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Autore: Briseide12    05/05/2019    0 recensioni
Dopo "CHAT" ho deciso di raccontarvi ancora di me, ma voglio iniziare dagli albori della mia vita comica/drammatica
Genere: Comico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ero fremente per i cambiamenti in corso e disorientata, perché non sapevo quale strada fosse adatta a me. Arriva quel momento in cui finiti gli esami del liceo ti guardi intorno e non sai che pesci pigliare. I miei genitori erano estranei all’ambiente universitario, quindi potevano suggerirmi solo quello che sentivano in giro da altri. Mio padre mi suggerii giurisprudenza, ma per me in quel campo la competizione era troppa…mi dissero ingegneria, ma non mi attraeva più di tanto. Il mio cuore batteva per la matematica, ma un amico di mio fratello mi dissuase dicendomi che l’unica strada a cui mi avrebbe portata sarebbe stata l’insegnante e la situazione in Italia degli insegnanti all’epoca non era delle migliori. Mi pento di averli creduto.
Alla fine, scelsi biotecnologie. Per carattere ogni corso mi sarebbe piaciuto, ma forse in quel momento avevo bisogno che qualcuno mi dicesse cosa richiedeva il mercato del lavoro o altro, ma così non fu. Erano tutti inesperti quanto me.
Il corso mi piaceva…stare in laboratorio anche…ma la matematica mi mancava. Decisi di provare il test, l’anno successivo, non mi importava perdere l’anno, volevo tentare.
Prenoto. Mi preparo per il test. La mia emozione cresce il giorno prima del test. La mattina del test ebbi il mio attacco di dolore inspiegabile, il più lungo di sempre 5 ore di sofferenza ininterrotta. Non andai al test ed all’epoca lo presi come un segno.
Mi dissi che non era destino, ma se avessi saputo cosa fosse forse sarei stata di parere diverso. Se solo avessi saputo prima.
In quell’anno, volevo rimettermi in forma, avevamo una cyclette e mi allenavo ogni giorno. In un giorno in cui ebbi la brillante idea di pedalare in piedi, sentii una scarica elettrica che mi attraversò il coccige per scendere giù lungo il nervo sciatico della mia gamba destra. Sembrava che avessi pestato una spina o un dispositivo elettrico.
Sul momento non ci badai, ma nei giorni successivi ogni volta che stavo seduta sentivo come se un dito premesse nella mia zona lombare. Il fastidio crebbe fino a rendermi difficile la deambulazione.
Feci la risonanza magnetica e ne risultò un’ernia espulsa che premeva sul nervo sciatico impedendomi la normale deambulazione. I medici non volevano operarmi dato che risultavo troppo giovane e andai avanti per due anni con antinfiammatori e sedute di pilates e palestra correttiva.
Il dolore che provavo non riesco neanche a descriverlo. In questo tempo non volevo rimanere indietro con gli studi e continuai a recarmi all’università, perché uscire fuori corso era ciò che all’epoca temevo più di ogni altra cosa. Sedermi era doloroso, così come stare troppo in piedi, ma imparai a conviverci.
Il mio dolore solito occasionalmente veniva a trovare quello che era ormai mio compagno abituale e ciò mi impediva di vivere una vita degna di essere vissuta. Quindi dai 19 anni fino ai 21, non avevo amici e i miei attimi di gioia erano scanditi solo da temporanee assenze di dolore. Piangevo spesso ed ero scesa nella depressione nera, l’unica cosa che mi risollevava era superare gli esami anche se soffrivo per i voti che non erano dei migliori.
Mi sentivo un rifiuto umano, non avevo più risultati alti come prima e fisicamente non mi amavo. Il mio corpo mi regalava dolore, prima ancora di aver conosciuto minimamente il piacere.
Quando andavo alle lezioni di pilates, mi vergognavo che non riuscivo a toccarmi le ginocchia rimanendo dritta, sentivo i tendini tirare e il dolore aumentare. L’insegnante di pilates mi riprendeva, finché un giorno mi premette sulla schiena per farmi toccare i piedi e dopo quel giorno iniziai a zoppicare. La mia gamba destra non aveva più sensibilità, mi rivolsi ad uno specialista e mi consigliò un intervento di ozonoterapia a cui seguirono sedute di infiltrazione di ozono, la cui sensazione era terribile. Mi faceva stendere a pancia in giù su un lettino e poi prendeva la siringa che veniva posta tra le mie vertebre, finché rilasciava l’ozono, che mi attraversava fino a schiacciarmi su quel lettino. Come se la forza gravitazionale avesse deciso di superare i canonici 9,8 G.
Ripetei il tutto 5 volte, poi decisi di rassegnarmi al dolore. Tutto quello che avevo fatto non l’aveva attenuato. Andai da un ortopedico, il più rinomato, che mi disse che il dolore stava solo nella mia testa e mi prescrisse dei farmaci di derivazione oppiacea.
Ne presi uno e vi posso dire che iniziai a tremare senza riuscire a fermare i miei arti e al dolore presente si aggiunse, nausea vertigini e crampi all’addome. Vomitai tutto.
Piansi disperata, finché finalmente il destino mi fece incontrare un medico competente. Ringrazio chiunque per quel dono, mi disse chiaramente che stavo perdendo la mia gamba destra e che dovevo asportare l’ernia ed essendo giovane in microchirurgia avrei recuperato rapidamente. Mi sottoposi all’intervento ed il giorno del mio 21esimo compleanno, ero di nuovo io. Mi laureai qualche tempo dopo finalmente senza nessun problema.
Ero ritornata solo al mio solito dolore che si presentava mensilmente e che avevo iniziato correlare al ciclo.
Ero sempre inspiegabilmente gonfia e la mia colorazione era tendente al giallognolo, ma trascorsi altri 4 anni senza sapere cosa avessi. Ormai, sapevo come gestire il dolore, dovevo stare ferma immobile sul letto ed aspettare che passasse. Non potevo bere e non potevo muovermi, cercavo di controllare i respiri, ma nulla.
 
 
   
 
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