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Autore: Lady I H V E Byron    29/04/2019    0 recensioni
-PREMESSA: non è una storia Yaoi/Yuri/Shonen/Shoujo-ai-
"L’amore ha molti volti, ma quasi nessuno li conosce: esiste l’amore romantico, quello tra i membri di una famiglia; anche la fedeltà ad una persona, non necessariamente coinvolta sentimentalmente, può essere considerata amore, poiché anch’essa può creare un legame indissolubile. Oppure, come diceva un antico poeta, “Amicizia è Amore senza le sue ali”."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora, Ventus
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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-Sora, devi farlo, non c’è più tempo…-
-No, papà, io non ti lascio!-
Era accaduto troppo in fretta: Sora e Riku stavano solo giocando in riva al mare con i loro amici quando avevano notato una barca in lontananza, sul mare. Sopra c’era un uomo con un cappotto nero e il cappuccio calato, che rendeva impossibile vedere il volto. Brandiva una chiave gigante, che puntò verso l’alto. Il raggio viola che era uscito da essa, aveva creato una sfera rossa e nera, il cielo stesso era diventato più scuro, e da come stava tremando tutto, sembrava stesse per arrivare un ciclone. E poi le creature scure dagli occhi gialli spuntate dal nulla...
Oltre ai bambini, c’erano anche dei pescatori, abitanti del luogo, lì presenti: furono le prime vittime delle creature. Il modo in cui avevano estirpato i loro cuori era raccapricciante e spaventoso.
Non risparmiavano nessuno, tranne i bambini. Tra le vittime, anche la madre di Sora, Luna, che ebbe solo il tempo di urlare: -Sora! Scappa! Mettiti in salvo, almeno tu!- Poi una creatura affondò gli artigli nel suo petto.
-Mamma! No!-
Anche Riku vide i suoi genitori fare la stessa fine.
-Corri, figliolo! Corri!- urlarono, prima di spirare. Il ragazzo era rimasto come paralizzato: si sentì impotente. Non era riuscito a salvarli.
Sora e Riku sembravano essere gli unici sopravvissuti. Loro e Sky, padre di Sora. Li aveva, infatti, presi per un braccio.
-Presto! Non c’è un momento da perdere!- urlò, iniziando a correre.
I due ragazzi erano spaventati e confusi: perché la loro isola? Perché tutto questo?
Sky li condusse in un angolo nascosto della riva: c’era una zattera.
-Prendete il largo e scappate. Non voltatevi, non pensate, non fermatevi per nessun motivo.-
Sora fu esterrefatto da quelle raccomandazioni.
-Come, papà, non vieni con noi?-
-No, questa zattera è stata costruita per voi due. Io devo rimanere qui. Sora…- per tutto il tempo, aveva tenuto in mano un piccolo scrigno, che porse al figlio –Tieni. Custodiscilo come fosse un tesoro.-
-Cosa c’è qui?-
-Tutto ciò di cui ho più caro. E prendi anche questa lettera. Se dovesse capitarti, dalla ad un uomo di nome Ansem.-
La mise dentro la tasca della giacca del figlio.
Sora era sul punto di piangere.
-Papà… non voglio…-
Sky gli diede una carezza sulla guancia, con dolcezza.
-Sora, devi farlo, non c’è più tempo…-
-No, papà, io non ti lascio!-
Anche Sky stava lacrimando insieme al figlio. Si rivolse a Riku, determinato.
-Riku, prenditi cura di Sora.-
Il ragazzo annuì.
-Sì, glielo prometto, signor Sky.-
Le creature nere comparvero anche lì.
-Non c’è tempo! Scappate! Non esitate!-
Prima che Sora potesse protestare, Sky spinse la zattera verso il mare, che prese il largo.
-No! Papà!-
L’uomo con il cappotto nero era di fronte a Sky.
Da come entrambi erano rimasti fermi, stavano parlando di qualcosa. Poi, la scena che avrebbe segnato Sora per sempre: la spada conficcata dentro il petto del padre.
-PAPÀ!!! NO!!!- urlò, con tutto il fiato che aveva in gola.
Le lacrime che scesero sul suo volto erano innumerevoli, ma, nella sua disperazione, nella sua rabbia, riuscì a vedere in faccia l’assassino di suo padre: un uomo anziano, pelato, con il pizzetto grigio e occhi gialli.
Poi, la bolla nera che avrebbe distrutto definitivamente le Isole del Destino.
