Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: _Malila_Pevensie    09/05/2019    1 recensioni
Prima storia della serie "Le Saghe di Finian"
Il mondo di Finian non conosce giustizia da quasi cento anni, fin dall'istante in cui la tirannia della Regina Mirea ha avuto inizio.
Freya non l'ha mai vissuta in modo diretto, protetta dalla quiete delle Foreste di Confine in cui sua madre l'ha cresciuta. Le è stato fatto l'immenso dono della libertà e lei non ha mai pensato di lasciare il luogo che l'ha vista diventare ciò che è.
Aran, Principe alla corte di Errania, non ha mai visto in Mirea null'altro che la propria salvatrice. La sorte gli ha concesso ogni ricchezza e privilegio, ma gli ha lasciato anche un fardello d'immense bugie in cui non sa di star affondando sempre più.
La verità, celata dietro quelle esistenze che sembrano destinate a ripetersi sempre uguali a loro stesse, si rivelerà presto in tutta la sua schiacciante realtà.
Il loro destino, racchiuso in una Profezia antica di un secolo e ultimo lascito dei draghi, si presenterà proprio nell'instante in cui le loro vite entreranno inaspettatamente in collisione.
Il Tempo del Silenzio è giunto alla fine e il momento di scegliere si fa sempre più vicino.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 6
- LA REGINA -



Il salone era ampiamente illuminato e la luce dei fuochi mostrava perfettamente i decori e il vuoto assoluto della stanza. Il silenzio era irreale. Non sapeva bene cosa si aspettasse, forse di trovarsi davanti un paggio in casacca di velluto che annunciasse di fronte a chi si sarebbe dovuta inchinare e una folla di dignitari, come nelle ballate scritte nei libri di sua madre. Invece non c'era nessuno, almeno a prima vista.
Avanzò lentamente nel vasto spazio che la circondava, seguendo il percorso tracciato da un lungo tappeto di tessuto viola, e lasciò che i suoi occhi catturassero quanti più dettagli potessero: la preziosità degli arazzi e l'elaboratezza delle lampade in ferro lavorato; la bellezza delle finestre in vetro colorato; ancora una volta, la maestosità del mosaico incastonato nel soffitto da mani abili. Incantata da tanta meraviglia, posò lo sguardo sul fondo della stanza solo quandolo ebbe quasi raggiunto. Questa volta, notò con un nodo allo stomaco, il trono era occupato.
Quando vide la Regina comprese perché quella donna non avesse bisogno di nessuno che recitasse tutti i suoi innumerevoli titoli per intimorire gli astanti. Sedeva sul trono con portamento austero e autoritario, vestita di seta blu scuro e avvolta in un mantello viola come i suoi stendardi, bordato di filigrana d'oro. La sua figura era snella, messa in evidenza dalla perfetta postura; il viso, appuntito e dai lineamenti spigolosi, era incorniciato da lunghi capelli neri e mossi, sormontati da una corona di uno strano metallo bianco traslucido, tempestata di gemme. In tutto questo, però, a colpire Freya come un pugno allo stomaco furono i suoi occhi: erano color del ghiaccio, così penetranti che sembrarono trapassarla da parte a parte. Nella sua mente, per un solo attimo, comparve l'immagine della figura incappucciata dei suoi incubi. Solo grazie a tutta la propria forza di volontà resistette all'impulso di fermarsi lì, nel bel mezzo della sala, e a raggiungere la base del gradone su cui posava lo scranno.
La Regina Mirea la scrutò con occhio indagatore ed estremamente attento per un istante che parve eterno, poi si alzò e si diresse verso di lei. Freya ebbe un fremito, non seppe dire se di paura o solo per l'ansietà; lo scacciò rapidamente, ricordandosi ancora una volta il motivo per cui era arrivata fin lì: trovare delle risposte. La sua vita era stata un circolo infinito di domande senza alcun esito, era giunto il momento di farla finita con quella catena di incertezze.
«Benvenuta alla mia corte, Freya. Sei talmente simile a tua madre da farmi sembrare di avere la mia cara amica ancora accanto» disse infine, rompendo il lungo silenzio. La sua voce era forte, stentorea; quella donna sembrava in grado di guidare un intero esercito come e più di un uomo. «Eleana è stata la più potente Incantatrice che abbia mai fatto parte delle mie schiere, oltre che una leale confidente; tuo padre, Harden, uno dei miei più fidati e competenti generali. Tu sei l'unica cosa che resta di loro e per questo riceverai qui ogni riguardo che riservai a loro. Questo è un giorno importante. Oggi prendi il posto che ti spetta.»
