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Autore: evil 65    05/05/2019    12 recensioni
Svegliarsi legato ad un albero, mentre un Figlio della Foresta è in procinto di conficcarti un pugnale nel petto…beh, fidatevi, non è un esperienza che augurerei a chiunque. Ma suppongo che sarebbe potuta andarmi molto peggio.
Che diamine…almeno sono il cattivo principale dell’opera !
Genere: Fantasy, Guerra, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Diciamo che non sono per nulla felice del trattamento che è stato riservato al Re della Notte e agli Estranei nell’ultimo episodio di Game Of Thrones, dopo sette stagioni passate a costruirli come una minaccia credibile e quasi inarrestabile.
Questa storia costituisce la mia folle risposta a tale episodio, un tentativo di ridare dignità a quello che consideravo uno dei personaggi più affascinanti e riusciti della serie.
Buona lettura!


A knife through the hearth 


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A volte penso che le storie siano come gli animali. Alcune normali, altre rare, altre ancora in via d'estinzione.
Ci sono storie antiche come squali e storie tanto nuove su questa terra come gli esseri umani…o forse i gatti. Per chi non lo sapesse, quelli domestici camminano tra noi da meno di 5000 anni, un tempo relativamente breve se paragonato ai 160 milioni in cui i dinosauri hanno dominato sul pianeta.
Cenerentola, per esempio, è una fiaba che, nelle sue varianti, si è diffusa in tutto il mondo con lo stesso successo dei topi o delle cornacchie. La troverete in ogni cultura.
Poi ci sono storie come l'Illiade, che mi fanno sempre venire in mente le giraffe, insolite eppure immediatamente riconoscibili ovunque compaiano o vengano raccontate.
Ci sono anche storie che si sono estinte, come il tyrannosauro o la tigre dai denti a sciabola, di cui non sono rimaste neppure le ossa: storie defunte, allorché le persone che le raccontavano sono morte e non potevano più narrarle, o storie che, da tempo dimenticate, hanno lasciato solo dei frammenti fossili di loro stesse in altri racconti. Del Satyricon, ad esempio, non ci è pervenuta che una manciata di capitoli.
Con estrema facilità, Beowulf, una delle mie storie preferite, sarebbe potuta essere una di quelle.
Perché una volta, ben più di mille anni fa, la gente raccontava la storia di Beowulf. Poi il tempo passò e la storia fu dimenticata.
Come un animale di cui nessuno si era accorto che si fosse estinto o quasi. Perso dal folclore orale, venne preservato da un unico manoscritto. I manoscritti sono fragili e vengono prevedibilmente distrutti dal tempo o dal fuoco. Il manoscritto di Beowulf ha segni di bruciature.
Ma è sopravvissuto...
E quando fu riscoperto, cominciò lentamente a riprodursi, come una specie in via d'estinzione che viene riportata alla vita.
 A volte, mi chiedo se un destino simile toccherà anche ai racconti più moderni, come il Signore degli Anelli, le Cronache di Narnia, la saga della Torre Nera e le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.
Certo, con l’avvento della memoria digitale in molti la ritengono un’opzione assai improbabile, ma se c’è una cosa in cui la realtà è sempre stata brava è quella di sovvertire le aspettative di noi semplici esseri umani.
Come avrete senz’altro intuito, mi piacciono le storie, soprattutto quelle a forma di racconto.
La realtà, comunque, non è a forma di racconto, e neanche le irruzioni del bizzarro nella nostra vita sono a forma di racconto. Non finiscono mai in modo del tutto soddisfacente.
Raccontare ciò che è fuori dall'ordinario è come raccontare i propri sogni: è possibile comunicare gli eventi di un sogno ma non il suo contenuto emotivo, il modo in cui un sogno può influire su tutta la tua giornata.
Ma farò comunque del mio meglio per narrare la mia storia in maniera concisa e comprensibile.
