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Autore: Btsuga_D    30/04/2019    6 recensioni
[COMPLETA] Nello slang giovanile, "Hook-up" é il famoso rimorchio senza impegno. L'accordo riguarda la possibilità di fare sesso senza che ci sia un sentimento sottostante. Suga, famoso Idol e rapper del gruppo BTS, è conosciuto per le sue "scappatelle di una notte" con le sue fan. La sua regola numero uno: tutto è concesso, tranne i baci sulla bocca. Per delle sfortunate circostanze, Kang Yorin è costretta a dover andare ad un fan-sign dei BTS al posto della sua migliore amica, venendo subito notata dal bel rapper. Yorin accetterà la sua offerta o resterà fedele alla sua regola numero uno, donarsi solo all'uomo che ama?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hook-Up
❖ Man



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Sentivo gli occhi di Jungkook addosso. Non importa quanto cercassi di evitare il suo sguardo, mi fissava come se avesse voluto tempestarmi di domande, e sono sicura che fosse proprio quello il suo intento. Nonostante questo, nessuno di loro mi rivolse la parola fino alla fine del volo, indubbiamente per le mie condizioni pietose. Dovevo avere la faccia che urlava: “Non azzardatevi a chiedermi qualcosa. Potrei mordervi.”
 
Non mi chiesero nulla. Solo la maknae line continuava a gettarmi qualche veloce occhiata pensando che non me ne accorgessi. Namjoon passò le 14 ore successive a leggere un libro grosso come un mattone mentre al suo fianco Jin continuava a sonnecchiare abbracciato al suo inseparabile peluche. Jimin mi lanciava occhiate preoccupate intanto che spettegolava con Taehyung e Jungkook, cercando di non svegliare J-Hope che si era addormentato di fianco al più piccolo.
 
Ero distrutta. Piangere era sempre stato molto sfiancante per me. Mi risucchiava di tutte le energie e di solito mi addormentavo nel giro di cinque minuti. Voltai il viso stanco verso destra, incontrando i capelli scuri di Yoongi che stava guardando fuori dal finestrino dell’aereo.
 
Mi sentivo ancora in imbarazzo. Apprezzai il fatto che si fosse voltato e non mi stesse chiedendo niente, ma allo stesso tempo mi sentivo a disagio per quello che gli avevo detto nella toilette. Gli avevo chiesto di abbracciarmi. Mi veniva voglia di sotterrarmi, ma dovevo ammettere che non era stato male lasciarsi cullare dalle sue braccia. Sentivo ancora la sensazione delle sue labbra sulla fronte e sulle guance. Sentii una fitta allo stomaco e scossi la testa per scacciare quei pensieri e liberare la mente. Chiusi gli occhi e dopo l’ennesimo sospiro mi addormentai.
 
▫◦▫◦▫
 
«Yorin?»
 
Un sussurro dolce quasi quanto lo zucchero mi solleticò l’orecchio. Arricciai il naso e mi passai la lingua sulle labbra secche. Avevo un disperato bisogno di acqua.
 
«Mmhh…» mi lamentai aggrottando le sopracciglia. La sgradevole sensazione di essere stata svegliata da un sonno profondo mi scosse fino alla punta dei capelli. Odiavo quando succedeva. Mi obbligai ad aprire gli occhi e lottai contro il mio stesso corpo per raddrizzare la schiena, ritrovandomi davanti il volto coperto di Min Yoongi. Si era rimesso di nuovo la mascherina nera. Non dissi niente e mi limitai a guardarlo negli occhi. Era stato lui a chiamarmi?
 
«Siamo arrivati,» m’informò senza staccarmi gli occhi di dosso. Tuttavia, il suo tono era decisamente troppo dolce per un’informazione tanto superflua. Chi è che annunciava l’atterraggio di un aereo come se stesse parlando della sua stessa famiglia? Lo guardai confusa. «Rimettiti la mascherina. Stiamo per scendere,» aggiunse porgendomi quella che aveva in mano. Stavolta non prese l’iniziativa e aspettò che l’infilassi da sola. «E ricorda. Cerca di passare inosservata,» disse serio mentre si alzava in piedi per farmi capire di fare altrettanto.
 
Annuii. I ragazzi si alzarono insieme a noi e si prepararono a scendere dall’aereo. Jungkook continuava a guardarmi ma io feci finta di non accorgermene. Sapevo che se avessi incrociato il suo sguardo, il maknae non avrebbe perso tempo ad avvicinarsi per cominciare a chiedermi l’impossibile. Non ero arrabbiata con Yoongi perché aveva rivelato agli altri il mio vero nome. Ero stata io a mentire a tutti loro, perciò non lo biasimavo per avermi smascherato in quel modo. Avevo di sicuro perso la loro fiducia, ma forse era quello che mi meritavo per essere stata tanto meschina, soprattutto con Jungkook.
 
