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Autore: Kiron_River    29/04/2019    2 recensioni
Sono passati anni dalle vicende di Miraculous. Nathaniel non si è mai dimenticato di Lila e adesso, con molta più maturità, decide che è il momento di dichiararsi, ma dovrà fare i conti con il trasferimento di Lila addirittura in un altro stato e della difficoltà della ragazza di trattare i propri sentimenti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lila, Nathanaël
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Milano, stazione centrale. Ore 10:30.
Per arrivare in tempo Nathaniel aveva dovuto prendere dei treni ad orari impossibili, ma in qualche modo era riuscito a raggiungere l'Italia.

Ora tutto stava nel riuscire ad orientarsi nella città e arrivare all'indirizzo senza perdersi.
Aperto il navigatore sul cellulare, Nathaniel dovette comunque prendere due autobus, mancando entrambe le volte la fermata giusta, per raggiungere quantomeno la zona della sua destinazione, e tuttavia dovette girare ancora a lungo prima di trovare il civico giusto.
Nathaniel provò a guardare la lista dei cognomi sul citofono.
Niente. Rossi non figurava da nessuna parte.
Nathaniel si ritrasse a guardare sul cellulare l'indirizzo che aveva segnano nel block note, ed era effettivamente quello giusto... Chissà che avesse mentito persino ai suoi genitori?

Nathaniel dette un'altra scorsa alla lista di cognomi.
Niente neanche questa volta.
Vergognandosi come un assassino suonò il primo nome della serie.
"Chi è?" rispose una voce maschile in italiano.
Nathanael rispose balbettando in inglese.
"Chiedo scusa, sto cercando Lila Rossi, per caso abita li?"
Fortunatamente chi era dall'altra parte lo capì e gli rispose di no.
Nathaniel continuò a suonare a tutti i citofoni uno per uno chiedendo di Lila.
Collezionati insulti, incomprensioni e silenzi per una ventina di minuti, Nathaniel aveva quasi perso le speranze finché dall'altra parte non rispose la voce di una ragazza in inglese.
"Chi è?" chiese.
"Chiedo scusa" rispose Nathaniel "Sto cercando Lila Rossi, per caso abita li?"
La ragazza dall'altra parte rimase un attimo in silenzio e rispose.
"Si, abita qui, ma ora non è in casa"
"Si!" si lasciò sfuggire Nathaniel tirando un sospiro di sollievo "Sai quando torna?"

"Tra qualche minuto, credo... Ma chi sei?"
"Ah, si, scusami. Mi chiamo Nathaniel, sono un suo amico di Parigi"
La ragazza rimase ancora una volta in silenzio per un attimo.
"Ah, ho capito..."
"Allora la aspetto qui giù, grazie mille" fece Nathaniel con un largo sorriso sulle labbra.
Nathaniel si era già staccato dal citofono e appoggiato al muro quando la voce della ragazza si fece sentire di nuovo.
"Perché non la aspetti qui in casa?"

L'appartamento di Lila era piuttosto grande per essere un appartamento per studenti con solo due inquilini.
Un piccolo corridoio dava su un ampio salotto ben arredato e molto luminoso mentre sulla destra si aprivano due stanze: il bagno e una camera da letto. L'altra camera era dietro una porta dall'altra parte del salotto e a sinistra si arrivava alla cucina con tanto di terrazzo.
Tutto l'ambiente era molto luminoso grazie alle ampie finestre, ben arredato e ben tenuto.
"Ciao, sono Emily, la coinquilina di Lila" si presentò in francese la ragazza bionda, dalle folte sopracciglia e gli occhietti vispi.
"Nathaniel, piacere" fece Nathaniel stringendole la mano pesantemente imbarazzato. Si sentiva estremamente intruso in quella casa "Parli francese?"
"L'ho studiato. Vieni, non essere timido"
Nathanael si fece avanti nel salotto e seguì la ragazza in cucina mentre si guardava intorno.
"Ti offro qualcosa?" chiese Emily.
"Un bicchiere d'acqua basta e avanza" le rispose Nathaniel sorridendo.
Emily gli versò un bicchiere d'acqua da una bottiglia presa in frigorifero e glielo passò invitandolo a mettersi a sedere su una della sedie.
Nathaniel non se lo fece ripetere, i giri per Milano lo avevano sfinito.
Nathaniel sentiva lo sguardo della ragazza su di se.
"Immagino ti stia chiedendo che ci faccio qui..." fece il rosso.
"No, un'idea in mente me la sono fatta. Lila mi ha già parlato di te, sai?" ribatté l'altra con tono tranquillo.
Nathaniel saltò un battito. Davvero Lila aveva parlato di lui? Proprio di lui?
Superato il momento di panico, Nathaniel sorrise.
"Fatico a crederci"
"Oh, lo ha fatto invece. Mi ha parlato spesso dei suoi vecchi compagni di classe a Parigi. Tu salti fuori spesso nei suoi racconti. Dice che sei un tipo strano" rispose Emily col sorriso.
Nathaniel si fece scappare una risata.

