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Autore: CrazyMoony    04/05/2019    0 recensioni
[IT]
14 febbraio 1959.
L'estate è finita, Pennywise è stato sconfitto e i bambini scomparsi non sono che un brutto ricordo. I Perdenti sono tornati a scuola e tutto sembra tornato alla normalità nella cittadina di Derry, Maine.
La vita di Beverly Marsh, invece, sta per essere sconvolta. Di nuovo.
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Dal testo:
"Perché no?" insistette lei, spazientita e con una mano sul fianco.
"Me mata, senhorita. Ma me mata lentamente".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Richie Tozier il comico
(sai che risate)

Quel gelido venerdì del 14 febbraio 1959 Beverly Marsh si svegliò presto, senza avere idea di cosa sarebbe successo. Se qualcuno le avesse raccontato cosa le sarebbe accaduto, probabilmente sarebbe scoppiata a ridere guardando il malcapitato naratore con tanto d'occhi.
Lei non aveva idea di quanto la sua vita sarebbe cambiata; non ancora, almeno.
Scelse una polo azzurra, forse un po' troppo lunga per lei, e un paio di calzoni rossi. Si preparò la colazione, come al solito, poi salutò
(l'orco)
suo padre con un bacio e si diresse a piedi verso la scuola. Si strinse nella giacca leggera, mentre il freddo vento invernale le sferzava il viso e faceva volare le lingue di fuoco che aveva per capelli. Improvvisamente sentì una presa leggera sulle spalle, la presa di due mani grandi e coperte di cerotti e sbucciatura, di certo risultati di qualche scorribanda. Si voltò di scatto per scoprire di trovarsi tra le braccia magre di Richie Tozier detto Boccaccia.
Beverly l’aveva conosciuto quell'estate, quando giocava insieme a lui e altri cinque ragazzi nei Barren. Insieme avevano
(combattuto It, combattuto e vinto)
formato un club, il Club dei Perdenti. Stanley Uris li aveva lasciati a dicembre, quando si era trasferito in Canada, ed erano rimasti solo in sei. Del gruppo, nella sua classe c'era solo Ben Hanscom: Richie, Eddie Kaspbrak e Bill Denbrough erano nell'altra sezione e Mike Hanlon frequentava un'altra scuola.
Da quando Patrick, Victor e Belch erano
(morti, morti come quei bambini morti come Georgie)
scomparsi nelle fogne ed Henry Bowers era stato internato a Juniper Hill come il pazzo che era, la vita a scuola era molto più tranquilla. Certo, venivano tutti scherniti per qualche motivo, lei per la sua povertà ad esempio, ma nessuno era in grado di causare problemi quanto Henry.
La campanella suonò mentre Beverly varcava la soglia della scuola. Realizzando di essere in ritardo, la ragazza salutò Richie e si diresse a passo veloce veso l'aula insieme a Ben, il suo vicino di banco, che l'aveva attesa nell'atrio.
Sally Mueller e Greta Bowie superarono i due amici, parlottando tra loro in uno stato di grazia, e solo allora Beverly si rese conto che era San Valentino. La mente della ragazza corse, indipendentemente da tutto il resto, e il cuore iniziò a battere all'impazzata al solo pensiero di quel nome.
Bill Denbrough. Big Bill.
Definire quella di Beverly una mera cotta infantile sarebbe stato come dire che la Rolls-Royce è un semplice carro su ruote. Lei non ridacchiava quando lo vedeva, non arrossiva e non iniziava a
(balbettare)
biascicare cose senza senso dall'imbarazzo. Non incideva i loro nomi nelle cortecce degli alberi, e non li scriveva sui muri del Ponte dei Baci. Viveva semplicemente con lui nel cuore, una specie di dolore piacevole, dolce.
"Bev?"
La voce di Ben, lontana e sfocata, la richiamò dal suo sogno. "Bev?" chiedeva titubante, preoccupato come se lei fosse caduta in coma.
"Sì, ci son... Oh." si interruppe vedendo una folla davanti al suo banco, una folla di ragazze. Erano tutte lì e strillavano eccitate, ma si zittirono immediatamente non appena la bionda Cissy Clark si fece avanti.
Questa porse una rosa a Beverly, dicendole subito che non c’era nessun biglietto ad accompagnarla. La rosa era rossa, forse perché così vuole la tradizione, o forse perché rossi erano anche i capelli di lei.
La Marsh si voltòsubito verso Ben, sicura che si trattasse di una sua idea e pronta a ringraziarlo, ma cambiò idea non appena vide lo sguardo del ragazzo. Una tristezza indescrivibile lo attanagliava: si vedeva, lui non sapeva mentire e la cosa a Bev piaceva e dispiaceva insieme. Avrebbe tanto voluto sapere che il fiore proveniva da Ben, così come quel bellissimo Haiku.
Tornò a guardare la rosa, incantata, sorridendo tra sé mentre cercava un indizio, un qualsiasi indizio, per capire di chi fosse. Trattenne il respiro.
Su una spina c'era del sangue rappreso, una piccola macchia che tradiva il mittente: doveva essersi punto un dito. Le bastava cercare qualcuno con una mano ferita per trovare il su uomo - o nel peggiore dei casi, l'emissario del suo uomo.
E la sua mente corse all'indietro come un buffo cavallo che, spronato al galoppo, torna alla linea di partenza.
Ma certo.

