Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Carme93    05/05/2019    4 recensioni
Pronti a partecipare a una competizione fuori dagli schemi?
Due famiglie, 80 città e un premio a sorpresa.
Chi vincerà?
[Storia partecipante alla challenge "Il giro d'Italia in 80 storie" indetta da Ghostmaker sul forum di EFP]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro.
[Storia partcepiante alla challenge "Il giro d'Italia in 80 storie" indetta da Ghostmaker sul forum di EFP]




     

[…] il bel paese ch’Appennin parte e ‘l mar circonda e l’Alpe” (CXLVI, Canzoniere, Petrarca, vv. 13-14)

 



                   Una gara fuori dagli schemi
 


 
«Signor De Vecchi, la Ministra sarà qui a momenti».
Adriano De Vecchi era un uomo di mezz’età, arguto, intuitivo e ormai considerato uno dei migliori nel suo campo. All’ingresso della segretaria aveva sollevato gli occhi dalle carte che stava sfogliando e le aveva rivolto la sua piena attenzione.
«Bene, appena arriva falla accomodare immediatamente nel mio ufficio».
«Naturalmente».
«Per il resto è tutto pronto?». Erano mesi che lavorava assiduamente a quel progetto e l’idea era ancora più antica: quanto tempo aveva impiegato per convincere la Ministra e il direttore della sua rete televisiva che avrebbe avuto successo! Per non parlare delle lunghe trattative con i Comuni, i vari enti e gli sponsor. Era stata una fatica erculea, ma era certo che ne sarebbe valsa la pena.
«Sì, stia tranquillo» rispose la segretaria con un sorriso rassicurante e probabilmente annoiato.
Adriano, però, non aveva intenzione di rovinare tutto all’ultimo secondo per superficialità o stanchezza, anche al costo di farsi odiare a causa della sua scrupolosità. Incrociò le dite di fronte agli occhi e fissò la sua collaboratrice finché non la mise a disagio ed ella si congedò. Com’era prevedibile. Sbuffò e chiuse il computer: per quel giorno non avrebbe lavorato ulteriormente. Non nel suo ufficio, comunque.
Si alzò e si affacciò alla finestra. Aosta era davvero una città gradevole, in quelle settimane trascorse lì si era trovato veramente bene. Avrebbe dovuto portarci la famiglia in vacanza appena possibile. D’altronde egli stesso aveva necessità di un periodo di tranquillità e di certo la capitale con il suo traffico e caos non sarebbe stata l’ideale.
Battute concitate scambiate frettolosamente nel corridoio, lo agitarono per un momento, ma s’impose immediatamente di mantenere la calma: era la sua occasione e non l’avrebbe sciupata. Si raddrizzò il nodo della cravatta e si voltò verso la porta, proprio mentre la sua segretaria bussava e apriva.
«Signor De Vecchi, è arrivata la Ministra Giannizzi».
«Buongiorno, ministra. Benvenuta» disse subito Adriano con il suo miglior sorriso.
La donna, dalla figura asciutta e altera, ricambiò il saluto e si accomodò in una delle sedie di fronte alla scrivania.
«Posso offrirle un Génépy? È un liquore di questa zona. Ha un gusto particolare, leggermente amarognolo. Devo dire che è molto buono. Oppure del…» propose Adriano affaccendandosi intorno a un piccolo mobile bar e tirando fuori una bottiglia contenente un liquido giallo verdognolo.
«No, la ringrazio. Solitamente non bevo alcolici di mattina» lo interruppe ella con fermezza.
«Oh, certo, mi scusi… Posso farle portare un caffè, se preferisce…».
«Un caffè, effettivamente, lo gradirei… I viaggi in aereo mi scombussolano…».
«Capisco… Mi scusi un attimo…». Adriano lasciò l’ufficio il tempo necessario per spedire la segretaria al bar più vicino, raccomandandole di non farsi attendere. «Il viaggio non è stato tranquillo, allora?».
«Sì, sì, non ci sono stati problemi…» replicò ella con un vago gesto della mano come a dire che non fosse rilevante. «Diciamo che preferisco rimanere con i piedi ben piantati a terra… In compenso sono molto contenta che lei abbia accettato di partire proprio da questa città, vi venivo spesso in vacanza da piccola e il tragitto da Saint-Christophe fino a qui è stato come mangiare una madeleine di Proust…». L’ultima frase l’aveva pronunciata con un tono sognante e per un attimo aveva perso la sua aria severa, che riapparve immediatamente alla vista dello sguardo perplesso del suo interlocutore. «Non apprezza Proust?».
«Oh, sì, naturalmente» ribatté Adriano, conscio di averla contrariata, eppure aveva solo una vaga conoscenza dello scrittore francese perciò decise di cambiare discorso al più presto. «Sono contento che lei abbia apprezzato e sostenuto il mio progetto».
«Immagino che il suo obiettivo principale sia di natura meramente economica» intervenne tagliente la Ministra Giannizzi, «nonostante ciò non ho potuto non coglierne il potenziale vantaggio per il nostro turismo e, specialmente, per rivalutare allo stesso tempo il nostro patrimonio culturale».
«Entrambi tentiamo di compiere nel miglior modo possibile il nostro lavoro» rispose diplomaticamente Adriano.
«Da come parla, lei potrebbe benissimo lavorare in politica».
L’arrivo provvidenziale della segretaria con il caffè, sollevò Adriano dall’onere di dare una risposta adeguata. Non era sorpreso dal comportamento della donna, dopotutto aveva avuto occasione di saggiarlo nei loro incontri precedenti.
La Giannizzi sorseggiò il caffè e per tutto il tempo rimasero in silenzio, sebbene tale situazione stesse innervosendo l’uomo.
«Direi che è ora di andare. Non mi piace arrivare in ritardo» dichiarò la donna, appoggiando la tazzina sulla scrivania.