All’uscita dell’aeroporto, trovammo un vero e proprio caos. Non avevo mai visto così tanta gente ammucchiata in un posto solo. Le grida e la sequenza ininterrotta dei flash stavano per far venire il mal di testa a me, figuriamoci a loro che erano l’attrazione principale. Mi mescolai alle altre stylist e al resto dello staff che aspettava pazientemente la fine di quello che sembrava a tutti gli effetti un servizio fotografico. I ragazzi erano disposti su di una fila mentre salutavano a destra e a sinistra e si mettevano in posa per delle foto che sarebbero diventate le copertine di chissà quante riviste. Mi venivano i brividi solo a pensarci.
 
Non eravamo ancora fuori dall’aeroporto eppure avevo già sentito parecchie parole inglesi. Alcune fan gridavano anche in coreano per farsi capire meglio dai ragazzi, e quando succedeva mi scappava un sorrisetto, coperto a dovere dalla mia mascherina bianca. Era interessante vedere come imparassero il coreano per poter avere anche un minimo contatto con loro.
 
Finalmente fummo liberi di procedere. Cercai di seguire Yoongi, che ovviamente non mi degnò di uno sguardo mentre veniva scortato verso la sua macchina. Non vidi più i ragazzi poiché ognuno di loro s’infilò in una vettura diversa che li avrebbe portati al nostro hotel. Uno dei Manager mi fece segno di salire sul loro SUV e non persi tempo a seguire i suoi ordini. Non vedevo l’ora di arrivare in albergo e buttarmi sul letto come se non ci fosse un domani. Quel viaggio in aereo mi aveva distrutto nonostante avessi dormito più di otto ore. Ma chi diavolo me l’aveva fatta fare? Ah giusto, Min Yoongi.
 
Mentre aspettavo di arrivare a destinazione, vidi i vari membri dello staff parlottare fra loro mentre mi lanciavano occhiate incuriosite. Sbuffai e incrociai le braccia al petto. Avrei dovuto aspettarmelo. Di sicuro si stavano domandando che razza di legame avessi con i ragazzi visto che ero salita sul loro jet privato. Odiavo i pettegolezzi, e tutti quegli sguardi puntati addosso non facevano altro che peggiorare la situazione. Volevo solo andarmene da lì e chiudermi in camera.
 
«Ji Woo-ssi, vero?» mi domandò una ragazza guardando il badge che avevo appeso al collo. Ma sì, bravi. Continuate a ricordarmi quanto mi sento in colpa per aver falsificato il mio nome.
 
«No, mi chiamo Yorin,» risposi senza scompormi più di tanto. Sentii un peso scivolarmi giù dal cuore. Era così bello dire alla gente il mio vero nome. Non vedevo l’ora di sentirlo pronunciare anche dagli altri ragazzi e ripulirmi definitivamente dalle mie colpe. La stylist mi guardò incredula e tornò a leggere il mio badge per assicurarsi di non avere le traveggole. Scossi la testa. «Fidati, lunga storia.»
 
«Oh, okay…» rispose titubante. «Comunque Yoongi-ssi non ci ha nemmeno presentati. Io sono Bo Young, una delle stylist. Loro sono Se Hyun, Dong Gi e Lee Ran. Si occupano dell’acconciatura e del trucco dei ragazzi mentre io faccio squadra con altre cinque persone per scegliere i vestiti delle esibizioni e degli eventi.» Si voltò verso un altro gruppo di persone che mi stava fissando dalla testa ai piedi. «Loro sono i Manager dei BTS. Li seguono ovunque e credo che ormai siano diventati le loro ombre,» disse scoppiando a ridere. «Seijin-ssi, Hobum-ssi e Minook-ssi.»
 
Quello chiamato Seijin si sporse verso di me e si sistemò gli occhiali da vista, forse per guardarmi meglio. Aveva la faccia da buono. «Quindi sei tu la famosa assistente personale di Yoongi?» mi domandò interessato. Anche da seduto, dava l’impressione di essere alto più di un metro e novanta. «Quel ragazzino mi ha proprio colto di sorpresa. Un giorno è venuto da me e mi ha detto che aveva in mente di assumere qualcuno che potesse aiutarlo. Devo ammettere che non me l’aspettavo. Suga non è il tipo che ama avere gente intorno, ad eccezione degli altri ragazzi. Certo, ama la compagnia delle donne, ma di solito se ne libera prima di fare colazione.»
 
«Solo una domanda, Yorin-ssi,» s’intromise Bo Young con fare strafottente. Si mordicchiò il labbro e fece un’espressione maliziosa. «Sei andata a letto con Suga-ssi?»
 
Rimasi talmente sconvolta dalla domanda che m’irrigidii sul posto. «Come scusa?»
 