Non passava momento senza che Sora pensasse a quel giorno, o notte senza che lo sognasse. Il suo cuore era colmo di rabbia e vendetta contro il consigliere Xehanort. Aveva una busta tra le mani. La lettera che suo padre aveva chiesto di consegnare ad un uomo di nome Ansem. Re Ansem, il nuovo sovrano di Radiant Garden.
Cosa aveva a che fare Re Ansem con suo padre? Non sapeva niente di suo padre: gli era sempre bastato che fosse un bravo pescatore e un padre affettuoso e protettivo. Ma quella lettera… e anche lo scrigno. Non li aveva aperti, ma la curiosità lo dilaniava lentamente. Si rese conto di non aver mai conosciuto effettivamente suo padre. E suo padre non gli aveva mai raccontato nulla di lui o del suo passato. Quando da piccolo gli chiedeva della sua vita, Sky passava subito ad un altro argomento. Avrebbe dovuto comprendere da subito che stava nascondendo qualcosa. Ma dopo tanti rifiuti, non ci aveva più badato.
Ma di una cosa era certa.
“Ti vendicherò, papà. E mamma e tutti gli altri. Ucciderò Xehanort con le mie stesse mani, dovessi inseguirlo fino in capo al mondo.”
-Sora? Sora!-
Riku gli diede uno scapaccione sulla schiena, che lo fece sobbalzare. Fece in tempo a nascondere la lettera in una scarsella.
-Dài, muoviti! Dobbiamo salire sugli alberi!-
Sora scosse la testa, alzandosi in piedi.
-Sì, certo…-
Riku conosceva Sora da quando erano bambini: aveva intuito che qualcosa non andava in lui.
Ed era la stessa cosa che turbava anche lui: nemmeno lui si era ripreso del tutto dal giorno in cui avevano perso la casa, i genitori, tutto.
Anche lui bramava vendetta contro Xehanort.
Ma in quel momento, dovevano pensare ad altro: contrastare le guardie reali.
In quei momenti, infatti, Terra e Aqua stavano portando avanti la proposta di Xehanort: abbattere almeno le prime file degli alberi del bosco appena fuori Radiant Garden, per portare allo scoperto i superstiti dell’Impero.
A Terra bastava solo eseguire mosse a terra con il Keyblade, mentre Aqua simulava un incendio, con la sua magia.
-Ok, basta così.- ordinò il capitano Eraqus, alzando una mano. Kairi era accanto a lui: continuava a pensare allo scontro che avrebbe tenuto con Sora.
I due cavalieri si fermarono, come quanto ordinato.
Erano loro, il capitano, Kairi e altri quattro cavalieri. Sufficienti, secondo il capitano e il consigliere, per affrontare l’imperatore Topolino e il suo seguito.
-Capitano Eraqus…- fece Aqua; aveva il suo elmo indosso, come tutti gli altri –Perché ser Ventus non è insieme a noi?-
-E’ stato privato del suo titolo di cavaliere e confinato nella sua stanza per una settimana per aver accusato il consigliere Xehanort di un crimine che non ha mai commesso.-
I due giovani furono scioccati: non ne erano ancora al corrente di quanto avvenuto a Ventus. Era da quando avevano lasciato il castello che si stavano domandando dell’assenza dell’amico.
-Che crimine, capitano?- domandò Terra.
-E’ confidenziale.-
-Ma, capitano, noi abbiamo diritto di…-
-Non perdete la concentrazione!- ribatté, secco, Eraqus -La nostra priorità è scovare la base dell’Impero ed arrestare l’imperatore Topolino e i profughi.-
Terra e Aqua non ebbero altra scelta se non annuire.
-Sì, signore…- dissero, con rassegnazione.
Eraqus non doveva mostrare alcun segno di dubbio, per il bene del regno e dei suoi cavalieri: ma nel suo cuore, anche lui stava dubitando di Xehanort e del suo comportamento, negli ultimi anni. Sempre più sfuggente, sempre più vago… e la sua reazione mentre Ventus lo accusata di aver distrutto le Isole del Destino…
“No, è impossibile!” stava pensando “E’ troppo assurdo, per essere vero! Ma se fosse la verità, come ha fatto…? No, non oso nemmeno pensarci.”
Ma doveva concentrarsi sulla missione: niente pensieri, niente distrazioni.
