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Autore: Black White Dragon    06/05/2019    1 recensioni
Aegon Targaryen / Jon Snow ha appena sconfitto definitivamente Cersei Lannister e i suoi alleati, si dirige verso il Trono di Spade e compie un'azione inaspettata che farà la storia del Continente Occidentale.
[Questa fanfiction si rifà agli avvenimenti della serie TV fino alla puntata 8x02]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jon Snow, Spettro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dracarys

Aegon Targaryen si era ormai arreso al suo vero nome: Jon Snow non era che un’ombra del suo passato, un falso rifugio in cui si sarebbe volentieri riparato per non dover subire le conseguenze della sua discendenza. Ogni altro legittimo erede era morto combattendo gli Estranei o nella battaglia contro gli alleati di Cersei Lannister; alcuni erano morti anche prima, caduti per onore, coraggio o stupidità. Tuttavia, lui era riuscito a sopravvivere e il Trono di Spade gli spettava di diritto.
Lo vedeva da lontano, mentre percorreva la Sala del Trono danneggiata insieme a Spettro che seguiva i suoi passi alla sua sinistra. La battaglia era arrivata anche all’interno della Fortezza Rossa e aveva lasciato il segno: il tetto della Sala era quasi interamente crollato, le mura erano in parte sgretolate, solo le volte portanti e le colonne riuscivano a restituire una parziale sembianza regale. Il Trono di Spade, invece, sembrava intatto tra le macerie, come fosse imperturbabile a qualsiasi catastrofe. I raggi del sole lo facevano brillare in tutto il suo tremendo splendore, ma nonostante l’illuminazione della Sala facesse ricadere l’attenzione sul Trono, tutti i presenti erano interessati solo ad Aegon. Percorreva lentamente il corridoio centrale impolverato e pieno di ciottoli qua e là, mentre ai lati le facce curiose dei sopravvissuti alla battaglia lo scrutavano sui cumuli di pietra che prima costituivano il tetto della Sala del Trono.
Riconobbe qualcuno tra i presenti, mentre camminava verso il Trono. Tormund, che probabilmente mai si era immaginato di arrivare così tanto a Sud della barriera, ora lo guardava fieramente, quasi sorridendo perché il suo Corvo preferito stava andando a prendersi ciò che gli spettava; poi intravide Sandor Clegane ancora sanguinante ma vittorioso, fresco dal duello che era costato la morte a suo fratello; Ser Davos gli sorrise debolmente poco più in là affiancato da Missandei, la quale non sembrava essersi ripresa dalla morte di Verme Grigio né da quella della sua regina; Sam, invece, sorrideva felice mentre teneva in braccio il piccolo Sam con Gilly al suo fianco; infine, a pochi metri dalle scale che portavano al Trono, Tyrion lo attendeva impassibile, la spilla da Primo Cavaliere ancora attaccata sul cuore.
In quel momento il verso di un drago si propagò per tutta la sala e Rhaegal fece la sua entrata in scena appoggiandosi sul muro parzialmente crollato dietro al Trono e sgretolandone una parte che ancora riusciva ad ergersi. Smosse l’aria con le ali e diffuse una ventata di pulviscolo che investì le persone nella Sala, le quali non si erano spaventate minimamente alla vista del drago.
Era come se si fossero ormai abituati alla presenza di quei volatili sputafuoco. Prima, chiunque se ne sarebbe tenuto volentieri a distanza, ma ora Rhaegal era guardato con ammirazione per l’aiuto senz’altro fondamentale che aveva apportato nelle ultime battaglie. Forse avrebbero temuto Drogon, il più potente dei draghi di Daenerys Targaryen, ma aveva sacrificato la sua vita durante la battaglia di Grande Inverno combattendo contro Viserion, il Drago di Ghiaccio.
Aegon osservò Rhaegal appoggiarsi dietro al Trono in fondo agli scalini e abbassò lo sguardo. Lentamente cominciò a salire le scale. Spettro si era diretto verso Tyrion, lasciando il suo padrone continuare il percorso da solo.