«Dai, parliamoci chiaro. Sei andata a letto con Yoongi, non è vero? È impossibile che abbia assunto una ragazza così carina solo per questioni lavorative. Per quello avrebbe potuto benissimo scegliere una di noi, perché scomodarsi a cercarne una?»
 
Ma questa tipa faceva sul serio? Chiedermi una cosa tanto confidenziale di fronte all’intera troupe con cui avrei dovuto stare a contatto giorno e notte. Non si preoccupava neanche del fatto che mi stesse umiliando davanti ai Manager, facendomi passare per una poco di buono.
 
«È la prima volta che ti vedo e di certo non vengo a raccontarti con chi vado a letto,» soffiai acida, incapace di controllare la mia lingua tagliente. «E poi che cosa stai insinuando? Che ho ottenuto questo lavoro perché ho aperto le gambe al mio capo?»
 
«Questo mi sembra palese, allo shooting vi abbiamo visto tutti.» Di nuovo quel sorrisetto che mi fece salire il sangue al cervello. «Oltre a fargli gonfiare la patta dei pantaloni, che cos’altro sai fare?»
 
Povera ingenua. Non sapeva proprio contro chi si era messa.
 
«Beh, io almeno riesco a fargliela gonfiare. Tu non lo ecciteresti neanche se dovessi rammendargli i pantaloni mentre li ha ancora addosso. Mi sembri una di quelle zitelle frustrate che riversa le sue fantasie sessuali sugli Idol che non la cagano neanche di striscio.»
 
La mia risposta la congelò sul posto. Divenne rossa come un peperone mentre gli altri membri dello staff ridacchiavano in modo imbarazzato per cercare di alleggerire l’atmosfera. Questa Bo Young doveva essere la pettegola della situazione, peccato che con me fosse caduta proprio male. Frustrata del cazzo.
 
«Non arrabbiarti, Yorin-ssi!» intervenne una delle ragazze sedute al suo fianco. Aveva una voce talmente stridula che riuscì a farmi venire la pelle d’oca. «Siamo soltanto curiose. Che male c’è a scambiarsi qualche pettegolezzo?»
 
«La relazione tra me e Yoongi NON È un fottuto pettegolezzo. Inoltre, non sono tenuta a dare spiegazioni a nessuno, tanto meno a voi,» risposi indifferente mentre i manager continuavano a ridersela alle loro spalle. «Sono fatti miei e perciò resteranno tali. Odio le persone ficcanaso che non sanno farsi i cazzi propri solo perché nella loro vita non succede niente d’interessante. Scopate di più e starnazzate di meno.»
 
Avvertii gli sguardi di fuoco delle due ragazze di fronte a me. Bene, mi ero appena inimicata due vipere sul posto di lavoro. Già riuscivo ad immaginare le meravigliose giornate che mi attendevano. Non vedevo l’ora di passare tanti bei momenti insieme a loro, momenti all’insegna delle frecciatine e delle occhiate velenose. Ottimo lavoro, Yorin.
 
Nessuno disse niente per il resto del viaggio. Io fui la prima a scendere dal SUV e avviarmi verso l’entrata dell’hotel. Non aspettai nemmeno l’arrivo dei ragazzi, volevo solo salire in camera e buttarmi sul letto. Peccato che mi resi conto di non sapere neanche una parola d’inglese. Guardai la tipa della reception che sicuramente stava aspettando che aprissi la bocca per formulare chissà quale complicata preposizione. La fissai a disagio finché non decisi di fare dietro front e appostarmi di fianco alla porta girevole per aspettare i ragazzi. Odiavo quella situazione. Mi sentivo troppo fuori posto, tipo una bambina che non può fare a meno dei suoi genitori.
 
Il primo ad entrare fu Yoongi, che si stava trascinando dietro una valigia di colore blu. Stavolta, insieme alla mascherina nera, indossava anche degli occhiali da sole. Si guardò intorno finché non mi vide appoggiata contro la parete. Mi venne incontro con passi decisi e si fermò proprio davanti a me.
 
«Questa è la tua valigia,» mi disse indicandola con un cenno del capo. «Credo di averci messo l’indispensabile, ma se dovesse servirti qualcos’altro… non esitare a dirmelo.» Sollevò la testa e mi fissò con attenzione da dietro le lenti scure. «Yorin? Tutto bene?»
 
«Sì, alla perfezione,» risposi fredda. «Sono soltanto stanca.» Oppure incazzata nera con le tue stylist che non sanno stare al loro posto.
 
«Mi stai dicendo una stronzata. Ormai ti conosco come le mie tasche. Me ne accorgo quando sei arrabbiata per qualcosa.»  
 
Cavolo, non gli si poteva nascondere niente. Stavo per aprire bocca, ma il resto dei membri ci raggiunse in un batter d’occhio, seguito dai manager e dal resto dello staff. Identificai subito le tipe stronze di prima. Seguivano Jimin come se fossero due cagnoline fedeli, ma si allontanarono alla velocità della luce quando il ragazzo si avvicinò alla sottoscritta insieme a tutti gli altri. I loro occhi si fissarono su di me e mi sentii subito senza difese.
 
