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Autore: hollien    06/05/2019    6 recensioni
«Chi sei», soffiò come una vipera, le iridi malachite ridotte a due fessure. «Hai tempo dieci secondi prima che decida di squartarti la gola. E se non ti sbrigherai diverranno cinque.»
Un lampo di lucidità attraversò gli occhi di Thor. «Ah, questa è proprio una mossa da Loki…», biascicò, senza mostrare il minimo timore nell'avere la punta di un’arma potenzialmente letale addossata alla sua carotide. «Certe abitudini non muoiono mai.»
[Post-Avengers Endgame]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Scleri pre-capitolo: Ordunque, sono passate all'incirca due settimane da quando è uscito Avengers: Endgame e, beh, da povera illusa quale sono mi ero convinta di soffrire meno rispetto ad Avengers: Infinity war. Se possibile, invece, è stato anche peggio perché ogni teoria che mi ero studiata minuziosamene nell'ultimo anno (sì, mi riferisco al ritorno di Loki) era totalmente errata. Quindi fuck you, Marvel. *sì, sto deliberatamente ignorando il fatto che i fratelli Russo avevano detto che Loki era morto in tutte le salse.*
Ah, come se non bastasse (SPOILERSPOILERSPOILER) è morto Iron man. Il mio Tony. E ogni volta che ci penso lacrimo perché sono in entrata in un circolo di denial perenne.
I love you 3000. *cries in asgardian*
Dopo tutta questa depressione ho deciso che sono stufa di essere triste e sconsolata, perciò mi sono dilettata in una sorta di What if?/Fix-it per lenire il mio cuore in frantumi. 
Tengo a specificare che questa è una fanfiction che coinvolge Endgame!Thor e TheAvengers!Loki. Spero vivamente possiate gradire e che possa ridarvi fiducia nell'umanità. (?)
P.S: La prossima volta scriverò una raccolta di fan-fiction talmente fluffuose da far venire il diabete perché la meritiamo un po' di felicità. 
Disclaimer (dato che non li faccio da un po' di tempo): I personaggi della Marvel non mi appartengono, ma se mi appartenessero non avrei dato false speranze al mio pubblico e il sole avrebbe brillato su Thor e Loki for sure


Un ringraziamento speciale a AlexandraCoffeeTime per la bellissima fanart che ha dedicato a questa storia che potete trovare a questo link: DeviantArt.







From the ashes we will rise
 



"From the ashes, a fire shall be woken. A light from the shadows shall spring."
J.R.R. Tolkien.



