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Autore: Indaco_    06/05/2019    2 recensioni
Il cuore di Amy saltò un battito capendo bene che quel devastante e incredibile dettaglio non era affatto dovuto ad una semplice coincidenza.
I puri e grandi occhi del piccolo erano di un accecante verde magnetico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dance'
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Il cuore di Sonic stava martellando come un martello pneumatico, mentre gli angoli della bocca si increspavano in un ghigno di rabbia. Sotto l’albero, piazzato quasi al centro del cortile, non una, ma ben due figure scure si stagliavano all’ombra della magnolia ricca di fiori bianchi. Un delizioso soffio di vento portava il profumo di miele al suo naso, rendendo la scenetta ancor più patetica di quel che già era.
La rosa e  l’arancione erano fermi, faccia a faccia, impegnati in una discussione che non riusciva minimamente a captare. Lui, con un sorriso gentile, stava gesticolando qualcosa, mentre lei, bella come un fiore, lo stava ascoltando completamente presa dal discorso del dingo. Cosa voleva quel cane con quella faccia da schiaffi e quel sorriso odioso dalla sua ex? Che volesse ammetterlo o no, una morsa di gelosia stava lacerando il suo cuore ormai sfibrato. Già faticava a sopportare il fatto che quel bell’imbusto aveva occupato il suo posto a ballo, figuriamoci se avrebbe sopportato quel comportamento nei confronti della riccia.
Desiderando con tutto il cuore che l’albero crollasse sopra all’arancione, sospirò di rabbia stringendo i pugni distesi lungo i fianchi , quando d’improvviso, una voce acuta e fresca lo chiamò da lontano riscuotendolo dall’impeto omicida. Guardandosi attorno smarrito, Sonic si voltò in tutte le direzioni ma non riuscì a capire da dove arrivasse quel suono.  Il suo nome, pronunciato con sollievo e sorpresa, lo colpì in pieno petto, resettando ogni sentimento negativo. 
< Soooooonic! > un lampo blu, piuttosto piccolo anche, balzò giù dalle braccia della ragazza con foga e, a velocità anormale, lo raggiunse in meno di un attimo. Gli occhi dell’adulto afferrarono per un solo istante la figura che si avvicinava a velocità quasi supersonica e grazie ai riflessi perfettissimi, riuscì ad acchiappare al volo il bambino che si era letteralmente lanciato su di lui con una gioia e un’energia invidiabile.
Justin era felicissimo di rivederlo, il fatto che quella mattina non l’avesse salutato come ogni giorno, gli aveva fatto temere che il blu fosse arrabbiato con lui per qualche strano motivo. Le piccole braccine si strinsero attorno al collo dell’adulto in un abbraccio colossale facendo irrigidire per qualche secondo Sonic che non si aspettava di certo simili dimostrazioni d’affetto. Stretto dalla debole morsa dello scricciolo cobalto, l’adulto era impalato come una statua, nel primo dei tre gradini sconvolto da tanta tenerezza.
Senza sprecare un minuto di più, lo avvvolse a se baciandogli la testolina irta di aculei lucenti. Le cose che non avrebbe fatto per lui erano praticamente zero, lo adorava, il bene che provava era incomparabile a qualsiasi altro sentimento che avesse mai provato.
Justin premette la fronte sulla guancia del blu a mo’ di carezza, non si era mai sentito così al sicuro come con quel ragazzo.
Ma c’era una grave questione da chiarire prima di dedicarsi alle coccole, troppo importante da poter lasciar perdere. Sciogliendo l’abbraccio e allontanandosi un po’ per guardarlo ben in faccia, Justin storse leggermente la testa e lo squadrò serio con gli occhi semichiusi
< perché questa mattina non ci hai salutati? > rimbeccò con tono imbronciato il piccino. Quella posizione, acquisita sicuramente dalla madre, colpì il blu, piacevolmente sorpreso che il riccetto fosse infastidito da quella mancanza mattutina.
< Stavate entrambi dormendo come dei sassi. Non volevo svegliarvi > rispose pazientemente l’adulto a tono, giustificandosi divertito. Justin sollevò un sopracciglio e lo studiò con attenzione come se stesse soppesando la credibilità di quella scusa.