Okay, era arrivato il momento della verità.
 
«Yorin… giusto?» disse J-Hope con un sorriso che andava dal cortese all’imbarazzato. «Come ti senti? Va meglio?»
 
Era palesemente una situazione di disagio per entrambe le parti. Annuii e chinai la testa in avanti per scusarmi. «Mi dispiace avervi mentito,» dissi con tono sconsolato. «Non volevo farlo, ma-»
 
«Sono stato io a ordinarglielo,» intervenne Yoongi mettendosi di fronte a me. Aspetta… Cosa? «Non è colpa sua. Visto ciò che è successo a sua sorella, ho pensato che usare un nome diverso avrebbe potuto proteggere la sua privacy. Non voglio che quella storia ritorni a galla, e se qualche paparazzo dovesse scoprire che Yorin è imparentata con Yoona… non ci sarebbe modo di evitare i pettegolezzi. È anche per questo che ho vietato ai fotografi di scattarle delle foto. Qualcuno potrebbe accorgersi della somiglianza.»
 
Ero incredula. Stava dicendo la verità oppure si stava inventando tutto di sana pianta? Qualcosa mi diceva che quello era il vero motivo per cui aveva preso parte alla mia messinscena: per proteggermi dai pettegolezzi e dai riflettori che mi sarei trovata puntata addosso se la mia identità fosse stata rivelata al mondo.
 
La questione con Yoona era stata lasciata in sospeso ed ero sicura che quegli avvoltoi non vedevano l’ora di poterci rimettere le mani per scrivere un articolo da prima pagina: “La sorella minore della compianta Kang Yoona, stella dello spettacolo, entra a far parte di quel mondo che lei stessa aveva reputato tossico, divenendo l’assistente personale di Suga dei BTS. Ipocrisia o semplice voglia di cavalcare l’onda mediatica della sorella per acquisire popolarità?”
 
Dio, avevo già i brividi.
 
«Perciò non prendetevela con lei per avervi mentito,» continuò guardandoli uno per uno. «La colpa è solo mia. Se dovete prendervela con qualcuno, prendetevela con me.»
 
«Yoongi…» lo chiamai, ma lui m’ignorò bellamente.
 
«Scusate se l’ho tenuto nascosto persino a voi. Prometto che non succederà più.»
 
Mi sentivo male per lui. Si stava addossando tutta la colpa per non far pensare ai suoi amici che fossi una persona di poca fiducia. Non era giusto, ma a quel punto non potevo fare altro che aggregarmi alla sua versione dei fatti. Non mi stava lasciando altra scelta.
 
«Hyung, non c’è bisogno che ti scusi,» disse Taehyung con sguardo rammaricato. «Non è un problema così serio. Al tuo posto avrei fatto lo stesso.»
 
«Già, non pensarci troppo,» affermò Jin. «Per quanto mi riguarda, può chiamarsi Ji Woo, Yorin o persino Soo Jin… ma ciò non cambia il fatto che è sempre la stessa ragazza che ti ha mollato ben due schiaffi,» ridacchiò stringendo il suo peluche. Trattenni a stento una risata.
 
Seijin si avvicinò a noi e posò le mani sulle spalle di Yoongi. Quest’ultimo si voltò e dovette sollevare di molto lo sguardo per poter guardare il suo Manager negli occhi. Quell’uomo era un gigante in confronto a Yoongi, figuriamoci a me che ero ancora più bassa di lui. Incuteva davvero timore, ma appena apriva bocca si trasformava nell’uomo più dolce di sempre. Di sicuro era un bel contrasto.
 
«Yoongi-a!» lo chiamò entusiasta. «Dove hai trovato una ragazzina tanto tosta? Ha messo a tacere Bo Young e Lee Ran come se niente fosse. Credo che si stiano ancora nascondendo per la vergogna,» ridacchiò. «Era ora che qualcuno le mettesse al loro posto. Ultimamente faccio fatica a tollerarle persino io.»
 
Ancora una volta, i sette ragazzi si voltarono verso la mia direzione. Yoongi si tolse gli occhiali da sole per guardarmi meglio in faccia. «Bo Young e Lee Ran?» domandò serio. «Che cosa ti hanno detto?»
 
«Niente, e se non ti dispiace mi piacerebbe non sentirle più nominare.»
 
Continuò a fissarmi in silenzio, ma i suoi occhi mi dicevano che non avrebbe lasciato perdere. Appena ne avrebbe avuto l’occasione, mi avrebbe tempestato di domande. Glielo leggevo in quelle iridi scure e fredde come la notte.
 
«Namjoon-a?»
 