Tutti i presenti trattennero il fiato quando Aegon arrivò in cima, proprio davanti al Trono, aspettando che si sedesse. Tuttavia, non lo fece. Il legittimo erede fece invece scivolare la mano sul poggiolo fatto di spade modellate dal fuoco di drago, poi toccò la parte alta dello schienale girando attorno al Trono, infine ridiscese con la mano sull’altro poggiolo. Si ritrovò quindi davanti alla folla di persone che lo fissava. Staccò la mano e si allontanò di un metro, guardando quella che non poté che sembrargli una vecchia sedia di ferraglia.
Così Aegon cominciò a pensare a quante persone avevano perso la vita per il potere. Pensò che il vero motivo per cui tutte le guerre degli ultimi anni avevano avuto luogo era per quel Trono, poiché era stato forgiato dal fuoco di drago e quindi era simbolo di forza e potenza. Al Nord non avevano neanche un trono: il re si sedeva a un tavolo di legno qualunque, che non era nemmeno sopraelevato, e i sudditi e il sovrano si trovavano alla stessa altezza. Invece, quella catasta di spade era distante da chiunque, adatta più a un tiranno che a un sovrano giusto. E Aegon non aveva la minima intenzione di governare da tiranno. Non avrebbe neanche voluto una corona, ma in tutti i Sette Regni non c’era nessun altro legittimo erede, e sapeva per certo che se avesse rinunciato al regno i sopravvissuti delle altre famiglie non avrebbero esitato a farsi di nuovo la guerra tra di loro per accaparrarsi il potere. Sarebbero ricorsi subito alla legge del più forte, mai stanchi di combattere.
Ma come poteva regnare in modo giusto se avesse seduto su ciò che aveva causato tutte le atrocità degli ultimi tempi?
Non avrebbe mai ricoperto la carica di re su quel Trono, l’avrebbe fatto spostare, magari in un luogo remoto della Fortezza Rossa, per custodirlo come reliquia dei tempi bui, oppure l’avrebbe fatto sotterrare in qualche luogo remoto, oltre la Barriera. Avrebbe dato l’ordine che solo pochi fidati avrebbero potuto conoscerne la posizione esatta, per evitare che altri potessero venire sopraffatti dal simbolo di potere che emanava.
Tuttavia, si rese conto che non sarebbe stato abbastanza. Qualcuno, scavando, avrebbe potuto trovarlo, riconoscerlo come il Trono di Spade e generare un’altra serie di guerre.
Alzò gli occhi verso Rhaegal e si chiese se forse la gente lo avrebbe temuto comunque a causa del drago, con o senza il Trono di Spade tra i piedi.
Poi, una strana idea gli balenò in testa. Spostò lo sguardo verso il Trono, poi di nuovo su Rhaegal, poi ancora sul Trono. Gli veniva quasi da sorridere. Fissò il drago, il quale empatizzò con il suo padrone e capì che cosa gli avrebbe chiesto di fare.
Aegon scese un paio di gradini senza staccare gli occhi dal Trono, infine diede l’ordine.
«Dracarys.»
Immediatamente, Rhaegal riversò il suo fuoco sul Trono di Spade, con la sorpresa di tutti. Aegon sentì il calore del fuoco ma non si spostò, trovandolo addirittura piacevole. Invece, gli altri presenti guardavano sbigottiti quella scena inaspettata, mentre il drago si muoveva attorno al Trono per liquefarlo e fargli perdere la forma originaria. Sotto i loro occhi, si stava compiendo una legge del contrappasso che ancora non avevano inteso, ma che Aegon aveva meditato: come il Trono di Spade era stato forgiato con il fuoco di Balerion, il Terrore Nero, sotto l’ordine di Aegon I il Conquistatore, così ora veniva distrutto da Rhaegal, su disposizione di Aegon VI.