Freya cercò di riportare alla mente il lungo discorso che le aveva fatto Gorman appena qualche attimo prima, ma la sua memoria sembrava essersi completamente svuotata, perciò si limitò a un educato: «Vi ringrazio di cuore per l'ospitalità che mi avete dimostrato, Vostra Maestà.» Piegò poi le ginocchia in una breve riverenza, senza però abbassare il capo come forse avrebbe dovuto fare. Proprio non le riuscì.
Mirea tornò verso l'immenso trono, ma non si sedette; le diede le spalle appena il tempo necessario per raggiungerlo, poi tornò a piantare gli occhi di ghiaccio nei suoi. «Ho saputo che hai già avuto occasione di conoscere Darragh e Aran, i miei eredi. Spero siano stati cortesi e ti abbiano fatta sentire la benvenuta, al tuo arrivo» disse solamente.
La giovane fu colta alla sprovvista da quell'esternazione, ma si affrettò a rispondere: «Sono stati molto gentili con me, mi hanno perfino scortata fino a incontrare il vostro Consigliere.» Evitò naturalmente di rivelarle che uno dei suoi figli le avesse fatto lo stesso effetto che le avrebbe fatto precipitare in caduta libera da uno strapiombo; si ritrovò a sperare con tutta se stessa di riuscire a comportarsi normalmente con Aran, quando lo avesse rivisto.
La Regina si produsse in un sorriso enigmatico, tanto che Freya si ritrovò a temere che le avesse letto nel pensiero. Si tranquillizzò solo quando Mirea si limitò a concludere il discorso. «Sono certa che avrete modo di approfondire la vostra conoscenza nel corso della tua permanenza qui. Ora, è il momento di affrontare un argomento molto meno piacevole, seppur necessario.»
Freya sentì tutti i propri muscoli contrarsi, come se il suo corpo si stesse preparando ad affrontare un qualche tipo di scontro. D'improvviso, ebbe l'impressione di non essere abbastanza forte per sopportare l'oceano di nuova consapevolezza che l'avrebbe travolta; forse aveva mentito a se stessa, pensando di esserne in grado. L'unico modo che aveva per scoprirlo era lasciare che Mirea raccontasse. Raddrizzò le spalle, volse la sua completa attenzione alla Regina e annuì per dare il proprio consenso.
«So che sei qui soprattutto perché ci sono molte domande che hai bisogno di pormi, Freya» esordì la sovrana, tornando finalmente a sedersi. A quel gesto la quiete della sala fu brevemente interrotta dal fruscio di seta contro seta. «Sono sicura che tu voglia sapere da me molte cose. Non esitare, parla pure liberamente. Voglio che tu non abbia più nemmeno l'ombra di un dubbio sulle grandi persone che sono state i tuoi genitori.»
La ragazza tentennò solo un istante, alla ricerca delle parole giuste con cui esprimersi. «La storia dei miei genitori, per me, è un mistero. Fino a pochi giorni fa credevo che le foreste fossero sempre state la nostra casa; ero a conoscenza solo del fatto di aver perso mio padre e di avere solo mia madre al mondo.» La voce le s'incrinò leggermente, ma continuò. «Non potevo immaginare che fosse avvenuto così tanto altro, prima della mia nascita. L'unica cosa che vorrei è la verità sulle mie origini, su ciò che mi ha portata a essere quello che sono» concluse, una sensazione di vuoto allo stomaco che le lasciò una spiacevole nausea.
«Sarò lieta di raccontarti ogni cosa fin dal principio, che coincide certamente con l'arrivo di tua madre qui» rispose la Regina alle sue richieste, prima di immergersi nella storia.
La mia storia, pensò Freya.
«Tua madre era una potente Incantatrice, capace di incanti superiori a quelli della maggior parte di chiunque altro avessi mai incontrato. Quando si trovò ad attraversare le mie terre non passò perciò inosservata, nonostante sapesse perfettamente come mascherare i propri lineamenti elfici.»
Freya si ritrovò a osservare le mani di Mirea, che la Regina teneva giunte in grembo: pallide e salde, nemmeno il più piccolo tremito le attraversava.
«Inviai un contingente a rintracciarla, esattamente come ho fatto con te, a capo del quale v'era proprio tuo padre. Avevo bisogno di Incantatori fuori dal comune per realizzare i miei progetti.» Sorrise leggermente, come immersa in un ricordo, ma Freya non si lasciò distrarre: non sapeva ancora quanto di vero ci sarebbe stato in ciò che le avrebbe detto e doveva registrare ogni singolo particolare. Il primo fu certamente quella parola, progetti. Sentiva che non avrebbe dovuto dimenticarla.