«Prima lei» disse Adriano galantemente, ma la Ministra appariva immune a simili gesti.
Fuori dall’ufficio attendeva la scorta che li accompagnò fuori dall’edificio.
Piazza Chanoux era gremita e i due riuscirono a raggiungere il palco senza difficoltà, poiché era stato eretto strategicamente proprio sul lato su cui si apriva l’ingresso principale dell’edificio.
Il sindaco, già arrivato, andò loro incontro.
Adriano aveva preteso che il palco fosse allestito quasi come un salottino, come se fossero nel suo studio televisivo e non all’esterno. Il conduttore selezionato per l’occasione era un giovane sui trent’anni, di bell’aspetto e decisamente colto e intelligente. Senz’altro la Ministra l’avrebbe apprezzato.
Il giovane lo accostò appena lo vide. «Signor De Vecchi è tutto pronto per la diretta».
«Perfetto, inizieremo tra breve» ribatté Adriano, raggiungendo nuovamente le Autorità. «Possiamo accomodarci» disse loro.
Il sindaco, l’assessore ai Beni Culturali di Aosta, la Ministra dei Beni e Attività Culturali e Turismo presero posto insieme ad Adriano sul palco.
«Buongiorno a tutti e benvenuti! Quest’oggi la città di Aosta ospita una competizione straordinaria, a cui non avete mai assistito» esordì il giovane conduttore, appena furono in onda. Il cameraman provvide a dare una panoramica dall’affollata piazza, che applaudì. «È stata organizzata in collaborazione del Ministero dei Beni e Attività Culturali e Turismo e dei vari Comuni che hanno aderito all’iniziativa».
A quel punto il conduttore diede la parola agli ospiti.
«L’obiettivo è quello di promuovere il turismo nel nostro bel paese» concluse il proprio discorso la Ministra.
«È arrivato il momento di conoscere le regole della competizione e i nomi dei concorrenti… Le regole sono abbastanza semplici: due squadre, formate da tre componenti ciascuna, trascorreranno i prossimi due mesi a girare l’Italia, sostando in città prestabilite. In ogni città dovranno affrontare delle sfide. Ogni sfida avrà un punteggio. Le due squadre si sposteranno con mezzi a loro scelta e chi raggiungerà per primo la tappa successiva si vedrà assegnato un bonus. Alla fine della competizione chi avrà più punti vincerà un premio a sorpresa. Ai vincitori delle sfide che si svolgeranno nei capoluoghi verranno assegnati dei premi aggiuntivi dagli sponsor… Bene conosciamo i concorrenti. Sono due famiglie… Vi presento la famiglia Silvestri». Due donne e un ragazzino salirono sul palco. «Ecco, abbiamo Penelope e Ambra, sorelle e il giovane Samuele di tredici anni. Allora chi è il caposquadra?».
«Io» disse Penelope.
«La seconda squadra, la famiglia Rinaldi».
Altri tre salirono sul palco, questa volta due uomini e una ragazza.
«Saverio, Ludovico e Maria. Benvenuti!» li presentò il giovane conduttore. «Chi è il caposquadra?».
«Io» fece un passo avanti il più grande dei tre, Saverio.
«Bene. Possiamo finalmente iniziare» riprese il conduttore. «La prima tappa si svolgerà in questa bellissima città. Oggi vi sfiderete in una gara ciclistica: partirete dalla stazione e giungerete al castello di Fénis… Preoccupata signora?».
Penelope aveva fatto una strana smorfia. «Dobbiamo gareggiare tutti?».
«Assolutamente sì» sorrise il giovane fin troppo divertito. «È stato calcolato che per compiere l’intero percorso sia necessaria un’ora. Il punteggio sarà assegnato secondo questa modalità: dieci punti al primo se raggiunge il traguardo entro un’ora e mezza, nove punti se dovesse impiegare più tempo; il secondo classificato otterrà 9 punti se compie il percorso entro un’ora e mezza, in caso contrario 8; infine il terzo classificato ne avrà 8 oppure 7 se impiega più di un’ora e mezza; infine il quarto prenderà 6 punti, il quinto 5, il sesto 4. Naturalmente il punteggio per le due squadre è unico, perciò alla fine si sommeranno i singoli risultati… Sì, sì mi rendo conto che possa sembrare un po’ complicato… Non lo è? Oh, naturalmente, non vi ho ancora presentato i nostri concorrenti…». Fece un attimo di pausa e si avvicinò a Penelope. «Prima le signore. Penelope insegna Fisica al Politecnico di Milano. La sorella Ambra, commessa. E infine il giovane Samuel di tredici anni».
I tre furono spinti avanti. Ambra e Penelope sembravano a loro agio davanti a tutto quel pubblico, al contrario Samuele era palesemente turbato.
«Altra squadra. Saverio Rinaldi insegna Fisica al Politecnico di Torino. Ludovico, diciottenne, frequenterà a settembre il quinto liceo scientifico e sua sorella Maria, sedici anni, frequentante il liceo artistico». Il conduttore tacque per qualche secondo, poi riprese: «Vi starete chiedendo se sia una coincidenza che i nostri capisquadra facciano lo stesso mestiere e la risposta è no. Signori, Penelope e Saverio sono in costante competizione e hanno deciso di sfidarsi persino in quest’occasione!».
I due capisquadra si guardarono male.
«Ci sarà da divertirsi» commentò allora il conduttore. «Un ultima cosa: il premio speciale di questa prima tappa è una mountain bike… Detto ciò, vi prego di approfittare del ricco buffet offerto dai cittadina di Aosta. Alle tre in punto alla stazione vi sarà la partenza delle due squadre, siete tutti invitati».
I concorrenti scesero dal palco e furono raggiunti da De Vecchi, la ministra Giannizzi e il sindaco di Aosta.  
Penelope e Saverio, in qualità di capisquadra, si lasciarono intervistare non mancando di lanciarsi frecciatine. I loro compagni, fin troppo abituati al loro comportamento, preferirono dedicarsi al cibo, specialmente i ragazzi.
 
