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Autore: LadyRealgar    08/05/2019    4 recensioni
**AVENGERS: ENDGAME SPOILER ALERT!**
Non leggete se non avete visto Avengers: Endgame!
Dopo l'ultima battaglia, è giunto il momento di salutare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando muore qualcuno, agli altri spetta di vivere anche per lui.

Alessandro Baricco, Mr. Gwyn 

 

Nelle giornate di dolore non dovrebbe essere permesso al sole di splendere. Il cielo dovrebbe essere grigio, coperto di nuvole scure e pesanti. Dovrebbe cadere la pioggia e il vento dovrebbe soffiare freddo.

Oggi, invece, non c’è una nuvola in cielo, il sole risplende in una volta azzurra e limpida e il vento è placido e smuove appena le fronde degli alberi.

È irritante come il meteo si mostri così beffardo e sprezzante in una giornata come questa, ma probabilmente è più giusto così: anche tu, nei momenti più tragici, ostentavi una calma e una serenità del tutto fuori luogo.

Quando trasporteremo la bara nella zona del mio giardino che ti ho allestito, so che il mio cuore si spezzerà una volta di più sentendola così leggera. Non ho avuto nemmeno il tempo di recuperare il tuo corpo in frantumi, ti prego, Nat, perdonami. Perché io non ci riesco.

Ho assistito agli ultimi attimi della tua vita e sono l’ultimo testimone del tuo coraggio, ma non sono stato in grado di riportarti a casa, come avresti meritato.

Non ho potuto portarti dove saresti stata pianta e onorata da eroe quale sei e ora che, davanti a una bara vuota, attorniata di persone vestite di nero che omaggiano la tua foto sul legno lucido, mi si chiede di darti l’ultimo saluto, io non riesco a pensare ad altro.

Non ho potuto riportarti a casa.

Ho scritto un piccolo discorso e ora lo sto recitando. L’ho imparato a memoria e le mie labbra si muovono da sole, ripentendo parole che le mie orecchie non riescono a cogliere.

Lo sai meglio di me, tra i due eri tu quella brava a parlare. Se fossi riuscito a buttarmi io da quella maledetta montagna, sono certo che avresti composto un elogio molto più bello del mio e avresti commosso tutti.

Laura e i miei figli hanno gli occhi lucidi. Li vedo stringersi in un abbraccio, mentre evoco il ricordo della loro zia preferita. Se sono ancora con qui lo devo solo a te e non hai avuto modo di vederli per un’ultima volta!

Steve, Bucky, Sam, Fury, Wanda, Thor, Bruce… sono tutti qui nel giardino sul retro della mia fattoria. Tutta la famiglia che ti sei costruita in questi anni è qui per te, meno Tony, ma mi piace pensare che sia lì con te a commentare con sarcasmo questo mio discorso zoppicante.

Pepper è stata davvero gentile a presentarsi. Non pensavo che dopo la sua perdita avrebbe retto un secondo funerale in due giorni, ma ha dimostrato una grande forza d’animo e ora ti sta salutando, assieme a tutti noi.

Scommetto che non ti saresti aspettata un funerale dopo la tua dipartita, forse nemmeno lo avresti voluto. Da buona spia quale sei, sono certo che avresti voluto andartene in silenzio e in solitudine, come i gatti o gli elefanti, ma per questa volta voglio essere egoista e permettermi di salutarti come si deve, con fiori e tutto il resto.

Su quella maledetta montagna non me l’hai data vinta, ora è il momento di fare a modo mio.

Credo che tu lo debba anche a tutti gli altri: eri più amata di quanto pensavi e addolorerebbe tutti se la tua morte passasse in sordina come un qualunque evento privo di importanza.

Eri il collante che ci teneva assieme e, ora che non ci sei più, una parte di me si sta sgretolando, come non è riuscito a fare lo schiocco di Thanos.

Anche nella mia ora più buia, quando la rabbia e la sofferenza avevano distrutto la mia natura e ricostruito un fantoccio di odio con quei pezzi infranti, tu non hai mai smesso di cercarmi e di prenderti cura di me.

Il sangue dei criminali sopravvissuti non mi avrebbe restituito la mia famiglia, lo sapevo molto bene anche prima che me lo dicessi tu sotto la pioggia che oggi manca, ma almeno mi dava uno scopo.

Ora che un pezzo così importante della mia vita non c’è più, anche se uno scopo ce l’ho ancora, vorrei poter uccidere Thanos di persona cento, mille volte solo per vedere il suo sangue gocciolare dalle mie mani e coprire il colore del tuo che si è sparso sulle rocce e sulla neve.