-Ascoltate, cavalieri!- esclamò, mettendo sull’attenti i cavalieri; anche Kairi si fece più composta –Le nostre mosse avranno fatto attirare l’attenzione ai nostri nemici. Molto probabilmente, ci aspetteremo un attacco dall’alto o delle trappole. Per cui, vi raccomando massima prudenza, ora che ci addentreremo nel bosco. E tenete i Keyblade stretti in mano: dobbiamo essere pronti a qualsiasi cosa. E a voi, principessa, raccomando la massima prudenza. Vi consiglio di stare vicina a me o a lady Aqua, per ogni evenienza.-
-So badare a me stessa, capitano Eraqus!- ribatté Kairi, battendo un piede per terra, decisa e determinata.
-La vostra sicurezza mi conforta, principessa.- il capitano si voltò, dando l’ordine di procedere.
Terra e Aqua erano a capo del gruppo, secondi ad Eraqus, poi Kairi e il resto delle guardie. I loro Keyblade erano puntati in avanti, in caso di attacco.
Le raccomandazioni di Eraqus non erano un caso: poco più distanti dalla loro posizione, Topolino, Sora, Riku e altri profughi dell’Impero in grado di combattere erano posizionati sopra gli alberi.
Erano tutti incappucciati e con un fazzoletto che copriva i loro volti dal naso al mento.
-Ora?- domandava spesso Sora.
-Non ancora.- rispondeva Topolino, con una mano aperta.
I cavalieri erano sempre più vicini: Sora sperò con tutto il cuore di non scontrarsi con Ventus, ma, dall’altra parte, voleva rivederlo. Ma non vide la sua armatura. Questo lo sollevò, un pochino.
L’imperatore si voltò verso Orazio.
-Ora, Orazio!-
L’ingegnere dell’Impero annuì: tagliò due corde posizionate accanto a lui con una piccola lama.
Il gruppo di cavalieri continuava ad avanzare, con prudenza. Eraqus percepì qualcosa.
-Fermi!- esclamò. I cavalieri e la principessa si fermarono, allarmati.
Il pericolo si palesò di fronte a loro dopo pochi secondi: un tronco enorme, tagliato a metà, e legato con delle corde ad un albero, stava oscillando verso di loro.
-AL RIPARO!- ordinò il capitano, facendo cenno con la mano di abbassarsi. Aqua, lesta, spinse Kairi verso il basso, per poi farle da scudo. Anche Terra si abbassò. Ma Eraqus non si era mosso: con un salto, andò incontro al tronco, dividendolo verticalmente in due.
-Spostatevi!- ordinò. Appena atterrò, puntò il Keyblade verso le due metà del tronco: delle catene di luce partirono dall’estremità, fino a tagliare le corde che sostenevano il tronco, facendole cadere per terra. I cavalieri si erano spostati appena in tempo, come fu loro ordinato, avvicinandosi al capitano.
Kairi fu sbalordita dalla forza e dai poteri del capitano Eraqus.
-Capitano, state bene?- domandò Terra, correndo da lui, appena si alzò.
-Sì. Quella era chiaramente una trappola. Si sono organizzati bene, quelli dell’Impero. State tutti in guardia, potrebbero essercene altre.-
-CAPITANO, ATTENTO!- esclamò Aqua, saltando.
In effetti, Orazio aveva tagliato un’altra corda: due tronchi stavano giungendo verso la legione, da due postazioni opposte, in modo da collidere con le estremità.
I cavalieri e la principessa si abbassarono di nuovo, Eraqus rimase paralizzato, ma Terra si tenne pronto a fargli da scudo. Aqua, con il suo salto, allungò le mani verso i due tronchi.
-GLACIES!-
Due raggi gelanti li colpirono, tramutando essi stessi in ghiaccio. Collidendo, si tramutarono.
Aqua era l’unica vera maga della Departure Accademy: più di una volta la sua magia si era rivelata utile in spedizioni come quella. Gli altri cavalieri sapevano lanciare solo qualche magia elementale di base, tutto dipendeva dal Keyblade che brandivano.
Aqua atterrò in mezzo ad una pioggia di cristalli, con posa fiera.
Kairi applaudì, saltellando. Eraqus la osservò con orgoglio, da dietro la visiera scura dell’elmo.
-Bella mossa, Aqua.- complimentò Terra, sorridendo.
La giovane ridacchiò, arrossendo.
Dagli alberi, Topolino osservò la scena, stupito.
-Hanno un mago tra di loro…- mormorò –E quello con l’armatura dorata è molto forte. Non sarà un’impresa semplice. Orazio, tieniti pronto con le cariche esplosive.-
-Sì, imperatore.-
Sora fu colpito da un soggetto in particolare.