Ricordo che il giorno in cui cominciò la mia avventura, la pioggia cadeva incessante, cosa che succedeva quasi sempre nella mia graziosa cittadina, nonostante quel che sosteneva l'ente turistico. Al diavolo, non me ne importava. Non lavoravo mica per l'ente turistico, dopotutto.
Chi sono io ? Il mio nome non è importante, almeno non quello che avevo da umano. Se siete confusi dalle mie parole non preoccupatevi, ci arriveremo presto.
Per dirla senza mezzi termini, ero un solitario, una persona abituata ad essere ignorata, a vivere tra le ombre della mia stessa razza. Non ero mai stato un tipo socievole, ed ero solito passare le giornate con la semplice compagnia di me stesso. Nessuno d’importante, un essere umano qualunque tra i 7 miliardi che abitavano il pianeta Terra.
Tuttavia, chi è abituato a essere trascurato da ogni sguardo…bhe, diventa particolarmente sensibile a qualunque occhiata volta nella sua direzione, e si accorge subito quando ha degli occhi puntati addosso o se desta l'interesse di qualcuno.
Fidatevi, ragazzi, se una persona che a malapena viene riconosciuta dal prossimo come essere vivente d'improvviso viene additata e inseguita... questo attira subito la sua attenzione.
Ma a volte, tale consapevolezza arriva troppo tardi, e questo è il mio caso.
Sentì una presenza alle mie spalle, e un paio di mani affondarono nella mia schiena. Ebbi appena il tempo di voltarmi e dare una rapida occhiata al mio assalitore, e poi…venni spinto oltre il marciapiede, proprio mentre sopraggiungeva una macchina. Non mi ricordo bene di quale modello fosse, penso una Berlino, o magari una Panda. Ricordo solo che era grigio metallico, lucente come la superficie di uno specchio.
E poi…BAM !
Sostanzialmente, ero morto.
Forse da qualche parte dentro di me urlavo e piangevo e ululavo come un animale, ma si trattava di un'altra persona nascosta nel profondo, un'altra persona che non aveva accesso alla faccia, alle labbra e alla bocca e alla testa, perciò, in superficie, io mi limitai a muovermi attraverso l’oscurità.
Se avessi potuto trapassare proprio fisicamente, lasciar andare tutto così, senza fare niente, uscire dalla vita con la stessa semplicità con cui si esce da una porta…bhe, probabilmente l'avrei fatto. Perché essere morto ed essere cosciente al tempo stesso faceva un male cane.
 E invece continuai a cadere nel vuoto, inconsapevole di quello che mi aspettava, e francamente un po’ amareggiato a causa dell’intera situazione. Io, che per tutti questi anni non avevo mai attraversato la strada senza che un semaforo pedonale diventasse verde…ucciso in questo modo.
Eh…la morte deve avere un contorto senso dell’ironia.
Poi, come dal nulla, una luce abbagliante attraversò il mio campo visivo, anche se durò solo per pochi secondi.
Sbattei le palpebre, confuso, e tentai di mettere a fuoco. Dove diavolo ero finito?
C'era una mano nell'oscurità…e impugnava un coltello.
Il coltello aveva un manico d'osso, lucido e nero, e una lama più sottile e affilata di un rasoio. E in cuor mio lo sapevo : se mi avesse ferito, avrei anche potuto non accorgermene… non subito, almeno.
Il coltello aveva fatto quasi tutto ciò per cui era stato creato. La lama era ancora sporca, bagnata del sangue secco di un essere umano, e così il manico. E presto sarebbe stato usato ancora una volta.
Quando la vista cominciò a schiarirsi, potei finalmente vedere colui che lo reggeva…e, per quello che sembrò un tempo interminabile, il mio cervello si bloccò.
Vi era una creatura, di fronte a me. Una creatura come non ne avevo mai viste in alcun libro di storia o biologia. Eppure, allo stesso tempo, vagamente familiare.
