’ho vista oltre ad un vetro, in un’altra stanza, mentre lavorava. È da quando abbiamo battuto Thanos che ci penso. Non riesco a levarmelo dalla testa, Bucky. Non ci riesco... Ho provato, ma l'idea di tornare indietro e vivere la mia vita con lei è diventata un chiodo fisso in questi giorni. Non riesco a pensare ad altro. Non so cosa fare..." Steve parlò tutto di un fiato. Come se una volta trovato il coraggio, dovesse dire tutto velocemente, prima di perderlo di nuovo.

Poi cadde il silenzio. Non serviva che Steve dicesse altro. Bucky aveva capito. Aveva capito la richiesta nascosta dietro quelle parole uscite di getto. Steve voleva tornare da Peggy per vivere la sua vita con lei e voleva il suo consenso. Perché tornare da Peggy significava abbandonarlo e lasciarlo di nuovo da solo. Significava sacrificare la loro amicizia, il loro rapporto, tutto ciò che c’era tra di loro, per rincorrere un amore di settanta anni prima.

Il cuore di Bucky si fermò in quell’istante.
Quando capì la richiesta nascosta dietro quelle parole.
Quando capì, una frazione di secondo dopo, che non avrebbe mai potuto impedire a Steve di seguire il proprio cuore.
Perché il cuore di Steve era grande, lo aveva portato a fare grandi cose, ed era giusto che adesso lo portasse tra le braccia del suo vero amore.

La vita aveva dato a Steve una seconda possibilità e Bucky non aveva scelta. Non vide nessuna scelta davanti a sé, perché non c’era. Perché l’unica cosa che poté fare in quell’istante fu rinunciare a Steve per permettergli di tornare da Peggy.
Quindi tirò fuori il miglior sorriso di cui fu capace e annuì.

Si abbracciarono.

Si salutarono lì, in mezzo agli alberi, con il solo rumore del vento tra le foglie, lontano da occhi indiscreti, senza parole.

Si abbracciarono e basta.



"Mi mancherai amico"

"Andrà tutto bene Bucky"

Un attimo dopo Steve era già sparito. Un battito di ciglia e l’altra parte di sé se ne era andata per passare la sua vita in un altro posto, in un altro tempo, tra altre braccia.

Aveva portato con sé il suo cuore. Bucky glielo aveva donato il giorno prima, nel bosco. A lui non sarebbe più servito.

Ebbe solo cinque secondi per domandarsi come sarebbe tornato…
Era sicuro che sarebbe tornato. Perché Steve aveva promesso di tornare e lui manteneva sempre le proprie promesse. Avrebbe riportato indietro lo scudo. Uno scudo che Steve avrebbe voluto lasciargli in eredità, ma che lui non aveva voluto.

"Non sono mai stato un fan di Captain America, lo sai.” Rispose Bucky. “Io sono soltanto il miglior amico di Steve Rogers. Dallo a Sam, Steve. Se lo merita. Sono sicuro che ne farà buon uso."
Steve aveva semplicemente annuito. Per una volta era riuscito a convincerlo.
Per quel che ricordava era la prima volta. Sicuramente sarebbe stata l'ultima.


Steve sarebbe tornato, quindi. Vecchio. Senz’altro vecchio.
Bucky sperò con tutto se stesso che sarebbe stato comunque felice, appagato della vita passata con lei.

In quei cinque secondi Bucky trattenne il fiato. Trattenne il fiato e pregò.

“Rientro previsto in… cinque, quattro, tre, due, uno…” disse Bruce.

Un sibilo e Steve ricompare.

Esattamente dove era cinque secondi prima.

Esattamente come era cinque secondi prima.

Come se non se ne fosse mai andato.

La valigetta delle gemme non c’era più, e nemmeno il martello. Al loro posto uno scudo. Nuovo di zecca.

Bucky non capiva.
La sua mente stava cercando freneticamente di capire cosa fosse andato storto, ma senza successo. Un attimo dopo Steve lo guardò e sorrise, facendogli capire che niente, in fondo, era andato storto. Che tutto era andato esattamente come doveva andare.

Lì intorno nessuno capiva, né Bruce, né Sam.

Nessuno capiva perché nessuno sapeva. Solo loro.

Steve scese dalla pedana e gli andò incontro. Bucky immobile, confuso.

“Hai visto Peggy? Come stava?” chiese.

“Sì, l’ho vista. Sempre bellissima. Abbiamo ballato. Ho mantenuto la mia promessa.” Poi, dopo aver studiato le parole, proseguì. “Quando sono partito, pensavo che sarei rimasto con lei per tutta la vita. Ma quando l’ho avuta lì con me, tra le mie braccia, ho avuto la sensazione che quella non fosse la mia casa. Non so spiegarti Buck. Era come se quelle non fossero le braccia giuste. Riesci a capirmi, vero?”

Bucky annuì. Un enorme sorriso si apriva sulle sue labbra mano a mano che la consapevolezza di avere di nuovo Steve lì, con sé, prendeva possesso della sua mente, del suo cuore.

Aprì le braccia e lo accolse come un miracolo. Stupito. Incredulo. Tremendamente felice. Una felicità che faceva male al cuore. Un cuore che era tornato a battere al suo posto.

“Bentornato a casa” fu l’unica cosa che riuscì a dire per molto tempo.
   
 
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