Un altro Manager si diresse verso il Leader dei BTS, che appena udito il suo nome si mosse immediatamente nella sua direzione. Solo dai suoi modi di fare, avevo capito che Namjoon fosse una persona altamente affidabile. Ecco perché lo avevano scelto come loro Leader.
 
«Credo che ci sia un problema con le camere, ma non riusciamo a farci capire bene dalla receptionist,» disse il Manager. «Ti dispiace darci una mano?»
 
Namjoon non se lo fece ripetere due volte. Lo vidi discutere animatamente con la donna dietro il bancone, sputando frasi che per me non avevano alcun significato. Come faceva ad essere così bravo in inglese? Forse aveva preso qualche lezione? Passarono altri dieci minuti, ma la situazione sembrava non avere una svolta. Alla fine, Namjoon ritornò da noi con una faccia altamente confusa.
 
«Yoongi-hyung,» disse attirando la sua attenzione. «Sei sicuro di aver aggiunto Yorin nella prenotazione?»
 
Il maggiore aggrottò le sopracciglia. «Certo, perché me lo chiedi?»
 
«Il suo nome non è sull’elenco. Né come Kang Ji Woo né come Kang Yorin.»
 
Yoongi sbarrò gli occhi. «Non è possibile. Hai provato a ricontrollare?»
 
«Certo che ho ricontrollato. La tipa continua a ripetermi che il suo nome non c’è e non possiamo neanche prenotare una camera in più perché tutte le stanze sono al completo. A quanto pare le fan hanno scoperto dove alloggiavamo e tutti gli altri piani sono occupati. L’unico modo è portare un materasso nella camera delle stylist e farla dormire lì con loro.»
 
«Preferisco dormire sul pavimento del corridoio,» affermai per far valere il mio punto di vista. Neanche fra un miliardo di anni avrei dormito con quelle vipere nella stessa stanza. E se avessero cercato di strangolarmi nel sonno? Sempre se non l’avessi fatto prima io.
 
«Ok, deve pur esserci una soluzione,» intervenne Jimin. «Noi siamo divisi in coppie e per questo dormiamo tutti in camere matrimoniali. Dato che siamo in sette, uno di noi ha un posto libero, giusto?»
 
«E indovina chi è?» ridacchiò J-Hope. «Yoongi-hyung sceglie sempre di stare da solo così dopo i concerti può portare le ragazz-»
 
«Sì sì, lo sappiamo il perché!» urlò Jin per interrompere Hoseok. «Ma vi state dimenticando che Yorin è una donna. Come possiamo farla dormire con uno di noi? Dai, non scherziamo. Siamo pur sempre dei gentiluomini.»
 
«Parla per te,» disse Yoongi incrociando le braccia al petto. «Comunque non abbiamo altra scelta. Deve pur dormire da qualche parte e la mia stanza è l’unica che ha un posto in più. Inoltre è la mia assistente. È giusto che me ne occupi io.» Il moro si voltò a guardarmi e i nostri occhi s’incatenarono gli uni agli altri. «Dormi con me, Yorin.»
 
Io, Yoongi ed un letto? Neanche a pensarci.
 
«Dormo con Jungkook.»
 
▫◦▫◦▫
 
L’avevo detto senza pensarci? Probabilmente sì. Ma in quel momento mi era sembrata la soluzione migliore. Non volevo dormire con Yoongi per ovvi motivi. Se già tendeva a saltarmi addosso in circostanze normali, figuriamoci con un letto e tutta una notte a disposizione. Di dormire con gli altri ragazzi non se ne parlava proprio. Certo, con loro mi trovavo a mio agio, ma fra di noi non c’era sufficiente confidenza da convincermi a sdraiarmi nel loro stesso letto.
 
Con Jin mi sarei trovata estremamente a disagio, per non parlare di Namjoon. Jimin e Taehyung erano simpatici, così come J-Hope, ma mi faceva strano immaginarmi nel loro stesso letto. L’unica opzione rimasta era Jungkook. Non potevo negare di aver legato in modo particolare con il più piccolo del gruppo. Fra tutti loro, era quello che mi ispirava maggiore fiducia, e poi ora non avevo più il timore di restare da sola con lui visto che il problema del mio nome era stato in parte risolto.
 
Ancora una volta, l’espressione di Yoongi era stata uno spettacolo. Non potevo fare a meno di provare una certa soddisfazione quando davo l’impressione di preferire il maknae a lui. Non so perché, il volto pietrificato di Yoongi mi scaldava sempre il petto. Forse perché la vedevo come una sorta di gelosia nei miei confronti?
 
Nà, impossibile. Quel tipo geloso di una ragazza? Era più probabile che fosse geloso di Jungkook perché temeva che sarebbe riuscito a portarmi a letto prima di lui. In fondo, io gli interessavo solo in quel senso.
 