"Questo invece non fatico per niente a crederlo"
"Però non mi dice mai altro. Non sono sicura che tu le stia troppo simpatico"
Nathaniel finì l'ultimo sorso d'acqua.
"Non ne sono sicuro nemmeno io. È uno dei motivi per cui sono qui"
In quel momento si sentì il rumore del chiavistello.
Lila entrò in casa e appese cappotto e borsa all'appendiabiti in salotto.
"Emily, vedo un giacchetto in più, chi hai portato stavolta?" chiese a voce alta la ragazza, e intanto si avvicinava alla porta della cucina.
Appena passata oltre l'angolo della porta, Lila rimase come paralizzata, stupefatta dalla presenza del ragazzo.
"Nath...?" 

Era cambiato dall'ultima volta che lo aveva visto. Era più alto, con le spalle più larghe, i capelli erano ancora lunghi, ma senza quella pettinatura da emo fuori tempo massimo che aveva prima, ora erano raccolti all'indietro con un elastico. I tratti dolci del viso non erano cambiati, nemmeno quella barba corta riusciva a farlo sembrare più duro, e soprattutto Lila riconobbe i suoi occhi, quegli stessi occhi grandi color smeraldo dalle pupille dilatate in quello sguardo che gli aveva sempre visto anche da ragazzino.
Al contrario, Lila non sembrava cambiata per niente: slanciata ed elegante anche con un paio di jeans e un vestito arancio. Adesso teneva i capelli completamente sciolti che le arrivavano a metà schiena e davanti aveva ancora la zazzera che le copriva la fronte.
Nathaniel si alzò velocemente in piedi appena vide Lila e si mise una mano dietro la nuca imbarazzato.
"Ciao Lila" disse con un filo di voce.
Lila spostò lo sguardo verso Emily, che le sorrise.
Lila superò lo shock e assunse uno sguardo freddo e spietato verso la coinquilina.
"Devi perdere la brutta abitudine di far entrare in casa chiunque" la minacciò Lila in italiano.
Nath spostò a sua volta lo sguardo sulla bionda.
"Eddai, non mi sembrava carino farlo aspettare fuori" rispose Emily in francese per rendere Nathaniel partecipe "Ora devo uscire. Meno male, perché mi sa che qui sono di troppo"
Emily si alzò e fece per andarsene.
"Non sei tu quella di troppo qui" ribatté pungente Lila, stavolta in francese.
Nathaniel accusò il colpo.
"Calmati Lila, o farai scappare anche questo" le sussurrò Emily passandole a fianco "Ciao Nathaniel! Ci rivediamo presto!"
Emily prese la direzione della porta e sparì sotto gli occhi furiosi di Lila.
I due ex compagni di scuola rimasero soli in un pesante silenzio.
"Ti trovo bene..." provò maldestramente a rompere il ghiaccio Nathaniel.
"Che ci fai qui, Nath?" domandò aggressiva Lila senza guardarlo negli occhi.
"Sono venuto a trovarti. Non ti sei più fatta sentire dopo esserti trasferita, quindi..."
Lila lo fulminò con uno sguardo sparato di sfuggita e gli dette le spalle.
"Beh, potevi avvertire almeno, non sono minimamente preparata a ricevere ospiti" fece con un tono di voce completamente diverso da prima "Tra l'altro hai scelto un pessimo momento: sono impegnatissima con gli esami, non posso star dietro a te, avresti fatto meglio a rimanere a Parigi"
Nathaniel rimase ad ascoltare e sorrise nervosamente buttando gli occhi sul pavimento.
"No, ho fatto bene a venire qui. Che tu ci creda o no avevo molta voglia di vederti"
Lila avrebbe voluto mordersi la lingua. 
Farsi credere da Nathaniel era sempre stato molto facile, ma manipolarlo... non c'era mai stato niente di più difficile. L'ultima volta c'era voluto un trasloco in un altro stato per toglierselo di dosso.
"Ti ringrazio, Nath, è lusinghiero da parte tua" rispose Lila sforzandosi di sorridere al ragazzo.
"In verità speravo che potessimo ricominciare il discorso dell'ultima volta" disse serio Nathaniel.
A Lila gelò il sangue nelle vene.
"Ti ricordi? Di quella sera quando..."
"Si, Nath, mi ricordo..." lo interruppe Lila "... e non è il caso di riprendere il discorso. È stata solo una giornata no. I miei erano in crisi ed ero molto stressata, non è il caso di farla troppo lunga"
Nathaniel si zittì e si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
Lila si voltò di nuovo dando le spalle al ragazzo e va a sedersi sulla poltrona nel salotto.
"Poi come hai fatto ad arrivare fin qui? Non ho detto a nessuno dove abito qui a Milano"
"Ho chiesto ai tuoi genitori" rispose Nathaniel con un sorriso.
Lila rimase in silenzio stupita.

