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Autore: Evola Who    01/05/2019    3 recensioni
Queen sono uno dei gruppi musicali più famosi del mondo.
Per anni hanno fatto cantare ed emozionare milioni di persone grazie alla loro musica e alle loro parole. Ed è tuttora così per le nuove generazioni.
Ma chi erano i primi “fan” dei Queen - a parte familiari, amici e fidanzate dei membri della band - quando quando il gruppo non aveva ancora raggiunto il successo? Chi seguiva la rock band più stravagante di sempre quando suonava nei pub e nei campus universitari?
Ecco, questa è la storia di una di loro...
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ormai erano le tre e mezza della notte ed il pub era stato chiuso.
La gente se n'era andata, Abel stava spazzando il pavimento, mentre il gruppo finiva di smontare gli amplificatori e la batteria.

“Beh, non so davvero come ringraziarvi!” disse infine il proprietario, guardando i quattro ragazzi con aria soddisfatta. “Non solo avete suonato divinamente, ma mi avete riempito il locale! Tutti si sono divertiti ed io ci ho anche guadagnato, molto più del solito! Davvero, in sedici anni di attività, non ho mai avuto il locale così pieno! E, in trentacinque di vita, non ho mai assistito ad una serata così piena di energia!”

I Queen apprezzarono davvero molto quelle parole, specialmente Freddie. Si sentiva di aver fatto qualcosa di buono grazie alla sua passione e di aver mantenuto la promessa che aveva fatto ad Abel ed a Nancy.

“Beh, l’ho detto che con noi il successo è garantito!" rispose il cantante, sorridendo.

"Quindi, non ci deve ringraziare. Abbiamo fatto solo il nostro lavoro.”

Abel fece uno dei suoi sguardi rassicuranti, ma sapeva bene che le parole e le intenzioni di Freddie erano molto più profonde di quanto volesse dare a credere.

“E, comunque, sono molto più contento per mia figlia.”

Tutti si girarono verso il bancone, guardando la ragazzina addormentata con la testa appoggiata ad un braccio, la giacca slacciata ed il rossetto un poco sbavato.

Quando il locale stava per chiudere, si era seduta davanti al bancone, ciondolante dal sonno, e vi si era appoggiata, ignorando tutto e tutti attorno a lei, addormentandosi come un sasso. In fondo, nonostante la sua buona volontà di restare sveglia, era pur sempre una bambina di appena undici anni e doveva aver iniziato a sentire la voce calda di Morfeo già verso metà serata.

“Forse, non avrei dovuto tenerla sveglia per tutto questo tempo” commentò Abel, avviandosi verso di lei, “ma mi sarei sentito in colpa per tutto il resto della vita se le avessi impedito di ascoltare il suo primo concerto. E poi, non ci sarà niente di male se dormirà per dodici ore di fila.”

Fece una piccola risata, mentre guardava la sua bambina con aria serena. Poi tornò a voltarsi verso i Queen, dicendo: “Penso che le abbiate regalato la serata più bella della sua vita e ve sono davvero riconoscente.”

I quattro ragazzi si sentirono un po’ imbarazzati per quelle parole, ma anche felici mentre guardavano la loro piccola fan addormentata.

“Non solo ha assistito al concerto, ma ne ha pure fatto parte! E, di certo, non se lo dimenticherà mai.”

“Beh… un artista disse che, un giorno, tutti avranno i loro quindici minuti di celebrità. Ed io glieli ho donati ben più che volentieri!” rispose Freddie con gentilezza.

“E, poi, quell'idea dello scontro tra piano e chitarra... devo ammettere che è stato davvero divertente e interessante” ammise Brian. “Forse, dovremmo ripeterla anche per le prossime due sere.”

“Per me va bene” rispose Roger, facendo spallucce.

“Anche per me” aggiunse il cantante.

“E avete il mio consenso” finì Abel

Dopo un attimo di silenzio, il proprietario si propose di aiutarli a finire di smontare tutto e di portare le attrezzature dentro il furgone e che gli avrebbe dato un anticipo per la loro prima serata.

Prima di tutto, però, doveva mettere a letto sua figlia, dicendo che gli mancava di portala in braccio, come quando era più piccola e si addormentava dentro il pub.

Appoggiò la mano sulla spalla di Nancy e la scrollò un po’, finché lei non iniziò a mugugnare, assonnata: “Lasciami in pace, pà. È sabato... Non c’è scuola...”

“È vero. È sabato e non c’è scuola. Ma è sabato da circa tre ore solamente.”

La ragazza si sollevò leggermente dal bancone, voltando la faccia verso suo padre con gli occhi socchiusi e assonati. Abel le sorrise, l’aiutò ad alzarsi e, insieme, andarono alla porta segreta del muro.

“Sono stata brava?” chiese Nancy con tono assonato, mentre si strovinava gli occhi con un pugno.

“Sei stata bravissima!”

“La prossima volta posso invitare Abigail e le sue stupide amiche, solo per far loro vedere quanto sono brava?”

“Vedremo…”

Freddie e gli altri risero per quello scambio di battute. La guardarono allontanarsi, sentendo un piccolo saluto da parte sua, fino a che entrambi scomparvero oltre la porta segreta.

Non appena furono rimasti da soli, Freddie commentò con soddisfazione: “Beh, è stata davvero una bella serata.”

“Hai ragione” rispose Brian, “Nonostante tutto, abbiamo suonato veramente molto bene. E sono contento che sia Nancy che Abel si siano divertiti ed abbiano apprezzato ogni cosa.”