Le ore di lezione volarono e Beverly, ormai inseguita dai pettegolezzi, uscì in fretta dalla scuola. Finalmente adocchiò il suo Sospettato, fermo al cancello a chiacchierare con un Bill languidamente appoggiato su Silver. Forse fu un caso, o forse
(la Tartaruga non ci può aiutare)
non lo fu affatto, ma non appena comparve Beverly e si diresse verso di loro, Bill montò in sella e non senza
(hai-io Silver, VAI)
fatica si allontanò. Lei sorrise tristemente, guardando il solco lasciato da quella bici troppo grande, poi si voltò verso l'altro ragazzo.
"Richard Tozier, esigo una spiegazione." disse, mostrando la rosa con un cipiglio severo.
"Buona lì, signorina! Non andremo mica in giro a sbandierare i nostri istinti..."
Come previsto, reagiva con una Voce. Era stato lui, senza ombra di dubbio. Probabilmente, anzi sicuramente, per qualcun altro. Richie non era il tipo, e se fosse stato davvero lui le si sarebbe di certo inginocchiato davanti pregandola di accettare le sue avances. Magari usando una Voce.
No, l'aveva fatto per un terzo ragazzo, un Mittente Misterioso. Il dollaro che Richie aveva velocemente cacciato in tasca confermava l'ipotesi di Beverly.
"Richie." disse esasperata. Perché non confessava e basta?
Lui, per tutta risposta, le si gettò ai piedi strillando nella Voce del Negretto. "No bicchiare me, badrona! Io no può barlare!"
"Perché no?" insistette lei, spazientita e con una mano sul fianco.
"Me mata, senhorita. Ma me mata lentamente." Pur essendo una Voce, stavolta sembrava serio.
"RICHIE!"
Alla vista dell'espressione sconvolta di Beverly, il ragazzo dagli occhiali abbassò la testa in segno di resa e si decise a parlare. E fu allora che la vita di Bev cambiò.
“È stato Bill.” rivelò in un sussurro, per poi piegarsi di scatto come se si aspettasse di vederlo spuntare da un cespuglio con una mazza da baseball in mano. Alzò la testa con lentezza estenuante per verificare la reazione suscitata.
Beverly si sentiva svuotata, come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco. La bocca aperta esprimeva stupore, ma non sgomento; gli occhi le si erano come illuminati.
Hai fatto centro, Big Bill, pensò Richie, senza dubitarne neanche per un attimo. Auguri e figli maschi.
Poi lei si riscosse, animata da un sentimento che aveva poco dell'allegria e molto più della felicità, quella vera. Scoccò un bacio sulla guancia di Boccaccia con un sorriso che, lui ne era certo, non le aveva mai visto fare in quasi 12 anni. Stava per andarsene, ma lui la fermò.
"Aspetta, Bev."
Si voltò, continuando a sorridere. "Sì?"
"Ha detto che andava ai Barren." le disse, con una tristezza indefinibile nel cuore ma sapendo di fare la cosa giusta.

