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Autore: Eneri_Mess    04/05/2019    0 recensioni
L’espressione di Keith era l’apoteosi del dubbio che voleva dire non ci credi nemmeno tu, ma lasciò perdere. “Mi fido di Lance” aggiunse soltanto.
“Questo, a mio avviso, è un turbamento legittimo nella Forza.”
[Star Wars!AU] [May the 4th be with you!]
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allura, Lotor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per il Cow-T, settima settimana, M12 - Pubblicata per il May the 4th be with you!
Prompt: Tarocchi - La Forza
Numero parole: 4483
Rating: SAFE

Personaggi/Ship: Lotor/Allura, Lotor & Shiro, Keith & Lance. Gente varia.
Note: Star Wars!AU ad ampie linee.
Lotor (Anakin) è il Maestro Jedi di Shiro (Ahsoka? Ma anche Jango Fett per la questione cloni). Fin dall’infanzia, Lotor è profondamente legato ad Allura (Padme), Senatrice e Principessa di Altea. In segreto, i due mantengono una relazione che sboccia in una gravidanza. Keith e Lance sono due apprendisti Jedi. Kolivan (Windu?) è il Maestro di riferimento del Tempio Jedi, Sendak è il Conte Dooku, mentre il Cancelliere Supremo è Honerva (Palpatine). Honerva ha proposto a Shiro di prestare il suo DNA per la creazione di un esercito di cloni a difesa della Repubblica. Ho scombinato un po’ tanto le cose della storyline originale tra cui anche un po’ la Forza, sorry.

 

 



 

Per tutta la notte, Lotor rimase in piedi di fronte al vetro che lo separava da Allura. Shiro lo trovò così.

“Come sta?” chiese il padawan, dopo minuti interi passati a pensare a cosa poter dire e trovando ogni possibile domanda sia una tortura sia qualcosa di sbagliato.

“È stabile” replicò il Maestro Jedi e sembrò un’accusa verso ignoti che fece soltanto sentire Shiro ancora più fuori posto. L’aria era tesa, la Forza era un muro intorno a Lotor.

“Il Consiglio ha chiesto di vederti” iniziò il padawan, odiandosi per essere un ambasciatore in quel momento. “Il Maestro Kolivan vuole un rapporto da te.”

Lotor non rispose; l’aura intorno a lui sembrò bruciare in modo gelido. Shiro non si ritrasse e tentò di nuovo. “Rimarrò io a vegliare sulla Senatrice Allura. Per favore, Maestro…”

Lotor chiuse gli occhi. “Ti ho ripetuto mille volte di non chiamarmi Maestro” fu un rimprovero rassegnato, ma anche un’incrinatura in quell’atmosfera pesante che li circondava. Il Jedi si voltò verso il proprio padawan con uno sguardo indecifrabile a ottenebrarlo. Un brivido scosse Shiro profondamente, ma riuscì a non farlo trapelare. “Avvertimi immediatamente se si sveglia” ordinò il Galra e lasciò la stanza.

 

 

Il Tempio Jedi conservava la sua aura di pace e di luogo neutro, benché ormai non lo fosse più da troppo tempo. Dopo il recente attentato in Senato, dove diversi esponenti politici erano rimasti feriti o, al peggio, morti, Coruscant versava nel caos totale. Durante il breve viaggio verso il Tempio, Lotor aveva notato le pattuglie delle forze dell’ordine essersi quadruplicate, proteste dei cittadini contro la sicurezza e, in lontananza, nel cielo della mattina, ancora tracce dell’incendio che aveva consumato parte del palazzo governativo.

Giunto a destinazione, notò che il Tempio era fin troppo tranquillo. Non si imbatté in nessuno, finché non salì le scale verso la sala del Consiglio. Ma era un incontro che avrebbe voluto rimandare.

“Maestro Lotor! Maestro!”

Il Galra arrestò la propria camminata, voltandosi con pazienza. Lo scalpiccio dei due apprendisti si fermò un paio di gradini sotto di lui.

“Lance, Keith” salutò Lotor lento, tentando di non farsi influenzare dalle loro vibrazioni di preoccupazione. “Mi attendono al Consiglio.”

Il giovane padawan Altean non sembrò ascoltarlo.