Aveva un corpo piccolo e magro, con una testa sproporzionata, leggermente più grande rispetto al resto della sua figura minuta, la cui pelle pareva la corteccia essiccata di una betulla, o forse una quercia. Per dirla senza mezzi termini, era come se un albero e un essere umano avessero procreato assieme e generato un bambino. E quello stesso bambino, attualmente, reggeva in mano un coltello dalla lama affilata…puntato proprio verso di me.
Tentati di cacciare un urlo, ma mi ritrovai impossibilitato a farlo. Fu allora che mi resi conto che c’era qualcosa sopra la mia bocca, umido e puzzolente, dalla consistenza vagamente lanosa. Sembrava una sorta di bavaglio.
E poi, arrivò un ulteriore consapevolezza : ero legato. Me ne resi conto perché provai ad alzare le braccia per togliermi qualunque cosa avessi sulla bocca, ma quelle rimasero ferme dietro di me, strette da qualcosa di ruvido.
O…ed ero nudo. Completamente nudo. Non riuscivo a piegare la testa, ma potevo sentire la mia pelle esposta, e la temperatura gelida dell’esterno che mi attanagliava il corpo. Ovunque fossi, doveva essere un posto davvero molto freddo. Incredibilmente freddo ! E il fatto che la mia schiena pizzicasse mi fece capire che con tutta probabilità ero stato legato ad un albero, o forse una roccia.
La possibilità che fosse una roccia mi saltò alla mente a causa del fatto che vi erano almeno cinque monoliti sparsi in quella che aveva tutta l’aria di essere una piccola radura. E ogni monolito era affiancato dalla figura di una di quelle strane creature, i cui occhi gialli e maliziosi avevano cominciato a fissarmi con un luccichio che, per qualche ragione, mi mandò un brivido lungo la spina dorsale.
E poi, quando la creatura dotata di coltello cominciò ad avvicinarsi verso di me, le labbra arricciate in un sorriso e l’arma issata all’altezza del mio petto…fui preso dal panico e cominciai a scalciare e grugnire.
La cosa non sembrò turbare la piccola creatura, che semplicemente continuò ad avanzare verso di me.
La punta delle lama si avvicinò al mio petto, per poi conficcarsi nella pelle.  E per la seconda volta, in quell’assurda giornata…provai dolore.
Il calore mi graffiò le costole. La lama del coltello affondò nel mio cuore, materiale e ardente. Come il fuoco dell’inferno, fu lo scontatissimo paragone che mi venne in mente, ma forse non era così scontato, in questo caso.
Forse era adatto. Non mi sarei stupito dallo scoprire che l'inferno contemplava qualcosa di molto simile a quello che stavo provando in quel preciso istante.
La ninfa era davanti a me. Ma era un immagine distorta ,quasi gonfia, come se stessi guardando attraverso un telo di plastica.
Lottai  per togliermi le corde che mi legavano, ma ogni tentativo si rivelò inutile. Le immagini si confusero:  mi sentii soffocare, e il calore venne sostituito dal freddo ancora una volta. Un freddo dal riso perfido e mortale…eterno.
Dicono che la morte è fredda…stavo forse morendo di nuovo?
In cuor mio, mi chiesi cosa avessi mai potuto fare nella mia vita precedente per meritare una simile punizione. Ma mentre rimuginavo sul mio imminente destino, alla fine mi resi conto che in realtà non stavo affatto morendo.
La ninfa della foresta era ancora lì a fissarmi, con il suo immutabile sorriso.
Sorpreso, abbassai lo sguardo…e rimasi senza fiato, non appena notai una macchia blu che cominciò a protrarsi sulla mia pelle dal punto esatto in cui quella bizzarra creatura aveva affondato il pugnale.
La lama in questione era sparita, assorbita dal mio petto. Questa volta, quando provai a liberarmi dalle corde che mi legavano, queste si spezzarono senza il minimo accenno di resistenza, come se il mio corpo fosse stato invaso da un improvviso impeto di forza.
Alzai le mani e inspirai bruscamente. Erano diventate blu, come il resto della mia pelle. Un blu intenso e luminoso, come la superficie di un oceano tropicale.