Jungkook non aveva ancora spiccicato parola. Si era limitato ad annuire quando gli avevo chiesto se a lui andasse bene farmi dormire nella sua stanza. Jin gli aveva fatto la ramanzina dicendogli di non lasciarsi tentare dalle strane sensazioni che avrebbe potuto provare guardandomi. Inutile dire che eravamo arrossiti entrambi come due pomodori mentre c’era mancato poco che Yoongi si trasformasse in una statua di pietra.
 
Jin mi faceva sempre ridere, ma a volte la sua apprensione era soffocante. Insomma, Jungkook non era un bambino. Parlargli come se fosse un adolescente non mi sembrava giusto nei suoi confronti. Era grande e grosso, ma nonostante questo ero sicura che sapesse contenersi anche con una ragazza sdraiata nel letto, non come un altro soggetto di mia conoscenza che ci provava con ogni esemplare di genere femminile.
 
Jungkook mi guidò nel corridoio finché non si fermò di fronte alla “nostra” camera, che in origine doveva essere sua e di Taehyung. Quest’ultimo aveva gentilmente traslocato nella camera di Yoongi. Non sembrava che gli dispiacesse, al contrario del maggiore che non mi aveva più rivolto la parola o guardato di sfuggita.
 
Jungkook aprì la porta e m’invitò ad entrare accennando un piccolo sorriso. La camera era avvolta dal buio, ma riuscivo a sentire l’odore di pulito e il fresco che veniva fuori dal condizionatore. Quando il maknae accese la luce, la camera matrimoniale si mostrò in tutto il suo splendore.
 
La moquette era marrone, con una fantasia che ricordava tantissimo quella di un parquet. Se non fosse stato per la sua morbidezza, avrei giurato di star camminando davvero sul legno pregiato. Più avanti c’era una piccola scrivania ovale con sopra una tipica lampada da ufficio, mentre sulla sinistra, proprio sotto il davanzale della gigantesca finestra che occupava tutta una parete della stanza, vi era un divanetto a due posti dello stesso colore della moquette con qualche cuscino sparso qua e là.
 
Il letto era gigantesco e altissimo. Il materasso doveva essere il triplo di quello che avevo a casa e il copriletto si adattava ai colori della stanza: bianco con un’imponente striscia beige nel mezzo. I cuscini erano bianchi e candidi come la neve, disposti ordinatamente contro la testiera del letto che nascondeva un gigantesco specchio.
 
«Wow…» mimai con le labbra, guardandomi intorno con una faccia incredula. Qualcuno ridacchiò alle mie spalle e allora mi voltai, incontrando gli occhi scuri e dolci di Jungkook. Sembrava proprio un cerbiatto.
 
«Ti piace?» mi domandò contento.
 
«Se mi piace? Non ho mai visto una camera più bella di questa.»
 
Il maknae ridacchiò ancora. «Io ne ho viste parecchie. Fidati, dopo un po’ ci si fa l’abitudine.» Mi sorpassò e abbandonò la sua valigia in un angolo della stanza, poi si buttò sul letto con le braccia spalancate, sospirando soddisfatto. «Però devo ammettere che questo è il materasso più comodo che abbia mai avuto. Mi piacerebbe portarmelo a casa.»
 
Ridacchiai mentre giocherellavo con le mani dietro la schiena. Mi guardai ancora un po’ intorno finché la voce di Jungkook non riempì nuovamente la stanza.
 
«Mi piace il tuo nome,» sussurrò fissando il soffitto. «Yorin. È molto delicato e femminile.»
 
Arrossii. «Grazie…»
 
E poi calò il silenzio, quel silenzio imbarazzante che avevo temuto fin dall’inizio. Mi massaggiai il retro del collo e decisi di dedicarmi alla mia valigia, tanto per distrarmi e alleggerire quell’atmosfera soffocante. Chissà se quel pervertito mi aveva rimediato un pigiama decente. Già immaginavo pizzi e merletti da tutte le parti, ma dovetti ricredermi quando trovai un pantaloncino e una camicetta di raso color blu marino.

Quanto diavolo aveva speso per comprarmi quel pigiama? Controllai le altre cose che c’erano in valigia e mi accorsi che erano tutti capi di marche costosissime. Cinque o sei magliette Chanel, vari jeans Gucci e biancheria intima di Victoria’s Secret che era più sobria di quanto pensassi. La cosa più strana? Era tutto impacchettato, perciò doveva per forza aver speso dei soldi. Nessun vestito preso in prestito da qualche ragazza o sorella a me sconosciuta.
 
«Jungkook? Torno subito. Devo chiedere una cosa a Yoongi,» dissi tirandomi su dal pavimento. Il maknae sollevò la testa per darmi un’occhiata mentre mi dirigevo verso la porta ancora spalancata.
 
«Oh, certo. Ti aspetto qui.»
 
