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Autore: Zappa    08/05/2019    7 recensioni
Storia partecipante al Contest Au is the only way 2nd edition indetto da meryl watase sul forum di Efp
"I tetti gravidi e rotondeggianti del palazzo si illuminarono all'avvento del Sole sulla città, che venne dipinta di rosso fuoco, il fuoco delle dune del deserto: la luce del mattino, come una rondine danzante, si espanse sulle superfici, a tratti scabre, a tratti lisce, delle cupole e, rimbalzando più volte sulle arcate, scese lungo il palazzo.
La sabbia d'oro brillò al suo riflesso e dipinse le alte pareti del palazzo del sultano di Solheja di un caldo color aranciato e le migliaia di pietre preziose ne esaltarono assieme la superficie, scavando le rifiniture e scriminature delle colonne."
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il Sole di Solheja

I tetti gravidi e rotondeggianti del palazzo si illuminarono all'avvento del Sole sulla città, che venne dipinta di rosso fuoco, il fuoco delle dune del deserto: la luce del mattino, come una rondine danzante, si espanse sulle superfici, a tratti scabre, a tratti lisce, delle cupole e, rimbalzando più volte sulle arcate, scese lungo il palazzo.

La sabbia d'oro brillò al suo riflesso e dipinse le alte pareti del palazzo del sultano di Solheja di un caldo color aranciato e le migliaia di pietre preziose ne esaltarono assieme la superficie, scavando le rifiniture e scriminature delle colonne. Il palazzo del sultano, l'antica gemma di Solheja, accolse su di sé la sinfonia benevola del dio Sole e divenne ancora la ricca e splendente pietra di luce, che emerge dal deserto dell'Est e funge da centro del Mondo Antico per le migliaia di viaggiatori giunti dal mondo intero per ammirare la bellezza delle sue gemme scaturite dalle stelle del cielo.

Sulle lunghe colonne che si stagliavano verso il cielo, le numerose pietre colorate catturarono i dardi del Sole tra le loro sfaccettature, ma non tutti vennero presi, perché una nuvola plumbea e nera come ossidiana ne bloccò il passaggio, assorbendo su di sé il calore della stella.



Dall'alto della nuvola, comparve d'improvviso un demone, nato dalla folgore e dal fumo delle nubi, che con occhi carichi di pioggia scura osservò l'antica dimora del sultano. Riscaldò le lunghe ali d'aria al bagliore del Sole e cercò tra i diamanti e le gemme del palazzo un'intercapedine per insinuarsi all'interno della struttura, eludendo lo sguardo attento delle guardie. Lasciò che ancora una volta la luce del dio che sorge gli sfiorasse le membra diafane e che facesse vibrare il suo cuore stanco, fino a quando altri due demoni del vento gli si posero a fianco, in attesa di agire. Il demone alzò lo sguardo e lasciò che i suoi occhi di vento lo portassero lontano, oltre il palazzo e al di là del deserto, in un mondo costruito dal sangue e dalle spade e spazzato via da una maledizione che solo la più pura delle gemme avrebbe spezzato, lasciando che il suo aspetto immortale diventasse sabbia eterna sciolta dal Sole. Il suo mondo era racchiuso nello sguardo di una gemma e per mano di una gemma di sarebbe spento. Per secoli aveva cercato le gemme in lungo e in largo e, ora, avrebbe potuto impossessarsene per sempre.

Il demone delle nuvole scese, così, più in basso, saltando su nubi d'avorio che filtravano dal caldo roseo del Sole, strisciò le unghie sulle colonne bianche e si arrampicò verso l'intercapedine nascosta dalla pietra, sfuggendo all'interno del palazzo di gemme. Gli altri due demoni scesero con lui, si nascosero tra i leggeri vapori dei nembi che scendevano dall'atmosfera e si posero alle spalle delle guardie, cogliendole di sorpresa: una guardia venne divelta dalla sua postazione e precipitò dal palazzo e, nello stesso istante una seconda morì trafitta dalla sua stessa lancia, che gli venne conficcata nel cuore. Le guardie reali suonarono allora i corni d'allerta e tutte le sentinelle vennero chiamate a corte; i demoni del vento, invece, entrarono lesti nell'edificio.

