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Autore: Miss Fayriteil    06/05/2019    1 recensioni
Post 14x24. Arizona parte per New York insieme a Sofia, ma le cose non andranno proprio come lei aveva previsto.
L'ho scritta per un unico motivo: ho odiato il finale che hanno dato ad Arizona, penso che un personaggio così importante e che è cresciuto così tanto nel corso della serie meritasse un trattamento migliore. Spero vi piaccia!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Arizona Robbins, Callie Torres, Sofia Robbins Sloan Torres
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Il giusto finale


“Non vedo l'ora di vederti” questo era stato il suo ultimo SMS prima della mia partenza.
Io ero ancora al matrimonio, cercando in tutti i modi di ignorare Carina, perché ogni volta che guardavo verso di lei un bruciante senso di colpa mi faceva ribollire le viscere. Non potevo permettermelo; partire era la decisione giusta, lo facevo per Sofia. Mia figlia voleva disperatamente tornare a New York e io non avrei accettato di stare così lontana da lei, non più.
Ammetto che poi, in quel momento di confusione, ricevere il primo SMS da Callie mi aveva fatto un sincero piacere: era di nuovo single, mi aveva detto, con Penny era finita da un po' e io avevo ricominciato a pensare a lei come non mi capitava da anni.
Sapevo che molto probabilmente era un errore, ne avevamo passate troppe, ma dopo la rottura con Carina ero molto vulnerabile e i consigli di Richard e April mi avevano fatto pensare che in fondo... perché no? Magari potevamo riprovarci.




Nel pomeriggio andammo all'aeroporto per prendere finalmente l'aereo diretto a New York. Vedere il viso emozionato e felice di mia figlia mi fece comprendere definitivamente che avevo preso la decisione giusta, nonostante tutto quello che mi stavo lasciando alle spalle: avrei sentito la mancanza di Seattle, del resto era stata casa mia per gli ultimi dieci anni.
Avevo trovato degli amici preziosi, lì, e ne avevo persi, avevo trovato l'amore, una famiglia, una nuova direzione per la mia carriera che non avrei mai neanche immaginato.
Una volta scese dall'aereo e recuperati i bagagli ci dirigemmo verso l'uscita, dove Callie ci stava aspettando. Sofia le corse incontro urlando: «Mamma! Finalmente!», mentre io la seguivo più lentamente, lottando con un nodo allo stomaco tanto stretto da farmi male. Sicuramente mi sentivo così per l'aereo, decisi, io ho sempre odiato volare. Arrivai di fronte a Callie che vedendomi mi disse: «Ciao... Quanto tempo».
«Già. È passato davvero tanto tempo» feci io con voce esitante. In effetti erano circa due anni che non la vedevo: era ancora molto bella. Lei mi abbracciò e dentro di me, sentendo il suo odore, così estraneo e familiare al tempo stesso, qualcosa si sciolse. All'improvviso scoppiai a piangere. Callie mi lasciò andare e mi mise le mani sulle spalle.
«Arizona, ehi... Cosa c'è?» mi chiese. Io cercavo di parlare tra i singhiozzi.
«Mi... mi dispiace. Credevo di farcela, ma non ci riesco, scusa». Presi un respiro profondo e mi schiarii la gola. Meglio.
«Non riesci a fare cosa?» mi chiese Callie con un sopracciglio sollevato.
«Mamma...» fece Sofia con aria preoccupata e prendendomi una mano. Io abbassai lo sguardo verso di lei con un sorriso tirato. «Va tutto bene, tesoro. Callie, scusa, devo fare una telefonata. A Seattle avevo chiuso da poco con una persona e devo chiamarla per dirle... insomma per scusarmi e...» incapace di terminare la frase mi interruppi e iniziai invece a frugare nella borsa alla ricerca del mio cellulare.
Mi allontanai leggermente da Callie e Sofia: avevo bisogno di restare da sola. Feci il numero e attesi finché non scattò la segreteria. Sospirai: ovviamente. Ecco il bip. Presi un respiro profondo e mi preparai a parlare.
«Ciao. Sono io. Volevo dirti... beh non lo so neanch'io. Anzi, in realtà lo so. Innanzitutto volevo chiederti perdono per come mi sono comportata, non ho scusanti. E poi volevo dirti che lo so che stavamo insieme da poco, ma ho commesso un errore a non coinvolgerti con Sofia fin dall'inizio. Probabilmente non vorrai avere più niente a che fare con me e non potrei darti torto. Ti chiedo solo di darmi un'altra possibilità se puoi. Magari pensaci per ora. Ciao. Ah, sono Arizona, in caso te lo stessi chiedendo». Chiusi la comunicazione e rimisi il telefono nella borsa. Con un sospiro afferrai il manico del trolley e diedi l'altra mano a Sofia.