Marciai decisa lungo il corridoio finché non arrivai alla camera di Yoongi e Taehyung. Dopo il terzo colpo alla porta, venne ad aprirmi proprio la persona con cui volevo parlare. Pensavo di trovarlo mezzo addormentato, eppure era decisamente sveglio. Mi soffermai a guardare la camicia mezza sbottonata del suo pigiama che gli faceva intravedere il petto e la maggior parte del collo, ornato dalla stessa catenina d’argento che aveva indossato quel giorno.
 
«Che c’è?»
 
Il suo tono mi fece risollevare subito lo sguardo. Sembrava… preoccupato? I suoi occhi scesero verso il basso e mi accorsi che mi stava squadrando dalla testa ai piedi. Avevo la sensazione che mi stesse facendo un check-up completo, così incrociai le braccia al petto per nascondergli la mia mercanzia.
 
«Volevo parlarti delle cose che ci sono in valigia,» dissi, e a quel punto la sua espressione si rilassò. «Sei serio, Yoongi?»
 
«Perché? C’è qualcosa che non ti piace?» domandò stranito. «Ho cercato di seguire i tuoi gusti. Di solito ti vesti sempre con magliette, felpe e jeans strappati, così ho comprato soltanto roba di quel tipo.» Inclinò leggermente la testa. «Per caso volevi delle minigonne? Perché se fosse stato per me, ti avrei riempito la valigia di calze a rete e magliette striminzite.»
 
Sollevai la gamba per tirargli un calcio sulla coscia in modo scherzoso. Yoongi indietreggiò divertito mentre ridacchiava e tornava a sistemarsi il ciuffo scuro che gli era ricaduto sul viso quando si era spostato. Mi guardò nuovamente negli occhi e il suo sorriso scomparve poco a poco fino ad essere rimpiazzato da un’espressione seria.
 
«Dico sul serio, Yoongi. Quanto diamine hai speso per tutte quelle cose? Perché sei andato in posti tanto costosi quando avresti potuto fare un salto al mercatino dell’usato?»
 
«Il tuo corpo non è fatto per indossare roba del mercatino dell’usato,» rispose arricciando il naso. «Per me… vale molto di più.»
 
M’immobilizzai. «Mi hai detto che la tua regola numero uno è non spendere un patrimonio quando vuoi solo portarti a letto la ragazza,» sussurrai fissandolo negli occhi scuri e profondi.
 
Non mi rispose, eppure il suo sguardo sembrava volermi dire: “Io non voglio solo portarti a letto”. E perché mi dava la sensazione che fosse profondamente combattuto? Riuscivo a vedere il debole movimento delle sue sopracciglia che tremavano sotto la coltre scura dei suoi capelli. Piegò la testa e appoggiò la spalla contro lo stipite della porta, infilando entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni larghi.
 
«Le cose belle vanno valorizzate. Non è un mistero che mi piaccia il tuo corpo, Yorin. Te l’ho sempre detto e continuerò a farlo finché non avrò più fiato in gola. Tu mi ecciti in ogni modo possibile e immaginabile. Mentirei se ti dicessi che non sei diventata il mio sogno proibito dal primo momento in cui ti ho messo gli occhi addosso.»
 
Arrossii fino alla punta dei capelli. Come poteva essere così schietto su alcune cose e totalmente riservato su altre? «Allora diciamo che sono in debito con te per tutta quella roba. Che te ne pare se da oggi in poi comincio ad offrirti il pranzo?»
 
Yoongi ghignò sollevando gli occhi al cielo. «Yorin, per ripagare il debito che hai con me, dovresti offrirmi il pranzo per il resto della tua vita.»
 
«L’importante è cominciare,» risposi facendolo ridere nuovamente. «Ora scusami. Me ne torno in camera perché sto per addormentarmi qui in corridoio.» Strizzai gli occhi per cercare di tenerli aperti e sollevai una mano nella sua direzione mentre mi voltavo per dargli le spalle. «Riposati. Da quanto ho capito domani avrete una giornata piuttosto impegnativa.»
 
Non riuscii a fare un altro passo perché sentii la porta chiudersi e due braccia stringermi forte da dietro. Voltai leggermente il viso e vidi il volto di Yoongi che premeva contro il profilo del mio collo. Cercai di voltarmi, ma lui me l’impedì rafforzando la presa sulla mia vita. E ora che diavolo gli era preso?
 
«Non tornare da lui,» mi sussurrò con una voce talmente bassa da farmi venire i brividi. «Resta con me.» Cominciò a lasciarmi caldi baci sul collo mentre mi stringeva sempre di più contro il suo petto, insinuando le dita sotto la stoffa bianca della mia maglietta per accarezzarmi il ventre. «Io conosco Jungkook, Yorin. Quel ragazzino non è ingenuo come sembra. Potrà anche ingannare Jin, ma non riuscirà mai a prendere per il culo il sottoscritto.»
 