“Come sta mia cugina!? Non mi dicono niente!” proruppe, salendo gli ultimi gradini anche quando il compagno tentò di fermarlo.

“Lance, lascialo in pace, deve-” protestò Keith, strattonandolo, ma Lotor alzò la mano per fermarli entrambi.

“Le sue condizioni sono stabili” rispose calmo, scrutando l’Altean. “Shiro è con lei, puoi contattare lui.”

“Voglio vederla!” insistette Lance, ma Lotor scosse la testa.

“Quando si sarà svegliata. È sotto stretta sorveglianza delle Guardie del Senato ora. Non vogliamo altri incidenti” e fece per risalire le scale, quando Lance lo afferrò per il braccio, fermandolo. Non lo stava sfidando con lo sguardo, sembrava terrorizzato, e a Lotor non piacque l’espressione di indecisione che aveva sul viso. “Che cosa c’è, padawan?”

“Io…” Lance lanciò un’occhiata al compagno e Keith lo ricambiò senza capire, le sopracciglia inarcate. “Io so” disse soltanto l’Altean, stringendo le dita sul polso del Jedi e cercando disperatamente di dare un senso a quell’affermazione con l’intensità del proprio sguardo.

Lotor si liberò con delicatezza e la stessa impassibilità dimostrata fino a quel momento, cercando di tenere a bada il ribollire che aveva dentro

“Allura sta bene. Va tutto bene” disse senza alcuna inflessione e senza guardarli. “Più tardi ti accompagnerò da lei, ma per adesso attenetevi al vostro programma giornaliero.”

“Ma-”

Lance, andiamo!” intervenne Keith, che anche se non aveva capito niente interpretò ragionevolmente quell’invito a levarsi dai piedi.

 

 

Nella sala del Consiglio l’aria era pesante e si percepiva tutta la gravità della situazione. Lotor fu accolto da sguardi criptici, ma se li fece scivolare addosso, concentrandosi unicamente sugli ologrammi al centro della stanza che riassumevano in lenti loop quello che era accaduto al Senato.

“L’attacco è stato portato avanti da uno dei presunti Sith sottoposti del Conte Sendak, Haxus. Il suo corpo non è stato ancora ritrovato, ma una delle dame della Senatrice Allura assicura che non può essere sopravvissuto alla sua stessa esplosione.”

Tra gli ologrammi, comparve la foto di una giovane ragazza dai marchi verdi sulle guance, il cui identificativo era uno strano soprannome, Pidge.

Kolivan riprese. “Nell’attentato sono morti tredici esponenti. I feriti complessivi sono trentaquattro, tra cui la Cancelliera Honerva.”

Nonostante la concentrazione che richiedeva la seduta, Lotor sentì distintamente diversi sguardi sulla propria figura, ma non si mosse, né accennò nulla che tradisse i propri pensieri. La posa di alterigia delle sue spalle e del suo sguardo trasmettevano però un messaggio di sfida, nell’attesa di sentire se qualcuno avrebbe osato dire qualcosa. Nelle ultime ore il suo esercizio costante era stato quello di rendere la Forza stabile intorno a sé, come una sorta di muro dietro cui ripararsi.

Ma Kolivan, impassibile, richiamò l’attenzione generale.

“La condizioni della Cancelliera non sono gravi. Ha ordinato un’indagine a tappeto per assicurarci che sia opera dei Sith aiutati dai Separatisti. Il Maestro Ulaz, il Maestro Thace e il Maestro Antok si recheranno nell’ultimo luogo dove sappiamo essere stato il Conte Sendak prima dell’attacco. Nel frattempo, la Maestra Krolia, il Maestro Slav e io interrogheremo i feriti e accerteremo le dinamiche. Il resto dei Maestri rimangono a disposizione.” Ci furono diversi commenti sottovoce, ma nessun dibattito. “Questo è quanto. Maestro Lotor, una parola.”

In un generale mormorio di assenso, tutti lasciarono la sala a eccezione di Lotor e Kolivan.

“Shiro mi ha riferito che sei rimasto tutta la notte a vegliare la Senatrice Allura” iniziò, abbandonando i formalismi.

“Sì” rispose Lotor, guardandolo con lo stesso sguardo di gelida sfida avuto per tutta la seduta del Consiglio.