"Credo che tua madre si ricordasse di me quando è venuta a prenderti quella sera. È stata molto gentile e quando le ho detto che non avevo più il tuo numero e volevo mandarti una lettera è stata felicissima di darmi il tuo indirizzo a Milano" concluse Nathaniel e avanzò fino all'uscio della cucina appoggiandosi allo stipite.
"Una lettera? Davvero?" fece Lila in risposta.
"Sarebbe stata una bella lettera, giuro" rispose Nathaniel con un sorriso.
Lila non poteva crederci, credeva di aver fatto di tutto per lasciarsi Parigi alle spalle quando se n'era andata, eppure Nathaniel era riuscito a raggiungerla.
"So che ora studi economia e management" disse ancora Nathaniel.
"Come lo sai?" chiese Lila in risposta.
"Tua madre, di nuovo..." rispose Nathaniel.
Lila fece una smorfia di disappunto continuando a non guardare Nathaniel mentre lui non le toglieva gli occhi di dosso.
"Si, studio come manager..." rispose infastidita.
"Ti trovi bene?" 

Lila teneva lo sguardo fisso sul televisore a fianco a lei.
A quella domanda di Nathaniel le venne l'idea per toglierselo di torno.
Lila si voltò verso Nathaniel e mise la sua solita espressione sorridente.
"Benissimo! I corsi in università sono molto interessanti e ho conosciuto un sacco di gente. I miei colleghi sono molto simpatici, Marco in particolare, è fantastico" disse fingendosi entusiasta "Mi è piaciuto fin dal primo momento. È alto, bello, è il figlio di un ricco industriale di Milano. Siamo usciti insieme insieme parecchie volte, poi siamo anche finiti a letto insieme..."
Per Nathaniel quelle parole furono come una pugnalata al cuore, ma resse il colpo e continuò ad ascoltare la ragazza.
"Potrebbe diventare una cosa seria prima o poi" concluse Lila.
Nathaniel annuì con la testa e non riuscì a trattenere un sorrisetto che cercò di nascondere guardando in basso.
Lila se ne accorse.
"Perché ridi?" chiese la ragazza sorridendo a sua volta.
"Stai mentendo" rispose lapidario Nathaniel.
Il sorriso di Lila si spense di fronte a quello indecifrabile di Nathaniel.
La ragazza assunse un'espressione decisamente più aggressiva.
"Non ti permettere, Nath... Non siamo più ragazzini, non ho più bisogno di dire bugie" ringhiò Lila guardando fissa negli occhi Nathaniel.

