Film > The Phantom of the Opera
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Autore: eliseCS    04/05/2019    1 recensioni
Cosa succede se Des si annoia, Amy e Una si impicciano un po’ troppo e Morty si fa prendere la mano?
Succede che un teatro prende fuoco, risponderebbe T. guardando tutti con disapprovazione.
Ma d’altronde, essendo il maggiore, scuotere la testa alle azioni dei suoi fratelli è quello che sa fare meglio.
È per questo che cerca di convincersi che se ancora sta aiutando Des è solo perché vuole evitare di far precipitare gli eventi un’altra volta – decisamente quel lampadario non avrebbe sopportato una seconda caduta.
E se stavolta Des sembra sicuro di quello che sta facendo, Amy è come sempre entusiasta e Morty sembra non interessato, dovrà ricordarsi che a Una non piace essere lasciata in disparte.
.
Perché forse la Musica della Notte non era ancora arrivata alle sue ultime battute e quella Christine era semplicemente quella sbagliata.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/The Phantom, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice molto sbadata...
I recenti turni di notte mi hanno dato il colpo di grazia e stamattina quando stavo per aggiornare mi sono accorta che dello scorso capitolo mancava l'ultimo pezzo. Ho aggiunto suddetta parte mancante dopo le note musicali in rosso (sto sempre parlando del capitolo 7), quindi prima di procedere con la lettura di questo capitolo cosniglio caldamente di leggere il finale del precedente.
Scusate davvero e buona lettura (spero)







8
ignore what you hear...
 
 
 
A quella domanda Christine aggrotto la fronte: «Questo cosa dovrebbe centrare con...?»
«Rispondi e basta per favore»
«Beh, faccio De Chagny di cognome, so quanto basta. Primo fra tutti che si tratta di una leggenda e che è stato per dare una giustificazione a tutti gli incidenti che capitavano all’epoca, compreso quello del lampadario, e per guadagnare qualcosa anche sopra disgrazie come quella. Ma-»
«Cosa diresti invece se ti dicessi che non è così? Che il Fantasma della Opera è esistito veramente»
«Direi che non capisco due vuoi arrivare»
Erik si mosse inquieto sul posto: «La verità è che non so bene neanche io cosa sia successo. Come sia potuto succedere» fece una pausa tornando a guardare intensamente Christine.
Indicò lo sgabello del suo organo: «Siediti. Vorrei raccontarti una storia, e per quanto inverosimile potrà sembrare vorrei che non mi interrompessi finché non avrò finito. Puoi farlo?»
La ragazza annuì mentre si sedeva come le era stato detto: «Io... certo, ti ascolto»
L'uomo la guardò un'ultima volta come a volersi assicurare che avrebbe davvero mantenuto la parola: sarebbe stata capace di andare oltre le parole e magari, solo magari, guardare col cuore come aveva fatto in passato?
 
«Poniamo che non sia solo una leggenda, che il Fantasma sia esistito veramente.» cominciò. «Che fosse una persona, un uomo, in carne ed ossa. Hai citato il crollo del lampadario: immagina che quello sia stato la conclusione di tutto, immagina quell'uomo a pezzi che ha come unico e ultimo desiderio quello di... beh, farla finita. Adesso immagina il Fantasma rifugiarsi in una di quelle gallerie che per anni ha usato per muoversi inosservato per il teatro e restare lì ad aspettare che la morte venga a portarlo via...»
Christine rabbrividì e gli fece un cenno invitandolo a continuare.
«Immaginalo lasciarsi andare, smettere di mangiare e di bere, restare rintanato in quel tunnel senza avere più alcun interesse di quello che nel frattempo sta succedendo attorno e sopra di lui nel teatro, finché...»
«Finche?» questa volta la pausa era durata molto più a lungo, quasi Erik avesse cambiato idea e deciso di non finire il discorso.
«Finché non è più riuscito ad ignorare il suono dei campanelli che indicava che qualcuno era finito in una delle sue trappole, nel Salto dell'Impiccato» concluse quasi tutto d’un fiato.
 