 
Sin dalla sua nascita, o poco dopo, Loki aveva creduto che assistere alla rovina di suo fratello, il grande e potente Dio del Tuono le cui prodezze erano state decantate ancor prima che potesse compiere gesta eroiche, gli avrebbe procurato un piacere oltremisura, una gratificazione immensa di cui solo chi - come lui - aveva dovuto sopportare l’etichetta dell’eterno secondo avrebbe potuto gioire.
Non fu così.
Non lo fu nel primo istante in cui i suoi occhi si posarono sulla sua figura atipicamente arrotondata e malcurata, e non lo fu nemmeno nel secondo.
Lo osservò, lo analizzò a fondo mentre un sentimento di negazione cominciava a farsi largo nei suoi vasi sanguigni.
Non riconobbe nulla in quell’uomo della sua elogiata perfezione, della sua aura dorata e della veemenza che lo aveva contraddistinto sin dal suo primo respiro.
Tutto ciò che vedeva era un essere che stava prosciugando con voracità un bicchiere di fluido violaceo dietro l’altro, attirando a sé acclami animaleschi che lo incitavano a non smettere. A fare di meglio. 
Aveva accolto la sfida ovviamente, afferrando il barile che gli posero dinnanzi e tracannando tutto ciò che quel recipiente aveva al suo interno.
Quando concluse, una risata altalenante lasciò le sue labbra umide e con goffaggine sbatté una mano sul bancone, richiedendo il compenso per aver battuto il record. 
Loki strinse le labbra in una linea sottile, riconfermando che non era rimasto niente di colui che aveva ammirato, amato, detestato e maledetto per oltre un millennio.
“Magari è solo un impostore”, ipotizzò, facendo per girare i tacchi e allontanarsi da quel posto che era divenuto improvvisamente sgradito. “Un lestofante con un pessimo senso dell’umorismo che vuole farsi burla di Thor, mettendo in giro la voce che-”  
«…Loki?»
Perse un battito.
La voce.
Quella era la sua voce, baritonale e gutturale esattamente come la ricordava. L’unico elemento mancante era un pizzico di spavalderia in favore di alcune note più acute, quasi starnazzanti. Tipiche di un ubriaco.
Quel pensiero gli fece accelerare il passo piuttosto che frenarlo.
Cercò di approfittarsi della confusione generale per sgattaiolare al di fuori di quel posto in cui si era imbucato da un paio di giorni per una breve pausa dopo un lungo viaggio.
Marciò il più veloce che poté, ma Thor era sempre stato un cacciatore più lesto e inarrestabile, perciò non si sorprese quando lo agguantò per una spalla e lo costrinse a voltarsi nella sua direzione.
I loro sguardi si scontrarono, e Loki non poté non fare caso a qualcosa che prima, a causa dell’angolazione e della luce fioca che illuminava la stanza, non aveva notato.
Thor aveva un’iride diversa dall’altra.
«Loki…», bissò quest’ultimo con titubanza.
Dal canto suo, Loki non rispose perché il suo sguardo era scivolato su ciò che Thor aveva tra le mani. Non era Mjöllnir ciò che brandiva, bensì una bottiglia che conteneva del liquido giallastro.
Gli occhi di suo fratello – che lo fosse o meno non era ancora chiaro - seguirono la traiettoria immaginaria che aveva disegnato con il suo sguardo, dopodiché vide le sue palpebre allargarsi e un sorriso giullaresco farsi spazio sulle sue labbra.
«Oh, ooh», sillabò, sollevando il braccio per osservare con estrema minuzia il recipiente che teneva agguantato nel palmo della sua mano. «Forse ho alzato un po’ troppo il gomito», considerò per poi scoppiare in una fragorosa risata.
Loki colse immediatamente che non vi era un briciolo di gioia in quest’ultima.
«Dì un po’: sei uno Skrull?», interrogò, poi si puntò goffamente un dito alla tempia. «O sei frutto della mia immaginazione? Sai, di questi tempi non riesco bene a comprendere cosa sia vero e cosa sia falso.» Si liberò nuovamente in una risata gracchiante, battendo la mano disoccupata sul collo della bottiglia. «Se non sei una visione fai una piroetta su te stesso!»
Quello fu davvero troppo da tollerare.
In un tempo estremamente breve, Loki si avventò su chiunque fosse quella creatura e la fece precipitare rovinosamente al suolo dissestato di quel buco di pianeta su cui era approdato pochi giorni prima, puntandogli una delle sue daghe alla carotide.
«Chi sei», soffiò come una vipera, le iridi malachite ridotte a due fessure. «Hai tempo dieci secondi prima che decida di squartarti la gola. E se non ti sbrigherai diverranno cinque.»
Un lampo di lucidità attraversò gli occhi dell’altro. «Ah, questa è proprio una mossa da Loki…», biascicò, senza mostrare il minimo timore nell’avere la punta di un’arma potenzialmente letale addossata alla sua carotide. «Certe abitudini non muoiono mai», commentò, scendendo con i polpastrelli a toccarsi il fianco destro. «Ti ricordi? La prima volta che mi hai accoltellato avevamo otto anni. Avevi fatto finta di essere un serpente, perché sapevi che amavo i serpenti, e poi “mblergh!”, mi hai colpito.» Rise di nuovo, tuttavia quella risata si tramutò presto in un verso soffocato. «Che domande…certo che lo rammenterai. Ne abbiamo parlato su Sakaar solo cinque anni fa.»
Loki lo fissò più disorientato che mai.
Aveva riesumato un ricordo lontano, di cui non avevano più discusso sin dalla loro pubertà; ma questo non toglieva il fatto che era una reminiscenza che apparteneva a loro, di cui nessuno poteva essere a conoscenza se non loro e Frigga, la quale per punizione gli aveva proibito di utilizzare la sua collezione di daghe per un intero anno.  
Gli unici due tasselli fuori posto era la menzione di questo Sakaar e il fatto che, secondo Thor, erano passati cinque anni dall’ultima volta che si erano visti.
Punto primo: non rimembrava affatto di esser mai stato su un pianeta con un nome così antiquato; punto secondo: era dagli eventi di New York che i loro cammini non si incrociavano, perciò qualunque cosa avesse vissuto Thor, non era accaduta con lui.
L’idea che qualcuno potesse aver preso le sue sembianze gli fece scalpitare il sangue nelle vene.  
Scostò di poco la punta della sua arma dalla trachea di Thor, affermando freddamente: «Non ero io.»
Quando recepì il messaggio, Thor asserì in una risata sonora: «Certo che eri tu.»
Loki fece ruotare gli occhi al cielo. «Non sto mentendo», stranamente, omise. «Ho viaggiato per l’intero Universo, questo è vero; ma non sono mai stato su questo pianeta che tu chiami Sakaar. Né tanto meno con te», illustrò, gesticolando con i polpastrelli. «Da quando sono fuggito con il Tesseract, mi sono ben ragguardato dall’avvicinarmi ai Nove Regni, altrimenti da bravo figlio quale sei – o eri - non avresti perso tempo a consegnarmi a tuo padre.» Infine, Loki si levò sulle sue gambe, fissandolo con acredine. «Non so chi fosse l’impostore che ti ha accompagnato nel tuo viaggio, ma forse eri troppo ebbro per renderti conto che chi avevi di fronte non era chi pensavi che fosse.»
Thor si tirò su a sedere faticosamente, come un animale ferito, dopodiché scrollò la nuca. «Non bevevo ancora, a quel tempo», sussurrò con un filo di voce, mantenendo il capo chino.
Loki sorrise beffardo. «Oh, e come mai avresti deciso di cominciare, ridicolizzandoti come hai fatto poco fa?», chiese, facendo ciondolare la testa di lato. «Forse Odino si è reso finalmente conto di che stolto villano sei e ha deciso di non regalarti un trono che non hai mai meritato?»
Thor occultò il volto nella sua mano, cercando di reprimere il singhiozzo che insorse dalla sua glottide. «Se fosse stato solo quello…»
Dire che Loki fosse allibito sarebbe stato un grande eufemismo.
Non poteva credere che chi aveva davanti fosse realmente suo fratello.
Quando lo udì borbottare qualcosa di incomprensibile, Loki venne attraversato da una collera tale che lo afferrò malamente dal bavero della sua armatura, fulminandolo con un’occhiata omicida.
«Dimmi chi diavolo sei tu», imperò con la fronte increspata, a pochi centimetri dal suo volto rigato da gocce perlacee. «Non puoi essere Thor. Mi rifiuto di credere che tu possa essere diventato questo patetico omuncolo.»
Era nero di rabbia.
Anni e anni passati a progettare la sua caduta, una caduta che avrebbe dovuto essere memorabile, fatta di umiliazione e sangue, solo per ritrovarsi tra le mani un’ombra, l’involucro vuoto di colui che un tempo avrebbe fatto tremare le ginocchia al suo nemico al sol proferire il suo nome.