“Dal rapporto medico è emersa una gravidanza di quattordici settimane. Ne sapevi qualcosa?”

“No” fu la risposta precisa, senza alcun vacillare.

Kolivan rimase in silenzio per diversi secondi, nella sua posa statuaria, come un dio ancestrale capace di vedere la verità attraverso le persone. Ma Lotor fu impassibile.

“So che la Senatrice Allura si fida ciecamente di te. Il Conte Sendak non ha fatto mistero più volte di quanto Altea sia un impedimento cruciale per i Separatisti. La morte di Re Alfor ne è stato un esplicito esempio. Se la Senatrice è in un momento delicato tale, vorrei che tu e Shiro le rimaniate al fianco per proteggerla.”

Per la prima volta, l’espressione rigida e impostata di Lotor si ammorbidì per la sorpresa di quella richiesta e per la fiducia accordatagli. Il senso di colpo lo pungolò, fastidioso come un centinaio di spilli a pungerlo, ma non lasciò trapelare nulla. “Ci assicureremo la sua incolumità.”

Kolivan annuì, ma poi si fece pensieroso. “Un’ultima cosa.”

Lotor attese.

“Shiro è ormai pronto per diventare Maestro e la cerimonia avverrà prima che la Senatrice faccia ritorno ad Altea.”

Il Jedi assentì piano, concorde. “Perfetto.”

“Vi assegneremo un nuovo padawan ciascuno. Vorrei che diventassi il Maestro di Keith.”

Questa volta Lotor non fu così bravo a fermare i propri pensieri prima che arrivassero alla bocca. “È una decisione dettata dal nostro comune retaggio?” chiuse un attimo gli occhi e espirò forte. “Non intendo mancarti di rispetto, Kolivan, ma avrai visto cosa succede ogni volta che si parla della Cancelliera Honerva in mia presenza” negli anni era diventato bravo a rimuovere ogni sentimento dal pronunciare il nome di sua madre; tuttavia, situazioni logoranti come una notte insonne e il dover reprimere emozioni forti come quelle provate alla notizia dell’attentato riuscivano a insinuarsi nel suo autocontrollo e creare delle falle. E le persone intorno a lui ne approfittavano con sguardi critici e invadenti. “Non parleranno meglio di Keith o della Maestra Krolia se verrà affidato a me.”

“Ritengo che Keith possa imparare molto da te” fu la replica risolutiva di Kolivan e Lotor non ci provò ulteriormente, annuì e basta.

“Per l’apprendista da assegnare a Shiro consiglierei Acxa. È disciplinata e impara in fretta” suggerì, avviandosi all’uscita della sala.

“Acxa è già stata affidata alla Maestra Krolia. Shiro addestrerà il padawan Lance.”

Di bene in meglio, pensò Lotor chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

 

Arrivare su Altea dava sempre a Lotor l’impressione di poter lasciare i dissidi della Repubblica alle spalle e godersi la pace di quei luoghi usciti da una favola umana.

Nonostante i pareri dei medici che le avevano consigliato un congedo per maternità, Allura era di nuovo in piedi e utilizzava la mattina per tutte le faccende di natura politica. Questo fino a quando, all’ora di pranzo, Lotor non staccava letteralmente la spina ai comunicatori del suo studio, guardandola con rimprovero e buttando fuori l’aria dalle narici come un vecchio insegnante stanco.

“Stavo parlando con mio zio Blaytz, per tua informazione. Smettila di giudicarmi” si lamentò Allura, alzandosi con uno slancio troppo energico che le fece girare la testa. Lotor le fu al fianco in un battito di ciglia. “Scusami” mormorò lei, appoggiandosi contro il suo petto e chiudendo gli occhi per godersi il momento. “Non ho ancora chiaro dove sia finito il mio baricentro.”

Lotor sospirò, ma sembrò più il modo di nascondere una risatina.

“Oggi pomeriggio potresti evitare di sgattaiolare di nuovo qui nel tuo studio, ma restare con noi e riscoprire il tuo baricentro.”

“Mi stai invitando a una lezione di allenamento Jedi? Credevo volessi che stessi lontana da Lance e Keith e le loro spade laser tipo per sempre.”

“Io e Shiro abbiamo convenuto di sequestrare le loro spade finché non impareranno ad andare d’accordo.”