Beverly non dubitò nemmeno per un istante delle parole di Richie: diceva la verità.
Passò da casa e la trovò vuota. Per un attimo immaginò cosa sarebbe successo se il padre fosse stato a casa, se l'avesse vista tornare a casa con una rosa, una rosa rossa, il giorno di San Valentino.
(hai fatto qualcosa che non dovevi)
L'avrebbe picchiata, di sicuro, si sarebbe
(preoccupato)
infuriato e avrebbe gettato la rosa. Poi le avrebbe chiesto di chi era, e
(mi preoccupi Bevvie mi preoccupi MOLTO Bevvie)
si sarebbe precipitato a casa Denbrough e...
Beverly scosse la testa, scacciando quei pensieri. Lasciò la cartella su una sedia e uscì di casa, con ancora la rosa in mano, diretta ai Barren.
Su un lato di Main Street vide, con suo immenso sgomento, tre ragazzi di sua conoscenza. Richie, il caro vecchio Boccaccia, cercava in tutti i modi di scoraggiare Ben ed Eddie dallo scendere ai Barren e
(lasciarli soli)
andare invece da lui ad ascoltare del sano rock and roll.
Scivolò tra i cespugli, stracciando i calzoni sui lati, passando alle spalle dei ragazzi in modo che solo Richie la vedesse. E lui la vide, ovviamente. Le fece un cenno con la testa.
Vai, sembrava volerle dire. Li trattengo io, tu vai.
Eddie se ne accorse. Oh, si potevano dire molte cose del piccolo Eds, ma non che fosse stupido. E, al peggio non c'è mai fine, Ben si voltò con lui. Covone la guardò, sorrise... E poi capì.
Il sorriso gli morì sulle labbra. Si limitò ad un cenno di saluto, rigido, lasciandola andare. Lasciandola andare ai Barren, da Bill.
Era sveglio, anche se forse non quanto Richie, e aveva capito subito di chi era il fiore che la sua amata stringeva. E forse anche lei l'aveva sempre saputo, nel profondo del suo cuore.
Beverly se li lasciò alle spalle, voltandosi continuamente in modo nervoso, attanagliata dai sensi di colpa per aver tradito i sentimenti di Ben.
Ma ogni pensiero parve svanire quando vide Silver appoggiata ad un muretto, al solito posto, come se volesse invitarla a raggiungere il suo proprietario.
Le farfalle che aveva nello stomaco si dimenarono e Bev arrossì, colpita dal ricordo
(ti amo Bev, ti amo, ti amerò sempre)
di cosa avevano fatto quel giorno nelle fogne.
Difficilmente Bill avrebbe ammesso tutto, Beverly ne era consapevole. Le serviva un piano.
E un'idea azzardata le si delineò nella mente, mentre si addentrava nella vegetazione fitta dei Barren.

Sulla riva del Kenduskeag, intento a scagliare sassi nell'acqua, sedeva Bill Tartaglia. I capelli rossi, scompigliati dal vento, risaltavano per contrasto con la leggera camicia azzurra. Alla sua sinistra giaceva un cappotto scuro.
Beverly vi lasciò cadere sopra la rosa, poi si sedette dall'altro lato.
"B-B-Beverly." la salutò, balbettando il nome di lei in modo decisamente sospetto. "C-Cos'è?" chiese poi, indicando la rosa.
"Gentile omaggio di un ammiratore. Pensavo fosse Ben, sai?" dichiarò lei, mentre un sorriso malizioso le attraversava il volto.
Bill sbiancò, preso dalla tentazione di dirle tutto ma sapendo che non ne sarebbe mai stato in grado. Ma non voleva neppure che lei pensasse a Ben come mittente della rosa.
"Pensavo fosse Ben, finché non ho fermato Richie. Lui ne sapeva più di me, sapeva chi era stato." continuò, guardandosi nervosamente le mani. La trappola era tesa.
"Lo sapevo che non dovevo fidarmi!" imprecò Bill, senza balbettare affatto, per poi rendersi conto di essersi scavato la fossa da solo. Desiderò che dall'acqua, dalle fogne, spuntasse un mostro, che spuntasse
(quel porco di)
Pennywise e che lo portasse nei pozzi neri. Si portò una mano dalla bocca, sperando che Beverly non avesse sentito.
"Sei stato tu." terminò finalmente lei, dicendolo come se fosse ovvio.
Bill non poteva più negare.