-Ehi, quella è la principessa Kairi!- esclamò, sottovoce; prima non l’aveva notata. Adesso erano molto vicini alla loro postazione. Si illuminò a vederla, tale che ne fu quasi ammaliato. –Con l’abito da sera era carina, ma con la calzamaglia e quel corpetto di cuoio… è bellissima…-
Riku, posizionato accanto a lui, schioccò le dita di fronte ai suoi occhi.
-Sora, non è il momento di fare lo sguardo da pesce lesso, adesso!- rimproverò.
Il ragazzo castano scosse la testa, con un lieve gemito.
-Oh, sì! Giusto.-
Topolino aveva lo sguardo sempre più serio, fisso sulle guardie reali.
-Dì a Paperino di avviare la mina, Orazio!-
-Ricevuto!-
-Appena esplode la prima, noi partiamo all’attacco!-
-Ricevuto!- esclamarono, all’unisono Sora e Riku.
Bastarono due mosse di Orazio: il messaggio arrivò a Pippo, sopra ad un altro albero, che replicò a Paperino. Questi annuì; poi puntò lo scettro in un punto né troppo vicino, né troppo distante dall’albero su cui erano.
-Ignis!- esclamò. Una fiamma si posò rapida sul terreno.
La legione sobbalzò, appena udirono un’esplosione.
-Cosa è stato?!- domandò Terra, allarmato. Aqua aveva già fatto da scudo a Kairi.
Ne seguì un’altra. Un’altra e un’altra ancora.
-Capitano! Hanno piazzato delle mine per tutto il bosco!- avvertì uno dei cavalieri, indicando i punti dove si stavano verificando le esplosioni.
-Una nuova trappola?-
-No, Terra…- chiarì Eraqus, mantenendo il controllo –Un diversivo. Un mezzo per farci distrarre e abbassare la guardia. Soldati! Non lasciatevi intimidire! E’ quello che i nostri nemici vogliono, per colpirci di sorpresa! Dobbiamo dimostrare di essere più forti e non cedere! Dobbiamo prepararci ad un agguato! Quando arriveranno, saremo pronti a riceverli! Mantenete la linea e…-
Un’esplosione sotto di lui lo interruppe, e una fiammata travolse tutti i presenti.
Niente.
Non sentirono niente. Dovevano essere invasi da un’onda d’urto che li avrebbe scaraventati lontano e un’alta fonte di calore che li avrebbe ustionati.
Ma le armature erano intatte. Come gli abiti della principessa.
Non era un fuoco vero. Erano mine illusorie. Uno specchio per le allodole.
Eraqus diede i suoi ultimi ordini.
-Soldati, separatevi! Ognuno di voi combatte come dieci militi dell’Impero! Le loro massime risorse si fermano a queste trappole, saranno armati con armi primitive! Non sarà complicato soggiogarli!-
I soldati si misero sull’attenti.
-Sì, capitano!-
-Principessa, state con lady Aqua.-
-No, devo trovare il ladro dell’altra sera! E non sarete voi a fermarmi!-
Senza sentire ragioni, corse oltre Eraqus.
Aqua la seguì, preoccupata.
-Kairi, aspetta!-
Nel frattempo, i profughi dell’Impero erano scesi dai loro nascondigli per un attacco diretto. Persino Topolino aveva sguainato il suo Keyblade.
Dovettero dividersi anche loro, per raggiungere i vari cavalieri.
-A me lasciate la principessa!- chiarì subito Sora, correndo –Credo che abbia un conto in sospeso con me.-
Kairi era lontana da Aqua. Anzi, Aqua, nel tentativo di raggiungere Kairi, fu ostacolata da un papero, apparso a lei come fosse caduto dal cielo. In mano aveva uno scettro. E a giudicare dallo sguardo agguerrito, le stava proponendo di combattere.
La giovane accettò la sfida, mettendosi in posizione.
Le esplosioni stavano continuando: rimbombavano, ma non offendevano. Gli alberi erano salvi.
Kairi realizzò di essere da sola. Si fermò, guardandosi intorno. Aveva di nuovo agito senza pensare: si era allontanata, correndo, da Eraqus, Aqua e dal resto dei cavalieri, nel tentativo di cercare Sora. Ma Sora dov’era?
-Salve, principessa Kairi…-
Eccolo! Proprio dietro di lei. Si era abbassato il cappuccio e tolto il fazzoletto dal volto, cosicché lei potesse vederlo in faccia.
Lei fece mezzo scatto indietro, puntandogli il Keyblade contro.