Allura lo guardò in faccia cercando tracce di beffa, ma non trovando nulla scoppiò a ridere, mentre lui rimaneva imperturbabile, o almeno ci provava, ma i muscoli intorno ai suoi occhi erano rilassati.

“È una questione seria. Finiranno con l’ammazzarsi a vicenda per sbaglio se continueranno a litigare per ogni cosa.”

“Dai loro un po’ di tempo e fiducia. Una sana competizione può migliorare entrambi.”

“Il fatto che tu definisca sana la loro competizione la dice lunga su quanto tempo passi segregata qui dentro. Quindi, oggi pomeriggio, farò chiudere lo studio da Coran e mi farò consegnare la chiave.”

“Da quando tu e lui andate così d’accordo?” borbottò Allura, seguendo Lotor fuori dalla stanza, facendo entrambi attenzione a staccarsi e riprendere i rispettivi ruoli di Principessa e Jedi, anche se non c’era nessuno nei paraggi.

“Coran mi reputa un ottimo avversario a scacchi. Immagino sia questo.”

Procedettero lungo il corridoio per un po’ in silenzio, l’uno di fianco all’altro, finché Lotor le chiese di fermarsi poggiandole una mano sul braccio.

“Che cosa succede?”

Si guardò intorno, per scrupolo, anche se non avvertiva la presenza di nessuno.

“Hai poi deciso a chi dare la responsabilità della gravidanza?”

“Non ho cambiato idea e non voglio insistere. Questi bambini avranno un padre quando tu li riconoscerai, fino ad allora non ho interesse in pettegolezzi o simili. Nasceranno prima che il lutto per mio padre sia concluso e prima che io diventi Regina di Altea, non sono quindi tenuta a rivelare nulla su di loro.”

Ma Lotor aveva ascoltato solo metà del discorso. Poggiò una mano sulla curva di quasi cinque mesi di Allura, cercando poi i suoi occhi.

“Non mi avevi detto fossero gemelli” mormorò con un piccolo sorriso che era solo un decimo dell’emozione che sentiva dentro.

“Sì, be’, volevo fosse una sorpresa in realtà, ma i corredi che ho ordinato non sono ancora pronti…”

Lotor corrugò la fronte, la domanda gli si leggeva negli occhi e Allura l’aveva già intuita.

“Saranno due splendide principesse.”

 

 

Tutto precipitò nei tre mesi successivi.

Iniziò con il fallimento della missione dei Maestri Ulaz, Thace e Antok, che dal giorno in cui lasciarono il Tempio non vi fecero più ritorno. La perdita di tre importanti Jedi fu solo l’inizio della caduta definitiva di un piano già in sé inclinato. Gli attacchi del Conte Sendak, dei Sith al suo comando e dei droidi dei Separatisti, erano estenuanti e stavano infiacchendo le difese della Repubblica, oltre che la sua autorità, di giorno in giorno. L’impiego dell’esercito di cloni (a cui Shiro guardava ancora con riserva per il patto stretto con la Cancelliera Honerva) sembrava portare solo benefici apparenti, dato che a ogni vittoria seguiva una pressoché inevitabile sconfitta.

La stessa Suprema Cancelliera, tuttavia, continuava a sostenere pubblicamente che la Repubblica avrebbe superato la crisi, quando poi, in privato, confidava le proprie perplessità sui metodi, a suo parere, troppo antiquati e lenti.

Lotor non poteva evitare di sentire quei discorsi da quando era stato richiamato come guardia della Cancelliera, un compito su cui Kolivan non aveva voluto sentire ragioni, sostenendo che le minacce ad Allura sembravano scampate e che la sola presenza del Maestro Shiro e del padawan Lance sarebbe bastata a proteggere lei e i nascituri.

“Credi che la Cancelliera abbia ragione quando parla di lentezza nei meccanismi della Repubblica?” la domanda di Keith risvegliò Lotor dai propri pensieri.

“Tu cosa ne pensi?” rigirò la domanda il Maestro, scostandosi dalla vetrata dove fuori infuriava la pioggia. Erano in uno dei corridoi circolari che abbracciavano il Senato. Pochi passi e si sarebbero potuti affacciare sulla seduta in atto, sentendo anche meglio tutte quelle voci di politici che urlavano senza raggiungere soluzioni. In quel momento passò una piccola guarnigione di Cloni a pattugliare l’area e Keith si rabbuiò, voltandosi a guardare il panorama grigio oltre il vetro.