«Lo sono», affermò lui. «Non il Thor che conosci tu.» Esibì poi un sorriso mesto. «Così come tu non sei il Loki che conoscevo io.»
Le sopracciglia di Loki svettarono talmente verso l’insù che per poco non raggiunsero l’attaccatura dei suoi capelli.
E la sua, a malincuore, era davvero alta.
«Spiegati», ordinò.
«Qualcosa deve essere andato storto con le gemme dell’Infinito», proferì Thor.
Loki trasalì. «Come scusa?»
Thor fece aderire impacciatamente la mano su quella di Loki. «So tutto, Loki. Così come so cosa ti ha fatto Thanos quando sei caduto dal Bifröst.»
A quell’ammissione, Loki cercò di scostarlo istintivamente all’indietro, ma Thor rinsaldò la presa per non lasciarlo sfuggire. «Non devi aver paura. Thanos non esiste più. Non potrà più farti del male. Te lo prometto», disse tutto di un fiato, quasi con affanno.
Loki lo sapeva, o almeno gli era stato riferito che il Titano Pazzo era svanito dalla faccia dell’Universo, però non era mai venuto a conoscenza delle circostanze; e malfidente com’era di natura aveva preferito emigrare da un pianeta all’altro con il Tesseract, rendendo impossibile a Thanos rintracciarlo nel caso in cui quelle voci non fossero state vere.
«Chi lo ha sconfitto?», gli venne naturale chiedere.
«È…complicato.»
«Semplificalo.»
Thor si liberò in una risata bassa. «Noto che questi anni non ti hanno reso più clemente. Sei il solito fratellino stronzo di sempre.»
Loki, punto sul vivo, emise un verso sprezzante. «E io noto che la tua dialettica lascia a desiderare come sempre.» Fece una pausa per poterlo osservare da capo a piedi con un’occhiata che presagiva un commento sgradito. «L’unica cosa buona su cui potevi contare era la tua prestanza fisica, invece adesso non ti è rimasta neanche quella.»
Il Thor di un tempo lo avrebbe aggredito verbalmente, o addirittura lo avrebbe atterrato, costringendolo a rimangiarsi le parole con cui Loki era sempre stato infallibile; tuttavia fu un’occhiata dolorosa e a tratti arresa a raggiungerlo.
Loki non era conosciuto per nutrire dei sensi di colpa, ma in quel momento percepì un fastidioso pizzicorino alla bocca dello stomaco.
«Mi sono lasciato andare», ammise atono, asciugandosi con il palmo della mano disoccupata le lacrime aride che gli avevano solcato il volto poco prima. «Mi sto riprendendo, un po’ per volta. Oggi ho fatto un piccolo sgarro; ma sì, con calma guarirò.» Tirò su con il naso. «Guarirò di sicuro.»
La domanda che Loki si pose fu sempre la medesima: come poteva essere che lui fosse il fratello che si era lasciato alle spalle undici anni prima? Cosa gli era accaduto in quell’arco di tempo che lo aveva reso così miserabile?
«È stato Thanos?» gli venne spontaneo domandare, perché a quel punto era l’unica risposta plausibile.
Ricordava come se fosse successo il giorno precedente le torture che aveva dovuto subire quando era precipitato nell’Abisso. Quel bastardo aveva visto in lui l’occasione più propizia per recuperare il Tesseract su Miðgarðr e aveva fatto leva sul suo rinnovato odio per Thor e sé stesso affinché compisse ciò che bramava. Aveva cercato di resistergli, in un primo momento, ma quando aveva incaricato gli Outriders di occuparsi di lui aveva ceduto.
Non era una peculiarità conosciuta a tutti, tuttavia, oltre ad essere estremamente violenti e ripugnanti, erano in grado di utilizzare poteri simili al fuoco - e lui, da gigante di ghiaccio quale era di natura, aveva conosciuto la vera sofferenza ogni qualvolta appoggiavano i loro polpastrelli sudici sulla sua pelle. 
Non lo avrebbe mai dimenticato, quel dolore.
All’inizio era stato arduo sbarazzarsi degli incubi che avevano attanagliato la sua mente ogni qualvolta serrava gli occhi.
Pensi di conoscere il dolore?”, gli aveva domandato l’Altro. “Lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente!
Con quella minaccia che ancora echeggiava nel suo cervello, Loki aveva vissuto per due anni con il terrore costante che gli Outriders apparissero dal nulla e cominciassero a bruciargli l’epidermide, ancora e ancora, fino a quando pezzettini di pelle incenerita non fossero capitolati sul terreno.
«Loki?», lo chiamò Thor, destandolo dal ciclo di pensieri che lo avevano portato a discostare lo sguardo da suo fratello.
Scrollò lievemente il capo. «Mi sono distratto.»
«Stavi pensando a-»
«Non stavamo parlando di me», chiosò, riservandogli un’occhiata che non dava spazio a repliche futili. Ricordare riapriva ferite mai marginate del tutto e l’ultima cosa che desiderava era guardarsi indietro. «Rispondimi: è stato lui a ridurti così?»
Thor non insistette e rispose al quesito che gli aveva posto. «Tutto è iniziato quando ti ho creduto morto la prima volta», spiegò, e Loki sollevò un sopracciglio in automatico. “Come sarebbe a dire la prima volta?” «E si è concluso quando ho decapitato Thanos.»
Quando recepì il messaggio, Loki strabuzzò così tanto le palpebre che per poco gli occhi non gli uscirono dalle orbite.
«Tu hai…?»
Rimase in quel modo, con la bocca spalancata, totalmente annichilito.
Aveva sempre riconosciuto che Thor fosse forte, ma non così potente da riuscire ad uccidere una creatura così spietata e apparentemente senza punti deboli come Thanos.
«Il tuo stupore mi ferisce, fratello», disse Thor, senza risultare realmente offeso dal suo sbalordimento. «Ma è ben riposto dato che l’ho ucciso dopo aver fallito miseramente la prima volta, lasciando che spazzasse via metà della popolazione dell’Universo.»
Appresa quella notizia, Loki scosse la testa. «Non è possibile», confutò, fissandolo come se fosse uscito di senno. «Io ho il Tesseract. Senza quello non può averlo fatto.»
«Come ti ho detto: è complicato.»
Loki fece stridere i denti. «E come ti ho già detto: semplificalo. So che il dono della parola non è mai stato il tuo forte, ma cercherò di comprenderti.»
Thor si lasciò andare ad un sospiro, borbottando qualcosa sottovoce. Dopodiché fissò gli occhi nei suoi. «Mi crederesti se ti dicessi che il tempo è stato manomesso?» interrogò, rafforzando la presa sulla mano che aveva tenuto ben salda nella propria. «Non so come sia possibile, tuttavia, come ho elargito poco fa, io non sono il Thor che conosci tu e tu non sei il Loki che conoscevo io. Le nostre linee temporali devono essersi incrociate, e mentre nella tua Thanos non ha mai recuperato le gemme dell’Infinito perché è morto prima che potesse riuscire a mettere mano su di esse, nella mia Thanos è riuscito a raggiungere il suo obiettivo.» Fece una pausa per schiarirsi la gola. «Come ti dicevo, ho ucciso il Thanos del mio tempo dopo la Decimazione, ma quel maledetto ha usato il guanto dell’Infinito una seconda volta per distruggere le gemme, perciò l’effetto ottenuto sembrava essere irreversibile.»
E da quel punto in poi continuò a spiegare tutto quello che era accaduto.
Ad ogni parola Loki diveniva sempre più incredulo e a tratti scettico, tuttavia suo fratello non era mai stato un bugiardo di talento come lui.
Cosa ci avrebbe guadagnato a mentire, poi?  
Ascoltò tutto, per filo e per segno, senza permettersi di perdere una sillaba. Non negò che fu strano essere colui che ascoltava Thor piuttosto che essere colui che raccontava una delle mille storie che era solito narrargli in passato.
«Quindi alla fine l’uomo di latta si è sacrificato pur di uccidere Thanos», convenne Loki. 
Thor annuì malinconicamente. «Stark si è dimostrato il più coraggioso di tutti. Il mio cuore piangerà per sempre la sua perdita.» Fece svettare lo sguardo verso il cielo. «È stato davvero un grande uomo.»  
Loki non riuscì a provare solidarietà per lui, però, tra tutti gli Avengers, era quello per cui aveva provato più simpatia - se così si poteva definire.
Gli doveva sicuramente un ringraziamento. Senza di lui, il Titano Pazzo sarebbe ancora una minaccia per ogni mondo conosciuto.
E per la sua vita.
Calò il silenzio per qualche istante tra loro, dopodiché Loki intervenne per porre un quesito che lo aveva assillato non appena aveva appreso la notizia di non essere chi quel Thor pensava che fosse.  