Rhaegal si spostò sopra Aegon senza toccarlo continuando a sputare fuoco. Egli allungò la mano e gli accarezzò il collo squamoso, come per intimargli di non fermarsi finché quella maledettissima sedia non si fosse squagliata del tutto. E man mano che il ferro si fondeva, le persone cominciavano finalmente a capire quale fosse il significato di quell’azione da parte di Aegon Targaryen: l’era del Trono di Spade era finita, non ci sarebbero più state guerre né tiranni, perché Aegon VI stava finalmente portando la pace nel Continente Occidentale.
Il fuoco di Rhaegal impiegò molto tempo a deformare completamente il ferro che componeva il Trono, a farlo diventare una massa informe il cui unico scopo sarebbe stato quello di arrugginire col tempo, ma nessuno si mosse, tutti rimasero a guardare quello spettacolo indimenticabile. Alcuni si sentirono addirittura fortunati di poter essere presenti all’evento che avrebbe cambiato le sorti di un regno.
Aegon si chiese cosa ne avrebbe pensato Daenerys, se fosse stata ancora viva. Provava ancora sentimenti contrastanti nei suoi confronti, dalla consapevolezza che l’amava ancora, anche se il loro amore era stato incestuoso, al fatto che, senza ombra di dubbio, la Madre dei Draghi non sarebbe stata in alcun modo una regina giusta. Ovviamente ad Aegon dispiaceva che fosse morta, ma non poté fare a meno di pensare che il Continente Occidentale non sarebbe stata un posto migliore se lei fosse stata al potere poiché i suoi metodi, pur non essendo quelli terribili di Cersei Lannister, erano comunque ingiusti e la Khaleesi si autoproclamava misericordiosa, nonostante non lo fosse minimamente.
Dopo quelli che potevano essere minuti o ore, il drago sembrò soddisfatto del suo lavoro, quindi si appoggiò sugli scalini a destra del Trono e osservò il suo padrone discenderne un paio spostandosi verso il centro. Nel frattempo, Spettro si avvicinò e si mise esattamente sul lato opposto di dove si trovava Rhaegal.
Un metalupo da una parte, un drago dall’altra e il padrone di entrambi in mezzo: così i presenti vedevano quella scena ibrida e insolita che sembravano apprezzare sempre di più.
Aegon osservò la folla dall’alto. Scese qualche altro scalino affinché la distanza con i presenti diminuisse ma lasciando che tutti potessero vederlo.
«C’era un tempo in cui il mio nome era Jon Snow» cominciò, «e so che molti di voi mi conoscono in quel modo e probabilmente mi chiameranno così per sempre.»
Si pentì subito del modo con cui aveva cominciato, ma ormai era fatta e non gli rimaneva che continuare.
«Tuttavia, ho recentemente scoperto di non essere il figlio bastardo di Ned Stark. Mia madre, Lyanna Stark, e mio padre, Rhaegar Targaryen, si erano sposati di nascosto prima della mia nascita.» Aegon fece una pausa prima di continuare. «Questo fa di me l’ultimo legittimo erede.»
Non ci fu nessuna sorpresa tra gli ascoltatori. Ormai era un’informazione di dominio pubblico che si era propagata in poco tempo, senza che il protagonista di quell’informazione neanche sapesse di essere sulla bocca di tutti.
«Non ho intenzione di impormi su di voi né di governare come è stato fatto dai re e dalle regine precedenti» Aegon girò leggermente il busto verso il Trono di Spade sciolto, al fine di rafforzare il concetto per poi ricomporsi subito. «Non ho mai chiesto di essere a capo dei Guardiani della Notte, eppure mi hanno eletto Lord Comandante democraticamente; non ho mai chiesto di governare a Grande Inverno, ma le famiglie del Nord mi hanno eletto Re del Nord anche se ero il figlio bastardo di Ned Stark. Le grandi casate del Nord hanno riposto la loro fiducia in me e hanno accolto il Popolo Libero dopo secoli di scontri. Allo stesso modo, il Popolo Libero ha combattuto al nostro fianco perché riponeva la sua fiducia in me. Non pretendo la corona, l’accetterò se tutti voi vorrete che io l’accetti. E vi assicuro, che se deciderete di eleggermi e finché sarò il vostro re, nei Sette Regni regnerà la pace.»
