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Autore: dreamlikeview    09/05/2019    4 recensioni
È nel momento in cui meno te lo aspetti che la tua anima gemella arriva nella tua vita. Può essere il fato, può essere il destino, può essere un fatto accidentale, oppure semplicemente è il tuo cane che decide di farti incontrare la persona giusta con cui passare il resto della vita, e Arthur ne sa qualcosa.
[Merthur, modern!AU, writer!Arthur, student!Merlin, neighbours and puppies, short-fic]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Desclaimer: Storia scritta senza alcun fine di lucro, i personaggi non mi appartengono e non intendo offenderli (ma chiedo perdono per l’OOC, ci sto lavorando, giuro!) 

Nota: I cani sono i migliori amici dell'uomo, ma spesso gli uomini non se ne accorgono.


________________


Erano passate due settimane da quando Uther era stato male. Morgana si era trasferita momentaneamente da lui insieme al suo odioso fidanzato californiano, perché voleva stare accanto al genitore e Arthur passava a trovarlo regolarmente ogni giorno per controllare le sue condizioni. Non sopportava il californiano, lo aveva conosciuto alla fine, aveva un terribile accento americano, era troppo abbronzato e troppo appariscente per i suoi gusti, ma teneva a Morgana, si vedeva bene e chi era Arthur per impedire la felicità di sua sorella? Tuttavia, niente gli aveva impedito di minacciarlo di morte: Tu osa solo far soffrire mia sorella e io ti farò pentire di essere nato, il tutto puntandogli contro una penna. Sebbene non fosse stato particolarmente intimidatorio, il messaggio era arrivato al californiano e Arthur ne era stato soddisfatto. Merlin gli aveva detto che era il solito esagerato che si vedeva bene quanto quel ragazzo teneva a Morgana e soprattutto che era un bravo ragazzo, e poi devi ammettere che Morgana ha dei gusti davvero niente male, è un gran figo – era stato il commento sarcastico di Merlin, fatto solo per farlo irritare; si era anche complimentato con loro, quel traditore del suo fidanzato. Tuttavia, anche se si mostrava restio e contrario all’unione dei due, segretamente il biondo era contento per la sorella, soprattutto lei meritava di essere felice.
Era passato a casa quella sera, suo padre stava molto meglio adesso, anche se Morgana si era impersonata troppo nella crocerossina e non lo faceva alzare mai dal letto, se non per cose necessarie; e forse a causa degli antidolorifici o delle medicine che stava prendendo, Uther gli aveva chiesto di Merlin perché non lo vedeva da qualche giorno ed era preoccupato per lui. Ad Arthur ancora pareva strana tutta l’accettazione che la sua famiglia aveva avuto per la sua nuova relazione, era convinto di dover lottare e farsi valere, difendere a spada tratta il suo amore… e invece non era successo nulla del genere. Forse aveva letto troppi libri e scritto troppe storie romantiche con la tematica amore impossibile. Era felice della piega che aveva assunto la sua vita ed era felice di aver quasi finito il suo secondo libro: adesso poteva dirlo liberamente, era un’altra storia ambientata nel Medioevo, ma stavolta era una storia d’amore e uno dei personaggi principali era liberamente ispirato al suo fidanzato.
Prima di tornare nel suo appartamento aveva fatto un salto da Merlin, ma quest’ultimo era impegnato con la preparazione degli ultimi esami accademici e gli aveva detto di essere troppo stanco quella sera. Negli ultimi giorni, Arthur non vedeva quasi mai il suo ragazzo, tranne quando portavano fuori Aithusa e Excalibur. E doveva ammettere che gli mancava.
Quella sera era andato a letto un po’ insoddisfatto, dopo la classica passeggiata della sera. Sembrava tutto tranquillo, un po’ monotono, ma accettabile – Arthur doveva solo aspettare che Merlin finisse gli esami, ci era passato per primo, gli ultimi erano i più duri da affrontare – e si addormentò con Excalibur sdraiato al suo fianco.
Un bussare frenetico alla porta di casa sua, fece sobbalzare Arthur dal sonno. Guardò la sveglia sul comodino, erano le cinque del mattino. Chi poteva essere a quell’ora? Perché qualcuno bussava alla sua porta a quell’ora? Doveva essere un’emergenza, cosa era successo? Il suo primo pensiero volò a suo padre, gli era successo qualcosa? Stava male di nuovo? Ma non poteva essere nulla riguardante suo padre, Morgana lo avrebbe chiamato sul cellulare e se…
I suoi pensieri furono interrotti di nuovo dalla persona che suonava il campanello. Arthur smise di farsi domande e si precipitò giù dal letto, afferrò una felpa e corse ad aprire la porta, Excalibur era già sotto alla porta e annusava cercando di capire chi fosse. «Buono» mormorò al cane, poi aprì trafelato e si ritrovò davanti Merlin in lacrime con Aithusa in braccio: «Arthur, Arthur, Aithusa non sta bene, si lamenta e… e…» deglutì, terrorizzato. Arthur gli fu subito accanto e guardò la cagnolina, se ne stava accucciata tra le braccia di Merlin, avvolta in una copertina «Ha vomitato e… oddio, Arthur…»
