Silenziosamente, la notte cala come nettare sui tetti della città. Il cielo è attraversato da un velo lucido, sembra smaltato di vetro: mi fa pensare alla glassa zuccherina su una torta, con le stelle di pan di zenzero – la luce deborda, un muto richiamo che si appella ai pensieri, più che alle parole.
Col buio, anche il freddo si appollaia sulla bianca fronte di Londra (sembra baciarla), quasi a voler riprendere fiato.
Sdraiata sul letto, rincorro i miei pensieri, cerco di non perderli di vista mentre si gonfiano e si sbrindellano in uno spazio ampio e indefinito, che sta al di là della realtà. Che si avvicina, forse, alla musica che le cuffie mi pompano nelle orecchie.
Domani, penso, umettando le labbra e sfiorandomi con le dita il sorriso che mi stira le labbra. Il pensiero rimane sospeso a mezz’aria, come una parentesi aperta e mai più richiusa. Ma l’idea orbita attorno a immagini che sventolano le dolci bandiere dell’amore: arrossisco.
Domani.
Col buio, anche il freddo si appollaia sulla bianca fronte di Londra (sembra baciarla), quasi a voler riprendere fiato.
Sdraiata sul letto, rincorro i miei pensieri, cerco di non perderli di vista mentre si gonfiano e si sbrindellano in uno spazio ampio e indefinito, che sta al di là della realtà. Che si avvicina, forse, alla musica che le cuffie mi pompano nelle orecchie.
Domani, penso, umettando le labbra e sfiorandomi con le dita il sorriso che mi stira le labbra. Il pensiero rimane sospeso a mezz’aria, come una parentesi aperta e mai più richiusa. Ma l’idea orbita attorno a immagini che sventolano le dolci bandiere dell’amore: arrossisco.
Domani.