Impiegò poco tempo a decidere, con una scrollata di spalle cancellò il broncio, sostituendolo con un sorriso gioioso e paffuto, e si rituffò tra le braccia dell'ignaro padre.
Da lontano intanto, la riccia aveva osservato ogni minimo gesto dei suoi due tesori con occhio critico, ignorando completamente il compagno di ballo di Sonic, il quale continuava a blaterare cose senza fermarsi nemmeno per un attimo. Il cuore della ragazza aveva iniziato a battere più velocemente di fronte al riccio blu e il solo pensiero degli occhi verdissimi e della sua bella voce la rendeva nervosa come una ragazzina. Vedendo poi quella scena da film, la sua testa iniziò già a creare castelli in aria meravigliosi e inverosimili, distraendola ancor di più dalle parole del dingo.
< … E cosa ne pensi? > esclamò d’un tratto Jacob con il sorriso e le mani dentro alle tasche della tuta. Amy, persa con uno sguardo sognante, precipitò nella dura realtà con un veloce battito di ciglia.
Notando che il ragazzo di fronte a lei stava aspettando una risposta, in preda al panico ( e per evitare figuracce) iniziò ad annuire sperando di cavarsela egregiamente.
< Certo! Ok! Sì sì! > balbettò imbarazzata, muovendo un passo in direzione di suo figlio e del suo coinquilino per concludere in fretta quella chiacchierata. Jacob sorrise e notando solo in quel momento che il blu li stava guardando dall’entrata, si dileguò velocemente con un frettoloso cenno di saluto.
< Va bene, ciao Amy > borbottò velocemnte e detto ciò, lanciando un’ultima occhiata al di sopra della riccia, diretta al suo rivale, se ne andò con passo lungo e uno sguardo di sfida. Sguardo che Amy non comprese e che non si preoccupò di comprendere, con il cuore che le batteva e sciogliendosi i lunghi capelli, si avvicinò finalmente ai suoi due con un sorriso dolcissimo.
Non vedeva l’ora di tornare a casa e stare finalmente con loro.
Sorriso che spappolò lo stomaco del blu, facendogli compiere acrobazie da circo all’interno dell’addome. Nei suoi nervi ottici, solo la figura della riccia meritava di essere ben focalizzata e inquadrata, il contorno e l’intero sfondo venne fuso tutto assieme in una grande tavolozza di colori.
< Oh Justin! Quante volte ti dovrò dire di essere delicato? Lo sai che ha una gamba dolorante > sbuffò poco convinta la riccia, bloccandosi di fronte alle due fotocopie con un sorriso malizioso.
< Ma non gli ho fatto male mamma! Sono andato piano. Vero Sonic? > protestò con un sorriso il piccino, in cerca dell’ormai sacrosanta approvazione dell’adulto.
Orgoglioso come un gallo, il blu trattenne le risate a stento per la risposta data alla madre,
< vero tesoro. Buongiorno Amy > esclamò ricambiando il sorriso malizioso.
Erano felici entrambi notando che la controparte non era minimamente influenzata dalla litigata del giorno precedente. Si sorrisero rilassati quando Amy, ricordando d’un tratto l’increscioso incontro di quella mattina, non risparmiò le frecciate, cariche più di gelosia che di rabbia.
< Buongiorno caro il mio Don Giovanni dei poveri. Come stai? > Esclamò con un sorriso furbetto, incamminandosi verso casa e ravviandosi il ciuffo che le copriva gli occhi. Perfino Justin, capendo le intenzioni della madre, rise divertito e scendendo dall’adulto afferrò saldamente la mano del ragazzo.
Sonic sollevò un sopracciglio e la seguì, incuriosito dalla strana provocazione
< mmmh, qualcosa mi dice che c’è qualcosa di grosso che bolle in pentola > rispose con nonchalance e un sorrisino innocente.
< Molto grosse … ehm cioè grosso > si corresse la rosa, ripensando al torace della ragazza ampiamente sviluppato. Dicendo ciò, lanciò un’occhiata al suo coinquilino che sembrava perso in complicate considerazioni, che fosse ancora innamorato della coniglia?
< Spara > mormorò il blu confuso e soprattutto preoccupato. Temeva, infatti, che la riccia proclamasse il suo ritorno a casa, in quel caso avrebbe dovuto convincerla a rimanere ma, testarda com’era, non sarebbe stato affatto facile.