Riuscivo a sentire tutto il suo calore e la voglia di unirsi a me che stava cercando di saziare attraverso il movimento del suo bacino contro il mio. La mano scivolò verso l’alto finché le sue dita non incontrarono la stoffa del mio reggiseno e poi la curva del mio seno sinistro, che agguantò all’improvviso lasciandomi senza fiato. Mi maledii quando quel gemito mi scivolò via dalle labbra, provocandone un altro disperato in Yoongi. I suoi baci aumentarono d’intensità e il suo tocco divenne più lascivo mentre i suoi ansimi mi risuonavano nell’orecchio sotto le luci fioche del corridoio.
 
Cazzo, non capivo più niente. La mia testa mi diceva di staccarmi da quelle mani lussuriose e rifugiarmi in camera mia, ma il mio corpo si rifiutava di rinunciare a tutto quel piacere inaspettato che stava provando. Yoongi mi leccò il collo fino a raggiungere l’orecchio, accarezzandolo e inumidendolo con la punta della lingua. Chiusi gli occhi e un secondo gemito abbandonò la mia bocca, ma stavolta mi morsi le labbra per non fargli capire quanto mi stessero piacendo le sue attenzioni. Peccato che il ragazzo alle mie spalle se ne fosse già accorto da tempo.
 
«Posso dire a Taehyung di tornare da Jungkook,» soffiò ancora una volta contro il mio orecchio. La sua voce profonda e gutturale rispecchiava alla perfezione il piacere che gli stava scorrendo nelle vene. «Ti basta solo una parola, Yorin. Solo una parola e io stanotte divento tuo.»
 
Spalancai gli occhi e fissai la parete bianca di fronte a me. Stanotte? Lo colsi di sorpresa e mi liberai malamente dalla sua stretta mentre mi voltavo per fronteggiare il suo viso perplesso. Certo, era ovvio che intendesse solo una notte di sesso. Poi arrivederci e grazie.
 
«Non sono la tua puttana, Min Yoongi,» soffiai acida mentre il suo sguardo ancora velato dal piacere si faceva sempre più confuso. «Forse sono semplicemente una persona troppo ingenua.»
 
«Yorin-»
 
Non lo lasciai parlare. Corsi verso la stanza di Jungkook e mi ci fiondai dentro per poi richiudere la porta con un tonfo. Quando mi voltai, mi ritrovai davanti il maknae a petto nudo, con i capelli gocciolanti e un misero asciugamano a coprirgli le parti basse. Ma con tutti i momenti, Jeon Jungkook doveva uscire dalla doccia proprio quando io decidevo di tornare in camera?
 
Ma non fu quello a sconvolgermi. Rimasi senza fiato quando lo vidi avanzare verso di me con sguardo serio e penetrante. Sembrava davvero… un uomo. Le spalle larghe si muovevano seguendo il ritmo delle sue gambe muscolose. I capelli bagnati gli donavano un’aria sexy che non gli avevo mai visto, forse solo quando era sul palco.
 
Si avvicinò sempre di più finché non fui costretta ad indietreggiare. Mi ritrovai con le spalle contro la porta, intrappolata tra le sue braccia nude e ancora bagnate, il viso piccolo e delicato a qualche centimetro dal mio. Avrei voluto chiedergli che cosa diavolo stesse facendo, ma non me ne diede l’occasione.
 
La sua bocca si schiantò contro la mia, trascinandomi in un bacio che mi rubò letteralmente il respiro.
🔼🔼🔼

ᗩngolo.ᗩutore
Sono tornata! Scusate se vi faccio sempre aspettare tanto, ma tra mancanza d'ispirazione, tempo e periodi un po' no, la mia voglia di aggiornare scende ai minimi sindacali ahaha

Passando al capitolo, di sicuro succedono cose inaspettate. Incontriamo le due stylist che non sembrano proprio essere dalla parte di Yorin, che ovviamente non si fa mettere i piedi in testa e ottiene le simpatie dei Manager.

Qualcuno ha fatto un guaio con le camere e non ha registrato la prenotazione di Yorin. Secondo voi chi potrebbe essere stato? 🤔 Ma grazie a questo contrattempo, Yorin finisce di sua spontanea volontà in camera con Jungkook 😂

Dopo un'innocente conversazione, Yorin ha un altro incontro ravvicinato con Yoongi, che davanti a lei non riesce proprio a contenersi. Stavolta entrambi sembrano presi dal momento, almeno fin quando Yoongi non dice quella frase che fa ritornare Yorin alla realtà. Davvero Suga la vuole solo per una notte o sarà lei che ha frainteso tutto? In fondo non sappiamo cosa stesse pensando Yoongi 🤔

E la parte finale... ve l'aspettavate una reazione simile da parte del nostro maknae? 😂

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! In tal caso fatemi sapere pure cosa ne pensate. Un bacione e alla prossima 😘

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