“Dovremmo dare la caccia a Sendak una volta per tutte e non stare qui a sentire queste chiacchiere” sbottò il padawan con astio. Con un’occhiata, Lotor si accertò che fossero soli.

“Sei nervoso da quando abbiamo lasciato Altea.”

Keith gli lanciò un’occhiata di sbieco.

“Tu no? Allura-”

“La Senatrice Allura. O Principessa. Mostra rispetto, padawan.”

Keith sbuffò. “La Principessa è sempre stata nel mirino di Sendak. Ora solo perché non presenzia ufficialmente alle sedute date le sue condizioni, i Maestri pensano che sia meno in pericolo?”

Lotor lo scrutò attentamente in viso, tradendo il proprio nervosismo nell’incrociare le braccia a sua volta. “È ammirevole la tua premura verso la Principessa, ma mi chiedo se non sia un modo per mascherare la tua reale preoccupazione per Shiro. Sappiamo entrambi che anche lui è un obiettivo di Sendak.”

La mascella di Keith era così rigida che sembrava potesse spezzarsi. La sclera dei suoi occhi si tinse per un secondo di un bagliore giallo, mentre le iridi si assottigliavano, rivelando la sua natura Galra.  

Lotor sentì distintamente un tremore nella Forza.

Keith, calmati.”

“Stiamo solo perdendo tempo. Basterebbe una manciata di noi per sistemare la questione.”

“Stai parlando a tutti gli effetti come un generale Galra Separatista.”

Il ragazzo lo guardò un’ultima volta come se da un momento all’altro potesse attaccarlo, ma poi si arrese, appoggiandosi al vetro freddo con i palmi per placarsi.

“Lance mi ha confidato che ha un brutto presentimento.”

Questa volta Lotor lo guardò senza capire. “Cosa intendi? E da quando tu e lui parlate civilmente?”

Keith sorvolò sull’ultima domanda. “Secondo Lance, da un po’ di tempo l’equilibrio nella Forza è compromesso… e che il momento in cui il Lato Oscuro prevarrà è vicino.”

Lotor si massaggiò una tempia con pazienza. “Il fatto che Lance sia sensibile ai cambiamenti della Forza non fa di lui un indovino. Non è così che funziona. E usa termini troppo fatalisti.”

“Quando il Maestro Slav inizia a blaterare di percentuali calcolate in base alle vibrazioni della Forza però lo ascoltate.”

“Il Maestro Slav ha qualche decina di anni in più di esperienza, insieme a un passato di torture che lo hanno destabilizzato, ma rimane un Maestro capace e saggio.”

L’espressione di Keith era l’apoteosi del dubbio che voleva dire non ci credi nemmeno tu, ma lasciò perdere. “Mi fido di Lance” aggiunse soltanto.

“Questo, a mio avviso, è un turbamento legittimo nella Forza.”

Prima che Keith potesse protestare, qualcuno lo chiamò. Chiamò entrambi.

“Keith! Maestro Lotor!”

Col fiatone, dal corridoio spuntò Hunk, l’ingegnere di fiducia della Principessa Allura per le sue starship. Arrivò davanti a loro piegandosi in due per lo sforzo, mandando giù boccate d’aria.

“Hunk cosa fai qua?” chiese Keith scettico, ma l’altro ragazzo alzò una mano per chiedere ancora qualche secondo. Quando si rialzò, la pattuglia di Cloni passò di nuovo di fianco a loro e Hunk si distrasse a salutarli, riconoscendoli tutti da alcuni dettagli delle suit.

“Ehi, Kuron, Black, Space Dad, tutto ok ragazzi?”

Hunk” lo riprese Keith, anche fisicamente per una manica, guardandolo storto. Lotor fece cenno ai Cloni di proseguire.

“Oh, che modi. Sono ragazzi simpatici e rischiano la loro vita ogni giorno!” protestò l’ingegnere con un broncio tenero, specchio capovolto di quello perennemente irritato dell’amico padawan.

“Hunk perché sei qui?” chiese calmo Lotor.