Una calma irreale aleggiava tra le arcate del palazzo, mentre l'eco dei passi dei soldati si alzava fino a raggiungere le antiche iscrizioni dedicate al dio del Sole, tracciate sulle arcate nel tempo da profeti e seguaci del suo nome, che avevano decorato gli alti soffitti in un complicato mosaico. Un singulto strozzato s'insinuò nella calma del palazzo, quando le sentinelle vennero trapassate con ferocia dalle spade dei demoni e il loro sangue si riversò sul pavimento di marmo, tingendosi del rosso del Sole. I soldati caddero come foglie sotto le armi dei due demoni del vento, che lesti ed incuranti della loro morte, seguirono gli ordini del loro principe, uccidendo chiunque li separasse dalle gemme.

Gli uomini si spegnevano a terra come le ceneri di un fuoco vengono cancellate dall'acqua del mare; presto altri soldati si affrettarono a rinforzare le fila della guardia reale, osteggiando la forza divina degli spiriti del vento, ma senza riuscire ad arginarla.

Il principe con gli occhi scuri, intanto, lontano dalla battaglia, superò i corridoi della coorte e s'imbatté, finalmente, nelle porte d'argento che chiudevano i tesori della famiglia reale: le porte erano state chiuse dai sigilli forgiati nelle cantine dei monaci delle grandi montagne del Sud e, solo con l'ausilio di almeno cinque uomini, si sarebbero aperte, rivelando il loro contenuto. Con la potenza di mille venti, il demone dalle ali di aria fece spalancare le porte, che vennero divelte, spaccando i cardini, e si trascinarono con un rumore graffiante sul marmo: venne accolto da un'ampia sala, costellata da maestosi lampadari con fiamme di cera che pendevano dagli archi del soffitto e, in fondo, nella penombra dell'ultima arcata, vide i piedistalli con le gemme.

D'improvviso, nel tempo di un respiro, mille trappole si attivarono davanti agli occhi scuri del principe, pronte ad affondare aghi di fuoco in qualunque carne mortale avesse osato mettere piede nella stanza sacra. L'aria si tinse presto del Sole del deserto, perché le mille frecce vennero scoccate dalle trappole che ricoprivano le mura di marmo e il loro fuoco andò a bruciare l'olio contenuto in grandi cisterne ai lati del portone. L'olio, incandescente, si riversò come una cascata di lava sul pavimento e il suo calore iniziò a soffocare l'aria.

Il demone con gli occhi di pioggia nera osservò il fuoco che si dipanò nella stanza sacra e che lo separava dalle sue gemme. Con un profondo respiro, dispiegò le sue lunghe ali e chiamò a sé la forza delle tempeste, cancellando presto la distanza che lo divideva dai piedistalli i quali, a differenza del resto della sala, stavano poggiati su una sopraelevata, per evitare che l'olio bollente li raggiungesse. Attraversò il fiume di fuoco non temendo dove poggiare il passo e respirando il vapore che si sollevava dal suo lento incedere e che accerchiava la sua figura, facendola somigliare ad un cavaliere della legione del Fuoco, come lo era stato, millenni prima, al servizio del suo sultano, prima di cadere nella maledizione.

Raggiunse i piedistalli delle gemme e i suoi occhi si posarono lievi su ciascuna di esse, ammirandone i colori e i riflessi rosacei che produceva su di loro il fitto calore alle sue spalle: le sue dita diafane afferrarono la pietra del potere, rapito per qualche istante, dalla sua lucentezza e dal miraggio di tutti i preziosi tesori a cui la pietra lo avrebbe condotto, se l'avesse posseduta. Quando era ancora umano aveva sentito sussurrare tra le schiere dei soldati che la pietra del potere, tinta del rosso porpora dei mantelli dei generali di guerra, aveva condotto alla vittoria mille e mille regnanti, concedendo loro tutti i troni e le dominazioni sul mondo antico. Ma le sue dita non furono avide di ricchezze e lasciarono la pietra al suo posto, e si avvicinò agli altri piedistalli.

I suoi arti trasparenti e avvolti dal vento sfiorarono la pietra dell'amore, che avrebbe promesso amore eterno al suo padrone, e la pietra dell'eterna vita, che invece guardò con distacco e rancore, voltando lo sguardo lontano dai suoi argentei bagliori.

