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Autore: Alba_Mountrel    09/05/2019    1 recensioni
Una ragazza è persa dentro se stessa... ma qualcosa, o qualcuno la salverà
Genere: Generale, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt, Mello, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Stabilità"

“Ormai non so più neanche dove mi trovo. Sono a casa mia? O nel covo? Sono definitivamente impazzita, o sono solo troppo ubriaca per orientarmi? Non c’è altra spiegazione… non sapere nemmeno dove sono… ridicolo. Eppure… non lo so. Mi sono persa. Sono persa senza quei due pazzi. Loro mi hanno costretto ad amare la vita ma erano il mio unico appiglio ad essa stessa. Senza loro non riesco a togliermela ma nemmeno a viverla”.
«Dio!». Un’unica semplice parola mi esce dalle labbra, non una di più. Sono abituata a tenere tutto dentro, tutti i ricordi e i pensieri e le emozioni sono e restano sprofondate nei meandri della mia mente.
“Non riesco ad andare ne avanti ne indietro. Cosa assai strana per me che ero un continuo altalenare, come se lo spazio tempo per me fosse realmente relativo. Come se per me passato, presente e futuro potessero coesistere… ma non è possibile. È solo una mera illusione o un desiderio della mia contorta e sicuramente poco lucida mente. Invece, attualmente sono talmente stabile che mi faccio paura da sola, evidentemente quei due stronzi maledetti mi hanno resa così immune al male che non c’è più nessun male fisico che mi possa distruggere. Al contrario, il male psicologico è tale che la mia mente sta cadendo lentamente nell’oblio più profondo e prima o poi diventerò un vegetale. Scoprirò il segreto dell’umanità ma non potrò ne goderne ne condividerlo perché resterà tutto dentro la mia testa”.
Verso l’ora di pranzo, stranamente riconosco uno stimolo in particolare, sento la fame premere per essere saziata ma stranamente la mente questa volta decide di seguire l’istinto dettato dal corpo e mi alzo dal letto, dal comodo letto che in questi mesi sembra essere la mia unica ragione di vita.
“Perché io mi stia alzando, non lo ricordo nemmeno. Non ricordo di aver riavuto indietro le mie uniche ragioni di vita. Quelle che allo stesso tempo mi hanno distrutta e riportata alla vita… Mello… Matt… dove siete? Perché non siete qui, e perché io non posso essere lì con voi a vivere tutte le avventure possibili immaginabili che si presentano? Mello… tu… sei sempre stato troppo impulsivo”.
«Dio! Mello… tu sei sempre stato troppo impulsivo. Non ti sei mai accorto dell’amore che gli altri ti davano e hai sempre preferito fare di testa tua… Matt, tu invece ti sei lasciato schiacciare dall’immenso ego delle persone di cui ti sei circondato. Perché ragazzi? Perché non siete dei normali trentaduenni qualunque? Però se lo foste non ci saremmo incontrati, quindi che senso ha… ah! Ma sto parlando da sola… mio dio… sono proprio caduta di basso. Oggi andrò da una psicologa di fiducia dell’organizzazione e spiattellerò tutto quello che c’è da dire e che posso dire. Visto che ci sono parecchie cose da mantenere segrete a qualunque costo. Anzi… no, non posso. Dovrei saperlo ormai che non posso. Questa gente non è portata per la semplice seduta, mi analizzerebbe a fondo per i propri scopi e mi ritroverei con ancora più problemi psicologici e creerei solo problemi ai miei amici. No! Ho deciso, comincerò ad uscire facendo qualche passeggiata, oppure andrò al bar o in disco e conoscerò uno o anche due, tre uomini. Mi distrarrò in qualche modo. Uff! Però… se sapevo che parlare ad alta voce faceva sentire meglio, l’avrei fatto fin da subito, a costo di urlare come una pazza incallita». Mangio qualcosa al volo, e mi dirigo verso una strada erbosa che segue il fiume, che un tempo apprezzavo particolarmente.
È pomeriggio inoltrato ma ancora non mi stanco di vagare senza meta e senza uno scopo, infatti arrivo all’ora di cena con lo stomaco in subbuglio e, per niente la voglia di dirigermi in un pub e addentare qualsiasi cosa di commestibile.
“Ora come ora posso anche guardarmi intorno ma non vedrei altro che desolazione. Essendo io parecchio in balia delle mie emozioni non posso mancare di cadere preda di dipendenze e depressione. Ho bisogno di un appiglio alla realtà ma ora come ora ho voglia solo di affogare nel mio alcol. Mihael… Matt, mi mancate”.
Questi sono i miei pensieri, nel frattempo che i piedi ignari mi hanno portata quasi alla fine della strada, in una zona costellata di imbarcazioni di vari generi, un clima con un’aria più pulita, senza nebbia e col cielo leggermente terso rispetto al centro città. Mi avvio verso il ponte più vicino e, con lo sguardo perso nel vuoto della mia infinita tristezza, appoggio i gomiti sul corrimano in legno scuro. I pensieri corrono veloci ma per quanto siano frenetici non mi portano che a due sole persone, e le avventure vissute con loro. Resto immobile per qualche minuto, fissando nulla in particolare, facendo correre pericolosamente gli occhi da un oggetto all’altro. Poi, la mia attenzione ricade inevitabilmente sulla cresta dell’acqua, imperturbabile e tranquilla che improvvisamente mi chiama a sé. Guardo un punto in particolare dove il livello del fiume è più basso.
“Perché mi interessa di nuovo il suicidio, tutto a un tratto? Cos’è cambiato nell’ultima ora? O è passato di più? Forse sì, ricordo di aver fatto questa strada con Matt e Mello e ci abbiamo impiegato ben quattro ore per completarla camminando tranquillamente. Adesso sono più o meno a metà, di conseguenza saranno passate due ore dalla mia partenza dal covo. Ma poi, cosa importa quanto c’ho impiegato? Ah… sono così abituata ormai a contare i secondi in situazioni di pericolo che il mio cervello lo fa in automatico. Comunque, sono caduta talmente in basso da volere il suicidio? Sì. È questa la verità… la mia famiglia non mi capirebbe mai, e non voglio coinvolgerli nei giri pericolosi che hanno coinvolto me, e Mello non so neanche lontanamente dove sia, potrebbe essere a Timbuktu in Mali, o essere dietro di me senza che io me ne sia accorta finora… tanto sono distratta”.
All’improvviso, sento un suono tanto conosciuto quanto agghiacciante alle mie spalle. Quando poi, attratta mi volto, non vedo ne sento più nessuno.
«Definitivamente sono pazza. Sento Mello che mangia cioccolata anche in giro per la strada, non solo in quel cazzo di covo immerso nei fumi dell’alcol e della droga. Dio…». Impreco impetuosa battendo un pugno sul corrimano, colpendo con le nocche e provocandomi altro dolore, quello però che mi tiene stabile e ancorata a me stessa.
   
 
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