 

«Ancora biscotti mangi?».
Samuele era un ragazzino timido, ma ormai aveva imparato a conoscere la zia Penelope per cui si limitò ad annuire. «Queste tegole valdostane sono buonissime, non le ho mai viste da noi».
«Hai la minima idea di quanta strada dovremo fare in bicicletta?».
«No» borbottò Samuele. «Non credo che sia molta».
«15 km».
«Sul serio?».
«Sì e non credo che tu possa solo pensare che io o tua madre saremmo mai in grado di arrivare per prime».
«Mamma va in palestra una volta a settimana».
«Non so quand’è stata l’ultima volta che siamo salite su una bici, Samuele!».
«Ma scusa quando ci hai iscritto a questa gara non sapevi quali prove avremmo dovuto affrontare?».
«No. Ma non ascolti? Le sveleranno a poco a poco… Smetti di ingozzarti!».
«Ma dai, da noi non ci sono!».
«Probabilmente perché non abitiamo qui» replicò Penelope. «Ascolta, tocca a te vincere, questo l’hai capito?».
Samuele sbuffò: odiava quando la zia s’imponeva in quel modo. L’aveva odiata per aver trascinato lui e la madre lì, almeno finché non aveva scoperto di poter vincere una mountain bike nuova di zecca. «Voglio la bici» le rispose sinceramente.
«Ottimo! Si è più determinati se si ha un proprio obiettivo» ribatté ella contenta e si allontanò per andare a punzecchiare Saverio Rinaldi. Samuele scrollò le spalle e, dopo aver controllato che la zia non lo stesse osservando, tornò ai biscotti.
 
