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Autore: ngeeli    08/05/2019    0 recensioni
Dal testo: Per chi pensa che solo nel regno animale viga la legge dei più forte si sbaglia di grosso. Anzi l’unica differenza esistente è che gli animali per dimostrare le capacità superiori si limitano ad uccidere e basta. Mentre gli umani.. No loro no.. loro ti logorano piano piano fino a quando non cedi.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sbuffai infastidito.
Ma è diamine possibile che delle persone, di buona sanità mentale, possano trovare attraenti e provocanti dei bulli da strapazzo?
Ok.. sarò leggermente geloso ma perché qualcuno dovrebbe provare attrazione per dei mocciosi che picchiano e non riescono a parlare senza mettere volgarità o bestemmie ogni tre parole? E  sono anche sessisti e maschilisti?
Sarò io un romanticone sentimentalista ma preferivo i tempi onde si corteggiava seriamente o si provava attrazione verso qualcuno con più educazione.
Una voce amica mi chiamò per attirare la mia attenzione e delle mani calde si poggiarono sulla mia spalla, facendomi abbandonare definitivamente i miei pensieri.
-Oggi manca il professore Dimitri, possiamo uscire prima. Che ne dici di accompagnarmi a comprare un nuovo quaderno da disegno e poi andiamo a un bar? Offro io!- disse Charlie sedendosi accanto a me e mettendosi la felpa per via della frescura del cortile.
-Ma non ne avevi comprato uno nuovo cinque giorni fa?- chiesi anche se sapevo già che risposta avrei ricevuto.
-Ho disegnato parecchio! Però.. sai non posso farne a meno! Dovresti provarci anche tu.-
-Ah sì?- ridacchiai stiracchiandomi.
-Ma lo sai quanto è bello disegnare un qualcosa o qualcuno di tua e solo tua fantasia? Creare personaggi e luoghi e storie inesistenti, dargli vit..-
-Sì amico me l’ho hai già detto altre volte! Un giorno ci proverò, tanto ne ho di tempo.- dissi con uno dei miei sorrisi migliori, sapevo quanto ci tenesse, offenderlo anche per sbaglio era l’ultima delle mie volontà, anzi non c’era proprio nella lista.
Invece c’era eccome farmi valere su quei quattro mocciosi che come al solito si stavano avvicinando a me e Charlie con la solita aria da fighetti. Menomale che quelle ragazzine con gli ormoni impazziti, che prima erano con loro, se ne erano andate e il cortile bene o male era deserto.
Penso che il mio migliore amico stia dicendo qualcosa come “andiamocene su dai!” ma onestamente mi sto scocciando di scappare anche perché poi lo userebbero come prossimo insulto.
Che palle! Non ho mai istinti omicidi ma con loro.. l’ira di Achille si può proprio levare. Ok forse no ma li odio. Sì li odio. Preferivo le scuole riservate solo ai ricchi  con un’educazione impeccabile, che queste d’oggi dove ci può entrare chiunque, alla fine si crea solo una mandria di ignoranti, con manie di grandezze spropositate e una forte aspirazione alla violenza.
Che se la prendessero con chi davvero gli fa qualcosa non con chi se ne frega altamente di loro, ma devono solo mostrare la loro “forza”.. ecco mandrie di animali.
Per chi pensa che solo nel regno animale viga la legge dei più forte si sbaglia di grosso. Anzi l’unica differenza esistente è  che gli animali per dimostrare le capacità superiori si limitano ad uccidere e basta. Mentre gli umani.. No loro no.. loro ti logorano piano piano fino a quando non cedi. E per cedere o ti butti da qualche parte o ti decidi a tagliere bene le braccia.
Per mia fortuna non sono tanto debole o comunque so che tanto la situazione non cambierà, preferisco sfogarmi tirando pugni ad un sacco da boxe.
-Ehy mozzarella! Mi stai ascoltando?!- disse uno di loro sporgendosi verso di me, del tutto impassibile.
-Forse l’hai gonfiato così tanto che ha perso l’udito!- disse qualche altro.
-O scusa che peccato!- rise chiassosamente un altro.
Li guardai con disprezzo, avevo fame e per il bene di tutti dovevo andarmene.
Cercai di concentrarmi sulle mie scarpe, deglutii e iniziai a camminare dalla parte opposta alla loro, ma qualcosa mi afferrò dalla spalla, qualcosa.. la mano che a me sembravano le grinfie del diavolo.
Mi strattonò e mi girò verso di loro.
Il quarto componente di quel gruppetto di idioti, che se ne era stato zitto e in disparte fino a quel momento m’insultò in qualche altro modo, modo che non ho ascoltato. Non avevo alzato la testa nemmeno di un centimetro, avevo lo sguardo fisso sulle converse bianche. Quasi non sentivo il dolore del pugno allo stomaco datomi con nonchalance . Charlie provò ad intervenire ma fu bloccato.
Che vita di merda.
 