-Ti ho trovato, finalmente!-
-Ah, anche voi possedete un Keyblade?- notò, sorpreso, il ragazzo, avanzando, nonostante la minaccia della principessa –Ah, devo dire che questa mise vi sta una meraviglia. Ancora meglio dell’abito da sera della settimana scorsa.-
-Basta con queste lusinghe!- tagliò corto lei, con le sopracciglia aggrottate –Stavolta non mi prenderai alla sprovvista! Mi sono allenata a lungo con la mia guardia del corpo per questo momento!-
La sua determinazione divertì Sora: anche lui sguainò il suo Keyblade, facendolo roteare un paio di volte.
-Bene, allora sarà ancora più divertente scontrarmi con voi.- disse, come se non temesse nulla. Era sereno, sicuro di sé. Ma Kairi, in quel momento, non provò nulla.
Solo rabbia e vendetta.
Scagliò il primo colpo con forza. Ma Sora lo parò senza problemi. Come parò il resto dei colpi. Non ci mise impegno, neppure contrattaccò. Non voleva contrattaccare.
Osservò Kairi, studiandone ogni movimento. Si muoveva in modo aggraziato, nonostante la rabbia che esprimeva nei suoi colpi: il movimento armonioso del suo braccio mentre sferrava l’attacco, l’attento equilibrio sulle gambe, la posizione dei piedi…
Lo sguardo serio e concentrato che aveva in volto la facevano illuminare di una luce quasi eterea.
Era davvero una principessa fuori dal comune.
-Davvero notevole, principessa…- commentò Sora, parando l’ultimo colpo di Kairi –Siete davvero portata per la scherma.-
Lei non si scompose: fece ancora più pressione con il suo Keyblade su quello di Sora.
-Smettila immediatamente!- esclamò, serrando le labbra –Con le tue lusinghe non mi farai abbassare la guardia!-
-Io non voglio combattere contro di voi.-
-Io sì!-
Si staccarono, scattando all’indietro. Girarono in tondo, senza smettere di osservarsi.
Per la prima volta, Sora notò la collana azzurra al suo collo.
-Quella collana vi sta davvero bene.- complimentò, continuando a sorridere –Mi sto pentendo quando ve l’ho strappata dalle mani.-
Lei continuava a puntare il Keyblade contro il suo avversario, determinata.
-La pagherai per quel giorno! E per aver ucciso i miei genitori, insieme all’imperatore Topolino!-
-Non sono stato io, tantomeno l’imperatore Topolino!- rispose, diretto, il ragazzo, prima di parare di nuovo dei colpi della principessa.
-Li hanno trovati nella sala del trono, CON DEI BUCHI SUL PETTO!-
-Topolino non lo avrebbe mai fatto. Non è capace di estirpare i cuori!-
-Bugiardo, non ti credo!-
Con il Keyblade in mano, era impossibile parlare con lei: a malincuore, Sora dovette disarmarla, facendo leva con l’elsa e impossessandosi, così del suo Keyblade. Kairi fece un passo indietro, sorpresa e paralizzata, ma senza cedere: temeva le avrebbe dato il colpo di grazia.
-Non voglio farti del male, voglio solo che mi ascolti.- spiegò Sora; di punto in bianco le stava dando del “tu” –Topolino non ha ucciso i tuoi genitori. E’ stato il consigliere Xehanort.-
Era troppo per Kairi: era già stata presa alla sprovvista due volte da lui perché disarmata. Non poteva più permettere che la prendesse di nuovo in giro, ammaliandola con una menzogna. Non gli credette.
Anzi, lesta, calciò la mano con cui Sora stringeva il suo Keyblade: stavolta fu il ragazzo ad essere preso di sorpresa. Kairi tornò in possesso del suo Keyblade.
-Non ti credo!- tuonò lei, decisa; o voleva semplicemente che Sora lo credesse –Il consigliere Xehanort è una brava persona, giusta, retta e onesta che sa sempre qual è la cosa giusta da fare.-
-Anche combinare il matrimonio tra te e Vanitas?-
Kairi si paralizzò di nuovo, sorpresa. La proposta del matrimonio combinato era solo riservato alla famiglia reale e a quella del consigliere.
-E tu come…?-
-Ventus mi ha detto tutto al riguardo.-
-Ser Ventus? Conosci Ser Ventus?-
-Certo che lo conosco. Mi sorprende che non sia insieme agli altri cavalieri. Gli è successo qualcosa?-
Per un attimo, Kairi dimenticò la sua rabbia e la sua aggressività: Sora era a conoscenza del suo matrimonio con Vanitas e sapeva di Ventus.
-Beh…- rispose lei, un po’ titubante e confusa –E’ stato confinato nella sua stanza per una settimana. Per aver detto cose false sul consigliere Xehanort.-
Quella notizia sconvolse Sora.