“Detto da te, è un po’ strano, Bri” disse Roger, mettendosi in mezzo tra il cantate e il batterista.

“Proprio tu che dicevi che tutta quella gentilezza fosse anormale ed ora lo trovi nomale... i miei complimenti!”

“Certo! Davvero strano, per un tipo scientifico come te!”

E mentre il biondo ed il moro ridevano a crepapelle, il più alto alzò gli occhi al cielo irritato.

“Comunque,” aggiunse John, “Io sono molto felice che siamo riusciti a coinvolgere Nancy; anche in quel momento di imbarazzo l’abbiamo aiutata ad uscirne nel migliori dei modi.”

Il trio guardò il bassista con aria un po’ sorpresa per le sue parole – era strano che avesse parlato un po’ più del solito: era un loro amico, grande musicista e confidente ma, a volte, la sua timidezza ed il suo starsene sempre per i fatti suoi lo rendeva quasi invisibile in certe situazioni - mentre lui sorrideva beato.

“In fondo, probabilmente anche noi, alla sua età, avremmo voluto assistere ad un concerto e magari suonare davanti ad un pubblico senza timore. E sono contento che le abbiamo dato questa piccola opportunità e che continueremo a farlo anche per le prossime due serate. E spero anche che, un giorno, abbia la sua rivincita contro i bulli e possa avere una vita felice, proprio come faremo noi contro le persone che dicono che non sfonderemo mai…” e pronunciò quelle ultime parole sottovoce e chinando un poco la testa.

“John, John, John…” Freddie andò da lui, gli passò il braccio attorno alle spalle e continuò, con convinzione: “Ma certo che noi sfonderemo!”

Il bassista sollevò lo sguardo, fissando il sorriso vittorioso del cantante.

“Ma, per riuscirci, dobbiamo farci un nome per bene in giro per la città, fare qualche tour fuori Londra e, se tutto andrà bene, incidere anche un album! E poi… saremo finalmente pronti per entrare di prepotenza nell’Olimpio del successo!”

Freddie lo disse guardando in alto ed immaginandosi tutta la scena con aria sognante, mentre l’amico lo fissò un po’ stranito.

“E sono certo che anche Nancy avrà la sua rivincita, proprio come noi saremo la più grande rock band di sempre. E, chi sa? Lei vivrà una stupenda adolescenza, accompagnata dalle nostre canzoni, che saranno sempre prime in tutte le classifiche!”

Il gruppo rise per quelle affermazioni, ma Freddie sapeva che quelle parole erano molto profonde e sincere: ci sperava veramente tanto, sia per lei sia per loro.

Per il momento, tuttavia, tutto quello che potevano fare era suonare nei locali e regalare qualche gioia ai loro futuri fan, proprio come con Nancy. E, di questo, si sentiva veramente molto fiero.

Intanto, poteva farsi due risate e divertirsi con i suoi amici, proiettati com'erano verso il culmine del successo.

“Okay, tutto molto bello. Ma, per ora, vedo solo la tua dentatura” commentò ironicamente John, fissando il profilo di Freddie.

Brian e Roger - che nel frattempo si erano appoggiati al bancone - risero per quel commento.

“Beh, in sostanza possiamo dire che sia stata una bellissima serata” commentò Roger divertito, portandosi alla bocca una pinta di birra.

Il chitarrista fissò il batterista, chiedendo: "Rog, ma ti sei servito una birra da solo?”

“No, era già piena.”

“Ma quel bicchiere non era vuoto, un attimo fa?”

Il biondo ci rifletté un attimo, osservando il banco ancora colmo di boccali vuoti, per poi ritornare a guardare l’amico chitarrista, rispondendo con tono dubbioso: “Io.... non lo so…”

Tutti rimasero un po’ perplessi ma soprattutto straniti per quella misteriosa circostanza…
 

 
Siamo quattro emarginati male assortiti che suonano per altri emarginati.
I reietti in fondo alla stanza che sono piuttosto certi di non potersi integrare.
Noi apparteniamo per loro.”

Bohemian Rhapsody” 2018


 
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Note:
Ultimo capitolo! :D
Questa volta, quello vero XD
Non so che dire... mi dispiace per quel finale un pò
affrettato. Ametto di non essere brava con i finali, e con 
questa storia non sapevo bene come finire....
Qundi, finale divertente e un pò strano, e una belle frasi
più belle del film
"Bohemian Rhapsody". 
E penso che, questa frase abbia senso, visto che Nancy
si sente una reietta, e i Queen suonano per lei <3
Ringrazio ad tutti quelli che hanno letto questa storia!
Sopratutto alla mitica Carmaux_95 e la gentile Sick_Girl! 
Che hanno sempre recensito questa storia con entusiasmo! 
E ringrazio con il tutto il cuore, il mio caro amico IndianaJones25.
Che, senza di lui e le sue correzioni, non pubblicherei mai le mie storie!
E sopratutto, grazie anche tutti ad quelli che leggono in silenzio.
Non so se pubblicherò un'altra storia su i Queen.. visto che
mi sto concentrando da un altro cantante
croff, croff *Elton John* croff, croff...
Ma, mai dire mai ;)
Qundi, questo è tutto!
Buon primo maggio ad tutti
e...
a presto!
Evola P.s Sabato, nuova storia! Ma su un pianista eccentrico. E non è Jerry Lee Lewis! XD Sì, sono davvero simpy... Sorry per la battuta... 



 
   
 
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