«E io? Che fine ho—ha fatto il Loki del tuo tempo?»
Il linguaggio verbale non servì. Gli bastò osservare l’espressione affranta di Thor per capire quale fosse stato il suo destino.

«Oh», sussurrò mentre una sensazione di sconforto cominciava ad attraversargli la colonna vertebrale. «Se non sono tornato con l’annullamento della Decimazione, significa che sono morto prima.»
Thor si passò una mano sul volto attraversato dal dolore e dal rimorso. «Loki…» lo chiamò, al suo interno la supplica di non chiedere più del dovuto.
Loki non accolse quella richiesta. «Dimmi com’è successo, Thor», imperò, facendo un passo minaccioso verso di lui. «O mi pensi troppo debole per riuscire a sopportare la verità?»
Thor scosse ripetutamente la testa, andando poi ad incorniciargli il viso tra le mani. «No, no, Loki. S-so che in passato non sono stato corretto nei tuoi confronti e ti ho schernito come mai mi sarei dovuto permettere di fare; ma credimi, fratello: tu sei stato così forte, così coraggioso, e io invece-» La sua voce si incrinò. «Ho fallito. Avrei dovuto proteggerti, invece alla fine sei stato tu a proteggere me.»    
Loki non si mostrò minimamente sorpreso quando comprese la verità nelle parole di Thor.
«Quindi sono morto per te…», proferì come se fosse un dato di fatto, una realtà ineluttabile. Una risata vibrò lungo le sue corde vocali. «Non poteva essere altrimenti.»
«Io…»
Loki lo zittì. «Non mi devi alcuna giustificazione. Io non sono lui.» Quell’affermazione dovette colpirlo come uno schiaffo in pieno volto perché gli occhi di Thor si inumidirono. «Però lascia che ti dica una cosa: se si è sacrificato per proteggere la tua vita significa che lo voleva davvero, che lo meritavi davvero.» Loki gli agguantò i polsi, inchiodando le iridi malachite a quelli eterocromi di suo fratello. «Perciò cammina a testa alta, Dio del Tuono. Non rendere il suo sacrificio vano piangendoti addosso e affogando la tua disperazione negli alcolici; altrimenti mi troverò costretto a perseguitarti per il resto della tua esistenza, rendendoti la vita impossibile fino a quando non tornerai ad essere l’uomo fiero e tenace che conoscevo.»
Thor non perse tempo e lo attirò tra le sue braccia, infossando il volto nell’incavo del suo collo e crollando in un pianto che non gli aveva più visto fare sin da quando Odino lo aveva schiaffeggiato per aver ceduto alle lacrime in pubblico.
Se vuoi diventare un grande re devi essere più forte delle tue emozioni.
Con l’eco di quelle parole aride nella sua mente, Loki allacciò le braccia alle spalle di suo fratello e fece aderire il capo al suo, regalandogli un gesto di conforto come non faceva da ormai troppo tempo.
«Andrà tutto bene.» 
E per una volta ci credette anche lui.