La rosa, emettendo una leggera e tintinnante risatina, che ad un orecchio esperto sarebbe risultata un tantino nervosa, snocciolò parzialmente la novità.
< Questa mattina abbiamo conosciuto una certa Irina > esclamò asciutta, inserendo la chiave nella toppa del grande cancello di casa. Il profumo delle rose la raggiunsero con una brezza leggera, scompigliandole gli aculei ordinati e anche il suo cuore, che temeva di ricevere le temutissime parole. Quel nome così freddo e brioso, per Sonic assomigliò molto ad una freccia conficcata tra le costole. O comunque il risultato fu quello. Con un sonoro colpo di tosse si liberò della sensazione di soffocamento, incredulo, e trasse una grossa boccata d’aria recuperando il fiato, mozzato a causa dell’assurdo incontro.
< C-come?Dove? > Iniziò a balbettare il blu arrossendo come un peperone. Certo che la Divina Provvidenza lo stava mettendo a dura prova ultimamente, era stato così necessario far incontrare le sue due più temibili ex?
Amy sorrise tentando di mostrarsi indifferente, non era la sua fidanzata, non poteva perciò scatenare il mostro ingordo che si stava agitando dentro di lei. Entrando in salotto appoggiò la borsa sul divano e si diresse verso la cucina, mostrando chiaramente di voler iniziare a cucinare il pranzo. Un buon pretesto per dargli la schiena e aumentare così la probabilità che il riccio non sgamasse i suoi reali sentimenti. Voleva dimostrarsi indifferente e rilassata, cosa che non le stava per nulla riuscendo bene.
< Oh stai calmo, non abbiamo sparlato di te. Questa mattina è comparsa davanti alla porta e così l’ho invitata ad entrare. Mi ha raccontato in breve la vostra relazione e la vostra … separazione. Se così si può dire. Ci spera così tanto che tu torni da lei > mormorò con tono piatto e fingendo una spensieratezza che non c’era. Le parole studiate, che in realtà volevano sembrare buttate lì al momento, tentavano di estrapolare più informazioni possibili dal riccio blu. Insomma: era innamorato o no?
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche attimo indeciso su cosa rispondere, da una parte avrebbe voluto raccontarle come stavano le cose realmente, dall’altra desiderava stuzzicarla per ottenere una sua reazione.
< Bhe, sicuramente non mi sono comportato proprio benissimo con lei. D’altronde è una brava ragazza, dovrei risentirla per chiarire la questione > esclamò chiudendo la porta dietro di lui con tono fintamente preoccupato. Forse stava rischiando troppo, la rosa avrebbe potuto sospettare del suo atteggiamento. Ma era deciso a capire cosa pensasse realmente la riccia di quella situazione e soprattutto voleva capire se c’era anche una piccola speranza di riavvicinamento con lei.
Amy, a quelle parole, rimase un tantino interdetta, non si aspettava proprio che il riccio volesse riappacificare con Irina. Soffocando l’impeto di delusione che le stava scendendo addosso, rispose di getto frustrata da quella situazione.
< Devi vedere tu quello. Se vuoi che ritorni al tuo fianco dovrai riavvicinarti a lei, ovvio > rispose fredda, buttandosi gli aculei dietro alle spalle stizzita.
< Però è molto bella! È molto … come si dice? E’ molto femminile! > Esclamò il piccino, orgoglioso di essere riuscito ad esprimersi con un termine tanto maturo. Seduto su una sedia, era intento a bere un piccolo brick di succo di frutta alla pesca, osservando gli adulti con un sorriso.
Amy sobbalzò e lo guardò allibita, sorpresa da quella frase apparentemente ingenua,
< e tu che ne sai signorino? Pensa piuttosto a lavarti le mani! È presto per te pensare alle ragazze > borbottò mettendo l’acqua a bollire ancor più scocciata. Ci mancava solo suo figlio che gli ricordasse quanto fosse bella, come se  Sonic non sapesse che Irina fosse un gran bel pezzo di coniglia. Il riccio blu appoggiato allo stipite della cucina era piegato dalle risate, quel commento, fatto con una sincerità invidiabile da parte del piccino, non se l’aspettava nemmeno lui. Justin, con un sospiro e sparendo in una scia blu, lasciò da soli i due ricci entrambi silenziosi e attenti l’uno all’altro.