"Non ne hai mai avuto bisogno" rispose a tono Nathaniel.
Lila si alzò e fece due passi verso il ragazzo come se stesse per saltagli alla gola, ma riuscì a mantenere la calma.
"Lo sento quando menti, Lila" la anticipò Nathaniel senza smettere di sorridere "Non saprei dirti come, ma si sente quando dici qualcosa senza nessun sentimento. Io almeno lo sento"
Lila assottigliò gli occhi furiosa. Non poteva credere che quello smidollato riuscisse a leggerla così bene.
Lila si avvicinò mettendosi faccia a faccia con Nathaniel.
"Credi che stia mentendo?" gli sibilò contro la ragazza "Non pensare di essere tanto speciale perché una sera ti ho raccontato un po' di cose su di me, Nath. E' successo con te come poteva succedere con chiunque altro. Ah, per la cronaca, è vero che ho un compagno di corso che si chiama Marco. E' vero che ci sono andata a letto; e non solo con lui, ho avuto molte storie qui a Milano e sono felice. Non credere che io sia la ragazza in difficoltà che uno dei tuoi eroi deve venire a salvare, me la cavo benissimo da sola!"
Ancora una volta Nathaniel accusò il colpo e per un attimo tentennò, ma quando incrociò di nuovo lo sguardo con quello di Lila non riuscì a non sorridere di nuovo.
"Non ho mai pensato che avessi bisogno di essere salvata" replicò Nathaniel.
"Allora che diavolo ci fai qui?" chiese ancora Lila.
"Puro egoismo. Da quando sei andata via ho voluto rivederti; e visto che te non saresti tornata a Parigi di tua volontà, sono venuto io qui" rispose Nathaniel.