“La Principessa Allura vi vorrebbe come ospiti a cena questa sera! L’invito è anche per la Supremo Cancelliera, cioè è rivolto formalmente a lei, scusate, ho una lettera speciale con il sigillo della Principessa. A voi posso dirlo così, da amici” il ragazzo sorrise ampiamente.

Lotor e Keith si scambiarono un’occhiata scettica.

“Neanche partissimo adesso potremmo arrivare ad Altea in tempo per la cena” bofonchiò Keith.

“E date le condizioni attuali della Principessa, le è vietato generare dei wormhole” aggiunse Lotor con un pessimo presentimento, anche se l’espressione di Hunk non cambiò di una virgola e iniziò a fiutare l’opzione che non voleva contemplare e che arrivò con la risposta entusiasta del ragazzone.

“Be’, in realtà gli appartamenti della Principessa si vedono anche da qui!” disse, indicando un palazzo sull’orizzonte cittadino. “Siamo arrivati nel primo pomeriggio! Tempo infausto a Coruscant, non il migliore per viaggiare, ma sorpresa!”

Maestro e apprendista ebbero bisogno di qualche attimo per rispondere, soprattutto il primo.

“La Principessa non è stata autorizzata a venire qui.”

C’era una vena gelida nel tono di Lotor che sgonfiò completamente l’entusiasmo di Hunk.

“Ehm, non per mancarle di rispetto Maestro Jedi, ma la Principessa Allura non deve chiedere il permesso a nessuno per intraprendere i propri viaggi. Ecco, al massimo il parere di un medico.”

“È all’ottavo mese” precisò Lotor gelido, come se dovesse essere un motivo valido per tutti per fermarla. “Shiro sa che non deve assecondarla.”

Hunk guardò Keith in cerca di aiuto, mentre si torturava le dita tra loro.

“Senta, Maestro Lotor, penso anche io che muoversi nelle condizioni, ehm, ingombranti, della Principessa non sia il massimo, ma il medico è con lei e la gravidanza procede a gonfie vele. In più se è Shiro a pilotare sembra di stare in crociera, per una volta nemmeno io ho vomitato. Quindi, dicevo, stanno tutte e tre bene. Gemelle, eheh, saranno meravigliose” concluse, dando una gomitata a Keith ancora in cerca di manforte.

“Nessuno mi ha informato.”

Qualsiasi aplomb Lotor fosse riuscito a mantenere, in quell’ultima replica infuse una rabbia gelida da far venire i brividi sia a Hunk sia a Keith.

“Cosa sta succedendo qui?”

A spezzare la situazione fu una voce altrettanto vibrante. La Cancelliera Honerva era alle loro spalle, scortata da due guardie del Senato. La seduta si era conclusa senza che se ne accorgessero. “Maestro Lotor, ci sono problemi? Chi è quest’uomo?”

“Oh, eh, salve! Hunk, piacere! Ma nessuno in realtà, un semplice ingegnere che si diletta di meccanica alteana. Ma ho qui per voi un invito a cena da parte della Principessa Allura!” Hunk sottovalutò i propri movimenti frettolosi nell’infilare in tasca le mani e si ritrovò le armi delle due guardie spianate davanti. Keith intervenne, frapponendosi in mezzo, dato che Lotor sembrava presente solo fisicamente.

“È tutto apposto. È davvero l’ingegnere delle navi della Principessa Allura. È un amico” spiegò il padawan, invitando Hunk a porgere l’invito.

“Credevo che la Principessa Allura fosse a riposo per la gravidanza” commentò la Cancelliera, scorrendo la missiva.

“A quanto pare no” replicò Lotor, guadagnandosi occhiate da parte di tutti per l’acredine che si lasciò scappare. Si ricompose l’istante dopo, guardando la madre con la consueta espressione di fredda alterigia. Entrambi avevano imparato a comunicare seguendo i dettami dei loro ruoli. “Intende presenziare, Cancelliera?”

La donna ripiegò la lettera, spostando lo sguardo dal figlio a Hunk.

“Informate la Principessa Allura che attenderò volentieri alla cena. Sento la mancanza per i piatti tipici del mio pianeta natale.”

