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Autore: SagaFrirry    30/04/2019    3 recensioni
Emelrik è un vampiro particolare, in grado di governare l'acqua grazie alle sue conoscenze alchemiche. Imprigionato in una bara di pietra per quasi trecento anni, ritrova la libertà ai giorni nostri in seguito ad un'alluvione. Però il mondo moderno è molto diverso dal passato in cui viveva e quasi tutto è cambiato. Un giovane archeologo, colui che per primo ha analizzato la tomba nella roccia, si offre di aiutarlo e fornirgli un rifugio. Ma Emelrik ha un nemico sulle sue tracce, un nemico che lo cerca da secoli...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II

Le strane luci del nuovo millennio

 

Stephane si svegliò di buon’ora per andare al lavoro. Il suo primo pensiero, appena aperti gli occhi, fu chiedersi se in realtà si fosse trattato solo di un sogno. Realizzò la verità quando raggiunse la cucina, che formava un’unica stanza con il salotto, e trovò Emelrik appollaiato sul divano. Era intento a fissare il vuoto, con aria smarrita. Aveva chiuso tutte le tende e rimaneva immobile.

“Buongiorno” salutò il padrone di casa.

Il vampiro girò gli occhi verso chi parlava, rimanendo in quella strana posa che lo faceva rassomigliare ad un avvoltoio.

“Buongiorno” rispose, quasi sussurrando.

L’archeologo si preparò il caffè, offrendone qualche sorso alla piccola goccia d’acqua elementale.

“Non hai una bellissima cera” parlò ancora Stephane, inzuppando un biscotto “Brutta nottata?”.

“Ho fame” ammise Emelrik.

“Come mai questa notte non sei uscito a nutrirti? Solitamente per questo quartiere gira sempre gente mangiabile…”.

“Che frase strana da dire…”.

“Io non ho sangue in frigo, mi ‘spiace. E non posso andare a comprartelo al supermercato. Il cibo è un affare che devi risolvere da solo…”.

“Lo so. Anche se non so cosa sia un frigo ed un supermercato. Ci ho provato, davvero! Ma ci sono tante luci. Tante luci fisse e tante luci che si muovono. E tanto rumore. E tante cose che non capisco. E…”.

“E… ho capito! Probabilmente ti riferisci ai lampioni ad ai fari delle macchine. Non sono pericolosi, se non ti ci butti addosso. Magari stasera ti spiego un po’ di cose in più. Ma ora devo andare al lavoro, faresti meglio a dormire, ora che c’è il sole”.

“Ok… ma…”.

“Vieni con me” sospirò il mortale, accompagnando il vampiro fino alla camera oscura. “Puoi dormire qui. Ti porto un sacco a pelo…”.

“Un sacco a pelo?”.

“Di certo non posso mettermi una bara in casa…”.

 

Rimasto solo, infilato nel sacco a pelo, Emelrik fissava il soffitto. Completamente al buio, capì che non sarebbe mai riuscito a dormire: la fame lo tormentava. Inoltre, l’odore di reagenti e fissanti lo nauseava. Iniziò a ficcanasare per la camera oscura. Vide appese alcune foto della propria tomba e di altri reperti. Curioso, tirò un filo ed accese la luce, tipicamente rossa. Sobbalzò. Che cosa strana, si disse, e che luce magnifica: ricordava così tanto il sangue fresco! Però che fame…

Lasciò la stanza. Gentilmente, Stephane aveva chiuso tutte le serrande e la luce del sole non filtrava all’interno della casa. Giunse in cucina, non sapendo che altro fare. Cosa mai erano tutti quegli strani oggetti? Aveva capito come si accendeva la luce, ed evitava di farlo. Aprì e fissò, perplesso, il forno. A che serviva? Ed a cosa servivano tanti piatti e bicchieri, vivendo da soli? Spalancò la porta del frigo e ci ringhiò contro, quando l’abbagliante luce dell’interno lo avvolse. Ma che razza di posto pieno di trappole era mai?! Tutto si illuminava, tutto ronzava, tutto era così strano…

“Forse dovreste attendere il ritorno del signor Stephane” suggerì l’elementale.

“E nel frattempo che faccio? Mi annoio. E poi ho tanta fame…”.

“Dubito che l’umano abbia qualcosa di commestibile per Voi”.

Emelrik fissò la goccia con fastidio. Provò ad assaggiare un biscotto rimasto sul tavolo e ne fu nauseato. Doveva trovare una soluzione! Possibile che non ci fosse nemmeno un topo in quella casa? Guardandosi attorno, fissò con interesse una bottiglia. Conteneva un succo di un colore interessante e fu tentato di assaggiare. Che strani contenitori… Abituato com’era alla sua epoca, priva di plastica, fissava ogni cosa con interesse. Quasi si bruciò con i fornelli e scaraventò a terra il tostapane, quando questi scattò.