Finalmente, arrivò al piedistallo centrale e il tempo gli parve fermarsi, anche se aveva vissuto lungo secoli eterni e il tempo per lui non era che uno scherzo degli dei. Si avvicinò, lento, in attesa del momento: la sua rigida compostezza si sciolse sotto il peso delle innumerevoli passioni che travolsero il suo cuore quando prese in mano la gemma blu, la gemma della vita, la gemma che aveva cercato per tanto tempo. Le sue mani, però, come scottate dal fuoco che lo circondava, mollarono subito la presa, facendo finire a terra la gemma, che tintinnò con un suono leggero: con gli occhi sgranati s'accorse che la gemma non era altro che un semplice lapislazzulo, una volgare pietra umana, figlia della terra, e non la gemma della vita, nata dalle stelle.

Si guardò attorno, colto da un tremore di puro terrore, mentre gli aliti di vento del suo corpo scomposero la sua figura in mille sfumature di grigio, come un cielo prima di una cupa bufera. Osservò gli altri piedistalli, ma non vide su nessuno la gemma della vita, e in un moto di soffocante ira li riversò a terra e le gemme rotolarono sul pavimento.

Si accasciò sul marmo, gridando di rabbia, come se mille aghi gli avessero perforato il corpo, mentre le sue ali d'aria spensero in un sol colpo il fiume d'olio bollente che lo accerchiava, calando la stanza nel buio.

D'improvviso, quando i fischi del vento calarono d'intensità e i candelabri della stanza ripresero il loro lento moto circolare sospesi nell'aria, i suoi occhi di pioggia scorsero, lontano, oltre le strade che portano fuori la città e conducono nel deserto, una ragazza dagli occhi blu e dallo spirito di vita che, nel mezzo della battaglia contro i demoni, era riuscita ad entrare nella stanza e a rubare la gemma della vita, sostituendola con una volgare pietra, e a fuggire fuori dalla città scordata da un manipolo di soldati, per trovare rifugio tra le dune del deserto.

A quella rivelazione, le ali del demone delle nuvole vibrarono con forza, facendo tremare le colonne della stanza sacra e, colmo di rabbia, il principe raggiunse gli altri demoni a cui impartì di terminare la battaglia e di seguirlo fuori le mura. I demoni del vento abbandonarono le guardie a morire nel loro sangue e lasciarono il palazzo librandosi nell'aere e, attraverso le finestre della grande cupola, si addentrarono tra le nuvole per dirigersi verso il grande deserto di Solheja.

La carovana sfrecciava veloce, trascinando le impronte dei cavalli tra la sabbia, e le guardie incalzavano i destrieri perché non si cedesse il passo alle nuvole che, dall'orizzonte, si stavano raggruppando e stavano allungavano i loro lembi, oltre la città, verso le dune.

Il piccolo drappello di soldati era guidato da una ragazza dai capelli di cielo che, coprendosi la bocca per non respirare la sabbia del deserto, stringeva al petto la gemma, e incitava il suo destriero perché andasse più del vento, sperando che i demoni delle mille tempeste non la raggiungessero, non prima di nascondersi nel deserto. Il capitano delle guardie intimò ai soldati di sbrigarsi e di spingere i cavalli, che correvano dipingendo nuvole di fine sabbia, al limite, ma le sue parole gli morirono in gola, appena un demone balzò sul suo destriero e lo spinse a terra, tagliandogli brutalmente la testa.

Il secondo demone sbarrò la strada agli altri soldati, cogliendoli di sorpresa e facendo impennare i loro cavalli: una guardia rovinò a terra e venne trafitta dalla spada del guerriero del cielo; la seconda guardia riuscì a reggersi alle redini, domando il suo cavallo, e attaccò il demone, trafiggendo il suo petto con la lancia. Il guerriero del vento sogghignò e afferrò la lancia, estraendola lentamente dal petto, e, sotto lo sguardo terrorizzato del soldato, gli trapassò la spalla, strappandogli delle urla di dolore. Gettò il soldato a terra con un calcio, schiacciandogli la faccia contro la sabbia e lesto gli spezzò il collo. Si ricongiunse con il secondo demone, che aveva appena ucciso il drappello di soldati rimanenti, e volse lo sguardo verso il principe che, con le ali spiegate, stava raggiungendo la ragazza della gemma.



