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Autore: didi_95    07/05/2019    3 recensioni
" 20 settembre 2948, Ered Luin
Oggi sei nata! Io e tuo padre siamo così felici... il cuore mi dice che finalmente, insieme a te, potremo essere davvero felici.
Niente più guerra amore mio, non più.
Solo io, lui e te, piccolo fagottino biondo.
Quasi non ci credo di essere mamma! "
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Questa storia narra gli eventi della ben nota Guerra dell'Anello e di come i nostri altrettanto ben noti nani l'hanno vissuta.
Da considerarsi inoltre come seguito della mia vecchissima long "Ti ho visto nascere".
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dìs, Dwalin, Fili, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parole dal passato




                                                                                 20 Settembre 3018, Ered Luin

                            
Berit si svegliò con la calda e lievemente fastidiosa presenza del sole sulla guancia sinistra... sembrava che sua madre lo facesse apposta a lasciare socchiuse le imposte della sua finestra.
Sbuffando, tuffò la testa sotto il cuscino cercando di fuggire dalla bollente morsa del raggio solare e, nel frattempo, di ritrovare anche il sonno perduto.
Dopo poco però sentì che quest'ultimo l'aveva definitivamente abbandonata, allora si stiracchiò platealmente come era solita fare e, dopo essersi messa a sedere, lasciò penzolare le gambe dal bordo del letto.
Fu in quel momento che ricordò... come le accadeva ogni mattina, ormai da quasi vent'anni: sua madre non avrebbe potuto lasciarle ancora le imposte socchiuse, non da dove si trovava...
Trattenendo una lacrima, Berit lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, fino in giardino, dove una piccola lapide bianca brillava al sole.
< Buongiorno mamma... > sussurrò con un piccolo sorriso, accogliendo ora con affetto il timido raggio di sole che bagnava il suo viso.
Il sole le ricordava i capelli biondi e lucenti della madre, la sua voce squillante aleggiava ancora in casa, sebbene fossero passati ben vent'anni dalla sua morte.
Berit aveva capito ben presto in quanti modi diversi potesse essere percepito il tempo; la sua famiglia era sempre stata di gran lunga una delle più strane negli Ered Luin.
Suo padre aveva sposato una Donna, mentre suo zio Kili addirittura un'elfa immortale... non era stato propriamente facile sentirsi parte della società dei nani.
Non si era mai resa pienamente conto del valore degli anni passati con sua madre, fino a che non aveva capito che le stavano scivolando tra le mani come granelli di sabbia.
Il tempo non scorreva allo stesso modo per lei e Sigrid...
Sua madre invecchiava mentre lei restava pressoché invariata.
Poi era accaduto... Sigrid era morta e lei e suo padre erano rimasti soli.

< Tesoro sei sveglia? >
La voce della nonna rimbombava nel corridoio.

No... in effetti non erano proprio soli.
Berit decise di non rispondere, sapendo che Dìs non avrebbe esitato ad irrompere nella sua stanza per accertarsene di persona.
Infatti, dopo cinque secondi netti, la porta si spalancò, lasciando entrare sua nonna, con in mano un cesto di biancheria ed un'espressione piuttosto corrucciata sul volto.
< Cara... su! Alzati! La colazione è sulla tavola. Vestiti e corri di là, non perdere tempo. >
Berit emise un potente e sonoro sbadiglio, cercando inutilmente di sistemarsi i capelli biondo scuro, stopposi ed annodati come una palla di fieno, in una treccia disordinata.
< Oh, se ci fosse un po' di tempo mi metterei a pettinarti quella specie di covone che ti ritrovi in testa... >
Berit si ritrasse istintivamente; non aveva mai avuto un buon rapporto con i pettini, tanto meno con le treccine tipiche dei nani, aveva sempre raccolto i capelli in un'unica, semplice treccia aderente alla testa e così intendeva fare per il resto dei suoi giorni.
In quel momento vide uno di quei sorrisi preziosi e rari che di rado illuminavano il volto rugoso della vecchia nana, sorriso che poteva significare una sola cosa: vecchi ricordi.
< Nonna? Ti sei incantata? > le disse scherzosamente, agitandole le mani davanti alla faccia.
Dìs si riscosse all'improvviso.
< Metti giù quelle manacce signorina e vestiti! Altrimenti giuro su Mahal che ti faccio uscire da questa stanza con un sonoro calcio nel didietro! >
Detto ciò, mise via l'aria arrabbiata e la strinse tra le sue braccia ancora forti.
< Buon compleanno nipotina mia... >
< Grazie nonna. > mormorò, sprofondata nel dolce odore di casa e famiglia che veniva dal vestito blu della nana.
< Adesso fammi andare tesoro, ci sono tante di quelle cose da fare prima che arrivino tutti quanti che non so dove sbattere la testa. >
< Appena avrò fatto colazione verrò ad aiutarti. > assicurò Berit sorridendo.
Dìs ricambiò il suo sorriso e le diede un lieve pizzicotto sulla punta del naso, com'era solita farle quando era molto piccola.
< Non ci pensare neppure, dopotutto settant'anni si compiono una volta sola... mi farò aiutare da tuo padre. >

