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Autore: FairLady    07/05/2019    0 recensioni
[Cast Meteor Garden]
[Wang Hedi-Dylan Wang/Nuovo Personaggio] Cast Meteor Garden 2018
Per quanto il mondo sia vasto, tutto ciò che ti serve lo troverai tra due braccia.
Per quanto si possa scappare dalla ragione, il cuore ti troverà in qualsiasi posto tu vada.
Non esiste differenza che non si possa pareggiare con l'amore.
Fatti e Personaggi che compariranno nella storia sono da ritenersi puramente casuali.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era imbarazzata, sì. Alice era imbarazzata, non tanto per quel appuntamento che, chissà come e chissà quando, si era trasformato in un vero e proprio appuntamento, ma imbarazzata dalla bellezza di lui. Accanto a Dylan – così le aveva chiesto di chiamarlo – si sentiva fuori posto, brutta e vecchia. Già, lo aveva detto, vecchia. Avevano deciso di usare la sua auto per andare al ristorante, l’autista li aveva accompagnati in centro Shangai, di fronte ad un alto palazzo illuminato a giorno.
“Siamo arrivati, - li avvisò – vi scorto all’interno?” chiese poi rivolto a Dylan. “No, non c’è bisogno, faremo due passi. E’ una bella serata”, fu la sua risposta, mentre si volse per guardare Alice.
Di nuovo quel lieve senso di inadeguatezza la pervase. “Perché sei qui con me, Dylan?” non sapeva perché quelle parole erano uscite dalla sua bocca, né da dove le erano venute. Sapeva solo che più lo guardava, in quella sua perfezione fanciullesca, quel suo sguardo che – a volte – di fanciullesco invece aveva proprio poco, si sentiva ridicola. “Ho trentasei anni, tu ne hai quasi la metà… non ti preoccupa il parere della gente che ci vede in giro, vestiti così, noi due da soli…” forse il parere della gente preoccupava più lei, di quanto infastidisse lui, si disse tra sé. Infatti lui, prima di aiutarla a scendere, le accarezzò una guancia. “Non mi preoccupa niente, se non il fatto che tu possa non voler la mia compagni stasera. La vuoi ancora?” mi chiese, diretto, pulito. Onesto come solo alla sua età si era capaci di essere.
Alice non seppe far altro che sorridergli. Alla fine – si disse – cosa poteva esserci di così strano in due persone che cenano insieme? Poteva essere qualunque cosa… una riunione di lavoro, per esempio. Già… una cena di lavoro.
“Certo che la voglio ancora, che domande…” rispose al sorriso di lui nervosamente, ma con sincerità. E si rese conto che sì, lei voleva essere lì in quel momento. Con Dylan e con nessun altro.
L’aveva stregata e sperò di trovare presto un contro incantesimo prima che quello sguardo profondo e disarmante avesse la peggio sul suo equilibrio mentale. Le sarebbe bastato scovare in lui qualche difetto, anche minimo, per far si che scendesse su quel piedistallo illuminato da un occhio di bue dove lo avevo messo nell’istante in cui gli aveva posato gli occhi addosso.
“Vieni…” Dylan le prese la mano e l’aiutò a scendere. “Andiamo, facciamo due passi.” Le porse il braccio e le fece segno di prenderlo con il suo, cosa che Alice non se lo fece ripetere due volte.
“Quindi, parli il cinese, alla fine?” le chiese, guardandola e sorridendole. Lei a quel sorriso non riusciva a non rispondere e, soprattutto, non riusciva a resistere. “Scherzetto!” gli aveva risposto, mostrando appena la lingua. “Sono per metà italiana e per metà Taiwanese. Sono nata a Taipei, ma ho vissuto gran parte della mia vita a Milano.” Forse avrebbe dovuto rallentare con i racconti circa la sua vita o si sarebbe trovata senza cose interessanti da dire. E allora si che sarebbe stato un problema. La sua vita non era per niente interessante.
“Wow, caspita! L’Italia. Non ho ancora avuto modo di andarci, spero di farlo presto, ho sempre desiderato andarci…” le disse con genuinità. “Magari quando sarà ci incontreremo e mi farai da cicerone…” propose, continuando a guardarla. “Milano, Firenze, Roma, il mare… dicono che ci siano posti veramente meravigliosi…” continuò, con reale trasporto. “Oh, sì, l’Italia è piena di tesori nascosti. Le città sono belle, ma ancor di più le campagne, i borghi pieni di storia antica, la cultura e l’arte racchiusa anche nelle più piccole chiese…” Alice amava le origini asiatiche di sua madre, ma l’Italia, quel paese l’aveva assorbita totalmente facendola innamorare. “Ovvio, quando verrai sarai nostro ospite e ti accompagnerò a vedere tutte le zone più belle, quelle che preferisco… e poi mangerai del cibo squisito, berrai del vino pregiato e…” Alice non si rese conto di aver lasciato il braccio di Dylan e di essersi infervorata tanto al pensiero delle cose da fare con lui, da aver accelerato il passo, essersi girata per guardarlo in viso e aver iniziato a camminare all’indietro, facendo qualche giravolta ogni tanto. “Ci sono così tante cose da vedere che non avrai tempo a sufficienza per visitarle tutte! Ma ci proveremo…” promise. E in quel momento, mentre lui la guardava come si ammira un meraviglioso dipinto, lei ci credeva davvero. Era così stupido da parte di Alice pensare a cose come quelle. Si erano appena conosciuti e con molta probabilità, dopo che lei fosse partita, non si sarebbero più rivisti. Che razza di pensieri andava a fare!?
“Facciamo che in questi giorni io ti faccio da guida qui e poi, appena avrò un po’ di tempo, verrò in Italia e mi renderai il favore…” propose Dylan, prendendola per una mano, sorridendo e facendole fare una giravolta che quasi non li fece cadere entrambi. Scoppiarono a ridere come due bambini, Alice si sentì per la prima volta dopo quella che le sembrava una vita di nuovo spensierata e leggera come una nuvola.
“Attenta…” la voce di Dylan divertita ma premurosa allo stesso tempo. La sua mano dietro la schiena di Alice, la presa salda mentre la tratteneva vicino al suo petto. “Non vorrai mica iniziare il giro turistico dal pronto soccorso, vero?” le chiese. I loro volti vicini, così vicini che i loro nasi si toccavano. I loro occhi fissi gli uni in quelli dell’altra. Alice non riusciva a comandare ad alcun muscolo di muoversi. Lo sguardo ipnotico di Dylan la immobilizzava. Di nuovo fu lui a spezzare l’imbarazzo. “Hai il naso rosso, hai freddo?” le chiese, stringendola ancora di più a se, questa volta impercettibilmente ma con decisione. Le sue labbra si protesero appena verso la punta del naso di Alice e vi lasciarono un lieve bacio. “Andiamo dentro, siamo arrivati al ristorante. Non voglio che congeli…” si tolse la giacca e gliela pose sulle spalle, frizionandogliele per scaldarle.
Alice restò esterrefatta da quanto uomo poteva trovare in quel ragazzo poco più che ventenne. Molto più uomo di tanti che aveva conosciuto e si credevano tali, per poi scoprire il loro più infantilismo che in un bambini di cinque anni.
“Grazie, sì, forse è meglio entrare…” si strinse addosso la giacca di lui, lasciando che il profumo di dopobarba e pulito la rinfrancassero. Era un odore meraviglioso. Un odore che avrebbe voluto portarsi appresso per sempre.
 
 
   
 
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