Amy, sentendosi in dovere di aggiungere qualcosa, espresse il suo pensiero corrente sperando che il blu cambiasse idea. E alla svelta anche.
< Se … se tu volessi tornare assieme a lei non preoccuparti per noi. Io e lui ce ne andremo da Blaze o troveremo una sistemazione temporanea. Non vogliamo …. > ad interrompere la riccia fu la squillante suoneria del suo cellulare. Sonic, del tutto preso dal discorso che la rosa stava argomentando, sbuffò scocciato da quell’interruzione ma, con un cenno della mano, indicò chiaramente alla ragazza di rispondere pure.
Amy sospirò per quella interruzione e  abbandonando il ragazzo e le pentole in cucina, si spostò nel salotto dove, stancamente, si lasciò cadere sul divano, innervosita dalla piega che il discorso stava assumendo. La risposta di Sonic l’aveva letteralmente delusa tanto da rovinarle l’umore.
< Pronto? > rispose impaziente, iniziando a giocherellare con la punta di un aculeo nervosa.
< Amy! Scusami se ti chiamo di già ma ero impaziente di risentirti. Sai, prima, appena me ne sono andato, ho subito ricercato il tuo numero di telefono. Spero non sia un problema e spero anche di non disturbarti > esclamò con spensieratezza il mittente della chiamata. La voce gentile di Jacob risuonò solo nelle orecchie della riccia, la quale avvampò imbarazzata a quelle parole. Iniziando a rollare la ciocca più velocemente tra le dita, cercò di sembrare il più spontanea possibile,
< n-no! Non è affatto un problema! C’era qualcosa che volevi chiedermi? > rispose la rosa spostandosi nella sua camera per aver maggior privacy. Dopo essersi assicurata che non ci fosse nessuno ad ascoltare, chiuse la porta delicatamente e si tolse le scarpe, lanciandole per la stanza. Una chiamata da parte sua non se l’aspettava proprio, si erano parlati sì e no due volte, chissà cosa voleva ora.
< A dir la verità dopo la chiacchierata di questa mattina non stavo più nella pelle. Perciò volevo organizzare in fretta prima che cambiassi idea > rispose con una risata imbarazzata. Amy, interdetta, iniziò ad analizzare ogni aspetto di quella frase per tentare di capirne il senso. Non aveva idea di cosa potesse organizzare il dingo arancione, qualche festa in linea di massima.
< Scusami Jacob ma non ti seguo: “organizzare” che cosa? >esclamò con tono dispiaciuto sforzandosi al massimo per ricordare un possibile evento. Nulla. Il suo cervello la stava anche sbeffeggiando per quel vuoto di memoria.
< L’appuntamento! Non ricordi oggi? Ne abbiamo parlato per un quarto d’ora! > rispose con tono sbalordito l’interlocutore dall’altro capo del telefono. Amy rimase a bocca aperta, sentì le gambe divenirle molle tutto d’un tratto e il fiato bloccarsi a livello del collo. Prima di trovarsi stesa a terra tra il letto e l’armadio, preferì abbandonarsi alle verdi coperte, capendo di aver fatto un madornale errore.
Ora capiva perché il dingo si era dileguato tanto in fretta e tanto felicemente quella mattina. Dandosi della stupida e pentendosi a morte di non averlo ascoltato quella mattina, si premette le tempie cercando una qualsiasi soluzione a quel malinteso. Amy sospirò mordendosi le nocche della mano, come evitare la figuraccia e l’appuntamento? Non aveva voglia e tanto meno tempo per uscire con un ragazzo che non fosse uno dei suoi blu. 
< Non avrai cambiato idea spero > la anticipò lui con voce più bassa, preoccupato per il lungo silenzio che si stava formando tra loro.
< Eh? Oh no! Scusami, Justin stava … > venne interrotta di nuovo da un sospiro di sollievo, amplificato dal microfono del telefono
< fiuu, bene! Allora se a te va bene potremmo uscire stasera! Sempre che tu abbia tempo ovvio. Altrimenti potremmo domani o dopodomani o … > Amy a quelle parole si alzò e iniziò a camminare per tutta la stanza in cerca di una qualsiasi scusa o miracolo per poter sfuggire a quell’errore mattutino.