Christine impallidì, ma di nuovo si limitò a sussurrare un «Vai avanti»
«Immagina la sua sorpresa nel trovare niente più che una ragazzina tra le corde» riprese lui dopo un’ulteriore pausa, la sua voce decisamente più incerta. «Una ragazzina testarda, incredibilmente dotata nella danza e che in qualche modo è riuscita a mostrare al Fantasma più gentilezza in quel poco tempo che sono rimasti insieme di quanto lui ne avesse mai ricevuta in tutta la sua vita. Una ragazzina che non è scappata dopo aver visto sotto la maschera. Sai, avrebbe quasi voluto tenerla con sè, ma l'ha lasciata andare alla fine: salvo poi non riuscire a darsi pace e decidere che doveva rivederla. Doveva uscire da quella maledetta galleria dove era tornato a segregarsi. Pensa la sua sorpresa, una volta uscito, nel non riconoscere più la città intorno a lui, nell'apprendere che in quelli che a lui erano sembrati solo un paio di giorni la ragazzina era cresciuta diventando una giovane donna e-»
«Basta»
Non aveva urlato, aveva usato un tono deciso ma tutto sommato calmo, anche se chiaramente in contrasto con il fatto che stava tremando.
«Quello che stai dicendo non è inverosimile, è impossibile. Non... tu...»
«Christine...»
«No, sono tornata perché volevo delle risposte che è evidente tu non mi vuoi dare. Se devo restare qui solo per essere presa in giro...» si alzò di scatto chiaramente intenzionata ad andarsene ma Erik la fermò prendendola per un braccio.
«Non mi permetterei mai di prenderti in giro» disse con voce seria.
«Lasciami andare per favore»
«Avevi promesso che avresti ascoltato fino alla fine...»
«Perché pensavo che il tuo racconto avrebbe portato a qualcosa, ma è evidente che non è così. Se non vuoi dirmi la verità va bene, ma almeno non inventarti cose che non stanno né in cielo né in terra perché te lo ripeto, non mi piace essere presa in giro. E ora se non ti dispiace credo sia meglio che io vada» concluse, ma Erik ancora non aveva ancora sciolto la presa.
Christine allora ruotò su se stessa e fece l'unica cosa che in quel momento la parve sensata. Allungò la mano ancora libera e, troppo velocemente per Erik per fermarla, tolse la maschera dal suo viso in un unico gesto lanciandola poi via senza neanche badare a dove l'avesse buttata.
Erik la lasciò andare all'istante per coprirsi la parte del viso che era stata improvvisamente esposta. La ragazza guadagnò un paio di passi di distanza ma non proseguì oltre.
Quel Christine che l’uomo aveva sussurrato con tono implorante l’istante prima che lei gli strappasse la maschera dal viso era arrivato forte e chiaro alle sue orecchie avendo l’effetto di fermarla facendola sospirare. Contò fino a dieci prima di voltarsi di nuovo verso Erik.
Intanto l'uomo si era girato in modo da mostrarle il profilo dalla parte buona del viso, ma si stava ancora coprendo con la mano.
Vedendolo così la ragazza si maledisse all'istante per il suo gesto, ma aveva dovuto fare qualcosa per interrompere quella situazione che era diventata oltremodo surreale. Erano troppe cose, troppo strane, da processare tutte insieme.
Aveva previsto quella reazione quando aveva rimosso la maschera, ma sapendo quello che l’oggetto rappresentava per Erik non avrebbe dovuto fare quello che aveva fatto a prescindere. Si guardò intorno ma non riuscì a vedere la maschera, doveva proprio averla lanciata lontano.
 
Si riavvicinò ad Erik e questa volta fu lui a ritrarsi senza neanche guardare verso di lei. Non se lo era aspettata, ma quella reazione le fece male.
«Scusa. Non avrei dovuto»
Lui scosse la testa: «Vai a casa Christine. Non saresti dovuta tornare»
Si era illuso come il più sciocco tra gli stolti: come aveva potuto dimenticarsi che quella che aveva davanti non poteva di certo essere la ragazzina di quindici anni prima?
In tutta risposta lei gli si mise davanti per fronteggiarlo poggiandogli una mano sull'avambraccio destro, lo stesso della mano che le celava la vista del suo viso. Lo senti fremere ma non si spostò. Solo quando risalì fino alla mano un «No» secco lasciò le sue labbra.
«Ho detto che mi dispiace»
«Scuse accettate. Adesso vai» ribatté deciso lui.
Christine scosse la testa facendo presa sulla sua mano finché non sentì che Erik aveva finalmente smesso di fare resistenza e lentamente gliela spostò fino a scoprire la parte destra del suo volto. Non distolse lo sguardo neanche per un attimo, osservando ogni centimetro di quella pelle martoriata: potevano essere passati anni, ma non avrebbe mai potuto dimenticarsela.
«A quanto pare non riesco a farne una giusta. Ripartiamo da capo, ok?» propose facendolo fermare visto che nel frattempo Erik le aveva dato le spalle incamminandosi verso l'organo.
«Non penso sia una buona idea»
«Perché no?»
«Non sarei mai dovuto tornare, non so cosa mi sia passato per la testa» proseguì, più rivolto a se stesso, come se lei non avesse parlato.
A Christine sembrava che la testa stesse per scoppiarle. Ammesso che ci fosse qualche possibilità che quello che Erik aveva detto fosse vero... non sapeva neanche lei cosa pensare. Poteva credere davvero di trovarsi al cospetto nientemeno del Fantasma dell'Opera? Il protagonista di una leggenda vecchia di almeno cento cinquant'anni che in qualche modo aveva ancora l'aspetto di un trentenne? Poteva davvero credere a una cosa del genere?
Dopo un attimo di riflessione fu però costretta ad ammettere che non era veramente quella la domanda a cui avrebbe dovuto rispondere. L'aveva recuperata dalla trappola, si era fidato abbastanza da permetterle di togliergli la maschera, aveva suonato per lei e alla fine l’aveva riportata indietro. E per qualche motivo quando prima le aveva detto che non si sarebbe mai permesso di prenderla in giro sapeva che stava dicendo la verità.
No, la domanda a cui doveva dare una risposta era: aveva davvero importanza? Non si poteva tornare indietro nel tempo, potevano solo andare avanti.
Le tornarono alla mente le parole che le aveva rivolto quando era caduta nella botola del foyer: non sono più la persona di una volta.
Prendendo per vero quello che le aveva appena raccontato assumevano un significato tutto nuovo e che per di più aveva senso.
 
