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Autore: Jadis_    08/05/2019    0 recensioni
Due mondi stanno per incontrarsi: l'arrivo di una ragazza tra le mura di Hogwarts scombussolerà tutto il mondo magico.
Dal testo:
"La tempesta si stava calmando, permettendole di vedere meglio il sentiero, ma allo stesso tempo condannandola allo scoperto. Il cavallo cedette di schianto, facendola volare dalla sella, e mandandola con la faccia nella neve gelida: si era rotto una zampa. "Maledizione!" urlò, battendo i pugni per terra. Si rimise in piedi e si scrollò di dosso la neve, ma ormai parte dei vestiti era bagnata. "
Crossover tra "Le Cronache di Narnia " e "Harry Potter"
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Voldemort
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Avviso:

Come promesso in  questo capitolo ci saranno alcune rivelazioni che non posso più rimandare per questioni di trama. Quanto scritto qui sarà più chiaro nei prossimi capitoli e nel probabile seguito di questa storia.

Vi auguro una buona lettura. 

Jadis_
 

Fronti Opposti 


 

Quella mattina era stata convocata d'urgenza nell'ufficio del Preside. La cosa le era parsa subito strana e mentre saliva a passo lento le scale a chiocciola la sua preoccupazione aumentava. Alexandra si fermò di colpo davanti alla porta in legno massello dello studio, prese un bel respiro per farsi coraggio e poi bussò, attendendo il permesso per entrare.



Mancavano una decina di minuti alle otto e Hilda, con un manipolo di soldati, se ne stava al limitare del bosco ai confini settentrionali di Narnia, poco dopo il Guado di Beruna, in attesa di Jadis.

"Siete davvero sicura che vostra sorella verrà?" chiese uno dei suoi uomini.

"Lei mantiene sempre la parola data" rispose secca. Sapeva bene che per sua sorella l'onore contava più di ogni altra cosa, non l'avrebbe mai macchiato.



Non faceva altro che andare avanti e indietro per tutto lo studio. Si era detta che doveva essere paziente, ma la pazienza era una qualità che non aveva mai avuto. Ingrid si fermò di colpo, poggiando le mani sulla scrivania, ed emise una specie di sospiro. Nonostante questo risultato la conducesse verso la vittoria, qualcosa non le quadrava. Jadis non si sarebbe mai consegnata di sua spontanea volontà. Sua figlia era sempre stata una persona combattiva sin dalla tenera età: la parola resa non era nel suo vocabolario. Cosa le nascondeva?



"Entra" disse una voce bassa e profonda che la mora riconobbe subito.  

 Aprì la pesante porta, accedendo così allo studio di Silente. Lasciò che l'uscio si chiudesse da sé, mentre avanzava piano nella stanza, che si presentava in disordine come l’ultima volta in cui vi aveva messo piede. Si fermò a pochi passi dal leone che le si parava dinanzi e si inchinò in segno di riverenza.

" Ora alzati, figlia di Eva" ordinò Aslan, ma Alexandra non si mosse: aveva paura. Non era pronta a sentire quello che il leone doveva dirle.

"Alzati" ordinò con tono più severo e lei non poté evitare di ubbidire. Si rimise in piedi, ma abbassò lo sguardo.

"Perché sono qui?" chiese in un sussurro la mora.

"Credo che tu lo sappia già."

"Cerco di negarlo a me stessa… non può..." la ragazza non riuscì a terminare la frase.

"E’ per il tuo bene."

"No, è una pazzia."

"Figlia di Eva, tutto questo è stato necessario" replicò ancora il leone, con tono pacato.

"Perché?! Voglio un motivo!" esclamò a quel punto la Grifondoro.

"Il Triskell, sai bene a chi appartiene."

"Lo so, ma non posso essere quella persona e non vedo come tutto questo c’entri con mia madre che si consegna a mia nonna."

"Charn è stata fondata da lei, cioè da te. Tu sei l'unica al mondo che può fermare tua nonna."

"Non puoi dire sul serio?! Io… non posso essere..." si interruppe la mora, ricacciando indietro le lacrime.

"Figlia di Eva, le prove sulla tua natura le hai avute."

"Perché mia madre non mi ha detto mai chi sono?! Perché anche tu mi hai tenuta nascosta una cosa simile?!" gridò la ragazza in preda alla rabbia.

"La tua magia non è cosa facile da gestire, tua madre ha fatto del suo meglio. Non era nei miei compiti rivelarti chi eri."

Alexandra strinse i pugni. "Suppongo che Jane non sia il mio secondo nome."

"No, non lo è. Alexandra è il tuo secondo nome."



"Cosa non faresti per non macchiarti l'onore" disse Hilda in tono di scherno alla donna appena arrivata.

"Almeno sei puntuale, ma non ti facevo così sciocca, sorella" continuò a schernirla.

"Io credevo che tu non fossi più il cagnolino di nostra madre, ma a quanto pare mi sbagliavo" replicò Jadis con ironia.

"Non sei nella posizione di fare battute ironiche."

"Tu dici? A me non sembra, sai?."

Hilda strinse i pugni ed emise un lungo sospiro. "Non sei cambiata affatto. Ti credi superiore a tutto."

"Sicuramente sono superiore a te, cagnolino" incalzò Jadis a mo’ di scherno.

"Giuro che ti ammazzo!" esclamò con rabbia l’altra donna.

Jadis rise di gusto. "E poi cosa dirai a nostra madre? Che ti bastano delle semplici provocazioni per perdere le staffe?"

"Ti odio!"

"Oh, questo lo so da quando sono nata, mia cara."

"Ci tenevo a ribadirtelo. Sono anni che non ci vediamo."