Allo stesso tempo, un’altra fitta di dolore mi attraversò la testa. Le unghie delle mie mani cominciarono ad allungarsi, e così fecero i miei denti. Nel mentre, qualcosa iniziò a protrarsi dal mio cranio, mentre ciocche di capelli cadevano al suolo, attorno a me.
Il tutto sotto lo sguardo soddisfatto di quelle creature.
Fu così che, preso da un impeto di rabbia, mi strappai il bavaglio  che mi copriva la bocca e lanciai un ruggito.
“ Raaaaaaaaargh !”
Mi alzai in piedi e balzai verso la più vicina delle creature, le  mani protese e il volto chiuso in un ringhio animalesco. Stavo per ferirla, e in cuor mio non sapevo se mi sarei fermato prima o dopo averla uccisa.
Alla fine, non ebbi la possibilità di scoprirlo. Non ebbi nemmeno la possibilità di posare un singolo dito su nessuno di loro.
Le creature si limitarono ad alzare la mano destra, ed io…mi bloccai.
Percepì un’immensa pressione sulla schiena, come se fossi stato schiacciato da un macigno grande quanto una macchina. Caddi a terra e rimasi completamente immobile, inerme, incapace di compiere anche il più semplice dei movimenti.
Lentamente, la creatura che mi aveva pugnalato si avvicinò a me, inginocchiandosi all’altezza del volto. Allungò una mano e afferrò una delle “cose” che ora spuntavano dalla mia testa, provocando un rantolo di irritazione.
Fissai i suoi occhi gialli e lei restituì lo sguardo con un sorriso soddisfatto.
Poi, come dal nulla…parlò.
<< Sei forte. Sarai un’ottima aggiunta alle nostre fila>> sussurrò con una voce calma e melodica, tintinnante come gocce d’acqua che picchiettavano su una campana di vetro.
Internamente, mi sorpresi del fatto che queste strane creature conoscessero la mia lingua…anche se ora non ricordo più quale lingua fosse.
<< Tu sei il primo delle nostre Ombre Bianche, creato per respingere coloro che minacciano le nostre foreste. Il tuo servizio espierà gli alberi che tu e la tua gente avete abbattuto. Mentre noi figli della foresta combatteremo alla luce del giorno, tu colpirai dalle ombre una volta che il sole sarà tramontato. Mentre noi vivremo nelle foreste, tu non conoscerai mai più calore, felicità…o gioia>>.
Figli della foresta? Aspetta un secondo…no…non può essere…
Apparentemente incurante dei miei pensieri, la creatura prese un respiro profondo e continuò dicendo : << Primo delle nostre Ombre, d’ora in avanti tu sarai il Re della Notte. Userai il grande potere che ti è stato concesso per servirci dalle tenebre, permettendoci di vivere pacificamente alla luce del sole ancora una volta >>
…merda.
Ora sapevo ESATTAMENTE dove mi trovavo.
Avrei dovuto vivere sotto una roccia per non farlo, almeno nel mio mondo originale.
I miei occhi, di un profondo blu etereo, fissarono inorriditi il figlio della foresta, mentre il sorriso di questi si faceva sempre più lieve. Poi, il resto delle creature alzarono le mani all’unisono…e le tenebre oscurarono la mia vista ancora una volta.
Ero finito a Westeros…ed ero diventato il Re della Notte.
 
 

In pratica…sì. Una fic sulla “ reincarnazione”, dove un fan di Game Of Thrones ( che potrei o non potrei essere io ) viene catapultato nel suddetto universo televisivo ( non quello letterario ), e prende il posto del big bad della serie. In quanti di voi hanno sognato la possibilità di impersonare i vostri personaggi preferiti di un’opera, chiedendosi come avreste affrontato l’intera situazione al posto loro?
Bhe, questo è il modo che userò per dare voce a quella fantasia.
Se questo cap vi è piaciuto, non esitate a lasciare un commento !

 
  
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