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Autore: Artemis00    08/05/2019    0 recensioni
La guerra è finita, e Harry ha bisogno di parlare con qualcuno. Di Silente. Si confronta con l'unica persona che non ha pregiudizi sull'argomento, Draco Malfoy. In qualche modo, i due giovani si trovano in una terapia di gruppo insieme a due persone ben conosciute, con a capo un personaggio quantomai ambiguo. Il passato di ognuno di loro affiora a poco a poco.
(Le coppie citate sono più che altro suggerite)
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Harry, Harry/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Le porte dell’ascensore si aprirono.

- Secondo piano: minima sicurezza - annunciò la fredda voce femminile.

- Prego, signor Doe, da questa parte- l’Auror Rogers lo condusse lungo il corridoio. Le celle erano pulite, così come le divise dei prigionieri, che erano intenti a sonnecchiare, a leggere, o a parlare fra loro attraverso gli schermi delle loro celle.

Non aveva mai visto Azkaban al tempo in cui c’erano ancora i Dissennatori, ma ne aveva visto gli effetti sugli ex-prigionieri.

Hagrid ci aveva dovuto passare qualche tempo, quando lui era stato al secondo anno. Era il solo argomento del quale, rifiutatosi di parlare, non si era mai lasciato scappare un solo accenno. Anche il ciarliero signor Weasley, quando un giorno gli aveva chiesto una descrizione del posto, aveva fatto una faccia scura.

E Sirius...

Stornò con la mente dal ricordo delle urla notturne di Sirius, e gettò uno sguardo dentro una cella. Un prigioniero tossiva tanto da sembrare che si stesse schiantando il petto. Aveva un avambraccio scoperto con su il Marchio Nero, ma non riusciva a riconoscere la sua faccia. A giudicare dalla carnagione grigiastra e l'aria da accattone, doveva essere una delle ultime leve che Voldemort aveva raccolto attorno a sé, quando ormai nemmeno più si era curato della feccia che lo circondava.

- Oh, piantala, Adam- tuonò Rogers - fattela passare, non ti portiamo più in infermeria!

Il Mangiamorte si dondolò avanti e indietro e sputò un grumo di catarro grigiastro.

I loro occhi si incontrarono. Aveva le orbite arrossate.

- E tu che cazzo vuoi?

Harry scosse appena la testa, al sicuro nel suo incantesimo di Camuffamento, che lo rendeva irriconoscibile a tutti i prigionieri. Una buona metà di loro avrebbe voluto ucciderlo.

Ma non Draco, non lui. Questo non significava che sarebbe stato felice di vederlo, comunque.

- Eccoci qui- l'Auror si fermò - siamo arrivati, signor Doe.

Dietro il campo protettivo magico, che era come un vetro perfetto, Draco Malfoy era seduto sulla branda e sfogliava un libro. Alzò lo sguardo su di loro, con aria curiosa.

- Ha visite, signor Malfoy- disse Rogers, con un tono ben diverso da quello che aveva usato per "Adam".

- Questo lo vedo, Rogers- Draco chiuse il libro - e posso sapere, se non è di troppo disturbo, di chi si tratta? Non conosco questa persona- lo scrutò attentamente, e poi una ruga si approfondì fra le sue sopracciglia - quello è un incantesimo di Camuffamento?

Non ricordava che fosse così intelligente, ma in effetti aveva sostenuto a pieni voti i suoi Mago, prima di essere condannato ad Azkaban. La lontananza da Tiger e Goyle gli faceva bene.

- È il signor John Doe, signor Malfoy- disse Rogers con aria stolida.

Malfoy fece una smorfia stupita e irritata.

- Non... non m'interessa il nome di fantasia che si è scelto, come hai potuto pensare di- chiuse la bocca, in un chiaro tentativo di moderare l'ira e i commenti al vetriolo che stavano per uscire dalla sua bocca - non ho intenzione di farlo entrare qui dentro, se non si identifica.

Rogers esitò e fece passare il peso da un piede all'altro.

- Signor Malfoy, è la prassi, nel caso in cui ci siano timori per la propria sicurezza...

- Sono Sfregiato, Malfoy- tagliò corto. E quella è una cella, non una stanza del Malfoy Manor da trattare come proprietà privata, avrebbe voluto aggiungere, ma non sarebbe stata una buona idea provocarlo.