-COSA?!- esclamò, abbassando la guardia.
Poteva essere il momento giusto, per Kairi, di attaccare. Ma qualcosa la tratteneva. La sua reazione, la sua preoccupazione sembrava sincera, non recitata.
-Cosa ha detto, esattamente?- domandò di nuovo lui.
-Non lo so. Il capitano Eraqus ha detto che era confidenziale.-
-Se è per quello che gli ho rivelato, ti posso assicurare che è tutto vero.-
-Si tratta della morte dei miei genitori?-
-No, della scomparsa delle Isole del Destino, la mia casa.-
-Le Isole del Destino?-
-Vi è stato detto che sono sprofondate nell’oceano, ma non è così. E’ stato Xehanort a distruggerle. Ha evocato creature oscure che hanno ucciso gli abitanti, i miei amici, anche mia mamma. E mio padre… Xehanort ha usato un Keyblade per strappargli il cuore dal petto, di fronte a me! Credimi, io so quello che provi! Lo so meglio di chiunque altro!-
Kairi impallidì. E fu mossa da pietà per Sora. Non sapeva se credergli o meno. Ma pensò a Ventus, e alla sua punizione. Non sapeva come, ma sentiva che la sua storia ed essa erano collegate.
-Quell’uomo ha incolpato l’imperatore Topolino per la morte dei tuoi genitori, per essere sicuro di non avere ostacoli nel suo piano. L’Impero Disney era l’alleato più fedele di Radiant Garden, era una minaccia. Lo ha distrutto come ha distrutto le Isole del Destino.-
-Distrutto?!- Kairi era sempre più sconvolta –Ma se non combattiamo contro l’Impero, allora contro chi…?-
Un fulmine si scagliò dall’alto, facendo scaraventare i due ragazzi per terra, rotolando sul fango. Molto probabilmente era da parte di Aqua o Paperino.
Poi, una voce femminile.
-Kairi! Dove sei?-
Non potevano più parlare. Sora doveva fuggire.
-Ascolta. Sei libera di non credermi, ma ti chiedo di farmi almeno un favore.- chiese Sora, cercando di rialzarsi.
Kairi annuì, ancora confusa.
-Certo…-
Le fu porta una busta.
-Devi consegnarla a Re Ansem. E’ una lettera.-
-Una lettera? E’ da parte dell’imperatore.-
-No. Digli che è da parte di un uomo di nome Sky. E ad avertela consegnata è suo figlio Sora. Me lo prometti?-
Le aveva persino porto una mano, per aiutarla a rialzarsi. Kairi accettò, facendosi aiutare a rialzarsi.
-Ricordati: stai attenta a Xehanort.- raccomandò lui, per un’ultima volta –Credo che lui ti stia usando per impossessarsi di Radiant Garden.-
La principessa annuì di nuovo. Sora si rimise il cappuccio e il fazzoletto, prima di correre, sparendo tra gli alberi.
Kairi lo seguì con lo sguardo, confusa, spaesata, priva d ogni emozione. La rabbia era svanita. Sora poteva ingannarla, ma a quale pro? E come si sarebbe spiegato il confinamento di Ventus nella propria stanza? Coincidenze? Ma i suoi occhi sembravano così sinceri…
Mentre pensava, Aqua corse da lei. Si era rimossa l’elmo.
-Kairi! Eccoti qui!-
La principessa nascose in fretta la busta sotto il corpetto di cuoio.
-Stai bene? Sei ferita?- domandò la giovane, controllando la sua protetta.
-Sto bene, Aqua.-
Nessuna ferita. Era solo sporca di fango.
-Allora? Hai trovato il ladro?-
Kairi osservò di nuovo la direzione dove era scappato. Aveva lo sguardo ancora vitreo. Troppe rivelazioni in poco tempo. Sora aveva detto forse la verità?
Poi osservò Aqua. Sì, doveva sapere. Era indecisa se mentirle o rivelare per filo e per segno quanto accaduto.
-Aqua, non ci crederai mai, ma credo che non ci sia alcuna guerra contro l’Impero…-
La giovane si allarmò.
Le mine continuavano ad esplodere. Avevano accompagnato lo scontro di Sora e Kairi.
E non solo il loro, ma anche di tutti coloro che stavano combattendo.
Eraqus, nel frattempo, stava combattendo contro l’imperatore Topolino. Non si era fatto scrupoli ad uscire subito allo scoperto.