La ragazza dagli occhi blu, appena vista la morte dei soldati, spinse disperatamente il suo purosangue oltre il vento, cercando di distanziarsi il più possibile dai demoni che, dietro di lei, strisciavano le lunghe ali tra la rena e cercavano di tagliare l'aria per superarla e fermare la sua corsa. Con il cuore in gola e stringendo la pietra al petto, volse l'incedere del cavallo verso Est, nella direzione del Sole, che ancora non temeva le nuvole e che stava volgendo al Mezzogiorno, quando la figura nera del principe apparve davanti ai suoi occhi e fece imbizzarrire il suo cavallo. La ragazza scivolò a terra, mentre l'animale continuò la sua fuga verso il Sole, e dolorante per la caduta riuscì a malapena ad afferrare la spada dal fodero posto alla cinta della tunica.

Mentre le nuvole si trascinavano nel loro costante moto, sfiorando i punti estremi del cielo, il principe delle nuvole e la fanciulla dai capelli di cielo si guardarono negli occhi e il Sole giunse al Mezzogiorno, iniziando a bruciare lentamente l'aria del deserto.

Il demone fece cenno agli altri due di lasciarlo solo e li lasciò andare a recuperare le altre gemme al palazzo: infatti, conosceva la cupidigia che domina i demoni del vento, il desiderio che non avrebbe fatto mancare loro alcuna ricchezza e che li avrebbe condotti anche alla perdizione pur di avere dell'oro tra le mani; una perdizione che aveva saggiato secoli prima e che ora, sotto le spoglie di demone immortale, rinnegava con odio.

Quando furono soli, l'ombra di un sorriso comparve lungo i lineamenti tetri e spigolosi del principe, che si beò del sussurro del vento e, chiudendo gli occhi, lasciò che i vapori di nuvola che lo attraversavano. quietassero il loro incessante moto, per tramutarsi in una delicata sinfonia. La ragazza dagli occhi del cielo, ferma e fiera davanti a lui, brillava come un frammento di Sole in mezzo al secco deserto, poiché le sue lunghe e brillanti vesti erano bianche, come quelle di una principessa. Il demone s'avvide che non s'era confuso quando aveva visto la sua figura cavalcare a capo della carovana: dagli ornamenti argentati che scendevano dalla fronte e dai pendagli di cristallo lungo il velo e le braccia delicate, la ragazza era adornata tale e quale alla figlia del sultano e alla legittima discendente al trono di Solheja. Al centro del petto, infine, sopra i morbidi seni e appena celata dai leggeri tessuti di lino bianco, scendeva, legata ad una catena, la gemma della vita ricca di colori e splendente ai raggi del Sole, ormai alto nel cielo.

La principessa strinse con più coraggio l'elsa della sua spada e, trattenendo il fiato, si precipitò contro il demone cercando di ferirlo, ma quello all'ultimo si scostò e la giovane affondò il colpo nel vento. Il manto leggero dello spirito nascondeva i suoi veri lineamenti, che come nuvola diafana, non lasciava intravedere la sua reale consistenza.

La tenacia della principessa l'aiutò a padroneggiare con maestranza e con vigore la spada, ma i secoli di vita del demone e suoi lunghi anni dedicati alle battaglie, avevano formato il suo avversario come più bravo dei guerrieri, in grado di sfuggire anche alla più sottile delle insidie. Sebbene, infatti, i suoi colpi fossero precisi, taglienti e forti, il demone evitava la lama d'acciaio e alla ragazza parve come dover impugnare tra le mani un nembo di vento; il principe delle nuvole, infatti, s'insinuava con grazia tra i colpi di spada e fletteva le lunghe ali ai lati trascinando con sé sottili strati di sabbia che, attorno a lui, come in una danza, si alzavano verso il cielo per unirsi alle nuvole.

Con un colpo secco, infine, levò la spada alla principessa, strattonandola a terra e le strappò dal collo la collana con la gemma. Aprì le mani lentamente, come si scopre uno scrigno con un tesoro segreto, e ammirò finalmente il suo azzurro acqua, azzurro vita, che per tanti secoli l'aveva fatto dannare e sperare. Chiuse, così, gli occhi, chiamando a sé la forza e la maestosità delle nuvole, e sollevò la gemma verso il Sole perché si compisse ciò che aveva anelato per secoli. La gemma però, assorbì i forti raggi del Sole, ma spense il suo potere tra le mani del demone, che si ritrovò ancora con il cimelio tra le mani e ad un passo dallo sciogliere la maledizione.