"B-B-Bev, io t-t-t-t-t..." Bill iniziò quello che sarebbe indubbiamente stato un monologo convincente, ma in quel momento la sua balbuzie era totale.
Alzò lo sguardo debolmente, cercando quello di Bev come i polmoni cercano l'ossigeno. Si limitò ad annuire sconsolato, per poi abbassare nuovamente la testa a fissare il Kenduskeag.
Beverly non sapeva cosa fare; continuava ad esitare, guardando ora le sue mani, ora quelle di Bill, in quel momento rosso come i suoi capelli per l'imbarazzo.
"Grazie." ribatté all'improvviso, sorridendo dolcemente verso di lui.
Bill sollevò lo sguardo, rispondendo al suo sorriso e guardandola dritta negli occhi. C'era una connessione profonda tra loro, qualcosa ben oltre l'amicizia, forse persino oltre l'amore stesso. Lo sguardo sicuro e comprensivo di lei e quello già adulto di lui erano complementari, due pezzi dello stesso puzzle che combaciavano alla perfezione. Quando si guardavano tutto sembrava scomparire, tutto passava in secondo piano.
"P-Può rimanere tra n-n-noi, se v-vuoi." sussurrò lui, senza distogliere gli occhi da quelli di Beverly, senza rompere quell'intesa magica. E in quel momento Bev capì cosa stava per succedere. Nessuno glielo suggerì, o almeno così avrebbe giurato lei, ma mentre sorrideva debolmente a Bill comprese cosa sarebbe successo, cosa avrebbe fatto.
"Anche questo può rimanere tra noi, se vuoi." sussurrò in risposta, avvicinandosi a lui e catturando le labbra di Bill in un dolce bacio.
Chiuse gli occhi mentre lui la stringeva a se, venne investita da un vortice di emozioni come da un treno in corsa, ed era consapevole del fatto che lui provava la stessa cosa.
Il mio primo vero bacio, pensò. Wow. Ed era così. 
Bill e Bev, Bev e Bill, era così che doveva andare, così era stato scritto, così era destinato, e a lei andava bene.
Aveva pensato, quell'estate, che sarebbe morta per tenergli la mano; in quel momento, invece, si sentiva più viva che mai. Pensò che non sarebbero mai morti, che non sarebbero mai invecchiati. O almeno, che Bill non sarebbe mai invecchiato.
Il bacio si fece più profondo, quasi adulto, e Beverly per poco non svenne tra le braccia di lui.
Questa volta non pensò agli uccelli, oh no, una valanga di ricordi la stava travolgendo e lei non vi si oppose minimamente.
I momenti insieme le scorrevano davanti agli occhi, Richie che rideva, Ben che la guardava, e poi Eds e Stan e Mike e Bill, Bill che le sorrideva, Bill che lei aveva sempre amato e Bill che l'aveva sempre amata.
(ti amerò sempre)
Quel momento magico, quasi una conclusione di un'estate che, senza ombra di dubbio, era stata la migliore della sua vita.
Vorrei che questo momento non finisse mai.
E invece finì, finì come tutto finisce in questo mondo, tranne forse
(It)
l'amore. Finì con due volti vicini, due respiri affannosi che sembravano un unico respiro, due occhi che non riuscivano a non guardarsi, come incatenati ognuno dalla bellezza dell'altro.
Il cielo e lo smeraldo si fusero insieme, i capelli di un rosso così simile parevano un'unica massa di fuoco quando lei poggiò la testa sulla spalla di lui, sospirando.
Rimasero in quella posizione per ore, incuranti del mondo, ignari dei due grandi occhi scuri, ingigantiti dagli occhiali spessi come fondi di bottiglia, che avevano sbirciato la scena.
La Tartaruga non ci può aiutare, pensò Richie Tozier detto Boccaccia mentre lasciava i Barren avviandosi verso casa. Ma forse ce la caviamo lo stesso.




Angolo dell'autrice.
Innanzitutto ringrazio chiunque sia giunt* a questo punto della storia. Che vi sia piaciuta o meno, lasciate una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate!
Nel caso in cui qualcuno dovesse trovarla familiare: sì, si tratta di un repost. Ho pubblicato già qualche anno fa questa storia e in seguito l'ho eliminata. Oggi ripubblico la versione corretta e rivista, sperando vi piaccia. 
- Moony
  
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