 
§§




Quando le lacrime di Thor trovarono il loro epilogo, gli chiese se potesse rimanere con lui almeno per quella notte dato che il giorno successivo sarebbe ripartito con il suo nuovo gruppo.
Seppur dubbioso, Loki glielo permise a patto che si infilasse immediatamente in una vasca da bagno e si levasse di dosso quel tanfo di sudore e alcol che gli aveva invaso le narici sin dal primo istante in cui i loro cammini si erano incrociati.
Ovviamente gli aveva fatto apparire anche un cambio perché, per le Norne, quella tuta che aveva indossato fino a quel momento emanava un olezzo tremendo, da far sbiancare i capelli.
«Quindi sei passato dall’essere un Avenger ad un…Imbecille?», chiese Loki, guerreggiando con l’improvviso desiderio di spiattellarsi una mano sul volto.
D’accordo che aveva sempre considerato suo fratello un allocco della peggior specie, ma sembrò surreale porgli una domanda del genere.
«Imbecille è solo un nickname. In realtà sono diventato un Guardiano», spiegò Thor mentre si asciugava con furore la chioma bionda con un panno. «E sono un Avenger. Quello per sempre.»
Loki scosse il capo corvino, ma alla fine si ritrovò ad arcuare gli angoli della bocca in un sorriso sardonico. «Trovo che il primo calzi a pennello alla tua persona», asserì con ostentata casualità.
Thor lo fissò da sotto l’asciugamano, esibendo un mezzo broncio. «Guarda che so cosa vuol dire imbecille.»
Loki allargò le braccia, come per avvalorare la sua tesi. «Ed è proprio per questo che è il nome perfetto per te. Quale persona sana di mente ammetterebbe con orgoglio di essere entrato a far parte di un gruppo di imbecilli?»
Osservò suo fratello gettare il drappo al suolo mentre una luce sinistra balenava nelle sue orbite.
D’istinto, Loki tentò di inabissarsi in quella sottospecie di divano sul quale si era comodamente seduto e lo stilettò con lo sguardo più intimidatorio che conoscesse. «Non so cosa tu abbia in mente, ma ti sconsiglio vivamente di—»
Il principio di quella minaccia non servì a farlo desistere.
Thor gli si era praticamente catapultato addosso, schiacciandolo sotto la sua considerevole stazza. 
Annaspò. «Bruto che non sei-perl’amordelcielo-Thor, levati! Pesi quanto un pentapalmo!» Non seppe nemmeno lui dove trovò tutto quel fiato dato che gli stava comprimendo la cassa toracica con il suo “nuovo” addome. «Thor-»
A quella seconda richiesta, Thor agganciò le braccia attorno ai suoi fianchi e con un colpo di reni capovolse le posizioni, trasportando Loki sopra di lui.
Dopo un momento di stordimento, Loki abbrancò le mani alle sue spalle e si fece leva sulle braccia. Tutte le intenzioni che ebbe di inveirgli contro qualche epiteto poco ortodosso gli morirono in gola non appena i suoi occhi si allacciarono a quelli di suo fratello.
Inspirò profondamente. «Perché mi guardi in questo modo?»
Thor sorrise malinconicamente. «Perché sei così vivo. Così tu.» Gli scostò premurosamente una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio, causandogli un breve fremito. «Mi sembra impossibile di riuscire a parlarti. Di riuscire a toccarti.» Gli sfiorò il volto con i polpastrelli, come per assicurarsi che non fosse solo uno spettro facilmente trapassabile. «Non puoi capire la paura che ho di chiudere gli occhi e scoprire che è tutto frutto della mia immaginazione.»
Fu un’impresa trovare la sua guancia sotto quel garbuglio selvaggio che era la sua barba, ma non appena la individuò Loki gli diede un forte pizzicotto su di essa, ottenendo un verso strozzato.
«Questo è abbastanza reale per te, idiota?», chiese quasi con esasperazione. «Posso sempre accoltellarti in alternativa. Avrò solo bisogno di una lama più lunga considerando le tue nuove rotondità.»   
Thor ridacchiò, ma l’ilarità del momento si perse presto nell’atmosfera. «Devo essere ripugnante ai tuoi occhi così come sono», disse amareggiato.  
Loki mentirebbe se non avesse ammesso che all’inizio, quando lo aveva riconosciuto a stento, era stato un duro colpo da digerire.
Come biasimarlo dopo un’intera esistenza passata ad invidiare – e anelare – quel fisico imponente e statuario che le Norne gli avevano così gentilmente donato; tuttavia gli era bastato qualche istante per adattarsi all’idea di un Thor imperfetto e, sfortunatamente per lui, anche così riusciva a smuovergli ancora qualcosa di piacevole nello stomaco. 
Avrebbe dovuto rimanere fedele a sé stesso e mentire, confermando che lo stato in cui si era ridotto lo nauseava, che senza i suoi muscoli a conferirgli un briciolo di dignità non era niente; eppure la clemenza ebbe la meglio.   
«Non essere drammatico, fratello. È un ruolo che non ti si addice», chiosò, sfregando dei ciuffi della sua barba tra le dita. «Sono certo che se già ti sistemassi questo aggrovigliamento non saresti male.»
Le pupille di Thor si allargarono. «Dici davvero?», chiese incredulo e speranzoso al medesimo tempo.
Sebbene il suo orgoglio ne risentì, Loki finì per annuire, affondando il volto nel suo petto stranamente soffice.
«Quindi tu mi desidereresti anche così?»
Loki s’irrigidì, artigliando le dita alla maglietta di Thor.
«N-non ha secondi fini questa domanda», si affrettò a giustificarsi quest’ultimo, serrando la presa su di lui per non lasciarlo fuggire. «È s-solo una curiosità.»
Dubbio. Timore. Senso di inadeguatezza. Tutti elementi che non erano mai appartenuti al suo arrogante e puerile fratello di un tempo.  
«Cosa ti cambierebbe saperlo?»
«È importante per me la tua opinione.»
