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Autore: C_96    06/05/2019    0 recensioni
“I superpoteri sono capacità sovrumane fisiche e/o mentali che distinguono nel mondo immaginario dei fumetti (e della letteratura, del cinema e dei videogiochi più in generale), un supereroe o un supercriminale dalle persone comuni.”
Ma è davvero così?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: il viaggio
 
Nicole sistemò la sua maglia preferita nella valigia. Era viola a maniche corte, nient’altro. Nessun disegno nessuna frase di alcun tipo, solo viola. Una T-Shirt a tinta unita, semplice. Come molte altre piegate superficialmente nella sua valigia. Odiava le magliette con disegni o frasi pseudo-simpatiche del tipo “tutte le mamme fanno figli belli, ma la mia ha proprio esagerato!”. Secondo lei erano le magliette adatte a chi voleva dimostrare di avere un’identità. Ma la verità è che TUTTI le indossavano e quindi dovevano avere tutti la medesima personalità oppure assolutamente nessuna. Proprio per questo lei optava per la semplicità: camicie, maglioni, t-shirt, giacche con assolutamente nulla sopra. Secondo lei questa scelta avrebbe creato quell’alone di mistero attorno a sé, ma in qualunque caso non le importava affatto.
Quel viaggio era pronto da mesi. Era stata un’idea di Andrea, la sua migliore amica. Andare a Lariah in vacanza dopo la sessione estiva dell’università di Bonnice era una manna dal cielo. La prima cosa che avevano fatto, ancor prima di chiedere una mano economica ai rispettivi genitori, era stata avvisare Luca.
“Sto già preparando la valigia, dolcezze. Andremo a caccia di bei maschioni Lariani!” aveva risposto lui alla loro proposta.
Nicole rise tra sé pensando a quel momento. Adorava i suoi migliori amici. Se non ci fossero stati loro, i suoi primi mesi all’università sarebbero stati disastrosi e deprimenti.
La verità è che lei non aveva nemmeno chiesto a sua madre dei soldi per poter partire. Lei li aveva già. Aveva lavorato per tutto l’inverno in un stupido bar vicino all’università e aveva messo i soldi da parte per studiare l’anno successivo. Ma spenderne un po’ per se stessi non doveva essere poi così sbagliato, giusto? A quanto pare per sua madre non doveva essere esattamente una buona idea.
“Conserva quei soldi invece di spenderli proprio a Lariah!” le aveva consigliato, guardandola in modo severo.
Ma Nicole aveva già comprato i biglietti e prenotato una rilassante settimana con i suoi amici in un B&B della sua città preferita. Non le era costato molto, in realtà. Ultimamente Lariah non stava passando un bel momento a livello turistico. Proprio nella periferia della città, una nuova azienda aveva inaugurato la propria industria, che produceva prodotti che andavano dalle creme per il corpo a strane bibite extra zuccherate pensate per chi faceva jogging. La “Wellness 4 us” era l’azienda che si occupava, o almeno così doveva essere in principio, della salute del corpo, in particolare dei giovani. Purtroppo però quei prodotti non dovevano essere proprio il massimo, perché avevano causato strani effetti collaterali, di cui però in televisione non si era parlato in modo chiaro. Un paio di ricoverati d’urgenza in ospedale e qualche morto. Ma non è tutto. Si è scoperto solo dopo che gli scarichi dell’industria in questione andavano tutti a finire nel Bagnato, il fiume che attraversava e divideva in due la città. I pochi Lariani, che già da Aprile facevano il bagno nel fiume, avevano scoperto che quei prodotti il corpo lo cambiavano davvero, ma non nel modo in cui speravano. Ma anche di queste vicende non si era detto granchè nei telegiornali. L’industria chiuse i battenti qualche settimana dopo, ma l’azienda era ancora “viva”. A quanto pare il proprietario doveva essere un tipo molto ricco, perché nessuno si era mai azzardato a denunciare lui o la W4U. Neanche dopo quei morti. Nessuno sapeva bene perché quelle famiglie non avessero fatto proprio nulla per vendicare i propri cari.
Ma ai tre amici e colleghi universitari questo non era importato. C’erano così tante cose da vedere in quella città di circa 260000 abitanti. Il Museo del Cinema era la tappa a cui Nicole non vedeva l’ora di arrivare, la preferiva anche più del famosissimo Anfiteatro, posto esattamente di fronte al museo, nel centro della città. Qualche strada più avanti doveva esserci anche l’antico palazzo dei Carte, la famiglia fondatrice di Lariah. Il palazzo era invece la tappa che desiderava visitare Andrea. Un palazzo antico e con misteri che circondano le vecchie mura medievali. Andrea amava quelle storie. In realtà amava la storia in generale. Sia Nicole che Luca si chiedevano per quale motivo avesse preso come indirizzo Lettere Teatrali piuttosto che Beni Culturali. Con i suoi occhiali da vista retrò neri, a occhi di gatto, sarebbe stata una perfetta professoressa di storia.