Dopo queste parole, la nana uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Se solo ci fosse ancora la mamma...
Si sorprese a pensare con lo sguardo perso nella stanza.
Ma poi scosse la testa velocemente per scacciare la tristezza; il suo carattere non prevedeva il piangersi addosso e certo non avrebbe cominciato ora.
Così, si tolse in fretta la camicia da notte, cercando nel disordine della sua stanza qualcosa di non troppo stropicciato.
Dopo qualche minuto, optò per la sua solita e semplice tenuta: pantaloni marrone scuro e camicia.
Un piccolo ghigno le apparve sul volto quando si immaginò la reazione di Sigrid se l'avesse vista vestirsi così.
"Sei troppo maschile!" le avrebbe detto, affannandosi per farle indossare qualcos'altro.
Berit non aveva ereditato questo aspetto dalla madre; odiava le gonne ed i vestiti e, come era solita dire Dìs, era in tutti i sensi molto più Nana che Donna.
Sua madre avrebbe anche fatto il diavolo a quattro per il disordine che c'era in camera sua e forse... forse era anche per questo che si affannava a mantenere un eterno caos; perché sperava che una mattina Sigrid sarebbe entrata sbraitando e costringendola a mettere in ordine.
Un tonfo sommesso la richiamò alla realtà.
Si voltò cercando di individuare la fonte del rumore.
E poi lo vide: il diario che le aveva regalato sua madre era per terra.
Era sicurissima di averlo lasciato sulla scrivania la sera prima... come aveva fatto a cadere?
Scuotendo la testa, si chinò e lo prese fra le mani, soffermandosi sulla ruvida copertina di carta spessa; quel diario era la sua vita, anche perché era appartenuto a sua madre.
Non potendo farne a meno, lo aprì alla prima pagina.
Le lettere erano un po' sbiadite ma si leggevano ancora; si appuntò mentalmente che prima o poi avrebbe dovuto ripassarle.
Sulla carta un po' ingiallita c'era scritto:

20 settembre 2948

Oggi sei nata! Io e tuo padre siamo così felici... il cuore mi dice che finalmente, insieme a te, potremo essere davvero felici.
Niente più guerra amore mio, non più.
Solo io, lui e te, piccolo fagottino biondo.
Quasi non ci credo di essere mamma!

Berit leggeva queste parole lentamente, assaporandole una per una.
Come sembrava giovane ed inesperta la voce di sua madre che le pronunciava...
Sotto c'erano due piccole impronte colorate di mani e poi... un post scriptum.

Tuo padre e tuo zio sono dei bambini... dopo che mi hai sporcato il vestito con la vernice, hanno cominciato a spruzzarsi da capo a piedi... santo cielo, non li capirò mai questi nani!

Come faceva sempre, con un sorriso sulle labbra, cercò di immaginarsi la scena e, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò a ridacchiare sommessamente.
Ogni sera, dopo aver descritto gli avvenimenti della sua giornata, rileggeva quelle pagine, si immergeva nei pensieri e nelle impressioni di sua madre ed era come essere con lei, era come poterle parlare.

Decima pagina del diario: un disegno stilizzato di una piccola culla insieme ad alcuni giocattoli.

Lo zio Bofur ci ha portato la culla che ha costruito per te; è bellissima!
E lo zio Dwalin... bhè su questo sorvolerei, ma in fondo è il pensiero che conta...
Ti ha portato il pupazzetto di un orco, con tanto di bersaglio rosso proprio al centro del petto.
" Per farle capire bene fin da subito dove bisogna colpire..."
Me lo ha detto con aria talmente sicura ed innocente che non sono proprio riuscita a rimproverarlo.

Insomma, imparerai a capire che lui è... bhe... un po' particolare.

Una risata le uscì potente dalla gola... se era particolare... oh sì che lo era, decisamente.

Dori ti ha regalato una bellissima tutina di lana... ovviamente non gli ho detto che non appena te l'ho messa hai cominciato a gridare perché ti pizzicava, non sarebbe stato educato. In ogni caso ti sono piaciuti tantissimo i libri illustrati che ti ha portato Balin... com'è caro quel nano... per me è come se fosse un nonno.

Non poté continuare.
La lontananza di Balin si era fatta davvero triste da sopportare.
Moria...
Le aveva parlato tante e tante volte di quel posto; ne era così affascinato da lasciare tutto e tutti per tornarci.
Chissà se stava bene...
"Adesso basta brutti pensieri" si disse, chiudendo il diario di scatto.
Nel compiere quel gesto, vide con la coda dell'occhio, qualcosa che scivolava a terra.
Una busta.
Una semplice busta di carta con un numero all'esterno: il numero settanta.
E la scrittura era quella inconfondibile di sua madre.
Il cuore cominciò a batterle forte nel petto e non smise nemmeno quando si sedette sul letto con la busta in mano, incapace di aprirla, incapace perfino di respirare.
Aveva paura che, qualunque gesto avesse fatto, qualunque cosa avesse detto, quel pezzo di carta sarebbe scomparso.
Era passato qualche minuto quando si decise ad aprirla, le sue mani tremavano leggermente e la cosa non le piacque affatto.
Deglutendo pesantemente, cominciò a leggere.