Loki ghignò con stizza. «Questa mi è nuova. Sbaglio o eri solito farti beffa delle mie parole, eclissandole con le risate denigratorie tue e dei tuoi amichetti di merenda­?»
Thor lo fece scivolare sul fianco come se fosse stato un giocattolo da sballottare da una parte all’altra come più lo aggradava. Legò il suo sguardo al suo, sussurrando: «Devo farmi perdonare di molte cose da te, Loki. Sono stato un pessimo fratello maggiore sotto molti aspetti, e un altrettanto pessimo a-amante.»
A Loki si attorcigliò l’intestino, tuttavia non riuscì a non farsi sfuggire un commento sprezzante: «Aver scopato un paio di volte non ci rendeva amanti.»
«Sono state ben più di un paio di volte», ribatté Thor senza livore. «Ricordo che da quel momento in poi hai cercato di inimicarti ogni giovane lady che cercava di farmi la corte.»
«Volevo solo evitare di trovarmi una di quelle sciacquette come cognata», replicò acidamente Loki, la fronte corrugata. «Hai sempre avuto dei gusti pessimi in amore.»
«Ti stai offendendo da solo.»
Subito non colse dove suo fratello stesse andando a parare, ma quando lo fece le pupille di Loki divennero grandi quanto pianeti. «Non prendermi per i fondelli, Thor. Tu non mi amavi, non come—»
Si stoppò giusto in tempo, tuttavia era lampante come avrebbe voluto concludere quella frase. Accidenti a lui e alla sua lingua sciolta che, certe volte, aveva la pessima abitudine di annodarsi su sé stessa.   
«Ti amavo, invece», ammise Thor con una naturalezza tale che Loki percepì gli occhi pizzicargli fastidiosamente. «Non come avresti meritato, ma giuro che l’ho fatto.»
«Stai delirando», bisbigliò Loki.
«No», negò Thor, seppellendo il volto nell’incavo del suo collo. «Volevo dirlo anche a Loki- al mio Loki.» Cominciò a tremare come una foglia tra le sue braccia. «Ma poi è arrivato quel figlio di puttana e sei morto prima che potessi saperlo.»   
Loki infossò la testa, sibilando: «Thor, io non sono lui.»
«Lo sarai, o forse no. Cosa importa? Tu sei sempre tu. In ogni tempo e in ogni forma. E io non ti amo meno per questo.» Risollevò il viso dal suo angolo del compianto, le guance striate da lacrime calde. «Domani i nostri cammini si separeranno, forse per sempre. Voglio solo che tu non abbia dubbi, specialmente quando rincontrerai il Thor del tuo tempo. Lui ti ha amato e ti ama, Loki.»
Loki serrò le palpebre, mordendosi il labbro inferiore così forte che rischiò di spaccarselo.
«Loki.»
Basta. Basta. Basta.
«Fratello.»
Avrebbe dovuto fare tante cose, Loki. Scaraventarlo giù dal divano, urlargli contro che era troppo tardi per quel suo pietoso tentativo di ricreare un qualcosa con lui, che era andato avanti e che nei suoi piani futuri Thor non era compreso, che non si sarebbe ridotto ancora una volta a dilaniarsi l’anima per lui, elemosinando le sue attenzioni con ogni mezzo a sua disposizione.
Già, avrebbe dovuto fare, se non tutte, almeno una delle cose elencate; invece si era messo a cavalcioni su di lui ad una velocità ridicolmente breve, annullando la distanza tra le loro labbra.
A schiaffeggiarsi per la sua pateticità ci avrebbe pensato all’alba, quando Thor sarebbe ripartito e lui sarebbe rimasto in compagnia dei suoi rimpianti.
Thor lo attaccò con la stessa voracità, avvinghiando le dita ai suoi fianchi e, per tutti gli dei, Loki sperò che le sue impronte rimanessero sulla sua pelle per il resto dei suoi giorni.
Erano passati dodici anni dall’ultima volta. Dodici anni in cui nessuno lo aveva più toccato, o meglio Loki non si era fatto toccare perché nessuno era Thor. Ed ebbe la conferma che lo desiderava non per la sua bellezza da mozzare il fiato, né tanto meno per i suoi muscoli mastodontici, perché se così fosse stato in quel momento non si sarebbe ritrovato con le mani di suo fratello dentro i suoi pantaloni di pelle nera.
Era il suo animo buono ciò che Loki anelava, l’unico compatibile con quello corrotto e deprecabile che era il suo.
Quando Loki tentò di sbarazzarsi della maglia che aveva preparato appositamente per lui venne bloccato.
Ingerì un ringhio per non sembrare troppo disperato.
«N-non ti piacerà ciò che vedrai», mormorò Thor.
«Non ho chiesto la tua opinione», replicò Loki, finendo per strappargliela ugualmente nonostante le sue proteste. «Da adesso in poi l’unica cosa che voglio sentir uscire dalla tua bocca sono gemiti di piacere.» Non stronzate, omise. «Sono stato chiaro?»
Thor annuì obbedientemente con il capo, fissandolo successivamente con venerazione. «Lasciami solo dire che sei bellissimo, Loki. Un vero incanto. Un dono prezioso che le Norne mi hanno gentilmente offerto.» 
A quelle parole Loki percepì le sue gote infiammarsi e l’unica risposta di senso compiuto che riuscì a formulare fu: «Non darti tutte queste arie, pallone gonfiato che non sei altro.»
Thor rise a pieni polmoni, ammettendo: «Questa descrizione di me non è mai stata tanto vera», dopodiché lo coinvolse in un bacio appassionato, risucchiando via l’imbarazzo che era accresciuto nelle sue interiora. 
Fu immenso come mai lo era stato in passato, complice il fatto che non fossero più gli stessi ragazzi ingenui e acerbi di un tempo in cui Thor dava Loki per scontato e Loki si inginocchiava tra le sue gambe poiché credeva fosse l’unico modo per evitare che Thor si stancasse di lui.
Lo percepirono ambedue mentre nell’aria si consumavano i loro ansiti che era divenuto un rapporto paritario in cui si cercavano, spingevano l’uno contro l’altro – metaforicamente parlando e non – con l’impetuosità di chi non voleva essere costretto a dividersi ancora.