Anzi.in realtà nemmeno troppo a parte questi idioti qua, avevo pochi ma ottimi amici, andavo bene a scuola e a casa non avevo problemi. Ero pure ricco e in armonia col mio corpo.
Una voce femminile e adulta fermò quei quattro coglioni da strapazzo che insieme non formavano un neurone.
Alzai leggermente la testa anche se sapevo già chi fosse. E infatti davanti a me c’era la preside della scuola.
 
Ricordo ancora la prima volta che successe un fatto simile, se non uguale, quel giorno pensai che forse me li sarei tolti dai piedi ma no! La cara preside McColin non era altro che la madre di uno di loro.
Figurati se li avrebbe sospesi o espulsi. Fece loro una nota, forse.
-Smettetela subito!- gridò.
I ragazzi mi lasciarono subito e indietreggiarono.
Charlie invece si avvicinò a me chiedendomi se stessi bene.
La preside li sgridò e li mandò in presidenza. Come se poi sarebbe successo chissà che, probabilmente dirà qualche parola, anche giusta, ma  invano ,non essendo ascoltata . Però per qualche giorno faranno i santarelli e poi riinizierà la solita routine.
-Stai bene Gelian? Ti accompagniamo in infermeria. Scusali- mi disse accarezzandomi il volto.
Oltre a volerle chiedere esplicitamente di togliermi quella mano dalla faccia avrei voluto sapere se fosse seria.
Scusali? SCUSALI!? Mi prendi per il culo!? Mi prendono in giro da anni e mi picchiano. Ma magari si fermassero solo a me, almeno il malcapitato sarebbe stato solo uno. Questi qua fanno questo gioco con tutti e tu puntualmente gli pari il culo. Se solo sapesse quanto cazzo facciano male, pugni e insulti.
Non puoi dirmi scusali!
Almeno, non farà storie per il fatto che ero in cortile durante l’ora di latino, pensai.
Arrivati in infermeria mi sedetti sul lettino sotto richiesta della signorina Murphy. Mi tolsi la felpa rimanendo in canottiera che discretamente alzò la signorina.
-Oh menomale! Non c’è proprio niente!- disse sospirando di sollievo.
Eh già..
-Il pugno non era molto forte.. ecco- abbozzai un sorriso e nel frattempo suonò la campanella.
Dal momento che mancava un professore ed eravamo maggiorenni, ci dirigemmo verso l’uscita della stanza, in modo tale da andarcene ma la preside trattenne me e Charlie per dire qualcosa che nemmeno ho ascoltato tanto era così prevedibile cosa stesse blaterando.
Alla fine uscimmo da quel girone dell’Inferno.
Volevo piangere, non per dolore eccetera.. infondo le uniche cose che potevano ferirmi di quella situazione erano gli insulti, ma ci avevo fatto l’abitudine poi dal momento che provavo così tanto disprezzo e odio nei loro confronti piano piano mi ero veramente convinto che “quando la persona è zero l’offesa è nulla”. La solita frase “tumblr” delle ragazzine o ragazzini tredicenni ma in alcuni casi era veramente utile. Volevo piangere perché, come diceva uno scrittore, capivo come ma non il perché di quella situazione.
Ogni volta, dopo episodi del genere avevo voglia di andare a denunciare il tutto. Insomma c’erano forme di bullismo, violenza e favoritismo non accettabile. Non capivo cosa mi trattenesse, forse perché poi le forze dell’ordine o i medici si sarebbero accorti del mio corpo…
Una volta fuori dall’edifico declinai l’invito di Charlie e mi diressi verso casa.
Una volta arrivato notai che i miei genitori non c’erano, forse erano usciti, nel dubbio inviai loro un messaggio. Tolsi il cappotto e lo appoggiai sull’appendiabiti e mi diressi verso la mia stanza dove mi buttai sul letto.
Per una decina di minuti piansi un po’ … adrenalina? Non ne ero sicuro.. però vivere quella situazione mi faceva male, troppo.
Decisi di andare a farmi una doccia prima di mangiare qualcosa.
Una volta uscito e vestito sentii vibrare il telefono, probabilmente era una chiamata.
Probabilmente sarà mia madre.. pensai.
Risposi finendo di asciugarmi i capelli con un asciugamano.
-Stefan! Ti va di vederci pomeriggio?- sentire la voce di Charlie mi lasciò un po’ stupito, non m’immaginavo di ricevere una chiamata da lui, non a quest’ora comunque.
-Eh? Charlie ma tu pomeriggio non dovevi accompagnare la tua sorellina ad una mostra?-
-Puoi venire anche tu!- Feci una smorfia e rifiutai scocciato. Era un vizio di Charlie, lo faceva per farmi sentire bene e tirarmi su di morale, lo sapevo ma, in questo modo mi sentivo come se fossi stato un cane bastonato. Sapevo controllare me stesso, e figuriamoci se quattro idioti mi avrebbero fatto restare male o spinto a fare qualcosa di stupido.
 