 

Poco prima delle tre le due squadre furono accompagnate alla stazione ferroviaria di Aosta, la cui piazza era gremita ancor più di quanto lo era stata quella mattina la Chanoux.
I meccanici facevano il giro tra i concorrenti per sistemare le selle delle bici in modo che fossero alla giusta altezza o risolvere qualsivoglia problema di natura tecnica.
«Ci sai andare in bici, Silvestri?» ghignò Saverio Rinaldi.
Penelope non rispose, ma trascinò la bicicletta nella parte opposta a quella dell’uomo. «Vedi di vincere» sibilò al nipote passandogli accanto.
Samuele a malapena l’ascoltò troppo impegnato a rimirare la bellissima mountain bike rossa messagli a disposizione.
«Belle, vero?» gli chiese Maria Rinaldi.
«Oh, sì» replicò egli dimenticandosi gli ordini assurdi della zia di non dar confidenza al nemico. Era un gioco, no?
«Scommetto quello che volete che dopo un paio di chilometri ci lasceremo gli adulti alle spalle» interloquì Ludovico, un giovane alto e palesemente muscoloso. Samuele lo fissò dal basso, sentendosi minuscolo.
«Ma tuo padre poco fa prendeva in giro mia zia» bofonchiò Samuele incerto.
Il ragazzo si strinse nelle spalle. «Figurati, mio padre passa il suo tempo a studiare, preparare lezioni, lavorare al computer, fare calcoli strani, studiare…».
«…e ancora studiare…» gli fece eco Maria ridacchiando.
«È più sedentario di un camionista» tagliò corto Ludovico, montando in sella e avviandosi verso la linea di partenza. «Ci vediamo al castello».
«Ehi. Non ci pensare neanche» sbottò Maria seguendolo. «Buona fortuna, eh» soggiunse a beneficio di Samuele.
«Grazie, anche a voi» mormorò il ragazzino titubante, ma ben desideroso di diventare il proprietario di quella bicicletta.
«Sulla linea di partenza, prego». Il conduttore della mattina li sollecitò a posizionarsi. «Buona fortuna a tutti! E buona passeggiata».
Un fischio acuto diede il via alla gara.
Samuele ebbe qualche difficoltà a partire repentinamente, al contrario Ludovico scattò immediatamente seguito dalla sorella; i tre adulti persero parecchio tempo prima di ingranare.
I tre ragazzi li distanziarono in pochi minuti, raggiungendo rapidamente il ponte sulla Dora Baltea.
«Ma quella è l’autostrada?» bofonchiò leggermente preoccupato Samuele, che aveva raggiunto i due avversari.
«Paura?» lo provocò Ludovico con un fastidioso ghigno stampato in volto.
«No, no» borbottò il ragazzino.
«La pista ciclabile passa attraverso i sottopassi» spiegò mitemente Maria, incurante della boriosità del fratello maggiore.
«Conosci la strada?» domandò sorpreso Samuele.
«Mio padre ha comprato una mappa dopo pranzo e ce l’ha mostrata» rispose la ragazza.
«Ah». Saverio Rinaldi era stato maledettamente furbo, non poté fare a meno di pensare Samuele, sua zia avrebbe dato di matto appena lo avesse saputo.
«Stai tranquillo. Devi solo seguire i segnali» disse Maria notando un’espressione smarrita sul volto del più piccolo.
«E, caso mai sbagliassi strada, ti ripescherebbero in due secondi» s’intromise Ludovico indicando con un dito un elicottero che volava in cielo. «Ci stanno filmando, se non l’aveste capito. Non ci perderanno di vista nemmeno un millisecondo».
A Samuele non piaceva la sbruffonaggine del ragazzo, comunque non ebbero più tempo per parlare e soprattutto fiato man mano che avanzavano.
Procedettero vicini per gran parte del tragitto, solo un paio di volte i due fratelli si sfidarono allontanandosi da Samuele, che si sentì in dovere di aumentare l’andatura e raggiungerli: non poteva perdere la bicicletta posta in palio.
