Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: zetastories    30/04/2019    1 recensioni
« ...Da domani tu rimarrai qui, finchè non ti sarai ripreso, e poi tornerai a casa. Andremo avanti solo noi quattro...cinque, se contiamo anche il cane »
Dopo lo scontro con lo stand di N'Doul, il giovane Noryaki Kakyoin è rimasto ferito.
Fortunatamente il gruppo è riuscito a sconfiggere anche quest'avversario, ma -secondo Jotaro- Kakyoin non può più seguirli nel loro viaggio e non può più combattere.
Smetterà dunque di seguire il gruppo in cerca della dimora di Dio? Non potrà davvero partecipare alla sua sconfitta?
Al suo risveglio nell'ospedale dell'associazione Speedwagon, i due affrontano la questione.
Le foto utilizzate provengono da una Dj di Miyamoto Rin (Jojo no Kimyou Na Bouken Dj - Kaleidoscope)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jotaro Kujo, Noriaki Kakyoin
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il sole batteva forte sulle teste di tutti quanti, il caldo rendeva il cammino ancora più difficile di quanto non lo fosse già. La sabbia del deserto era rovente, scaldata dai colpi duri dei raggi del sole.
Kakyoin teneva gli occhi fissi su Jotaro, che camminava in testa al gruppo senza mostrare segni di fatica, eccetto per quelle poche goccioline di sudore che gli attraversavano le tempie; per il resto il suo viso era statico, i suoi occhi erano rivolti verso l'orizzonte e l'espressione sul suo volto era piuttosto seria -come al solito, dunque-. Il rosso si fermò un attimo a riprendere fiato, passandosi una mano sull'umida fronte.

Ecco che sentì alle sue spalle dei passi, sentiva che qualcuno si stava avvicinando ma il rumore era decisamente troppo forte per essere delle scarpe sulla sabbia. Spalancò gli occhi.

 Spalancò gli occhi

« Un... sogno? »
Non riusciva a vedere nulla, istintivamente si passò le mani sul viso, poi sugli occhi: una benda?
Sospirò, doveva mantere la calma; nel giro di pochi istanti si ricordò dello scontro con N'Doul, e di come il suo stand d'acqua gli procurò delle ferite agli occhi.
Non era morto, dunque. Tirò un sospiro di sollievo. 

Sarebbe rimasto cieco?

« I medici della fondazione Speedwagon hanno fatto un ottimo lavoro, dicono che non rischi la vista, devi solo tenere questa benda ancora per un po', e devi riposarti » esordì fermamente una voce dal lato del letto, che interruppe così il suo turbine di pensieri.

« Jotaro? » domandò delicatamente Kakyoin, cercando di volgere -come meglio poteva- il volto verso l'interlocutore, mentre sentì il peso di qualcuno adagiarsi sul letto.

« Jotaro? » domandò delicatamente Kakyoin, cercando di volgere -come meglio poteva- il volto verso l'interlocutore, mentre sentì il peso di qualcuno adagiarsi sul letto        

« Già. Come ti senti? »
« Bene, non sento dolore nè fastidio. »
« Ti ho detto che i medici hanno svolto un buon lavoro. »

Kakyoin sospirò. Jotaro lo guardava col suo solito sguardo impassibile. Anche se non poteva vederlo, dalla sua voce poteva intuire che lo stava guardando come guarda tutto il resto ogni giorno.
« Ci sei andato vicino... ma è stata colpa mia. Non avrei dovuto lasciarti avvicinare tanto ad un avversario di cui sapevamo così poco. »
Si fermò un attimo, per vedere se il rosso avrebbe detto qualcosa, ma Kakyoin rimase zitto. 
Al chè Jotaro proseguì:  « Da domani tu rimarrai qui, finchè non ti sarai ripreso e poi tornerai a casa. Andremo avanti solo noi quattro... cinque, se contiamo anche il cane »
Dichiarò la frase con estrema serietà e con un filo -quasi- di compassione nei confronti del ragazzo; in fondo anche a lui sarebbe dispiaciuto trovarsi in una situazione simile, si sarebbe sentito un peso.

Kakyoin sbottò improvvisamente.
« Assolutamente no! Cosa stai dicendo?! Io voglio proseguire! Non è niente, dammi qualche giorno e potrò seguirvi anche io! » stava quasi urlando, in preda all'agitazione. Voleva a tutti i costi continuare il viaggio, solo con loro si sentiva compreso, si sentiva a casa. 
Loro potevano vedere il suo stand, anche loro lo avevano: questo per Kakyoin rendeva tutti e cinque così simili, sullo stesso livello, li rendeva suoi amici.

 Loro potevano vedere il suo stand, anche loro lo avevano: questo per Kakyoin rendeva tutti e cinque così simili, sullo stesso livello, li rendeva suoi amici        

« Capisco. » disse Jotaro, con il suo solito tono sostenuto. 
« ... Ma la prossima volta non essere così sconsiderato, i nemici si stanno facendo man mano più potenti e difficili da sconfiggere » proseguì.

Kakyoin non proferì parola, abbassò il viso. Dopo qualche istante di silenzio -che sembrò essere interminabile-, sussurrò: « Mi dispiace... »
Jotaro si sistemò il cappello davanti agli occhi, incupendosi. 
« Bene... è ora che io vada. Devo controllare anche le condizioni di Avdol... Sicuramente più tardi verranno a trovarti anche Polnareff ed il vecchio. »

Kakyoin era sconcertato dalla freddezza con la quale il suo compagno d'avventura -il suo amico!- lo stava trattando, ma in effetti, Jotaro, era sempre stato così; solo che in un momento simile avrebbe avuto bisogno di ricevere più empatia, più calore.

Kakyoin era sconcertato dalla freddezza con la quale il suo compagno d'avventura -il suo amico!- lo stava trattando, ma in effetti, Jotaro, era sempre stato così; solo che in un momento simile avrebbe avuto bisogno di ricevere più empatia, più calore        

Jotaro fece per andare, ma qualcosa lo fermò: la mano del rosso aveva afferrato istintivamente uno dei lembi della sua giacca. 
Il moro si voltò, il viso di Kakyoin sembrava tremendamente malinconico. Kakyoin sussultò, essendosi reso conto del suo atto involontario.
« Ah! S-Scusami... » disse lui con un fil di voce, abbassando il viso.

 » disse lui con un fil di voce, abbassando il viso        

 

   
 
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