Le ultime parole famose.
 
In modo decisamente implicito glielo feci capire e dopo una serie di battute, tipiche di ogni nostra conversazione riattaccai.
 
Passarono giorni e come ogni mia previsione quei quattro mi lasciarono in pace.
Anzi per cinque giorni precisamente, stavano battendo i record ma..
Per via di un corso ero rimasto a scuola fino alle cinque inoltrate. Senza Charlie o qualche altro amico. Perché sì quel pomeriggio mi sarebbero ritornati molto utili! Avevo ancora fame.. qualche snack o un piatto di pasta non l’avevano affatto camuffata.
Ero nello spogliatoio, mi stavo giusto mettendo una giacca sopra la maglietta. Ed ecco, con la mia solita fortuna o per la loro solita stupidità, la porta si aprii lasciando entrare in quel freddo e sporco spogliatoio, quattro idioti forse più sporchi di questo posto.
Cazzo.
Non mi andava. Non mi andava di essere preso in giro, picchiato. Non mi andava di vederli. Non mi andava di sentirli. Insomma avrei preferito che mi lasciassero stare.
Che poi io che diamine gli faccio? Ah gli umani.. si offendono da soli, si picchiano e si combattono. Si discriminano da soli.. le stesse ragazze che combattono per i diritti e bla bla.. che danno delle “troie” ad altre ragazze.. gli stessi “pacifisti” che prendono in giro un compagno di classe..
Fanno ridere oltre che pietà.
Ah sì.. ecco perché ho pianto, non era l’adrenalina... ma in che mondo sono dovuto nascere?
E pensare che l’unica cosa in cui sono arrivato primo.. e me ne pento amaramente.
-ASCOLTAMI TESTA DI CAZZO!- gridò uno di loro.
Mi girai verso di loro, annoiato ma infondo , come sempre, un po’ impaurito.
-Siete noiosi.. cambiate insulti ogni tot..- dissi poggiandomi all’armadietto.
Azz.. perché l’ho detto? Se già sarebbero rimasti cinque minuti in più del solito, ora, quello stesso arco di tempo si sarebbe prolungato.
Ah.. mi sa che ho commesso un errore.. anche se.. non tutti..
Una strattonata mi riporta alla realtà. Penso che penso troppo.
I quattro idioti si avvicinarono a me, uno di loro afferrò la mia maglia costringendomi ad avvicinarmi a lui.
Disse qualcosa che non ascoltai, onestamente non m’interessava, ero stanco e affamato e avevo già capito le sorti di quell’incontro.
-Ti puzza l’alito- dissi guardandolo dritto negli occhi, per la prima volta forse.
-Ti piace giocare con il fuoco- commentò uno, mentre il suo compagno si scrocchiava le dita.
Feci un sorriso beffardo poi lo stesso ragazzo che mi aveva afferrato la maglia, mi spinse contro l’armadietto alle mie spalle.
Fecero qualche battuta, probabilmente per pomparsi, il che mi fece riedere, quelle battute erano una sorta di “incoraggiamento” come quelli che dicevano i generali o i re al proprio esercito, con la differenza che loro quattro sono degli idioti e “combattono” per un motivo più futile di quei soldati; e il discorso “motivazionale” dei generali/sovrani era qualcosa di più epico, logico, serio, pieno di fiducia e rispetto. Il loro sarà stato qualcosa del genere “gonfiamo questa mozzarella! Forse ti aggiustiamo”. Mi fanno ridere.
O pietà, o disgusto, o rabbia.. e nel 2019 le macchine dovevano volare?
AHAHAHAHAHAHAHA.
-Che cazzo hai da ridere idioita?!- gridò uno, e gli altri si aggiunsero in coro, animali? A me sembrano un branco di primitivi.
Uno di loro si avvicinò a me con l’intenzione di tirarmi un pugno, che schivai in modo decisamente agile.
E il ragazzo andò a sbattere dritto all’armadietto.
-Minchia sei morto!- disse uno seguito dal suo compagno.
Indietreggiai, premendo la mano contro la mia bocca. 
Era questo quello che volevo?
Ci pensai pochi attimi e la risposta fu sì e solo sì.
 