Berit, tesoro mio...
Se stai leggendo questa lettera, vuol dire che hai settant'anni e che io non sono più insieme a te. Prima che tu ti faccia strane domande, ti dico che ho chiesto a tua nonna di fartela trovare oggi, per me è importante poterti parlare, anche se da molto lontano.
Sai... quando ci siamo resi conto che avevi preso da tuo padre e che probabilmente avresti vissuto quanto i nani, ne sono stata molto felice. Non solo per te, ma anche per tuo padre; so quanto la mia morte lo distruggerà.
Tuttavia avrà te e questo mi rende serena.
Sappi amore mio che io non cambierei nulla della mia vita, anche se non ti vedrò diventare adulta, anche se vedrò me stessa invecchiare giorno dopo giorno mentre tuo padre resterà lo stesso bellissimo nano di cui mi sono innamorata.
Non è facile... ma nessuno ha mai detto che lo sarebbe stato.
Non voglio farti raccomandazioni particolari e non voglio trattenerti troppo... in fondo oggi è il tuo compleanno; immagino che ci sarà festa grande lì a casa... Dìs sarà già parecchio indaffarata e su di giri se la conosco bene.
Dalle un bacio da parte mia.
Non ti dirò come comportarti o come vestirti (anche se forse di questo avresti bisogno; scommetto che hai addosso quegli orribili stracci marroni... ) voglio darti soltanto un consiglio: vivi, amore mio.
Vivi nel modo più intenso possibile, perché soltanto così non avrai rimpianti.
Ama più che puoi, guarda il mondo, emozionati, divertiti, piangi se ce n'è bisogno...
Sii orgogliosa delle tue origini e non dare MAI nulla per scontato.
La cosa più importante che posso insegnarti è questa.
Cerca di non sopravvivere soltanto... buttati e trova la tua strada.
Segui sempre il tuo cuore.

Non puoi immaginare la voglia che ho di abbracciarti, di vederti e di festeggiare con te questo compleanno.
Ma sappi che, in qualche modo, sono sempre lì vicino a te... vicino a voi.

Una scura chiazza rotonda interruppe all'improvviso le parole, rendendole liquide e ballonzolanti.
Stava piangendo.
Tirando su col naso, continuò a leggere.

Non credo che scriverò una lettera anche a tuo padre, non appena avrò finito la tua.
Non perché non voglia farlo... è solo che ho paura che lo distruggerebbe.
Vorrei che avesse la forza per dimenticarmi, per andare avanti; anche se so che non lo farà.
I nani amano una volta sola si dice... ma anche gli Uomini a volte.

Per me è stato così.
Ti auguro di trovare ciò che ho trovato io... perché ti assicuro che la vita non avrebbe potuto darmi nulla di meglio.
E adesso mi fiondo a scriverne una a tuo padre... credo di non poter resistere.
Dovrei farcela mentre tu continui a dormire e lui è ad allenarsi con Dwalin.
Le abitudini sono dure a morire, ti avverto.
Qui fanno talmente tanti addestramenti che sembra si debba partire per la guerra da un momento all'altro... mah, questi nani.
Ah! E non credere che non lo sappia signorina!
Di' a Dwalin che non gioisca troppo del fatto che non ci sono mentre ti insegna a combattere... e tu dagli filo da torcere, mi raccomando.
Scommetto che sei già brava quasi quanto tuo padre... ma sta' attenta per favore, non fatevi male.
Credo di aver parlato anche troppo, figlia mia... tuo padre ti starà aspettando.
Ti voglio bene tesoro, non dimenticarlo mai.
E Buon Compleanno!

Un abbraccio stretto
La mamma

La lesse tre volte prima di poter ripiegare il foglio; poi se lo strinse al petto più forte che poté.
Quando finalmente richiuse il diario e lo mise al suo posto, un bel sorriso le illuminava il volto, gli occhi marroni ancora lucidi di lacrime.
< D'accordo... > mormorò tra sé e sé.
Quando uscì dalla stanza, lo fece con le spalle dritte e l'animo sereno.
Sigrid aveva ragione, suo padre la stava aspettando.






NdA
Buonsalve a chiunque stia leggendo queste righe, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento :)
Un ringraziamento più che speciale va alle mie recensiste fedelissime leila91 e Tielyannawen, vi adoro e lo sapete <3
La storia sta iniziando, seppur lentamente, ad entrare nel vivo e... preparatevi ad un sacco di reunions lacrimevoli xD
Se volete, vi aspetto nei commenti! Un bacio :*
Didi
 
   
 
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