“Perfetto! Grande! Anche se sulla cucina alteana-” Keith diede una gomitata all’amico prima che potesse finire di dire la sua. “Sì, dicevo, comunicherò subito la vostra risposta alla Principessa. Venga dalle otto in poi! A più tardi!” e Hunk se ne andò com’era arrivato, lasciando un po’ perplessi i restati per il tono amichevole con cui si era rivolto alla più alta carica della Repubblica.

 

 

Lotor lasciò a Keith il compito di scortare la Cancelliera e si presentò in anticipo presso gli appartamenti della futura Regina di Altea. Ignorando Lance e Shiro, a cui lanciò un’occhiata ricca di biasimo, si diresse direttamente nella camera di Allura.

“Devo parlare con la Principessa. Da Solo” esordì, mandando fuori la servitù, tra cui la stessa Pidge che uscì a braccia incrociate sbuffando. “Che cosa significa?” esordì di nuovo il Jedi, una volta che si fu richiuso la porta alle spalle. Nonostante il tono d’accusa, gli occhi gli caddero sul pancione della donna e una fitta al cuore rischiò di intenerire i suoi intenti.

“Oh, ciao! Anche noi stiamo bene. Era più di un mese che non ti facevi vivo” replicò Allura piccata, ma si alzò ugualmente per andare incontro al suo amato.

Nonostante fosse alterato, Lotor non riuscì a impedirle di stringerlo o impedirsi di abbassarsi per baciarla. Era la perfetta visione reale che tutte le notti desiderava vedere. Ma questo non  placò la sua preoccupazione, che tornò a strisciargli addosso.

“Perché sei venuta qui? Non è sicuro.”

“Sappiamo entrambi che neanche Altea lo è del tutto. Senza di te meno che mai.”

Si abbracciarono di nuovo e Lotor le poggiò il mento sulla testa, chiudendo gli occhi. Avrebbe potuto rimproverarla e rimanere indispettito nei suoi confronti anche per tutta la sera, ma ciò avrebbe contribuito solo ad allargare la pozza di oscurità che si portava dentro ormai da un po’, e in quel momento, anche il solo tenere Allura tra le braccia, lo stava aiutando a risanarla.

“Vorrei che una volta nate le bambine ti prendessi un po’ di tempo lontano da tutto questo. Sarai vulnerabile e io non potrò proteggervi. Non voglio che vi accada nulla, non-”

Allura lo baciò di nuovo tenendogli il viso tra le mani e poggiando la fronte contro la sua quando separò le loro labbra.

“Staremo bene. Saremo felici. Tutti e quattro.”

Lotor avrebbe voluto crederci davvero.

Allura sospirò, tornando a guardarlo e regalandogli un’ultima carezza sulla guancia.

“Stavo finendo di prepararmi, prima che irrompessi come un marito geloso. La Cancelliera sarà qui a momenti” e lo disse storcendo il naso, neanche avesse sentito un pessimo odore.

“Perché l’hai invitata, se non volevi vederla?”

“Speravo rifiutasse, così tu e Keith avreste potuto prendervi una serata libera. Però non potevo invitare solo voi due, visto che devi restare attaccato a lei per via dei tuoi doveri, anche se adesso mi sembra che tu non lo stia facendo…”

“Keith è più che in grado di scortare la Cancelliera da un appartamento a un altro.”

“Immagino che con tua madre… i rapporti non siano cambiati?”

“Preferiresti di sì? Vorresti chiamarla suocera?”

“Riesci a non rispondere con una domanda?” sbuffò Allura, staccandosi per tornare verso la specchiera e riprendere a sistemarsi. “E non vorrei chiamarla in nessuna maniera. Per quanto Alteana… non riesco a fidarmi completamente di lei.”

“Su questo siamo d’accordo” assentì Lotor.

Allura lo guardò attraverso il riflesso nello specchio, mordicchiandosi un labbro non ancora truccato. “Rimane pur sempre tua madre però…”

Lotor non distolse lo sguardo e sentì la risposta salirgli dalle viscere. “Mia madre è una donna che non ho mai conosciuto” sibilò, sentendo la Forza rumoreggiargli dentro come i tuoni di un temporale. “O vogliamo parlare di mio padre anche?”

La Principessa distolse lo sguardo con un gesto di diniego, senza insistere. “Non volevo indisporti.”