Turbato, osservò poi la ragazza che, china al suolo, aveva il viso affondato nella terra e spegneva le sue lacrime tra la rena, i capelli azzurri riversati a terra, come una cascata d'acqua nel deserto. Le si avvicinò lesto e le sollevò il viso, specchiando così i suoi occhi di pioggia negli occhi color dell'acqua della principessa e realizzando improvvisamente di star osservando gli occhi della gemma della vita. Capì così il perché il suo mondo fosse stato racchiuso nello sguardo della gemma e il perché per mano della gemma si sarebbe spento: la ragazza con gli occhi dell'oceano era la vera gemma della vita e solo lei poteva spezzare la maledizione.

I suoi occhi di vento lo portarono, ancora una volta lontano, al di là del deserto, nel suo antico mondo costruito dal sangue e dalle spade e spazzato via da una maledizione che solo la più pura delle gemme, adesso, avrebbe potuto spezzare. Guardò un'ultima volta il suo cielo e le tante nuvole che nei secoli aveva visitato, portando alla memoria lo spirito e le immagini di ogni luogo in cui lo avevano portato, dai lontani oceani profondi che attraversano le terre incontaminate, alle grandi montagne del Sud, dove aveva trovato pace quando il suo essere si era tramutato in vento implacabile e si era scinto il suo corpo mortale.

Alzò la ragazza da terra, aiutandola docilmente ad alzarsi in piedi, le allacciò la gemma della vita al collo, consegnandole la sua spada e si chinò a terra. La ragazza non capì il perché del suo gesto e si meravigliò dell'azione pacata e inaspettata del demone: lesse, poi, gli occhi di pioggia scura del principe e vide d'improvviso un mondo lontano, al di là del deserto, un antico mondo costruito dal sangue e dalle spade e spazzato via da una maledizione, che solo la più pura delle gemme avrebbe potuto spezzare.

I suoi occhi scuri le parlarono, così, della sofferenza del vedere il proprio mondo distruggersi sotto il peso del tempo e della condanna ad abbandonare la vita per nascondersi tra le stelle per sempre. Ascoltò, infine, il suo desiderio e l'eco delle sue sofferenze risuonò dentro di lei come un grido d'aiuto, come una richiesta ineluttabile.

Afferrò la spada, con mani insicure e con cuore agitato, e la portò in alto, sollevandola con le braccia sopra la testa del demone che, con il capo chino, aveva chiuso gli occhi, in attesa. In un grido di orrore, trapassò il corpo del demone che, grazie all'improvvisa luce della gemma, divenne nuovamente di carne: il principe si afflosciò, così, a terra, mentre la ragazza lo accompagnò delicatamente al suolo. In un singulto strozzato, il principe fissò gli occhi chiari della gemma e questa vide che i suoi occhi erano divenuti ormai occhi umani, color terra, occhi che aveva visto molto in passato e che ora si potevano spegnere.

Il principe chiuse così gli occhi, ammirando le nuvole sopra di sé e immergendosi nella loro grandezza e infinità, e, infine, si sciolse, trasformandosi in sabbia del deserto. La principessa che aveva accompagnato il misterioso principe fino alla fine venne poi ritrovata dalle guardie del palazzo, che riferirono che i anche gli altri due demoni, che stavano attaccando il palazzo, si erano improvvisamente sciolti in sabbia.

Grazie alla gemma della vita e alla coraggiosa principessa, si sciolse la maledizione dei demoni delle nuvole, che scomparvero per sempre da Solheja.





Fine









Angolo dell'autrice

Beh, che dire?

Diciamo che, sono tornata. Alle volte torno. E questa volta con questa cosina qui, spero vi sia piaciuta, sono un po' fuori forma nella scrittura, quindi mi perdonerete alcuni errorini o sviste.

Spero che la storia vi sia piaciuta e se per caso pensate che mi sia ispirata agli Avengers per le gemme, la risposta è no, perché avevo in mente questa storia molto prima di vedere i film. Quindi caso mai loro hanno copiato da me, ovviamente. Poi, volevo sistemare l'interlinea ma il pc non collabora e quindi fa un poco schifo. 

Grazie a tutti i coloro che si fermeranno a leggere e se mi volete anche lasciare un commentino, non è che mi lamento!

E colgo l'occasione per augurare in bocca al lupo a tutti i partecipanti al contest. Io arrivo sempre in ritardo, ma oh, dai, basta lamentarsi.



Alla prossima!



Magari con qualcosa di più allegro.



Zappa

   
 
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