Lila digrignò i denti e si voltò di nuovo.
Era una delle pochissime volte in vita sua in cui non sapeva come comportarsi. Da un lato era contenta che Nathaniel fosse venuto fino a Milano per lei, nessun altro avrebbe mai fatto una follia del genere, ma era tutto troppo inaspettato. 
La cosa la spaventava, non poteva permettergli di entrare così nella sua vita, non sarebbe riuscita a gestirlo.
Nathaniel non parlava, il suo sguardo rimaneva concentrato su Lila cercando di captarne ogni minima reazione, aveva imparato da tempo che con Lila raramente si poteva fare affidamento sulle parole.
Lila si voltò di scatto riprendendo parzialmente il controllo di se.
"E ora che mi hai visto che hai intenzione di fare?" chiese con la voce più alta di quanto avrebbe voluto "Sei arrivato fin qui per vedermi, ora mi hai vista. Pensavi che avrei mollato tutto e sarei tornata con te a Parigi?"
Nathaniel arrossì leggermente portando una mano alla nuca.
"No... di certo non pensavo a questo..."
Lila ebbe un attimo di smarrimento. Era solo in quel momento che aveva riconosciuto davvero Nathaniel dopo quelle pose da duro che si era sparato poco prima. Quello stesso sguardo imbarazzato, le parole che gli uscivano a mala pena di bocca. 
Era evidente che sperasse che lei tornasse con lui a Parigi, ma non era certo così stupido da pensare che sarebbe successo davvero.
Lila si lasciò sfuggire un mezzo sorrisetto che subito richiamò, questo lato di Nathaniel l'aveva sempre trovato molto tenero, ma anche in questo caso, qualcosa era cambiato in lui. Non sera semplicemente tenero come quando era ragazzino... 
Tempo qualche secondo e i lineamenti di Lila si distesero, la ragazza ritrovò un po' di calma.
"Ho bisogno di una sigaretta..." fece Lila puntando un pacchetto che teneva su una delle mensole del salotto.
Nathaniel si voltò.
"Ti faccio compagnia"
Con movimenti un po' impacciati Nathaniel tirò fuori dalle tasche cartine, filtri e tabacco e si arrotolò velocemente un drum mentre Lila lo osservava chiedendosi da quando Nathaniel fumasse.
Appena Nathaniel ebbe finito Lila si fece seguire sul terrazzo della cucina, si accese la sigaretta e passò l'accendino a Nathaniel che accese a sua volta ringraziando.
Nathaniel e Lila rimasero in silenzio ancora per un po' di tempo.
Nathaniel stava cercando di ragionare sulle parole da utilizzare. Non era semplice parlare con Lila senza essere male interpretati, quindi stava soppesando nella sua mente ogni parola che potesse esprimere il groviglio di emozioni che aveva in testa. Primo dei quali che, si, avrebbe tanto voluto che Lila tornasse con lui a Parigi.
Lila invece stava ancora pensando a quello che aveva sentito poco prima guardando l'imbarazzo di Nathaniel, era diverso da quello che aveva provato quella serie di qualche tempo prima quando l'aveva praticamente raccolta per strada quando era fuggita in lacrime da casa sua per l'ennesima lite dei suoi genitori.
Quando Nathaniel l'aveva lasciata entrare a casa sua era quasi intimorita, ma Nathaniel si era fatto in quattro per farla sentire al sicuro e quella sera il caos nella testa di Lila era talmente forte che finì per divertirsi con gli ingenui e disastrosi tentativi di Nathaniel di tirarla su di morale.
Quella sera si era accorta che Nathaniel non era un ragazzo qualunque e aveva finito per provare un certo affetto nei suoi confronti. 
Questo l'aveva spaventata. 
Già dal giorno successivo non aveva idea di come comportarsi e per questo aveva evitato qualunque tentativo di Nathaniel di avvicinarsi nuovamente a lei.
Poi era arrivata la borsa di studio e Lila non perse l'occasione per partire per Milano e lasciarsi definitivamente alle spalle Parigi e tutti i brutti ricordi che aveva di quella città.
Nathaniel era forse l'unica cosa che avrebbe salvato di quel lungo periodo fatto di bugie, vendetta e tanta solitudine.
Ed eccolo li, mesi dopo la sua partenza, che cercava nuovamente di entrare nella sua vita scuotendola prepotentemente.
"Non ho la presunzione di chiederti di tornare a Parigi con me..." cominciò Nathaniel.
"Vorrei ben vedere" lo interruppe bruscamente Lila.
"...Ma volevo farla questa follia"
"Avrei potuto sbatterti la porta in faccia"
"Era un rischio che ero disposto a correre" 
Nathaniel spense la sigaretta sul posacenere appoggiato alla balaustra appena sotto la ringhiera.
"Volevo essere sicuro di non lasciare niente di intentato con te" proseguì cercando lo sguardo di lei.
Lila sentì cuore accelerare e dette una boccata alla sigaretta per calmarsi.
"Solo perché sono stata l'unica a darti un minimo di attenzione..." fece stizzita Lila, ma senza guardarlo negli occhi.
"Non è per questo. E comunque non sei stata l'unica"
Lila, sorpresa, si voltò verso il ragazzo che invece aveva voltato lo sguardo davanti a se.
Nathaniel continuò.
"Con Alix ci ho provato seriamente, sai? Mi è piaciuto stare con lei, ma non funzionava..."
Lila ascoltava mentre la sua mente si faceva mille immagini. Era forse gelosia quella che sentiva?
"... Per fortuna ce ne siamo accorti entrambi prima che fosse troppo tardi e siamo rimasti buoni amici. Con Annette poi... diciamo che avrei potuto gestirla meglio"
"Chi è Annette?" chiese Lila.
"Una mia collega della scuola di fumetto" rispose Nathaniel tornando a guardare Lila mentre si appoggiava coi gomiti sulla ringhiera.
Anche Lila finì la sua sigaretta e la spense nel posacenere.
"E cosa c'era che non andava?" chiese ancora la ragazza.
"Non so dirti esattamente. All'inizio mi piaceva stare con lei, poi mi sono accorto che più ci stavo e più pensavo a te"
Lila gettò gli occhi al cielo.
"Smettila, stai diventando melenso" fece mentre rientrava in casa.
"Difficile da credere?" la attaccò Nathaniel spostandosi di spalle alla ringhiera "Pensi che stia mentendo per abbordarti o roba del genere?"
Lila si voltò di nuovo furiosa, ma il suo sguardo si scontrò con quello serio e penetrante di Nathaniel trovandovi una decisione che non riusciva ad affrontare.
Dopo qualche attimo in cui Lila non riuscì ad aprire la bocca per parlare, mise le mani sui fianchi e rispose.
"Vuoi la verità? Si! Penso proprio questo. Penso che voglia sedurmi con qualche bella parola per poi vantartene con qualche amico!" Neanche lei credeva alle parole che le erano appena uscite di bocca, ma in quel momento era talmente tanto confusa che avrebbe fatto di tutto per togliersi da quella situazione.
"E' andata così con quel Marco?" attaccò di nuovo Nathaniel.
Lila rimase interdetta e di nuovo non riuscì a rispondere.
"Io non sono come lui" disse serio Nathaniel.
Lila aveva ormai gli occhi fuori dalle orbite e si fece di nuovo aggressiva.
"Non sono affari tuoi, Nath!" gli gridò contro Lila "La mia vita non è affare tuo! E poi in cosa saresti diverso da altre decine di altri ragazzi che mi hanno fatto la corte?! Perché tu saresti diverso?!"
A Lila sembrò di vedere delle lacrime formarsi sugli occhi del ragazzo, ma si costrinse a ignorarle.
"Ti amo" disse Nathaniel trattenendo a stento i singhiozzi.
Lila sgranò gli occhi e arretrò di un passo. Adesso poteva sentire chiaramente il proprio cuore battere all'impazzata senza sapere per nulla cosa fare per fermarlo.
Nathaniel rimase in silenzio e immobile cercando di trattenere le lacrime che stavano tentando di fuoriuscire.
Anche Lila rimase in silenzio con lo sguardo a terra e appoggiandosi allo schienale della poltrona per reggersi in piedi. Cerava invano di ritrovare la bussola in quel mare in burrasca di emozioni che le si stavano muovendo dentro la testa.
"Mi dispiace...>> disse Nathaniel "Non volevo farti star male, solo..."
Con un ultimo barlume di lucidità, Lila riuscì ad alzare la testa, ma il suo sguardo era spento, distante da Nathaniel che le stava davanti.
"Voglio che tu te ne vada, Nath" disse in maniera meccanica Lila "Vattene, non voglio più vederti"
Nathaniel provò a dire qualcosa, ma tutto ciò che uscì fu un singhiozzo strozzato.
Si ritirò indietro e andò verso la porta d'uscita, afferrò il giacchetto e aprì la porta.
"Stai mentendo di nuovo" disse prima di uscire.