-Diventerò un mostro o un animale come loro?
Forse.
-E’ la scelta giusta?
Forse.
-Però se non lo facessi?
Soffriresti e molto, troppo.
-E se lo facessi?
Per poco soffrirebbero loro, poi i loro cari.
 
Al diavolo. Non ce la faccio più.
Tolsi la mano dalla bocca, rivelando dei canini affilati, i miei occhi, probabilmente diventarono rossi. Alla mia vista, quei quattro idioti rimasero un po’ impalati, increduli.
In quel momento volevo dire una frase come “Fuggite sciocchi!” e ridere chiassosamente per poi attaccarli, sbranarli piano piano, infliggerli almeno la metà di ciò che hanno inflitto a me e rimproverarli dicendogli che dovevano fuggire.
Ma avevo fame, di sangue e di vendetta.
Con una velocità disumana li spinsi contro gli armadietti, e mi buttai sulle loro gole.
Le provai tutte, ma feci attenzioni a non ucciderli. Volevo gustarmi il loro dolore.
-Allora qualcosa di buono l’avete- risi per poi addentare l’arteria di uno di loro.
Qualcuno di loro ancora riusciva a emettere qualche stridulo, simile ad un grido. Ma chi li avrebbe sentiti? Alle cinque e mezza del pomeriggio, di venerdì..
-Questa.. questa è la vostra punizione! Avete fatto morire dentro molte.. no no.. troppe persone. Gli esseri umani fanno davvero schifo in generale, ma voi.. voi siete il degrado! Questo mondo non sarà mai pulito da esseri come voi, non fin che l’uomo vivrà… ma voi oggi, ora dovete morire!-
Forse due di loro erano già morti, no, forse tutti e quattro ma almeno le loro anime dovevano saperlo, dovevano capire, o forse era solo uno sfogo personale.
Poco importava.
Mi chinai verso i loro corpi, e continuai a fare ciò che avevo iniziato. Ma stavolta con più gusto e passione.
Mi alzai solo dopo una mezz’oretta buona.
Andai a sciacquarmi la faccia e pulirla da eventuali tracce di sangue, una volta finito guardai i corpi..
..sarà un po’ difficile mettere a tacere la mia coscienza..
sospirai, ero un mostro, da secoli oramai, lo sapevo.
Ero un po’ turbato da ciò che avevo fatto ma ad essere completamente onesto.. quella fu la vendetta più deliziosa della mia vita.
 
 
 
SPAZIO AUTRICE
Va bene, lo so.. questa storia è un po’ malata. Non è la prima che scrivo ma la prima ad essere pubblicata. Ho parlato di un argomento molto delicato ma ho cercato di farlo nel modo meno superficiale e più originale possibile. Inoltre l’avevo già inserita su questo sito ma con un altro account, che adesso ho cancellato.
Spero vi sia piaciuta (aka non vi sia venuta voglia di buttarvi da qualche parte).
 
 
 
   
 
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