«Non voglio lasciarti andare», aveva ruggito Thor mentre si addentrava dentro di lui quasi con ferocia, depredandogli i lembi arrossati a causa di tutti i morsi che aveva dato a questi ultimi. «So che sarebbe da egoisti rubare ciò che non mi appartiene, ma non voglio farlo. Non voglio.»
Loki aveva serrato le gambe al suo bacino e le braccia alle sue spalle. «Non farlo allora», aveva ansimato, attirandolo a sé più di quanto fosse umanamente possibile.
«Ma l’altro Thor—»
Loki gli addentò una porzione del collo, ottenendo un guaito di piacere. «L’altro Thor non è qui. Ci sei tu, perciò smettila di essere così fastidiosamente altruista e dammi di più, fratello.»
Un rantolo sfuggì al controllo di Thor per un motivo a Loki ben conosciuto.
Ghignò elettrizzato. «Hai ancora la pessima abitudine di eccitarti quando ti chiamo in questo modo?» domandò serpentino, mettendo ulteriormente il dito nella piaga quando aggiunse: «Vedi di non appiccare il fuoco ad una foresta con i tuoi fulmini come quella volta su Vanaheimr.»
Di tutta risposta, Thor si “vendicò” schiaffeggiandolo animosamente su una natica. «Sta’ zitto, piccola serpe.»
Loki rise con eccitazione. «Sappiamo bene entrambi che non è questo il modo migliore per farmi tacere…» S’appressò al suo padiglione auricolare, bisbigliando malignamente: «Fratello
Da lì in poi non furono in grado di proseguire con lo stesso ritmo perché, da bravi idioti quali erano, erano andati a stuzzicarsi vicendevolmente i loro punti più sensibili, raggiungendo l’apice del piacere prima di quando avrebbero voluto.
Questo, tuttavia, non gli impedì di aversi una, due o forse più di una dozzina di volte in ogni posizione a loro conosciuta non appena riuscivano ad immagazzinare abbastanza ossigeno per il round successivo.
Era una delle tante fortune di essere divinità
«Se dovessimo mantenere questo ritmo dovrei riuscire a tornare in forma entro la fine dell’anno», aveva considerato Thor tra una pausa e l’altra mentre Loki si dilettava a fargli le treccine ai capelli.
«Non c’è fretta», aveva asserito Loki sovrappensiero. «A me vai bene anche così.»
Avrebbe dovuto cominciare a dire più cose senza pensarci perché quell’affermazione gli fece guadagnare la bocca di Thor in mezzo alle sue cosce dopo pochi istanti – e poi era lui quello che aveva una debolezza per i complimenti.
«Dicevi sul serio prima?» chiese suo fratello, baciandogli placidamente lo sterno.
«Ho detto tante cose in queste ultime ore, Thor», replicò lui senza scherno, facendo scivolare i polpastrelli lungo la sua schiena. «Molte cose per cui meriterei un viaggio di sola andata a Hel.»
Thor ridacchiò. «Siamo in due, se per quello», fece divertito, dopodiché le sue risa si attenuarono. «Comunque sia, intendevo la parte in cui mi hai detto di non lasciarti andare.»  
L’espressione di Loki si fece incredula e irata allo stesso tempo. «Dopo tutto questo, Thor? Davvero hai la sfrontatezza di chiedermelo?»
Suo fratello levò il viso, cercando disperatamente i suoi occhi. «Non fraintendermi, Loki. Converrai anche tu che non hai mai apprezzato i limiti nella vita e che hai sempre reclamato la libertà sopra ogni cosa», spiegò Thor, e ad ogni parola i muscoli facciali di Loki si distesero di conseguenza. «Chiederti di legarti a me sarebbe come tapparti le ali e non voglio che tu faccia nulla per cui tu non ti senta pronto.»
Loki affondò con il capo su un cuscino, fissando il soffitto. «Sei diventato così diplomatico e saggio, Dio del Tuono. È molto più arduo abituarsi a questo che alle tue formosità.»
Voleva essere una battuta per smorzare l’atmosfera, ma non ottenne l’effetto desiderato. Né per lui, né per Thor.
«Non voglio che mi lasci andare, fratello. Di questo sono certo, ma…» Cercò di formulare al meglio i suoi pensieri prima di dire qualcosa di cui si sarebbe potuto pentire amaramente. «Sono una persona scostante, lo sai. Se prendessi una scelta troppo affrettata rischierei di rovinare tutto, e quando mi sento in gabbia la mia voglia di combinare disastri si triplica, perciò—»
«Ci devi pensare, giusto?», concluse Thor, una nota amara nel tono di voce.
Loki annuì. «Se dovesse essere un no, questo non implica che sparirò dalla tua vita.» Gli ghermì la punta del mento, incastonando le iridi malachite in quelle eterocrome di Thor. «Che io lo voglia o meno ho bisogno di te, razza di idiota.»     
Gli occhi di Thor si illuminarono di una luce nuova a quell’ammissione. «Loki…» mormorò commosso, attirandolo in un nuovo abbraccio che gli levò il fiato. «Ti aspetterò, fratello. Aspetterò tutto il tempo che vorrai fintanto che so che tornerai da me.» 
Gli angoli della bocca di Loki si levarono verso l’alto per una frazione di secondo, dopodiché gli diede un colpo neanche troppo leggero sulla testa. «Se mi stringi ancora un po’ non ci sarà una prossima volta.»
«Oh, sì, scusa, hai ragione», gesticolò Thor, asciugandosi successivamente il naso con il palmo della mano come il rozzo che era. «L’emozione, sai.»
Loki fece ruotare gli occhi al cielo con ostentata noia, ma per fortuna Thor non gli credette e si tuffò nuovamente sulle sue labbra, sancendo definitivamente il tacito accordo tra loro. 
«Saprai dove trovarmi quando mi cercherai?», chiese Thor mentre la pressione del sonno cominciava a farsi insistente sulle sue palpebre.
Loki esibì un sorriso sinistro. «Vuoi davvero sapere come farò a rintracciarti?»
Quando Thor adocchiò la sua espressione poco raccomandabile scosse il capo, ridacchiando. «No, forse è meglio di no.»




