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Autore: Meli_    30/04/2019    0 recensioni
«Esprimi un desiderio.»
"Nah, non può succedere davvero."
Sbuffai, mia zia era strana mi stava contagiando con la sua stranezza.
Però... Volevo comunque provare.
Così presi un bel respiro e dissi «Voglio andare nel dormitorio degli EXO. Adesso.» sottolineai l'ultima parola con uno strillo più acuto e attesi.
[...]
All’ improvviso il ragazzo scattò a sedere «Gli angeli se si innamorano di un essere umano, diventano umani a loro volta… Ma solo se l’amato ricambia il sentimento… Mia! -mi prese il viso tra le mani- e se diventassi il dodicesimo membro degli EXO?»
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Kris, Kris, Nuovo personaggio, Sehun, Sehun
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22 – A monkey named Kris

 

Che idiota.
Incrociai le braccia al petto e pestai i piedi per terra con tutta la forza che avevo. Le erbacce alte quanto un hobbit mi pungevano le gambe e le braccia, ma non me ne curai. Volevo mettere quanta più distanza possibile tra me e la Torre.
Ignorai di proposito l’ululato del vento ed il fatto che non vedevo nulla. Non scherzo, era buio pesto e la luna era stata coperta da una nuvola passeggera. Vedete? Nemmeno i fenomeni atmosferici sono a mio favore.
«Voglio tornare a casa mia», singhiozzai, asciugandomi una lacrima con il dorso della mano. «Voglio stare nel mio letto e dimenticare questa merdosa avventura. ‒ Tirai su col naso. Mi sentivo così umiliata, così offesa, che… mi misi ad urlare con quanto fiato avevo in corpo.  ‒ MI HAI SENTITA, BAEKHYUN?! FAMMI TORNARE SUBITO A CASA!»
Lo vuoi sul serio?” La voce dell’angioletto era colma di paura. “Ti ricordo che io… potrei sparire dalla faccia della Terra. E del Paradiso. Insomma, cesserò di esistere. E noi non vogliamo che questo accada, vero?
Mi bloccai e sbarrai gli occhi. Aveva ragione, cavolo. Non potevo permettere a quel Coso di far scomparire Baekhyun (perché era solo colpa sua se in quel momento stessi desiderando disperatamente di tornare in Italia); in fondo, l’angelo non se lo meritava. Non aveva fatto niente di sbagliato. A parte trasformarmi in uno gnocco di pasta. E farmi crescere dei baffi. E farmi fare una figura di cacca davanti ai ragazzi. E farmi prendere una serie prolungata di infarti con le sue apparizioni improvvise. E…
D’accordo, ho capito. Anche per questa notte, vivrò!” Baekhyun gridò nella mia testa e dovetti sostenermi la fronte a causa del dolore.
Ah, e come dimenticare le gustose emicranie dovute alle sue urla disumane nella mia testa.
Ho capito.
Ed i suoi sbalzi d’umore da donna in menopausa.
Basta!
E le sue urla da checca.
“MIA!”
Non urlare!”, replicai, stringendo i pugni contro le meningi. Scivolai a terra e mi abbracciai le ginocchia, poggiando la fronte su di essa.
Neanche lo sopportavo, quello scimmione di Kris. Perché stavo così male, allora? Perché sentivo come se il mio cuore si stesse accartocciando su se stesso?
Le mie spalle erano scosse da singhiozzi violenti e sentivo le lacrime bollenti rigarmi le guance. Mi sentivo così… patetica. Una stupida eroina di uno stupido film romantico. Ma che film romantico. Ma che film. Ma che cazzo!
Non dovevo piangere per lui! Mi alzai di scatto e serrai gli occhi, respirando con forza dalla bocca.
Non si meritava le mie lacrime! Alzai la maglia e mi asciugai il viso completamente bagnato; per poi sorridere al buio davanti a me. 
Non merita neanche che gli rivolga la parola, per le corna di Lucifero!
«Mia!»
Che c’è, Baekhyun?! Non vedi che sono occupata a darmi forza?!”, sbraitai nella mia mente.
Non ero io”, squittì lui.