Draco sollevò le sopracciglia e poi emise un verso di sorpresa.

- Ah! Avrei dovuto immaginarlo, chi altro ha bisogno di tanto mistero, se non tu?- saltò giù dalla branda - fallo entrare, Rogers.

Era infuriante vedere un Auror obbedire come se fosse stato un elfo domestico, mancava solo che saltasse sull'attenti.

Estrasse la bacchetta e la puntò sullo schermo, che tremolò e divenne di un delicato verde.

- Ora può passare, signor Doe.

Dubitava che con gli altri prigionieri usasse incantesimi che avrebbero reso così facile l'evasione. Draco avrebbe potuto benissimo correre fuori. Ma lui era tornato a sedersi sul letto e non sembrava averne la minima intenzione.

Varcò la soglia della cella, e fu chiaro che il trattamento di un Malfoy non differiva solamente per l'atteggiamento delle guardie.

Da fuori la sua cella sembrava come quella di qualunque altro prigioniero, ma dentro era molto più spaziosa e luminosa. Il letto era a due piazze, pieno di cuscini dall'aria soffice, così come le due poltrone rigonfie che stavano davanti al caminetto, non lontano da una grossa libreria colma di volumi e una scrivania in lucido legno laccato.

Draco sogghignò al suo stupore indignato.

- Incantesimo di Camuffamento simile al tuo, sì. Se vedessero i... permessi speciali di cui godo, non la prenderebbero bene. Non solo tu devi proteggerti dagli altri prigionieri.

- Vedo che essere un Malfoy ha ancora i suoi vantaggi- non poté impedirsi una freddezza che poco giovava alla sua causa, ma Draco non sembrò aspettarsi niente di meno.

- No, essere ricco ha ancora i suoi vantaggi- scrollò le spalle - e comunque me li merito, sono un prigioniero modello.

Fece un gesto teatrale verso una delle poltrone e si sedette sull'altra.

- Allora- accavallò le gambe - cosa ti porta a rischiare che tutta Azkaban ti faccia fuori, P... Sfregiato?- si corresse - avevi nostalgia del tuo hobby preferito, sfidare la morte?

Non aveva molto mordente, come battuta. Anche se era circondato dal lusso, la sua carnagione era pallida e aveva delle occhiaie scure. Sembrava sforzarsi di non distogliere gli occhi da lui.

Draco Malfoy non aveva alcuna voglia di parlare con lui, e non era l’atteggiamento che Harry voleva.

Si umettò le labbra.

- Nulla di urgente o che costituisca una preoccupazione per te, Malfoy- si sedette sulla poltrona - come... come stai?

Malfoy lo guardò con freddezza.

- Facciamo finta che ti importi veramente di come sto- appoggiò il viso al pugno chiuso - sono rinchiuso in prigione, non ho nemmeno la consolazione di essere vittima d'ingiustizia, ho un'ora d'aria tutti i giorni solo perché sono io, e in tutto questo il potere dei Malfoy va a farsi fottere così tanto che non mi danno nemmeno retta quando parlo.

- A me sembra che ti diano retta- non poté impedirsi di ribattere, carezzando la vera pelle del bracciolo della poltrona.

Malfoy alzò gli occhi al cielo.

- Sì, quando tiro fuori i soldi. Ma non tutto si può comprare. Intendo dire che non voglio quel morto di fame come vicino di cella. Puzza, e soprattutto, è da massima sicurezza.

Si raddrizzò e la poltrona squittì sotto il suo sedere.

- Quello che tossisce, Adam?

Malfoy annuì.

- Lo conosco, quello. Si fa passare per un pesce piccolo, un mercenario, ma era un vero Mangiamorte, come i vari Lestrange, Avery eccetera.

E tuo padre, avrebbe voluto dirgli. Malfoy lo guardò come se se lo aspettasse, e quando non disse niente distolse lo sguardo da lui con un'aria che non riuscì a decifrare.

- Non capisco. Anche se tu fossi un Signor Nessuno, le testimonianze dei Mangiamorte che cercano di collaborare sono tenute in considerazione.

Karkaroff era riuscito a far arrestare Barty Crouch Jr sulla parola, in fondo.

Malfoy evitò il suo sguardo e sembrò molto interessato alle pareti stuccate della sua cella.