Raggiunse di nuovo Erik costringendolo a fronteggiarla e poi fece una cosa che nella sua ingenuità di bambina avrebbe voluto fare anche quella volta di quindici anni prima quando l’aveva visto così solo e sconsolato, se solo che le fosse mancato il coraggio.
Si sporse verso di lui alzandosi appena sulle punte dei piedi e gli lasciò un bacio sulla guancia. Quella destra.
Erik si pietrificò all'istante: mai nessuno aveva osato tanto.
La mano della ragazza che aveva preso ad accarezzargli sempre quella parte di viso lo riscosse.
Studiò la sua espressione che sembrava essere assolutamente serena: non c'era ombra nè di paura né di disgusto. Il che non poteva essere, perché se neanche lei era mai riuscita a guardarlo così come poteva una persona che conosceva da così poco tempo?
«Dovresti smettere di indossare la maschera, almeno quando non sei in pubblico» Christine ruppe il silenzio parlando quasi sovrappensiero, il fatto che il reale motivo che l'aveva spinta a formulare quell'affermazione derivasse dal fatto che non voleva che lui si nascondesse davanti a lei noto solo a se stessa.
A quelle parole Erik alzò il sopracciglio buono guardandola appena divertito.
«Cosa?» ribatte lei, lieta almeno di non vedergli più quell'espressione cupa in viso. Era sicura di essere arrossita, e avrebbe dovuto trovare il modo di scoprire se tra i talenti del Fantasma dell’Opera fosse annoverata anche la lettura nel pensiero, perché dal modo in cui Erik la stava guardando sembrava che lui avesse capito senza problemi quello che era rimasto taciuto.
«Non la indosso più quando sono qui da solo» confessò dopo un attimo lui sorprendendola.
«Allora perché ce l'avevi quando sono arrivata?» gli fece però notare lei prima che potesse trattenersi dal farlo.
Erik abbassò lo sguardo, sembrava quasi... imbarazzato? Lui?
«L'ho rimessa quando ti ho sentita arrivare» ammise. «Io... non volevo spaventarti»
Christine rimase un attimo interdetta prima di sorridergli dolcemente tornando a lasciare un’altra carezza sulla sua guancia facendogli rialzare la testa.
 
«Hai la mia parola che non scapperò mai più da te»













Beh, che dire, non mi era mai successo di lasciare pezzi di capitoli per strada ma evidentemente c'è una prima volta proprio per tutto.
Detto questo, spero che siate riusciti a recuperare la parte mancante senza problemi - giusto perchè altrimenti vi ritrovavate Christine di nuovo al covo sul lago senza neanche sapere come ci è arrivata.
Ultimamente sto provando a scrivere su un tablet che poi trascrive automaticamente la mia scrittura in testo scritto, credo di aver intercettato tutti gli errori/orrori che derivano dal processo ma se dovessero essercene altri che mi sono sfuggiti non esitate a farmelo notare che provvedo a correggere.
Spero che fino a qui la storia vi stia piacendo, vi lascio l'appuntamento tra uno o due sabati (sapete come funziona, e se voleste lasciarmi un commento mi rendereste una persona davvero molto felice).
Nel frattempo

I remain, gentlemen, your obedient servant

E.

 
   
 
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