Mi voltai verso la fonte della voce. Vidi due occhi gialli molto distanziati accendersi nella notte, seguiti subito dopo da un ringhio che mi fece accapponare la pelle. «Mia!», ripeté quel mostro, con più insistenza.
Latrò di nuovo e cominciò ad avvicinarsi, accorciando la distanza tra noi con una velocità sorprendente.
Ero gelata, atterrita, sconvolta, spaventata a morte. Spalancai la bocca, ma non fui in grado di emettere nessun suono. Indietreggiai piano piano e boccheggiai alla ricerca d’aria.
Una persona normale sarebbe scappata a gambe levate con tanto di nuvola sotto i piedi. Io, invece, emisi un piagnucolio che mi fece somigliare ad un delfino: «SA IL MIO NOME!» E fuggii.
Non restai per scoprire cosa fosse quel coso. Nossignore, scappai e basta.
Il cuore mi batteva forte nel petto e la paura mi faceva correre più veloce di Flash. Era come se un interruttore fosse scappato e le mie gambe si stessero muovendo da sole, magari girando in tondo come le zampe di Beep Beep.
«Mia, ferma!», insistette il demone.
Non è ancora giunta la mia ora! «NON PRENDERO’ ORDINI DA TE!», squittii, gesticolando in aria e falciando le erbacce con le unghie.
Tutta la faccenda avrebbe avuto un lieto fine, con la mia salvezza e la mia futura vita felice, invece non andò così. Perché, giustamente, dovetti incontrare una radice troppo cresciuta ed inciampare rovinosamente per terra. Con la faccia nel fango ed il culo all’aria. Il massimo dell’eleganza.
Sentii indistintamente il demone che rideva. Feci leva sulle mani per alzarmi e sputai residui di terra ed altra roba non identificata (che non ebbi intenzione di indentificare, aggiungerei). Mi misi in ginocchio e guardai le mie braccia scorticate e sporche di… non sapevo manco dove diavolo fossi caduta. Con la mia fortuna, di sicuro in un letamaio per mucche.
Il mostro continuava a ridere sguaiatamente, come se avesse visto qualcosa di enormemente divertente. «Mia, tutto bene?», chiese, tra un grugnito e l’altro. Uno sportello sbatté, ed io capii all’istante chi fosse il demone che mi stava inseguendo. Non sapevo che Belzebù avesse una macchina.
Mi girai a sedere e chiusi gli occhi. «Non portarmi all’Inferno, ti prego, sono stata una brava ragazza!», piagnucolai, congiungendo le mani al petto. Avvertii una goccia di fango gelido che colava lentamente lungo il profilo del mio viso. Che schifo.
«Hai sbattuto la testa più forte di quanto temessi.» Un paio di mani ruvide mi presero per le spalle in modo non troppo delicato ed ebbero la forza di sollevarmi. «Mia, sono Kris.»
Sbarrai gli occhi e mi trovai ad un palmo di mano dal suo volto. Sorrisetto sarcastico, sguardo idiota, capelli perfetti, denti perfetti, faccia di schiaffi… era lui. «BELZEBU’, HO CAMBIATO IDEA, VIENI!», gridai, divincolandomi come un animale in gabbia. Gli pestai il piede e lui cominciò a saltellare, prendendosi l’arto colpito tra due mani. «Ehi, che fai?!»,domandò il leader, stranito. «Ti ho salvato la vita!»
Cosa odono le mie orecchie? Gli diedi uno spintone e sporcai la sua maglietta di fango e foglie. «MI HAI SPAVENTATA A MORTE!», ululai, fuori di me dalla rabbia. «ERA BUIO, CAZZO, E VOLEVO STARE DA SOLA. MI HAI SPAVENTATA DA MORIRE, RAZZA DI SCIMMIONE IDIOTA!» Pestai un piede per terra e sentii nuovamente gli occhi riempirsi di lacrime.
Kris smise di saltare e mi fissò, inclinando la testa di lato.
«NON GUARDARMI COME UN PESCE LESSO! NON SEI DEGNO DI RAPPRESENTARE I PESCI LESSI! ‒ Iniziò a farmi malissimo la gola, ma proprio non riuscivo a fermarmi. ‒ MI HAI SPAVENTATA A MORTE! NON MI SONO MAI SENTITA COSI’ UMILIATA IN TUTTA LA MIA BREVE VITA. CONTENTO?!» Non mi riferivo affatto allo scherzetto con la macchina. La mia furia repressa collegata al bacio si abbatté su di lui tutta in una volta. Il risultato? Piansi di nuovo, con tanto di moccio che colava dal naso e singhiozzi rumorosi.