Appena uscite dall'aeroporto mi squillò il cellulare. Mollai la valigia così di colpo che cadde per terra, mentre annaspavo per recuperare il telefono dalla borsa.
«Pronto?» esclamai con un'ansia che non mi sarei aspettata di provare. Era Carina,avevo visto il numero.
«Ciao bella» disse lei. Sorrisi, nonostante la vaga freddezza nella sua voce. Mi era mancato da morire sentirla parlare così. «Come stai?»
«Bene» le risposi. «Adesso sto bene».
Callie mi guardò a bocca aperta. «Ma che stai...?» mi chiese, ma io la ignorai.
«Carina, senti... mi dispiace davvero per quello che ti ho fatto. Ora sono a New York... E riguardo a quello che ti ho detto nel messaggio, che ne pensi?»
«Che ne penso? Non lo so, Arizona, non mi aspettavo di sentirti, dopo quello che è successo. Al matrimonio non mi hai guardata neanche una volta, credevo che non ti importasse più niente di me. Accidenti mi confondi, quando fai così, io forse mi stavo innamorando di te e adesso...»
«Come?!» feci io credendo di aver capito male. In realtà sapevo di aver capito benissimo, ma di quello non avevamo mai neanche parlato in teoria.
«Credo di essermi innamorata di te, Arizona» rispose lei con voce impaziente. «Non volevo che succedesse, ma è successo e adesso sto malissimo perché tu non sei qui. Hai scelto lei e va bene così, hai scelto la tua famiglia. Ma io? A me cosa resta?»
«Carina, frena un attimo» la interruppi mentre lei si fermava a riprendere fiato. «Non mi aspettavo di sentirti parlare così. Io non ho scelto lei, proprio per niente, se con “lei” intendi Callie. Ho scelto Sofia e ti ho lasciata indietro perché... credo perché pensavo che non volessi una vita con me, che volessi essere libera»
«Tu cosa provi per me, Arizona?» mi chiese, senza mezzi termini. Avevo sempre amato la sua schiettezza e il minimo che potevo fare era essere altrettanto sincera con lei.
«Non lo so» le dissi, «e te lo sto dicendo con la massima convinzione possibile. Non so che cosa provo per te, come non so che cosa provo per Callie, però so una cosa. Non posso deciderlo per telefono mentre tu sei a Seattle e lei è a New York con me. Quello che sto cercando di dire è: verresti a New York? Con me? Sono sicura che nella clinica Robbins – Herman servirà una ginecologa. Allora, che ne dici?»
Lei rimase in silenzio per un po', ma non aveva riattaccato perché la sentivo respirare. Alla fine rispose con una sola parola: «Aspettami» dopodiché chiuse la comunicazione.
Io non avevo capito cosa avesse detto, ma sapevo che aveva accettato e sorrisi. Sorrisi come non mi capitava da troppo tempo. Finalmente ero felice.









NdA: Che ne pensate? Mi piacerebbe saperlo. A proposito, le due frasi scritte in corsivo le ho messe così perché ho immaginato che Carina le avesse dette in italiano, se la storia fosse stata scritta in inglese. Have fun!
  
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