-Arrendetevi, traditore!- iniziò il capitano, emettendo un’aura lucente –Presto Radiant Garden vendicherà i suoi sovrani!-
Entrambi gli avversari avevano lo stesso livello di battaglia. Ognuno prevedeva e parava gli attacchi dell’altro.
-No, vi prego!- implorò Topolino, continuando a parare –Dovete ascoltarmi! Il consigliere Xehanort vi sta ingannando!-
Ma Eraqus dava l’impressione di non ascoltarlo. Attaccava senza fermarsi, sperando di indebolire il suo avversario.
-No! I sovrani si fidavano di voi, e voi li avete uccisi! Come pretendete che vi dia ascolto?!-
Sferrò un attacco orizzontale potente. Topolino riuscì ad evitarlo con una capriola all’indietro. Non voleva combattere, ma nemmeno arrendersi.
-Perché non sono stato io ad ucciderli! Vi prego! Dovete credermi!-
Eraqus non volle ascoltarlo.
Nessuna esitazione. Nessun dubbio. Questo continuava a ripetersi nella sua mente.
Senza esitazioni, saltò in alto, con il Keyblade puntato verso l’imperatore, urlando.
Anche gli altri cavalieri stavano combattendo contro gli altri profughi dell’Impero.
Terra non aveva ancora incontrato nessuno. Avanzava attento e cauto fra gli alberi, prevenendo qualsiasi tipo di imboscata.
-Adesso, fratelli!-
Ai piedi del cavaliere apparvero delle sfere colorate di rosso, blu, bianco e giallo.
Bombe elementali.
Quando se ne rese conto, erano già esplose. Terra venne scaraventato ad un metro di distanza. Non erano molto potenti, ma lo avevano quasi stordito.
-Sì! Ancora, ancora!-
Ne vennero lanciate altre. Tutte contro di lui.
Ormai Terra conosceva il trucco: fece dei rapidi scatti in avanti, per evitarle.
Dall’alto, notò, infatti, tre paperotti intenti a lanciare le piccole bombe con delle fionde.
-Forza! Forza!- incitavano l’un l’altro, quasi divertiti.
Terra non poteva farsi sconfiggere da dei bambini. Raccolse tutte le sue energie, poi saltò in alto e colpì il terreno con il Keyblade.
La terra tremò; ciò fece sbilanciare i tre paperotti, che caddero giù, insieme alle loro scorte di bombe.
Furono intimoriti dalla presenza mastodontica di Terra, che avanzò lentamente verso di loro, giocherellando con il suo Keyblade.
-Ma bene… ora l’imperatore manda in guerra anche i bambini? Che persona orribile…-
I tre paperotti tremarono, abbracciandosi l’un l’altro, per darsi coraggio. Terra non voleva far loro del male, solo interrogarli. Ma le sue azioni furono fraintese.
Una quinta presenza lo travolse, facendolo cadere e rotolare. Era un ragazzo. Non ne poté vedere il volto, poiché coperto dal cappuccio e dal fazzoletto. Anche lui brandiva un Keyblade.
-Non avvicinarti a loro!- minacciò, puntandoglielo in avanti.
Terra colse la sfida.
-Ah, sì? E chi me lo impedirebbe? Tu?- provocò, alzandosi –Tanto, quando vi cattureremo, vi metteremo in cella tutti insieme.-
Partì uno scontro fra i due. Terra era molto forte, ma lo era anche il ragazzo. E altrettanto agile.
Ad ogni parata, il ragazzo effettuava un’acrobazia, andando dietro il cavaliere. Ma Terra non era tipo da concedere un attacco. Non negli incontri corpo a corpo.
Bloccarono un colpo simultaneamente. Fecero pressioni sui propri Keyblade, guardandosi negli occhi, per incutere timore l’un sull’altro.
Fu Terra a prevalere, spingendo con forza. Il suo avversario cadde per terra, così come gli cadde il cappuccio, rivelando dei corti capelli argentei.
Il cavaliere si bloccò, appena il ragazzo alzò la testa. Anche il fazzoletto che aveva sul volto venne rimosso.
-Riku?!-
-Ti sei distratto!- schernì, approfittando della posizione del cavaliere, senza nemmeno essersi reso conto che aveva appena pronunciato il suo nome.
Ma questi non si difese; posò a terra il Keyblade e mise le mani in posizione di resa.
-Riku, fermati! Sono io!- esclamò; si tolse persino l’elmo –Sono Terra!-
Anche Riku si fermò. Sorpreso. Si paralizzò anche lui, alla vista del cavaliere.