“Io professoressa di storia?! Sicuramente i miei alunni non imparerebbero mai niente, mi metterei a chiacchierare e scherzare con loro e non combineremmo nulla di buono!” era la sua risposta ogni volta che Luca o Nicole tiravano fuori l’argomento.
La valigia era stracolma. Si dovette sedere sopra per riuscire a chiuderla. Tutta quella roba per un’unica settimana era davvero troppa, lo sapeva bene. Ma sapeva anche che nella testa di una ragazza che prepara una valigia si creano tanti “E se…? - Questo potrebbe servirmi nel caso … - … lo porto, non si sa mai!”. Quando finalmente riuscì a chiuderla, suonò il citofono. Nicole corse a rispondere.
“Chi è?”
“Sono Ettore, apri?”
Ed ecco il lato negativo di questo viaggio. Non Ettore in sé, bensì quello che avrebbe portato con lui: sua sorella, Sofia. I membri della loro famiglia erano amici da sempre della famiglia di Nicole, nonché loro vicini di casa. Ettore e Sofia si passavano un solo anno di differenza e lui aveva la stessa età di Nicole, 19 anni. Capelli castani, corti, leggermente più rasati ai lati della testa. Il ciuffo gli andava a finire dritto nell’occhio destro. Proprio per questo aveva sviluppato un tic: sbuffava di continuo per farlo volare via, ma dopo qualche istante quel ciuffo era di nuovo lì, a solleticargli l’occhio castano. Nonostante questo raramente lo tagliava. Ci era quasi affezionato. O meglio, era affezionato a quell’immagine di se stesso. I due amici d’infanzia si adoravano, come se fossero fratelli. Fin da quando entrambi ne avevano memoria avevano passato il pomeriggio a giocare e a studiare insieme. Questo oppure evitare Sofia. Lei aveva tratti molto simili a quelli del fratello. Occhi e capelli castani, viso tondo, naso piccolo ed affilato. Ma lei aveva le labbra di sua madre: carnose e perennemente di un rosa acceso, sembrava quasi che avesse sempre addosso un rossetto. Ettore invece di labbra quasi non ne aveva. Erano sottilissime e quando sorrideva, sparivano del tutto.
“Finalmente si va in vacanza! Ci voleva proprio. Gli esami di fine anno sono devastanti.”
“Sofy, nessuno ha davvero idea di cosa siano gli esami, finchè non si arriva all’università.” Aveva risposto Ettore alzando gli occhi al cielo.
Sofia era arrogante ed oltremodo fastidiosa. Era quel genere di persona convinta di aver sempre ragione su qualunque cosa. Spesso si intrometteva in un discorso e cominciava la sua -NON RICHIESTA- teoria sul perché lei avesse ragione anche su quell’argomento, di cui magari non aveva neanche mai sentito parlare prima di allora. Ed inoltre, era in perenne conflitto con Nicole. Avevano interessi completamente differenti. Se Nicole amava i cinecomics, Sofia li odiava, preferiva i drammi romantici che finivano col bel ragazzo che muore per una qualche malattia incurabile. Nicole ascoltava tutta la musica, ma prediligeva quella rock. Sofia la musica non la sopportava, diceva che era totalmente inutile nella vita di un individuo. Ed infine Nicole amava leggere e studiare. Inutile dire che Sofia disprezzasse tutto ciò che fosse scritto, non leggeva nemmeno gli ingredienti di uno shampoo o di un qualche prodotto alimentare. Non litigavano più tanto spesso, come invece accadeva quando erano piccole, per il semplice fatto che ormai Nicole cercava di evitarla in ogni modo. Ed anche Ettore provava a scampare da lei, per quanto gli fosse possibile. Nonostante questo però lei sarebbe dovuta partire con loro. Quando Nicole e Andrea lo avevano invitato, i signori Mori, i genitori di Ettore, erano presenti ed hanno insistito affinché Sofia partisse con loro. Ed ora erano tutti lì, ad aspettare che la mamma di Nicole, li accompagnasse alla stazione dei pullman in macchina, dove Luca ed Andrea li avrebbero raggiunti.
 
“Grazie Cristina!” aveva gridato Ettore rivolto alla madre di Nicole, che già ripartiva in macchina per tornare a casa, “Adoro tua madre, Nicky” si era poi rivolto all’amica al suo fianco.
La chiamava così da sempre. E lei aveva coniato per lui un soprannome decisamente più originale: ET (da pronunciare “Ettì”). Ispirato un po’ ad un vecchio film che guardavano da bambini, il cui protagonista era uno strano extra terrestre, appunto E.T.
“Glielo riferirò, ET. Cerchiamo Andrea e Luca adesso, dovrebbero già essere alla fermata del pullman.”