 
§§§




Passò un anno. Un anno ricco di avventure che Thor si era preoccupato di passare in serenità insieme ai suoi non più nuovi fedeli compagni di viaggio. Un anno che lo aveva aiutato a ritrovare sé stesso e a comprendere che viaggiare in lungo e in largo per l’Universo non faceva per lui; perciò aveva deciso di tornare dal suo popolo su Miðgarðr, non in veste di re, ma da asgardiano.
Da loro pari.
Il suo ritorno era stato accolto a gran voce ed inevitabile fu il colpo che Valchiria gli diede sulla spalla. «Sei vivo. E dimagrito.»
Thor aveva sorriso. «Così sembra.»
Lei fece un cenno del capo, emulandolo. «Bentornato a casa.»   
Non si fermò a festeggiare, o almeno non subito.
Aveva un estremo bisogno di rinfrescarsi sotto lo scroscio della doccia.
«Amico, ci sei mancato», gli aveva detto Korg non appena aveva varcato la sua dimora, affiancato naturalmente da Miek. «In tua assenza siamo riusciti a sconfiggere Noobmaster69. È stato un osso duro, ma noi siamo stati più duri di lui», aveva continuato, stringendo il pugno in segno di esultazione.
Thor gli si era avvicinato per dargli un cinque che Korg ricambiò con entusiasmo. Era felice che qualcuno avesse finalmente fatto il culo a strisce a quel perdente che lo aveva fatto dannare per più di due mesi.
«Ah, sì. Forse è un buon momento per dirti che c’è un tipo nella tua camera che era con noi sulla nave, sai…quella che Thanos aveva attaccato anni fa», spiegò Korg. «Capelli neri, espressione sempre indispettita, alto co—»
Thor si era bloccato ad “un tipo” perché l’unico tipo che aveva la faccia tosta di entrare nelle sue stanze senza chiedere nulla a nessuno era soltanto uno.
Fulminò i pochi metri che lo separavano dalla sua camera e spalancò la porta. Venne investito immediatamente da una sensazione di gioia quando i suoi occhi adocchiarono la figura inconfondibile di suo fratello addossata alla finestra.

«Direi che questo posto necessita un rimodernamento», esordì Loki, indicando l’arredamento con sdegno. «Solo un uomo delle caverne potrebbe pensare di vivere in un luogo fetido come questo.»
Thor rise. Gli era mancato così tanto il suo scherno. «Per fortuna adesso c’è qualcuno di esperto che può occuparsi della faccenda.»    
Non attese una risposta da parte di Loki perché gli si fiondò addosso, attorniando le braccia ai suoi fianchi e dandogli un bacio che sembrò durare un’eternità.
«Sei il solito troglodita», commentò Loki quando i loro polmoni reclamarono dell’ossigeno, spostandogli dalla fronte dei ciuffi dorati.
Thor incorniciò il viso di Loki nelle sue mani. «Qual è la tua risposta?» chiese con urgenza.
Loki assunse un’espressione pensosa, dopodiché gli angoli della bocca svettarono verso l’alto. «La mia risposta è che quel letto è troppo piccolo per due persone.»   
Thor snudò le labbra in un sorriso a trentadue denti quando comprese il messaggio implicito e lo trascinò in un abbraccio che racchiudeva tutta la sua felicità.
Per anni si era attaccato alle ultime parole di speranza che il suo Loki aveva infuso dentro di lui, ma ora che era reale faceva fatica a credere fosse vero.
Eppure era così, e ogni volta che ammirava il volto di suo fratello ne era sempre più convinto.
Il sole era tornato a brillare nuovamente su di loro.         


    
 

    



 
   
 
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