Decise di cambiare zona, e gironzolò per l’angolo adibito a salotto. Poi trovò la camera di Stephane e curiosò fra gli armadi.

“Siete un impiccione” lo rimproverò l’elementale.

“Cerco solo di adattarmi” mentì il vampiro, fissando con un certo disgusto gli abiti che abitualmente si indossavano in quel nuovo millennio.

Si avvicinò al comodino a giocherellò con la sveglia, fino a farla suonare. Questo lo spaventò e per spegnerla la fiondò contro il muro.

Abbattuto ed avvilito, comprendendo che in quell’epoca era tutto molto più complicato e “brutto”, tornò ad infilarsi nel sacco a pelo. Era il letto più scomodo che avesse mai provato, ma non poteva lamentarsi: Stephane era stato fin troppo gentile!

 

Riuscì ad addormentarsi e fu risvegliato dall’odore del sangue, dal profumo della vita. Il padrone di casa era rientrato e, stanco dopo la giornata di lavoro, si era buttato sotto la doccia. Emelrik, non conoscendo molto il concetto di “riservatezza”, entrò in bagno e salutò.

“Ma che diavolo fai?!” urlò Stephane “Non vedi che sono sotto la doccia?! Esci subito e chiudi la porta!”.

“Stupefacente!” mormorò il vampiro, rimanendo immobile con grandi occhi sognanti.

“Cosa?!”.

“L’acqua! Esce da lì! Da sola!”.

“Ovvio! Da dove dovrebbe uscire?!”.

“Come fa?”.

“Ci sono i tubi! Esce anche dai lavandini della cucina e della vasca. Esci!”.

“Straordinario! Ora capisco perché vivi da solo, senza nemmeno un servitore!”.

“ESCI!”.

Stupito da quella reazione, Emelrik lasciò il bagno e chiuse la porta. Quando era in vita, e si lavava, era abituato ad avere l’assistenza del proprio servo personale, che lo aiutava e gli raccontava aneddoti. E non era consuetudine lavarsi molto spesso, come invece quell’umano a quanto pare amava fare.

“Scusa se ti ho arrecato disturbo e fastidio” mormorò, non appena Stephane uscì.

“Fa niente” sbottò l’archeologo “Basta che non si ripeta. In bagno ho bisogno di privacy, non entrarci mai se ci sono io! Chiaro?”.

“Chiaro…”.

“Bene…”.

“Oggi ho esplorato un po’ per casa”.

“Ho visto. Ho notato il tostapane rotto, la sveglia a pezzi ed il biscotto smangiucchiato…”.

“Altro disturbo ed altro fastidio. Perdono!”.

L’umano non rispose. Si stava sfregando i capelli con l’asciugamano, rivestendosi davanti al grande specchio che aveva in camera.

“Posso farti una domanda?” chiese Emelrik “Come mai vivi qui da solo?”.

“E con chi dovrei vivere?”.

“Con una donna. Alla tua età, dovresti avere moglie e figli!”.

“E tu? Dove hai moglie e figli? La tua dinastia è estinta, da quel che mi risulta. Perciò…”.

“Avevo una moglie. Purtroppo ella è perita prima di donarmi un erede. La febbre me l’ha sottratta”.

“Oh… perdonami. Non volevo essere indelicato!

“Non potevi saperlo. Così come io non potevo sapere che in bagno vuoi stare da solo”.

“Giusto…”.

Stephane tornò in cucina, pensando a cosa fare per cena. Emelrik lo seguì, non sapendo bene che altro fare.

“Perché non accendi un attimo la tv?” gli suggerì il mortale.

“Tv…?”.

“Sì. Poi, appena fa buio, ti accompagno fuori e ti spiego alcune cose. Così non avrai più paura e potrai arrangiarti da solo a cercarti da mangiare”.

“Oh… OK. Grazie… ma…”.

“Ma non sai cos’è la Tv…? Aspetta. Te la accendo io…”.

Mentre il padrone di casa si preparava qualcosa di veloce, per assopire la fame, il vampiro scopriva la televisione. Era perplesso, non capiva all’inizio a cosa servisse, ma quasi subito ne fu visibilmente interessato. Cambiando canale, si era imbattuto su un documentario sui leoni dell’Africa ed era rimasto affascinato dalla possibilità di vedere il sole splendere, senza subire conseguenze. Poi scoprì un canale con molte più parti femminili in mostra di quante ne potesse immaginare e rimase alquanto scioccato.

“Guarda qualcosa di più adatto a te!” gli sottrasse il telecomando Stephane, tornando sul documentario.

“Ma io…”.

“Magari poi…” suggerì Stephane “…potresti raccontarmi la tua storia. Che dici?”.

“Dopo mangiato, sì”.

 

Ciao a tutti! Noto con piacere che qualcuno già segue questa storia. Grazie :3 Purtroppo ho qualche problema con le risposte alle recensioni (a volte me le fa mettere ed a volte no) ma sappiate che le leggo tutte con gioia! A presto!

   
 
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