Sofia le si pose davanti guardandola negli occhi, impedendole di passare “Ma non potevamo viaggiare in treno? O meglio ancora, in aereo. In pullman si sta così scomodi! Hai avuto una pessima idea.”
“Puoi benissimo tornare a casa se non ti va bene.” rispose Nicole infastidita e tenendo il suo sguardo.
“ Lo farei se tua madre non se ne fosse già andata! Ma… ormai sono qui.”
Avrebbe voluto dirle che l’avrebbe chiamata all’istante pur di farla andare via, ma così avrebbe solo dato inizio ad una guerra che sarebbe finita solo dopo la sua vacanza. L’unica cosa che fece fu riservarle il sorriso più falso che trovò la forza di mostrare. La scansò e cominciò a cercare i suoi amici.
Come previsto, erano davanti alla fermata. Andrea aveva con se solo un borsone nero sportivo, poggiato sulla spalla sinistra, ma con cui stava vivacemente litigando. Le stava tirando i suoi lunghi capelli neri che non riusciva mai a sistemare. Ma non voleva neanche legarli. Li portava sempre sciolti e scompigliati. Erano di un nero molto scuro che andava in contrasto con la sua pelle dai toni quasi “cadaverici” ed i suoi occhi azzurri e penetranti. Ma erano perfettamente abbinati ai suoi vestiti, sempre neri. Il massimo del colore che indossava era il blu notte. Era molto più alta di Nicole, che in confronto era paragonabile ad un bonsai. Ed era anche più alta di Ettore. In effetti era la più alta del gruppo. In quella scena esilarante, in cui sembrava che il borsone stesse avendo la meglio contro di lei, Luca la guardava e rideva come un pazzo. Aveva uno stile impeccabile. Jeans scuri, tendenti al nero, una camicia leggera di cotone bianco e un gilet nero a completare il look da modello da rivista. Inoltre aveva capelli biondi, ricci e portati fino a sopra le spalle. Chiunque gli sarebbe caduto ai piedi per la bellezza ed il fascino che dimostrava. Ma a Luca non piaceva mai nessuno per davvero. Poteva fare qualche commento esagerato su un qualche bel ragazzo muscoloso che gli passava davanti all’università, ma il suo interesse per il mondo si fermava lì. Preferiva di gran lunga divertirsi con i suoi amici. Accanto a lui padroneggiava una valigia gigante color turchese, con la stampa di vari fiori colorati.
“E’ di mia madre” si giustificò interrompendo la scena e indicando la valigia-armadio alla sua sinistra.
“E non ti dispiacerebbe affatto se te la regalasse, vero?” rise Andrea spintonandolo.
“Tu piuttosto, cosa hai portato in quel misero borsone?” chiese Nicole guardandola con aria stupita.
“Solo lo stretto necessario. Staremo via solo una settimana dopotutto!”
“E occupa meno spazio” si intromise Ettore soffiando via il ciuffo che era quasi completamente dentro l’occhio. “Comunque tirate fuori i biglietti, il pullman arriva” e detto questo lo indicò con un cenno della testa che, per sua sfortuna, fece tornare il ciuffo esattamente come prima.
Occuparono in gran fretta la fila sulle retrovie per stare tutti insieme, anche se avrebbero fatto volentieri a meno della presenza e dei commenti indesiderati di Sofia. Li aspettavano ben 10 ore di viaggio. Nicole infilò subito le cuffie. Ogni tanto le piaceva isolarsi dal mondo ascoltando un po’ di buona musica. Andrea si addormentò nel giro di pochi minuti dalla partenza.
“Ma come ci riesce? Io non riuscirei a dormire neanche se mi prendessero a bastonate” commentò Luca, quasi indignato.
Per il resto del viaggio Luca ed Ettore giocarono a carte. Il pullman era probabilmente il posto più scomodo per giocare con qualcosa come le carte, ma loro erano talmente concentrati ed agguerriti che perfino Sofia si interessò e cominciò a giocare con loro.
 
Alla fine 10 ore non erano sembrate neanche tali. Andrea era abbastanza riposata, Nicole era carica per via del suo gruppo rock preferito e gli altri tre erano divertiti e pronti per cominciare la loro meritata vacanza.
Erano le 23:00 e Lariah era ancora nel pieno della sua giornata. Automobili, gente per strada e pub da cui usciva musica ad altissimo volume. Ma i cinque amici decisero di andare subito al B&B per riposarsi e godersi a pieno il giorno successivo, senza per forza sembrare degli zombie.
Fatto il check-in entrarono nelle rispettive camere. Le ragazze in una camera tripla con letto matrimoniale ed un letto singolo a parte. I due ragazzi, invece, avevano ottenuto una camera matrimoniale. Ettore non ne era particolarmente felice, ma non disse niente. Posò la valigia in stanza e, soffiando sul ciuffo, augurò la buonanotte alle amiche che si erano affacciate all’uscio per un momento.
Lariah era lì per loro. Pronta per essere vissuta.
   
 
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