< Devo controllare la mia agenda! Mi dispiace ma penso di essere impegnata per questo weekend! > Mentì nervosa iniziando a giocherellare con le bottigliette del profumo. Se fosse riuscita a prendere tempo avrebbe potuto trovare una scusa valida ed evitare così l’ignota promessa.
< Andiamo Amy! Non puoi spostare qualche appuntamento? Ho una voglia di conoscerti … > mormorò con voce suadente il ragazzo, deciso a tutti i costi a portarla fuori. La rosa arrossì imbarazzata capendo che, se non fosse stata quella sera, sarebbe stata la sera seguente o quella dopo ancora.
Il ballerino non l’avrebbe lasciata in pace tanto in fretta e a quel punto conveniva togliere dente e dolore il prima possibile. Se solo fosse stata attenta invece di perdersi nel riccio blu!
< E sia. Facciamo stasera allora > mormorò sconfitta portandosi una mano alla fronte. Con un sospiro si chiese come avrebbe avvisato Justin e Sonic a quella novità. Che avrebbe pensato il suo piccolo? E il grande?
< Grande! Passo a prenderti verso le 8! > Esclamò gioioso il ragazzo dall’altro capo del telefono. Era così felice che avrebbe potuto improvvisare una coreografia lì su due piedi.
< Va bene, a più tardi allora > concluse la rosa con tono piatto e priva dell’euforia che contraddistingueva il suo interlocutore. Chiuse la telefonata e stropicciandosi gli occhi debolmente, si prese due minuti per riorganizzare le idee.
Non aveva voglia di uscire con lui, sia per il fatto che Sonic le occupava i pensieri, sia perché Jacob era un grosso problema che affliggeva il suo coinquilino. Non sarebbe stato per nulla carino uscire con l’odiato collega del riccio ma che fare in quella situazione? Era stata più che stupida! Come aveva potuto accettare simili proposte a sua insaputa?
Accertandosi che nessuno l’avesse udita, raggiunse la cucina con passo lento, indossando uno dei suoi migliori, finti sorrisi. Sonic e Justin, di fronte al fornello, stavano attendendo che le uova buttate nell’acqua qualche minuto prima si cuocessero. Il vapore avvolgeva le due fotocopie instancabilmente affamate di fronte alla pentola.
< Allora miei cuochi! Cosa avete cucinato di buono? > Esclamò la ragazza fingendo una spensieratezza che non c’era. Il piccino la scrutò per un breve attimo ignorando la domanda,
< con chi eri al telefono? > le domandò serio aggrappandosi al collo dell’adulto. Una terribile ipotesi si stava facendo spazio tra i suoi pensieri: che fosse stato Jason a chiamarla?  
Poco interessato alla chiamata invece, Sonic non diede troppo peso a quella telefonata prima di voltarsi e notare il sorriso tirato che le faceva capolino. Le labbra serrate erano rigide e increspate, nemmeno un canino spuntava da quella smorfia. Sembrava che tutta la concentrazione della riccia fosse posta in quel gesto, totalmente innaturale agli occhi del blu.
< Oh nulla di importante tesoro, stai tranquillo. Piuttosto vediamo di mangiare, scommetto che state morendo di fame > replicò con dolcezza baciando la testina del suo figlioletto posta a livello delle sue labbra.
Ormai era perennemente in braccio all’ignaro padre, ogni volta che si assentava per cinque minuti, poteva star certa di trovare il piccino tra le braccia dell’adulto.
Sonic, nonostante stesse morendo dalla curiosità, non approfondì il discorso sicuro che, se la cosa fosse stata importante, la rosa avrebbe sputato il rospo entro sera.

Spazio autrice:
Ciao! Spero che questo capitolo di passaggio vi sia piaciuto. Come sempre, errori, consigli, critiche, pensieri ed opinioni sono sempre graditissimi.  Soprattutto le correzioni! Fatemele notare per favore. Nonostante l'abbia riletto più volte di sicuro qualcuno è sfuggito!
Ciao e baci!
  
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