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Autore: Darcymalec07    30/04/2019    0 recensioni
Il mondo ha deluso Charlie, e lui ha smesso di lottare. Il suo rifugio è la sua stanza, la musica la sua unica amica.
L'apatia segna le sue giornate grige e interminabili e il suo animo è serrato come un vecchio meccanismo in disuso di cui nessuno si preoccupa più. Ma il destino ha in serbo qualcosa per lui...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La musica può essere intima amica e confidente, e Charlie lo sapeva bene.
Da qualche anno a quella parte, le cuffie e la musica a palla erano la migliore compagnia per lui che se ne stava chiuso nella sua stanzetta asfissiante, piena di poster e di scritte, sfoghi, poesie. Il suo mondo fatto di parole aggraziate ma dissonanti era tutto lì, non gli importava di ciò che c’era fuori. O perlomeno, non gliene importava più.
Viveva in una costante allergia dell’esterno.
Si rigirò nel letto senza prendere in considerazione l’idea di alzarsi, i capelli scuri e lucidi sparsi sul cuscino, le mani strette sull’ipod con la sua playlist preferita del giorno.
La sua mente persa in altri mondi mentre fuori dalla finestra il chiasso della città non era mai cessato. Il mondo poteva tranquillamente continuare ad andare avanti senza il suo contributo, non gliene importava.
L’atmosfera nella stanza era stagnante, ma erano ormai mesi che non usciva se non per andare in bagno o per prendere qualcosa da mettere nello stomaco.
Aveva ridotto la stanza ad essere continuazione diretta della sua anima. Un blocco scuro e putrido, cacofonico, imprigionato da sé stesso, alla continua ricerca di aria nuova che non c’era.
C’era stato un periodo in cui aveva cercato una via d’uscita, ma ormai aveva perso le speranze.
Non vedeva nulla di buono in quello che c’era fuori.
La situazione era critica, a sentire i suoi genitori. Ma per Charlie era solo apatia, un giorno dopo l’altro in cui decidere come passare il tempo, in cui sperare che arrivasse il giorno dopo.
Si era costruito la sua personale prigione e le sbarre di ferro erano sempre più massicce, più invase dalla polvere e dallo sporco, perché era tempo che non cercava di sradicarle.
Fissava il soffitto da un’ora e non si era nemmeno accorto del tempo che era passato.
L’unica a scandire il passare del tempo era la musica. Una traccia finiva, l’altra incominciava, in un loop apparentemente infinito.
Chiuse gli occhi, ma dovette riaprirli quando qualcosa urtò contro la sua finestra. Si mise in ginocchio sul letto per guardare fuori.
Non era di certo un bel panorama, quello fuori dalla piccola finestra della sua stanza. Si vedeva semplicemente un edificio di mattoni, perfettamente identico a quello in cui abitava Charlie, e una finestra speculare alla sua. Era poco distante dato che i due edifici erano quasi schiacciati l’uno contro l’altro.
Charlie si sforzò di guardare l’edificio davanti a sé, ma apparentemente non c’era nulla di strano.
Si sdraiò di nuovo sul letto, pensando che molto probabilmente un qualche uccello aveva sbattuto contro il vetro della finestra.
Aveva appena richiuso gli occhi, quando qualcosa sbatté di nuovo contro la finestra.
Si tirò su, deciso a scoprire cosa stava succedendo.  
Osservò la finestra davanti e si rese conto che per la prima volta la luce era accesa. La casa era stata disabitata per qualche anno dopo che l’anziana che ci viveva era stata portata dai parenti in un ospizio, e probabilmente ora qualcuno l’aveva comperata.
Spalancò gli occhi tra l’irritato e il sorpreso quando vide una testa spuntare da dietro la finestra dell’altro condominio, ma non fece in tempo a tirarsi indietro quando la piccola pietra lo prese in pieno in fronte.
Chiunque fosse il nuovo inquilino dell’appartamento di fronte aveva una fionda, e la sapeva usare bene.
Charlie aprì la finestra e non si sentì per niente strano quando gridò al vento, con tutta l’irritazione possibile:
“Si può sapere che cosa vuoi??”
Nessuna risposta giunse, ma Charlie rimase sorpreso. Era di una ragazzina la testa che spuntava da dietro l’altra finestra, e si stava sbracciando in un tentativo di lontano saluto.
   
 
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