«Quando arrivò qui, aveva il tuo stesso sguardo diffidente: i popoli mi hanno odiata a lungo e sono a conoscenza della loro longevità e lunga memoria. Sono troppi decenni che le nostre antiche divergenze mi hanno costretta a rinunciare a qualunque contatto» proseguì la Regina Mirea. Freya quasi trasalì. Non si sarebbe mai aspettata che ne parlasse tanto apertamente. «Tuttavia, Eleana accettò la mano che le tendevo. Il nostro colloquio durò per ore. Mi ascoltò attentamente, come io ascoltai lei; era una donna intelligente, curiosa di scoprire cosa potesse celarsi al di là delle apparenze. Si dimostrò realmente aperta all'eventualità che i miei progetti potessero rappresentare la pace e l'unità che Finian da sempre agogna. Le diedi tutto il tempo di cui aveva bisogno per prendere la sua decisione, tempo in cui ebbe sempre la possibilità di andarsene, se l'avesse voluto. Eleana non lo fece e, infine, accettò di unirsi a me.»
Le sue parole vennero accompagnate da un'occhiata penetrante quanto un dardo. Freya rabbrividì nuovamente: a quanto sembrava non era riuscita a nascondere i propri pensieri tanto bene quanto avrebbe voluto. Forse, non sarebbe mai stata in grado di accostarsi nemmeno a quella sottile sfumatura del mentire.
«L'amore fra Harden ed Eleana sbocciò immediatamente» proseguì Mirea, tornando al racconto.  «Era tanto intenso che fu fin da subito ben chiaro a tutti quanto lo era la luce del sole. Si sposarono dopo tre anni che lei ebbe messo piede qui la prima volta e, in occasione delle nozze, donai loro una grande casa locata nella parte alta di Errania; non ho mai negato ai miei collaboratori il diritto di costruirsi una propria vita al di là dei loro doveri a corte. Trascorsero cinque anni prima che nascessi tu; i tuoi genitori faticarono non poco ad averti. Non potrei descriverti la loro gioia per il tuo arrivo nemmeno se lo volessi, non esistono parole adeguate.»
Freya provò a immaginarsi tra le braccia di entrambi i propri genitori, ma come sempre non ci riuscì. Era difficile per lei, abituata ad avere un genitore soltanto o a essere semplicemente sola, pensare alla famiglia che avrebbe potuto avere se le cose fossero andate diversamente. Comunque sorrise, immaginando una gioia tale, nei loro cuori, da non poter essere contenuta.
La domanda lasciò spontanea le sue labbra: «Come... Loro com'erano, con me?»
Gli occhi della Regina si spalancarono e la donna la osservò per l'ennesima volta con un'espressione che Freya non avrebbe saputo decifrare. Ebbe la sensazione di averla colta alla sprovvista. «Erano di una dolcezza e una dedizione senza pari. Tu, Freya, eri il loro più grande tesoro; Eleana e Harden avrebbero fatto qualunque cosa, per te» rispose, rivolgendole un sorriso enigmatico tanto quanto la sua precedente reazione.
Quell'attimo di bei ricordi, però, svanì presto; il volto di Mirea si fece scuro. «Non passò molto tempo, prima che accadesse la disgrazia. Purtroppo, mi stavo tenendo accanto dei traditori senza nemmeno esserne a conoscenza, tanto erano, con mio disappunto, divenuti abili. Non tutti erano d'accordo con la pace che volevo garantire e l'equità che desideravo: c'era chi credeva che dovessimo governare col pugno di ferro, non concedere alcun tipo di libertà» proseguì, mentre una terrificante durezza s'impossessava della sua voce. «Fu in una notte d'autunno che i disertori decisero di insorgere e organizzare la loro prima incursione. Progettarono di attaccare i miei più fidati collaboratori, ucciderli a sangue freddo e successivamente prendere il potere.»
Senza saper bene perché, Freya trattenne il fiato; qualcosa di terribile stava per tornare a galla attraverso le parole della Regina e oscure immagini andavano a formarsi nella mente della giovane.