Quante notti passeranno prima che smetta di vederti precipitare nel vuoto non appena chiudo gli occhi?

Sento un’incrinatura nella mia voce e mi schiarisco la gola. Spero che vi stiate divertendo, tu e Tony, a prendermi in giro. Vi starò dando un bello spettacolo.

Nat, mia cara Nat…

Una foglia di olmo è caduta dall’albero sotto la cui ombra ci siamo radunati e ora è appoggiata sul legno della bara, creando un’ombra sulla patina lucida.

La mia mente si sta svuotando. Sento i pensieri e le emozioni scivolare fuori dal mio corpo, ritto davanti alla piccola folla radunata attorno alla tua immagine.

Sono un dannato egoista: dovrei essere qui per ricordare te e la tua vita, di cui ti è sempre piaciuto poco parlare, eppure continuo a pensare solo a me stesso e a come mi sento senza di te.

Senza di te che sei stata la mia anima gemella, la parte migliore di me e la leva che sollevava il mio mondo.

Da quando ti ho conosciuta, in quel benedetto giorno che ha cambiato le nostre vite, tu sei sempre stata una parte di me. Me ne rendo realmente conto solo ora che la tua assenza occupa qualunque stanza in cui entro: tu eri, sei il pezzo del puzzle che dà senso all’immagine.

Se mi sentissi ora alzeresti gli occhi al cielo e diresti qualcosa di sagace per confutare le mie parole, ma ora non sei qui, perciò si fa a modo mio.

Amo la mia famiglia con tutto l’amore di cui sono capace e, se sono tornato sempre da loro, è stato grazie a te. Se ho potuto tenere nascosta la sua esistenza agli occhi di un mondo che, per il lavoro che facciamo, avrebbe potuto metterla in pericolo, è stato anche grazie a te. Se ho potuto anche solo pensare di poter costruire una famiglia, io, che da bambino sono cresciuto imparando a rubare, e sono diventato uomo imparando ad uccidere, è stato grazie a te.

Più volte abbiamo toccato il fondo assieme e assieme ne siamo risaliti. Ora che tu, cadendo, sei salita più in alto di tutti, chi tirerà su me?

Il discorso è finito e la mia mano, mentre torno al mio posto tra la gente, si stringe attorno a quella di mia moglie. La funzione prosegue e a tutti viene data l’occasione di salutarti attraverso il vetro che incornicia la tua fotografia.

Perdonami se non ce l’ho fatta a guardarti negli occhi: il tuo viso sorridente su un pezzo di carta non riuscirebbe a cancellare dalla mia memoria la tua immagine nel vuoto.

Eri così calma da farmi innervosire. Non hai avuto un tremito. Non ho mai avuto così paura.

La bara è leggera sopra la mia spalla sinistra. Accanto a me Steve sorregge l’altro lato, mentre Bruce, Bucky, Sam e Nick si distribuiscono il peso insostenibile di una cassa vuota.

Nessuna musica ti accompagna verso la buca nel terreno che ti ho preparato, solo una corona di rose bianche avvolge la lapide su cui ho fatto incidere il tuo nome e le tue date.

La prima manciata di terra gettata è la mia. Scorre tra le mie dita come i tuoi capelli sottili quando ti accarezzavo il viso.

Vorrei che piovesse, così da non essere il solo a piangere.

 

 

Nota dell’autrice:

Hola gente!

Non scrivo da così tanto tempo che me ne vergogno e spero che sarete clementi con questo brano, sicuramente un po’ zoppicante, ma carico di ciò che avrei voluto vedere alla fine di Avengers: Endgame.

La morte di Natasha mi ha colpito nello stomaco più di altri eventi mostrati nel film e ancor di più che non le sia stato reso omaggio, in virtù non solo del suo sacrificio ma anche del suo ruolo nello S.H.I.E.L.D. e nei Vendicatori.

Detto ciò, ho scritto questo brano mettendomi nei panni di Clint Barton (un personaggio che mi è molto caro, soprattutto nella versione fumettistica) e tramite lui ho cercato di dare a Natasha il commiato che meritava.

Spero che vi sia piaciuto e che sarete tolleranti nei confronti del risultato di una tastiera un po’ arrugginita.

Un abbraccio,

Lady Realgar

p.s. La parte in cui Clint afferma che da piccolo sia cresciuto imparando a rubare, si riferisce alla sua origin story fumettistica, in cui apprende l’uso dell’arco presso il Circo Tiboldt, dove il suo maestro, lo Spadaccino, praticava le sue attività criminali.

   
 
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