- Potrei, in passato, aver accusato un altro vicino di cella di essere pericoloso, per farlo trasferire, e poi è saltato fuori che è sempre stato davvero sotto Imperius. Questo ha fatto perdere di attendibilità le mie testimonianze, specie quando si tratta di compagni di corridoio che sono molesti.

Veloce come un colpo di frusta, voltò la testa verso di lui.

- Faceva gli incubi ogni notte e urlava, non ne potevo più. La deprivazione del sonno è una tortura, non lo sai?- lo sfidò con gli occhi a biasimarlo.

E lui avrebbe tanto voluto. Era la storia più stupida e crudele che avesse mai sentito (no, non era vero, però gli piaceva pensare che lo fosse).

Ma non aveva ancora ottenuto da Draco quel che voleva.

- Tipico tuo- si limitò a dire, perché non commentare sarebbe stato davvero troppo strano - bene, farò presente la questione.

Draco sbuffò e scosse la testa.

- Molto Serpeverde, da parte tua, farmi un piacere in modo che io sia in debito con te, Sfregiato- sogghignò ironico.

- Prego? Assicurarmi che un Mangiamorte pericoloso sia messo in Massima Sicurezza non è un favore che faccio a te, Malfoy. E poi cosa ti fa pensare che voglia chiederti un favore?

- Mi hai creduto sulla parola anche quando ti ho detto che sfrutto la mia influenza per liberarmi dei vicini di cella, senza nemmeno andare a controllare.

- Magari lo avrei fatto.

Draco emise una risatina per niente divertita.

- Non lo avresti fatto, Potter, non t'importa che sia vero o meno. Da quando sei entrato non fai che lisciarmi il pelo, a tuo modo, mi hai odiato per tutta la tua vita e adesso eccomi qui- aprì le braccia, come a comprendere tutta la sua cella - prigioniero, privato della mia influenza e del mio potere politico. Hai avuto un centinaio di momenti per farmelo pesare, io stesso mi sono lamentato della mia condizione mettendoti in mano delle armi, e tu non le hai usate.

Per tutto il tempo aveva parlato così in modo da vedere se lo avrebbe provocato, e aveva preso nota delle sue reazioni.

- La lontananza da Tiger e Goyle ti fa davvero bene, ti facevo più stupido.

- Oh, ahah, molto divertente- fece una smorfia- un po' tardi per provocarmi, e poi questa era davvero patetica. Allora, vuoi dirmi che cosa vuoi da me oppure no? Forse pensi che il tempo di un carcerato non valga niente, ma preferisco leggere un libro, e poi devo scrivere a mia madre.

Non era nella disposizione d'animo che aveva sperato, ma non poteva più tergiversare. Posò i gomiti sulle ginocchia e sollevò la testa verso di lui.

- Voglio parlare con te.

Malfoy schioccò la lingua.

- Combinazione, io invece no.

- Potresti almeno ascoltarmi, allora.

- E cosa mi vuoi dire di tanto importante? Che non è stata colpa mia, che ti dispiace che sono in galera, o cose del genere?

Scosse appena la testa, perché fingere che fosse così sarebbe stato controproducente. Non gli avrebbe creduto.

- No. È solo che ho bisogno di parlare con qualcuno.

Questo lo prese di contropiede. Fece un gesto con le mani aperte, la perplessità stampata sulla faccia.

- Cosa?! Non puoi andare da Lenticchia e dalla Sanguesporco? O sono troppo occupati a fare una trentina di piccoli straccioni lentigginosi?

Non accolse la provocazione. Voleva solo spingerlo ad andare via.

- No. Non sono cose che posso dire a loro- sperava almeno di attrarre la sua curiosità.

Malfoy lo fissava in silenzio, inespressivo.

- Stai ancora con la sorella di Weasley?

La domanda lo colse di sorpresa.

- No- disse in automatico, e poi boccheggiò - no. È... complicato- evitò il suo sguardo.

Non vide la faccia di Malfoy, ma quando parlò, la sua voce irradiava gelo:

- Capisco.

Aspettò che continuasse, ma Malfoy tacque.

- Cosa hai capito?

- Hai rotto coi tuoi amichetti e ora sei venuto qui a parlarmi di quanto sei triste.

- Non ho rotto con loro!- ed era vero. Non aveva proprio rotto. Anche se Ron non gli parlava, ma gli sarebbe passata, e Hermione non ce l'aveva con lui. Forse.