«Harden ed Eleana furono i primi. Cercarono di penetrare nella vostra casa con il favore del buio, ma avevano probabilmente sottovalutato la potenza di Eleana e i tuoi genitori riuscirono a scampare all'agguato; sono più che sicura che tua madre usò tutta la sua magia per proteggervi, perciò non poté far nulla contro i tre Incantatori che si erano alleati con i traditori. L'unica cosa che so con certezza è che quando io personalmente arrivai sul luogo dove avevano braccato tuo padre, infuriava una battaglia» proferì Mirea in tono grave. Le successive parole calarono su Freya con la forza di una mannaia, ineluttabili. «Gli Incantatori ancora fedeli a me provarono ad aiutarlo, ma gli insorti erano forti e determinati; in un modo o nell'altro persi molti uomini e donne, quella notte. La confusione era indescrivibile, impossibile da districare a occhi esterni e, in quel tumulto, Harden fu colpito da un incantesimo destinato al capo di quella assurda rivolta. Ne rimase ucciso. Quando riuscimmo a catturarne i fautori, ci rendemmo conto che tua madre era scomparsa, portandoti con sé.» Mirea si alzò e prese a camminare, come se l'asprezza di quel ricordo le impedisse di stare anche solo un minuto in più seduta sul trono con le mani nelle mani. «Li punimmo duramente» continuò, «soprattutto colui che ne era stato il fomentatore. Il suo tradimento fu il più ignobile che si potesse immaginare, poiché egli era cresciuto con tuo padre edera come un fratello, per lui.»
La Regina le dava le spalle, ma in quell'istante a Freya non importava di vederla in viso. Man mano che il racconto procedeva in tutta la sua crudezza gli occhi della ragazza si erano persi nel vuoto, offuscati da una cortina di lacrime che a tutti i costi voleva trattenere. Cercare di cogliere dettagli importanti nel discorso della Regina aveva perso ogni importanza. Suo padre era stato ucciso da un'Incantatore amico e, cosa ancora più straziante, a portarlo a quella morte era stato qualcuno che Harden amava come un fratello. Solo quello riusciva a pensare. Non le fu chiaro se la Regina Mirea avesse compreso cosa le infuriasse dentro, ma in qualche modo le sue parole successive giunsero a destinazione nonostante il velo di dolore che le stava lentamente calando addosso, rendendola sorda al mondo circostante.
«Per lungo tempo ho tentato di capire in che modo avessero spinto tua madre a fuggire o se, invece, vi avessero fatte in qualche modo sparire e ho cercato di rintracciare Eleana, in vano. Arrivai a temere che vi avessero uccise e avessero nascosto le tracce del loro efferato crimine, ma era un'ipotesi per me tanto straziante che rifiutai di cedervi» disse la Regina, tornando ad avvicinarsi a Freya. «Solo ora che finalmente sei qui trovo un pò di sollievo.» In un gesto inaspettato, Mirea posò le proprie mani sulle sue spalle, guardandola dritta negli occhi. «In nome di tutto ciò che Eleana fu per me, prometto che quando i tempi saranno maturi ti darò ciò che ti spetta: un posto al mio fianco, proprio dove fu tua madre» proclamò. Di fronte all'espressione sbigottita della ragazza, aggiunse: «Non appena sarai pronta, naturalmente; farò in modo che tu riceva la migliore delle istruzioni, in attesa di quel momento, e aspetterò con ansia di vedere se hai ereditato il grande potere che aveva lei.»
Freya non aveva più parole, ogni cognizione pareva essere scomparsa; perfino le ultime parole della Regina, seppur tanto importanti, cadevano nel nulla difronte alla sorte della sua famiglia. Aveva sempre creduto che, una volta scoperta ogni cosa, si sarebbe sentita immensamente sollevata; invece sentiva un peso ancor più grande gravarle addosso. Ingoiò le lacrime e, ancora una volta, alzò lo sguardo sulla sovrana di Rìagan.
«L'unica cosa che ho sempre desiderato era la verità e vi ringrazio di avermela restituita, per quanto possa essere tanto tragica» affermò solamente, incapace di dire altro.
«Dimostri una grande maturità nell'affrontare con tanta saggezza una così dura realtà, ma non mi sorprende; Eleana ha saputo crescerti nel migliore dei modi. Trovare anche lei, con te, sarebbe stata per me un'immensa gioia» ribatté Mirea. Nemmeno quella parola sciolse il suo sguardo implacabile. «La scoperta della sua assenza aggrava questo lieto momento e vorrei che mi raccontassi cosa le è accaduto, quando te la sentirai.»
Freya rispose in maniera automatica, quasi senza riflettere. «Non è una storia particolarmente lunga. È partita per un breve viaggio,quando io avevo nove anni, e non è mai più tornata.»