Sceso in strada, Nathaniel cercò di calmarsi tirando un paio di profondi respiri e lasciò scendere quelle due lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento asciugandosele con la manica della camicia, quindi mise il giacchetto sotto braccio e si avviò verso la fermata dell'autobus.
Per strada incrociò Emily di ritorno.
"Ehi, Nathaniel, com'è andata?" chiese la raggiante biondina mentre alzava una mano per salutarlo.
Appena si accorse degli occhi gonfi del ragazzo, Emily ritirò la mano.
Nathaniel restò in silenzio per un attimo, poi, con un po' di sforzo, rivolse un sorriso alla ragazza.
"Grazie mille dell'ospitalità" disse Nathaniel "Ora scusami, ma se non corro perdo il volo per tornare a casa"
Detto questo Nathaniel salutò la Emily e proseguì.
Emily corse verso casa e appena entrò vide Lila seduta sulla poltrona in lacrime con la testa tra le mani.
Appena Emily fece un passo nel soggiorno, Lila se ne accorse e dopo un istante di contatto di sguardi, scappò piangendo in camera sua e chiuse la porta a chiave.
Emily si avvicinò con cautela alla porta e vi appoggiò un orecchio sentendo che l'amica stava ancora piangendo.

Nathaniel tornò a casa quella notte. 
Nonostante fosse stanco, triste, spossato sia fisicamente che mentalmente, Nathaniel non si sentiva danneggiato dentro, anzi, sentiva come se fosse più leggero, come se si fosse liberato di un peso, anche se il pensiero che probabilmente Lila non avrebbe voluto più vederlo gli faceva male.
Venne a prenderlo Alix all'aeroporto, l'unica in tutta Parigi a cui aveva avuto il coraggio di dire la follia che avrebbe fatto.
Il ragazzo non parlò di quello che era successo a Milano, ma Alix capì che non era finito tutto nel migliore dei modi. Si salutarono con un abbraccio e i giorni successivi Nathaniel li passò a letto, incapace di muoversi dopo tutta la stanchezza accumulata in quella giornata.
Passò un mese. Nathaniel appariva sereno, e in effetti lo era, non aveva niente da rimpiangersi e lo sapeva bene. Ogni tanto però pensava a Lila e a quanto avrebbe voluto mandarle un messaggio, ma ancora non aveva il suo numero di telefono. Magari questo era anche un bene. L'ultima cosa che voleva era farle del male con un'altra sorpresa come l'ultima che le aveva fatto.

Tornato a casa un pomeriggio da lezione, Nathaniel trovò sul tavolo della cucina una lettera col suo nome sopra che sua madre aveva accuratamente separato dalle altre.
La lettera non era firmata.
Nathaniel la aprì.

Ciao Nath,
Mi avevi parlato di una bella lettera, no? Ricordi ancora l'indirizzo.

Il volto di Nathaniel si illuminò pian piano dopo che ebbe letto più volte quell'unica riga scritta sulla carta.
Le sue labbra sottili si allargarono in un ampio sorriso. Posò la lettera sul tavolo, corse a prendere carta e penna e si mise a scrivere.

   
 
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