"Tranquilla, non mi sei mancata affatto."

"Sei sempre stata la preferita di nostro padre!"

"E tu di nostra madre. Vogliamo continuare con le ovvietà o vogliamo andare? Non credo che nostra madre pazienti così a lungo e io sono stufa di dover parlare con un cagnolino da guardia come te."

Hilda si morse il labbro, per poi dare l'ordine ai suoi uomini di prepararsi a partire.



Era rimasta immobile, come impietrita dalla cosa. Non poteva essere vero, forse era solo un dannato incubo. Si sarebbe sicuramente svegliata da un momento all'altro, ma l'orologio a pendolo dello studio le diede la conferma definitiva: non stava sognando. Si passò una mano tra i capelli, cercando di darsi una calmata, ma le sue gambe continuavano a tremare. Si sedette sulla prima poltrona libera che trovò, senza riuscire a dire una parola. D’altro canto, però, tutto quello che le era successo da quando aveva messo piede a Hogwarts aveva ora acquisito un senso.  

"So che non è facile" disse il leone, che era rimasto a fissarla per quel breve lasso di tempo.

"No, non lo è fatto. Non è piacevole scoprire che il tuo nome..." si fermò la mora: non aveva il coraggio di pronunciare quel nome.

"Morgana" disse Aslan. "Morgana Alexandra Polaris Hawthorn Black. Questo è il tuo nome completo."



Ancora pochi minuti e finalmente il pezzo fondamentale per attuare il suo piano sarebbe stato suo, ma la sensazione che dietro a quella resa si celasse qualcosa di losco non accennava ad andarsene.
Ingrid si sedette sulla poltrona e si mise a fissare l'unico quadro ancora esistente che raffigurasse suo marito. Non aveva idea del perché lo avesse tenuto: forse perché lui era stato l'unico ad amarla davvero, oppure perché in un modo o nell'altro voleva sbattergli il suo successo in faccia. In quei lunghi anni, in fondo, aveva assoggettato ogni Regno del Nord facendo diventare Charn un impero, ma era un risultato di poco conto. Il suo obiettivo erano le Terre del Sud, quelle governate da Aslan, ma senza l'arma perfetta non le avrebbe mai conquistate.
 Jadis era quell'arma, eppure la sua resa l'aveva lasciata perplessa. Nascondeva qualcosa, di questo ormai ne era più che convinta, ma cosa? Possibile che stesse facendo tutto questo solo per salvare Narnia? No... no, c'era sicuramente dell'altro ed era sicura che riguardasse sua nipote. Quella ragazzina era un mistero e nonostante la sua giovane età poteva essere un grave problema per la riuscita del suo piano. Sospirò: non le restava che affidarsi, suo malgrado, a quel impiastro di Voldemort.


 

"No, non può averlo fatto!" esclamò Sirius, per poi lentamente sprofondare sulla poltrona con i pugni chiusi per la rabbia. "Deve essere pazza!"

Ginarrbrik non disse nulla: si limitò a restare fermo, a pochi passi dalla soglia della porta.

"Perché non è venuta lei a dirmelo?" domandò Felpato.

"L'avreste fermata."

"Ovvio! L'avrei aiutata a fare una scelta più sensata!"

"Voi non capite" disse il nano, scuotendo la testa.

"Cosa? Cosa dovrei capire?!"

"Dovreste sapere che lei ha sempre un piano."

"Questo è un piano suicida!"

"Fidatevi di lei, per una volta. Non dovete per forza fare sempre l'eroe. La mia Signora sa quello che fa."




Sentire il suo nome per intero le provocò i brividi lungo la schiena.

"Posso farti una domanda?" chiese a quel punto la mora.

"Tutte quelle che vuoi." rispose con calma il leone.

"Il ragazzo che vedo nei miei incubi è chi penso chi sia?"

"Sì, è lui."

"Ed è vivo?"

"Non puoi vendicarti..."

"Non voglio vendicarmi per una cosa successa più di duemila anni fa. Voglio solo sapere se è vivo."

"Sì, Merlino è vivo. Non potete esistere uno senza l'altra. Il vostro destino è uno solo: distruggervi o amarvi."

"Il destino è una cosa che mi creo io."

"Figlia di Eva, non puoi sfuggire a questo."

"No, ma posso comunque cercare di cambiarlo. Ora, però, l'unica cosa che voglio è salvare mia madre."



Charn non era più come la ricordava.
Le strade erano deserte, i suoni del mercato giornaliero scomparsi, e la neve dominava su tutto. Le si strinse il cuore nel vedere il suo regno ridotto a un fantasma. Si sentiva in colpa: in fondo, era anche e soprattutto colpa sua. Se avesse capito prima le intenzioni di sua madre, forse tutto questo non sarebbe mai successo.
D'improvviso, la carovana si fermò. Era stata talmente presa dai suoi pensieri da non accorgersi che avevano superato da un bel pezzo l'entrata principale del palazzo reale. Smontò da cavallo e subito fu affiancata da due guardie che le legarono i polsi: non oppose resistenza, sarebbe stato inutile. Venne scortata fino alla sala del trono e fatta inginocchiare a terra. Per una volta dovette inghiottire il suo orgoglio, mentre il banditore annunciava a gran voce l'arrivo di sua madre. Provò a stringere le mani a pugno, mentre sua sorella si inginocchiava a poca distanza da lei.

"Ti diverte la cosa?" sussurrò Jadis.

"Non immagini quanto, sorella" replicò Hilda.

"Sei peggiorata, allora" pronunciò l’altra con un sorrisino.

"Non vedo l'ora che ti tolga quel dannato sorriso dalla bocca."

"Non ci riuscirà."
 
   
 
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