Kris, d’altro canto, sembrava davvero sconvolto. Si rattristò per un minuto, e parve anche preoccupato per me. «Scusa, non volevo… ‒ La sua espressione mutò in 0,2 secondi. ‒ Ma sei tu che mi hai scambiato per un mostro! Io volevo solo raggiungerti per evitare che ti facessi male!»
Spalancai la bocca, indignata, ferita. Assottigliai lo sguardo e rischiai di non vederci una mazza, dato che era appannato a causa delle lacrime. «Io ti avevo detto di voler stare, ‒ feci una pausa d’effetto, ‒ DA SOLA!», muggii subito dopo. «DOVEVI, ‒ gli sferrai un pugno sulla spalla,  ‒ LASCIARMI, ‒ altro pugno ‒ DA SOLA!» Spintone finale con tanto di ringhio. Anche lui scivolò e cadde di culo nel fango, sollevando uno spruzzo marrone e puzzolente.
Mia, calma…”
«Voglio tornare a casa», piagnucolai infine, crollando a terra e scoppiando a piangere ancora più forte. «Voglio tornare a casa», ripetei a voce più bassa, stropicciandomi gli occhi (e mi sporcai la faccia ancora di più, grandioso).
Mia…”, sussurrò Baekhyun, rattristato. “Ora che torno, ti riporto indietro. Lo prometto.
Una lucina si accese nel mio cervello ed andai nel panico più totale. “NO! Non dico sul serio. Non voglio che tu sparisca. No. Promettimi solo che mi starai vicino. Promettimelo.” Il mio corpo fu scosso da incontrollabili tremiti e cominciai a battere i denti. Non volevo perderlo.
«Mi dispiace.» La frase non suonerebbe tanto strana, se fosse stata pronunciata da un’altra persona. Ma furono le labbra di YiFan a muoversi.
Eh?
Cosa?
Come?
Kris mi ha chiesto scusa?! È come vedere Voldemort che implora perdono ad Harry Potter. «Mh?» Alzai lo sguardo e sbattei le palpebre più volte per scacciare i lucciconi.
Si accarezzò la nuca. «Non farmelo ripetere, hai sentito», borbottò. Detto questo, si alzò e mi tese la mano completamente sudicia per aiutarmi a mettermi in piedi.
La afferrai e mi tirai su. «Baciami i piedi.» E gli misi il collo del piede sotto il mento.
«Ora esageri. ‒ Abbassò la mia gamba con sorprendente delicatezza. ‒ Sali in macchina e cerchiamo quei due.»
Ma, quando ci girammo, lo spettacolo che si trovò davanti ai nostri occhi ci fece gelare sul posto, soprattutto Kris. Galaxy era a metà tra il mondo esterno ed il fango, e si abbassava sempre di più. Le luci sfarfallarono e ci fu un inquietante rumore di risucchio.
«Quelle sono-», balbettai, indicando la macchina.
Il viso del ragazzo aveva perso tutto il suo colore. «Sabbie mobili.»
«E Galaxy…», continuai, tremante.
«Sabbie mobili.»
«Sta affondando.»
«Sabbie mobili.»
«Kris…?» Lo guardai.
Mi guardò. «Sabbie mobili», fu tutto ciò che disse. Aveva ingoiato un giradischi rotto o cosa?
Un attimo di silenzio permeò nell’ambiente, seguito subito dopo da un urlo disumano: «NOOOOOOOOOOO!» Il ragazzo si precipitò alla sua macchina e cercò di tirarla fuori con tutta la forza che aveva in corpo. «NO! GALAXY!!» Più urlava e si contorceva, più la povera auto andava a fondo.  «NON LASCIARMI, NOOOO!»
Il tergicristallo si azionò di punto in bianco. «NOOO, non piangere, non piangere, ti salverò, TI SALVERO’!» 
Dio.
Baekhyun, questa la devi vedere.

 

  
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