- Senti, d'accordo, forse non sono esattamente nel migliore dei rapporti con loro- ammise - ma ti assicuro che anche se non fosse così, non potrei parlare con loro come parlerei con te.

- Ma io non ti voglio ascoltare- Malfoy si appoggiò allo schienale della sedia - sai perché hanno tolto i Dissennatori da questo posto? Certo che lo sai, sono stati i tuoi stupidi amici. Lo hanno fatto perché torturare i prigionieri è sbagliato. E adesso arrivi tu a dirmi che devo stare seduto qui ad ascoltare mentre mi racconti di quanto sei triste, come una sorta di Dissennatore personale, be' neanche morto. Cercati qualcun altro.

- Nessun altro che conosca è stato manipolato, Malfoy!

Draco tacque, gli occhi spalancati. Risuonarono i colpi di tosse del Mangiamorte Adam, fragorosi.

- Non sono stato manipolato.

- Sì che lo sei stato, e tu lo sai.

Draco si alzò in piedi e gli diede le spalle.

- Finalmente hai realizzato di essere una mascotte, Pot-- Sfregiato, ma questo non riguarda me- la sua voce era leggera, ma tremò sul finale - ora vai via.

Non stava prendendo una buona piega, per niente.

La tosse aumentò, e Rogers passò oltre la loro cella.

- E va bene, va bene. Tirati in piedi, andiamo.

- Draco- si alzò in piedi anche lui.

Malfoy si voltò e lo fulminò con lo sguardo. Era pallido e i suoi occhi grigi tremavano.

- Non chiamarmi per nome, non abbiamo questa confidenza. Non sono uno dei tuoi amici, non lo sono mai stato.

Rimase immobile.

- Devo parlare di Silente, Malfoy. Devo parlarne con te.

Era l'unica persona che potesse capire, a parte forse Aberforth, che però era sparito.

- Vuoi parlare di Silente e vuoi parlarne con qualcuno che è stato manipolato. Hai capito di essere stato la marionetta di Silente, vero?

Sentirselo dire così, in faccia, gli diede una fitta allo stomaco. Ma anche un senso di sollievo disgustato, come ci si sente dopo aver vomitato anche l'anima.

- Organizza un'intervista con la Skeeter- fece un sorriso feroce - ne sarà estasiata, i perdigiorno avranno dei pettegolezzi e tu passerai di nuovo alla storia come la vittima di tutti. Una vittoria per tutti quanti, vero?

Non voleva ascoltarlo. Quel picco di sollievo si esaurì e le sue spalle cedettero.

Malfoy reclinò appena la testa e lo guardò serio:

- Esci.

Non poteva costringerlo ad ascoltarlo. Sarebbe stato quasi uguale a parlarne con chiunque altro, con la differenza che non avrebbe sentito delle giustificazioni e degli sguardi di rifiuto, di disagio, all'idea che l'eroe di tutti fosse meno che perfetto. Ma sarebbe stato altrettanto sterile, se lo avesse fatto controvoglia.

Si voltò verso lo schermo della cella.

Rogers teneva per il gomito Adam, che ciondolava con aria svagata.

- Oh, bene, stavo giusto dicendo che devo portarlo in infermeria, vuoi uscire?

Annuì, cercando di non sembrare sconfitto.

L'Auror puntò la bacchetta contro lo schermo, che divenne di nuovo verde.

Si avvicinò all'uscita, e poi si voltò un'ultima volta. Malfoy non lo guardava, si era seduto sul letto e aveva riaperto il libro, ma i suoi occhi non si muovevano.

- Comunque non ti odio.

- Cosa?

- Quello che hai detto prima. Non è vero che ti odio.

Malfoy sollevò la testa, la mandibola contratta.

- Fanculo, Potter.

- POTTER?- la voce rasposa di Adam si acuì sull'ultima sillaba.

- Hey, cosa... No!- urlò Rogers.

Si voltò. Rogers era a terra e Adam puntava la bacchetta verso di lui, con un sorriso tutto denti storti e giallastri.

- Bombarda Maxima!- il fragore si infranse contro i suoi timpani, una vampata di calore, qualcosa gli cadde in testa - i denti scricchiolarono nell'impatto, schizzarono contro il palato e le guance, il sapore del sangue e la testa che pulsava, dolore-

E poi niente.

  
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