Il Jedi si voltò a guardare fuori dalla finestra cercando di riprendere a respirare regolarmente. Qualcuno bussò alla porta. Era Shiro. Li guardò entrambi, ma focalizzandosi su Lotor. “Tutto bene?” Negli occhi si leggeva che doveva aver percepito il turbamento del proprio ex Maestro, che tuttavia non si girò e non gli rispose.

“Sì” rispose Allura, cercando di sorridere. “Di là è tutto pronto?”

Shiro assentì. “Keith ha avvertito che saranno qui tra quindici minuti.”

“Grazie. Puoi chiedere a Pidge di tornare per aiutarmi tra cinque minuti?”

Il neo Maestro Jedi annuì, chiudendosi la porta alle spalle. Lotor si avvicinò di nuovo ad Allura, scostandole i capelli da una spalla e chinandosi a baciarla.

“Non voglio litigare con te. Non ora.”

“Neanche io” concordò la Principessa, reclinando la testa di lato.

“Ma vorrei sapervi al sicuro. Non potete rimanere qui. Non ora che manca così poco” continuò il Jedi, ricambiando il suo sguardo dallo specchio.

Allura si voltò, una mano salda sul pancione, e l’altra che andò a poggiarsi sulla guancia dell’amante. “Una settimana, non ti chiedo altro. Sono venuta anche perché ho bisogno di parlare di alcune questioni con i vecchi sostenitori di mio padre. Poi tornerò ad Altea e ti aspetteremo lì, tutte e tre.”

Lotor le baciò il palmo della mano, il dolore che lo spezzava dentro.



 

Quella settimana diventarono tre, ma Allura non fece mai ritorno ad Altea se non in una bara di cristallo.

La Repubblica cadde in mano ai Sith e ai Separatisti, ma nessuno aveva potuto prevedere che l’oscurità in cui furono inghiottiti provenne dall’interno. La Suprema Cancelliera Honerva gettò la maschera, rivelandosi come quell’oscura Maestra dei Sith di nome Haggar a cui il Tempio Jedi aveva dato la caccia per anni, senza sapere che avevano protetto la minaccia che aveva causato la rovina di tutti fino a quel momento.

E senza che Kolivan o Shiro riuscissero a prevederlo o fermarla, Haggar riuscì a portare dalla propria parte Lotor, facendo pressioni su quel lato oscuro che da mesi si stava allargando dentro di lui, inghiottendolo dall’interno.

Nella smania di proteggere la Principessa, Lotor finì col ridurla in fin di vita. Il parto prematuro, la perdita di Lotor e della speranza spensero Allura lentamente, sotto gli occhi disperati di Shiro, che aveva visto tutte le proprie certezze franargli sotto i piedi.

Lance abbandonò l’ordine dei Jedi e fece ritorno ad Altea come futuro Re insieme alle spoglie della cugina. Keith rimase al suo fianco, rinunciando a sua volta all’ordine, seppur continuò ad agire nell’ombra, entrando a far parte di quelli che un giorno sarebbero stati riconosciuti come l’Alleanza Ribelle tramite Matt, il fratello di Pidge.

Delle principesse gemelle fu sparsa la voce che entrambe fossero morte insieme alla madre. Col cuore spezzato dal dolore, Shiro prese una delle due bambine e la portò con sé su Tatooine, dove si nascose e vegliò su di lei per gli anni a venire, mentre la sorella fu affidata a Blaytz, che la adottò a tutti gli effetti come principessa del proprio regno.   

Di Lotor, per lunghi anni, non si seppe più nulla, mentre l’universo veniva riplasmato come Impero.




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Nota2: Hunk chiama i cloni con nomi tipo "Kuron", "Black" e "Space Dad". Mi sono rifatta a come vengono chiamati i cloni nella serie in CGI The Clone Wars, dove ogni clone, a differenza dei film, ha un'identità propria! Qui essendo cloni di Shiro, be', hanno i nomi che più richiamano Shiro. 
Il finale è molto affrettanto e riassuntivo. Già durante il cowt ho dovuto chiudere o sarebbe stata kilometrica. Oggi mi sono accorta che era il giorno dedicato a Star Wars e... eccola. Le ho dato una riletta veloce, ma in sunto è tutto qui. Anche se ci scriverei a vita sulle Star Wars!AU. 
Che la forza sia con voi!

Nefelibata

   
 
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