Aegon abbassò lo sguardo e sospirò. I suoi pensieri andarono a Grande Inverno, a Sansa che voleva assolutamente rivendicare quell’indipendenza che era stata privata ingiustamente agli Stark. Si sentiva in dovere di concedere al Nord di avere la propria regina, perché sapeva che sarebbe stata sua cugina Sansa a prendere il potere. Quindi si rivolse di nuovo a tutti e disse: «Voglio che sappiate che se mi sceglierete, la mia autorità non avrà alcuna influenza sulle terre del Nord, poiché sarà compito delle casate che lì risiedono eleggere un loro re o una loro regina. Per tanto tempo è stata negata la libertà a Grande Inverno ed è ora di restituirgliela.»
I presenti si mossero sul posto un po’ contrariati ma ad Aegon non importava. Incrociò lo sguardo di Tormund, come a volersi ricordare di dover trattare un’ultima questione.
«Invece, il Popolo Libero potrà decidere se sottostare al potere di Approdo del Re, unirsi alle casate del Nord o tornare oltre la Barriera, a loro discrezione. Decideranno autonomamente la loro sorte e nessuno oserà provare a sottometterli. Tuttavia, non posso garantire loro un posto a Sud della Barriera in cui insediarsi senza che siano sottomessi a un sovrano. Riceveranno approvvigionamento fino alla fine dell’Inverno senza che siano oppressi, poi dovranno decidere cosa fare. Se decideranno di tornare oltre la Barriera, saranno comunque i benvenuti come ospiti nelle terre del Sud.»
Aegon vide Tormund annuire. Dopo aver combattuto fianco a fianco con coloro che disprezzavano, il Popolo Libero si era finalmente aperto, come le casate del Sud si erano finalmente aperte nei loro confronti, e Aegon non poteva che esserne sinceramente felice.
«Queste sono le condizioni che vi propongo e non sono in nessun modo trattabili affinché tutti ottengano la libertà che spetta loro. Sta a voi decidere se accettarle o meno.»
La folla rimase impassibile per qualche secondo, e durante quel breve periodo di tempo Aegon pensò che lo avrebbero ucciso a causa di quello che aveva appena detto: erano troppo silenziosi, troppo immobili. Trattenne il respiro, in attesa. Ecco come sarebbe morto, non trafitto da una spada ma calpestato da una folla inferocita. La morte peggiore di sempre.
Poi però Tyrion cominciò piano ad applaudire. Sembrava l’unico, ma dopo qualche momento altri si unirono a lui, finché l’applauso non raggiunse tutta la Sala. Solo allora Aegon si concesse di respirare. Si sentì finalmente sollevato nel vedere che le persone acclamavano le sue parole.
Forse ci sarebbe davvero stata la pace nel Continente Occidentale, magari per qualche secolo, o almeno così si augurava.
Si voltò un’ultima volta verso il Trono di Spade liquefatto, deformato e privo di qualsiasi simbolo di potere, e si concesse di pensare che la sua vita da re era cominciata nel migliore dei modi. Poi scese i gradini e andò incontro alla folla, sorridendo.


 
Fine

 
Note
Dopo anni di assenza su EFP ho deciso di tornare per un momento e scrivere per la prima volta nella sezione di GoT, dato che quello che ho scritto è esattamente come vorrei che finisse la serie. Tuttavia, (se non avete ancora visto la 8x03 e 8x04 non leggete il testo barrato) tutto questo non accadrà perché Jon ha mandato Spettro con Tormund e insieme sono tornati al Nord, mentre Rhaegal è morto, non mi riprenderò mai!
Che dire, spero che la storia vi sia piaciuta, spero di tornare a pubblicare frequentemente, prima o poi!
Black White Dragon

P.S.: Cesyro for president.
   
 
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