Nel caos che regnava all'interno della sua testa, riuscì a razionalizzare un solo pensiero: non era ancora pronta a rivelare a nessuno che un qualche potere in lei c'era. Sarebbe dovuta essere onesta, prima o poi, ma voleva prima capire con chi avesse a che fare.
La Regina Mirea si limitò al silenzio e non fece più alcuna domanda. Forse, avrebbe dovuto risultarle strano, ma in quel momento era l'ultimo dei pensieri della giovane.
«Quanto dolore hai già dovuto sopportare per la tua giovane età» commentò poco dopo la sovrana, lasciando che quelle parole aleggiassero nel silenzio che seguì. Poi, così com'era cominciato, il loro colloquio terminò. La Regina vi pose fine con poche e chiare parole: «Posso solo immaginare il tuo dolore, Freya. Dobbiamo però gioire, perché quest'oggi tu entri a far parte delle nostre vite. Onoreremo il tuo arrivo quando sarà opportuno. Fino a quel momento, sentiti libera di esplorare il castello e i suoi dintorni; troverai alcune macchie boscose non molto lontano da qui che ti faranno certamente sentire meno la nostalgia di casa.» Detto questo, tornò al suo trono.  «Per questa sera sarai riaccompagnata ai tuoi alloggi» aggiunse una volta seduta, in chiaro segno di congedo.
Freya si sentì piegare leggermente le ginocchia in un inchino, ma non seppe da dove fosse giunto quel comando al corpo; non riusciva a formulare un solo pensiero razionale. Si voltò verso la porta a testa alta, cercando di far fronte alla marea di emozioni che l'aveva travolta con quella saggezza e maturità che la Regina le aveva riconosciuto. Solo quando qualcosa finalmente si mosse nella sua mente si fermò ancora un istante.
«Vorrei solo... solo sapere se mio padre possiede una tomba. L'unica cosa che desidero è rendergli omaggio» chiese in un lieve sussurro.
Mirea si voltò un ultima volta verso di lei. «Ma certo. Non appena sarà possibile, manderò qualcuno ad accompagnarti nel luogo in cui è stato tumulato.»
Freya mormorò l'ennesimo ringraziamento e infine uscì dalla sala. L'ondata di ciò che aveva cercato di arginare la travolse, minacciando di far crollare le sue difese. Non puoi essere debole, non puoi essere debole, continuava a ripetersi, mentre i suoi piedi già iniziavano a camminare verso una meta ignota. Non sapeva se qualcuno l'attendesse per riaccompagnarla alla sua stanza, in quell'istante solo ciò che aveva appena appreso le occupava i pensieri. Tutto vorticava a una velocità impressionante, rischiando di farle perdere la lucidità. Non vedeva nemmeno ciò che la circondava, tanto che quando si fermò sull'orlo di una piccola balconata e inalò una boccata d'aria per schiarirsi la mente non si accorse di non essere sola.
Un movimento alla sua destra la fece voltare. Rimase sorpresa nel trovarsi davanti proprio Aran, il ragazzo dagli occhi grigi che continuavano a colpirla come un maglio ogni volta che la guardavano. Il giovane si limitò ad appoggiarsi alla balaustra di pietra e a lasciar vagare lo sguardo sulla sterminata piana che circondava il castello, al di là delle sue possenti mura, senza dire nulla. Freya gli fu grata per quell'attimo di silenzio e persino per la sua presenza, che servirono a farle riacquistare la calma.
«Ciò che mia madre ti ha raccontato dev'essere stato sconvolgente. Il tuo sguardo parla da sé» mormorò dopo qualche istante, osservandola.
Freya non trovava le parole, non riusciva proprio a spiegare quello che la stava dilaniando in quel momento. Strinse solo le dita attorno alla balaustra fino a farsi sbiancare le nocche, nel vano tentativo di recuperare forza interiore.
Lui in qualche modo capì e non pretese da lei alcuna risposta. Quando parlò di nuovo non fu per interrogarla e la sua voce riuscì in qualche modo a farsi strada in lei. «La calma dei giardini interni potrebbe aiutarti.»
Il Principe, senza probabilmente saperlo, aveva colto nel segno: aveva bisogno di un posto che le ricordasse casa, un posto dove l'aria facesse stormire le foglie e il profumo della terra le solleticasse le narici.
«Ti sarei molto grata se mi portassi fin lì» rispose con un filo di voce, accettando di seguire i suoi passi.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: _Malila_Pevensie