I tre cominciarono a sentire la fatica e rallentarono. Degli adulti non si vedeva neanche l’ombra, chissà dov’erano rimasti!
«Ora!» disse Ludovico all’improvviso intensificando la pedalata e spingendosi avanti.
Maria lo seguì, cossicchè Samuele comprese che dovevano essersi messi d’accordo in precedenza, ma provò a tenerli testa nella volata finale. Adesso vedeva anche lui la doppia cinta muraria merlata del castello apparire sempre più vicina.
Ludovico era troppo veloce e li distanziò. Maria e Samuele allora si contesero il secondo posto, mantenendosi testa a testa fino alla fine.
Solo sulla linea del traguardo Samuele, però, con un ultimo sforzo, la superò.
«Ed ecco i primi ad arrivare!» gridò il conduttore, che si era spostato sicuramente in macchina ed era fresco e riposato.
I tre accolsero con sollievo l’acqua e il cibo offerti.
Trascorse più di un’ora e mezza prima che Saverio Rinaldi giungesse.
«Vai papà!» gridò contenta Maria, non trattenendo una risatina vedendolo tutto sudato e sconvolto.
«Sì… ha bisogno di una bombola d’ossigeno» sbottò Ludovico ridendo sguaiatamente, mentre la sorella portava una bottiglietta d’acqua al padre.
Quando finalmente giunsero anche Ambra e Penelope - quest’ultima trascinando la bici a piedi e imprecando sonoramente contro l’inventore della bicicletta.
«I membri delle due squadre hanno concluso il percorso. Vi comunico immediatamente i singoli punteggi: al primo posto Ludovico con nove punti, avendo impiegato un’ora e quaranta minuti; al secondo posto Samuele, otto punti; al terzo, con pochi millisecondi di differenza dall’avversario, Maria, 7 punti; al quarto posto Saverio con 6 punti, al quinto Ambra con 5 e al sesto Penelope con 4… Riprendete le energie, tra qualche minuto vi comunicherò la squadra vincitrice di questa prima tappa!».
«Non dovevi arrivare primo?» sbottò Penelope rivolgendosi al nipote, dopo aver gettato con stizza la bici nel selciato.
«Penny, dai» intervenne Ambra. «Non è ancora detto che non abbiamo vinto».
Penelope la guardò malissimo. «Sai cos’è la matematica?» ringhiò. «E soprattutto non ti azzardare a chiamarmi Penny. Te l’ho detto un milione di volte. Ho una dignità io! Se ti sentissero i miei studenti!».
«Lo sai che siamo in diretta nazionale?» chiese Saverio avvicinandosi con un ghigno enorme. «Hai fatto una pessima figura».
«Non ti vantare solo perché tuo figlio ha vinto» ribatté Penelope.
«Io non sono dovuto scendere dalla bici».
«Avvicinatevi, avvicinatevi» li chiamò il conduttore, accanto a lui vi erano De Vecchi, la Giannizzi e il sindaco. «Ringraziamo il sindaco e gli Aostani per averci accolti oggi e la Ministra Giannizzi per aver avallato questo progetto» cominciò il giovane. «Ora, un po’ di istruzioni. Questa sera saremo ancora ospiti di questa bellissima città. Addirittura i concorrenti potranno visitare il castello di Fénis ed essere accolti nelle sue accoglienti stanze per questa notte. Domani separatamente dovranno partire. Destinazione Biella, in Piemonte. Vi rammento che potrete usare i mezzi che preferite. Lì avrete ulteriori indicazioni e a chi arriverà per primo verrà assegnato un bonus. E ora ecco il punteggio di oggi». Fece pausa. «Vince la squadra di Saverio Rinaldi con 22 punti contro i 17 di quella di Penelope Silvestri. Capisquadra, ecco il vostro compito per la serata, dovrete scegliere, insieme ai vostri compagni s’intende, un nome per la vostra squadra. Avete tempo fino alla prossima sfida. Grazie a tutti. Ci rivediamo a Biella!».
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Carme93