Terra sorrise, commosso: poco fa, aveva lo sguardo di chi aveva appena visto un fantasma.
-Sono Terra!- ripeté, abbracciando il ragazzo; dai suoi occhi stavano scendendo lacrime.
Ancora sorpreso, Riku lasciò cadere il suo Keyblade e ricambiò l’abbraccio.
Non gli faceva piacere abbracciare un’armatura, ma vedere Terra fece commuovere anche lui.
-Oh, Riku, sei vivo…- disse Terra, guardandolo in faccia –Ti giuro… quando ho sentito delle Isole del Destino credevo che tu…-
Riku gli prese le mani, sorridendo anche lui tra le lacrime.
-Sono riuscito a sopravvivere.- rispose -Sora ed io siamo gli unici superstiti.-
Terra lo osservò di nuovo sorridendo, poi lo abbracciò di nuovo.
-Oh, Riku… mi sei mancato tanto… Sei cresciuto.-
Si staccarono per un attimo.
-E tu sei finalmente diventato un cavaliere.- notò Riku -Come avevi sempre sognato.-
-Sì, è vero. E tu…-
Non sorrisero più: si osservarono con timore e preoccupazione. Terra osservò i suoi abiti. Il suo Keyblade.
Il fatto stesso che avesse un Keyblade voleva dire solo una cosa.
-Tu stai con l’imperatore Topolino!-
Riku riprese il suo Keyblade, come Terra fece con il suo.
-E tu con Xehanort!-
Si scambiarono di nuovo dei colpi. O meglio, era Riku a colpire. Terra parava i colpi, scioccato.
-Riku, fermati, aspetta! Perché mi stai attaccando?-
-E’ opera sua, vero? Xehanort vi ha ordinato di distruggerci?-
-Cosa? Perché dici questo?-
-Sora mi ha detto che Xehanort ha sparso la voce che le Isole del Destino sono state sprofondate nell’oceano! Ma non è vero! E’ stato Xehanort a distruggerle!-
-Cosa? E come?-
-Ha usato un Keyblade!-
-Un Keyblade? Ma si è ritirato dall’esercito perché si reputava troppo vecchio!-
-Devi credermi, Terra! Gli è bastato puntarlo in alto per far oscurare il cielo, evocare creature oscure e poi distruggerle. Quelle creature hanno ucciso gli abitanti, anche i miei genitori! Hanno estirpato i loro cuori!-
Terra era incredulo. Abbassò la guardia, ma Riku non lo attaccò.
-VI STO DICENDO LA VERITA’!-
Topolino stava ancora combattendo contro Eraqus. Resisteva ad ogni suo attacco. Ma le sue forze si stavano via via prosciugando.
-Xehanort sta architettando qualcosa per dominare Radiant Garden! Magari lo sta facendo proprio adesso! Perché non mi ascoltate?!-
-Ne ho abbastanza delle vostre chiacchiere!- tagliò corto Eraqus; si preparò ad un altro attacco –Sarà Re Ansem a decidere se le vostre parole sono sincere o meno.-
Era inutile. Topolino gettò la spugna. Non poteva convincere una mente ferma e decisa. E non sembrava essere solo l’armatura a proteggere il suo cuore.
-Non mi lasciate altra scelta…-
Puntò il Keyblade in alto.
-SANCTA!-
Eraqus fu accecato da una luce brillante, la più brillante che avesse mai visto. Illuminò tutto il bosco.
Pippo stava combattendo contro un paio di guardie reali. Notò l’incantesimo dell’imperatore.
-RITIRATA!- esclamò.
Anche Sora e Riku lo sentirono.
Riku era ancora con Terra. Assunse un’espressione di pentimento.
-Perdonami, Terra…-
-Per cosa?-
Il ragazzo allungò una mano avanti.
-FIRAGA OSCURA!-
Una fiamma nera colpì il cavaliere sul petto, facendolo cadere. Era voluto: non voleva colpirlo sul volto.
Tra le lacrime, e rimettendosi fazzoletto e cappuccio, Riku scappò via.
Il lampo finì. Eraqus era rimasto fermo, con un braccio intento a coprire la visiera.
-E questo trucco dovrebbe sorprendermi?- fece, abbassando gradualmente il braccio –Un Sancta per…?-
Nessuno. Non c’era nessuno di fronte a lui.
Si guardò intorno. Niente. Solo alberi e flora.
Ma dell’imperatore Topolino nemmeno l’ombra.
Eraqus digrignò i denti, strinse i pugni e li scaraventò per terra, urlando.
La battaglia era persa.
Ma da chi?
   
 
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