«Tranquillo» gli disse cercando di mostrarsi calmo, anche se sentiva su di sé l’agitazione del suo compagno, il suo cane guaiva vedendo l’amica che non stava bene «Ci penso io. Adesso, andiamo in una clinica specializzata, stai tranquillo» disse, si infilò un paio di scarpe, afferrò al volo le chiavi della sua auto e condusse con sé Merlin all’auto.
«Non è mai stata così, io-io dovevo capire prima che non stava bene» disse con un singhiozzo intrappolato in gola «Dovevo portarla prima a controllare, ma-ma ero così impegnato e-e… lei sembrava stare bene, Arthur…» il moro farfugliava frasi sconnesse e senza senso, Arthur poteva capirlo, ma non poteva essere così agitato, anche Aithusa si sarebbe agitata e sarebbe stato solo peggio.
«Merlin, tesoro, respira» gli disse con calma «Andrà tutto bene, vedrai che non sarà niente di grave». L’altro annuì, ma Arthur riusciva a vedere quanto fosse teso per la situazione, poteva capirlo anche lui sarebbe andato nel panico, se una cosa del genere fosse successa al suo cane. Arthur conosceva una clinica veterinaria aperta 24 ore su 24 perché, quando Morgana gli aveva regalato Excalibur, si era ben informato. La prudenza non era mai troppa, gli diceva sempre suo padre. Senza esitazione guidò fino a lì, infrangendo anche quale limite di velocità, ma non gli importava, la salute di Aithusa prima di tutto. Le strade erano deserte non avrebbe fatto del male a nessuno e qualche multa per eccesso di velocità non era un grosso problema per lui.
Avrebbe fatto di tutto per non vedere quell’espressione atterrita e disperata sul volto di Merlin, le sue lacrime facevano male al cuore. Avrebbe fatto qualunque cosa per evitargli una tale sofferenza, non sapeva che altro fare, se non sostenerlo in quel momento, accompagnandolo alla clinica per cani, nonostante fosse ancora in pigiama.
«Vedrai che andrà tutto bene» gli disse ancora una volta, Merlin annuì distrattamente, guardando insistentemente Aithusa tra le sue braccia. Mentre guidava, il biondo gli mise una mano sul ginocchio e glielo strinse per trasmettergli tranquillità. Arrivarono alla clinica in pochi minuti e riuscirono a trovare una veterinaria libera, subito Merlin le disse che Aithusa era stata male, spiegandole brevemente tutto quello che era accaduto. Con dolcezza e professionalità, la donna condusse il giovane in una delle sale libere e gli disse di appoggiare il cane sul tavolino medico. Iniziò a visitarla, ma lo stato d’agitazione del padrone, rendeva nervosa la cagnetta.
«Signore, la invito ad attendere fuori, Aithusa si sta agitando» gli disse con dolcezza «Mi prenderò cura di lei e le farò sapere nel minor tempo possibile».
«O-Okay…» mormorò. Con le lacrime agli occhi, uscì dalla saletta, mentre la dottoressa chiamava un assistente per farsi aiutare e lui andò a rifugiarsi tra le braccia di Arthur che, insieme ad Excalibur, aveva aspettato fuori dalla sala. Il biondo non disse niente, si limitò a stringerlo forte e ad accarezzargli la schiena con delicatezza. Ad un certo punto, Merlin appoggiò la testa sulla sua spalla e si lasciò sfuggire un singhiozzo, Arthur lo strinse a sé e gli diede un bacio delicato tra i capelli, sussurrandogli in un orecchio di stare tranquillo, promettendogli che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Non aveva mai visto Merlin così stravolto e fragile. Cercò di stringerlo per confortarlo per tutto il tempo che restarono in quella sala, in attesa di notizie sulla cagnolina.
Un’ora dopo, la veterinaria, che aveva preso in cura Aithusa, uscì dalla stanzetta in cui aveva portato Aithusa e Merlin scattò come una molla, roso dall’ansia che provava, si avvicinò alla donna immediatamente.
«Lei è il padrone di Aithusa?» chiese, Merlin annuì energicamente «Non c’è niente di cui preoccuparsi, abbiamo eseguito qualche test e le abbiamo fatto le analisi, la sua cagnetta è in perfetta salute» comunicò con un sorriso rassicurante sul volto; Merlin tirò un sospiro di sollievo «È incinta, ecco il perché di quei sintomi» spiegò subito.
«I-Incinta?» chiese, la donna annuì «Ma non l’ho ancora fatta accoppiare…» mormorò scioccato, cercando di pensare a cosa potesse esserle accaduto. Cercò di mettere insieme le idee, ma era confuso e non riusciva a pensare lucidamente.
«Che succede? Come sta Aithusa?» chiese Arthur avvicinandosi a lui, vedendolo sconvolto, Excalibur trotterellò allegro raggiungendo il padrone «Qualcosa di grave?»
«Aithusa è incinta…»
«Ma avevamo deciso che si sarebbe accoppiata con Excalibur!» esclamò il biondo «Cosa è successo?»
«Non lo so, Arthur! Non ho idea di cosa sia successo…» mormorò Merlin scoraggiato «Excalibur è il suo beagle e noi due stiamo insieme» ci tenne a specificare, voltandosi verso la veterinaria, che li guardava con aria perplessa. Merlin si chiedeva cosa avesse sbagliato. Come diavolo era successo? Lui stava sempre attento, insomma, era un po’ impegnato ma di certo si sarebbe accorto, se la sua cagnetta si fosse accoppiata!
«Sono abituati a stare insieme?» chiese la veterinaria, entrambi annuirono «È possibile che siano rimasti da soli?» sia Merlin che Arthur annuirono di nuovo «Allora presumo di dovervi fare le congratulazioni, presto avrete dei bellissimi cuccioli di beagle» disse lei sorridendo «Vi riporterò Aithusa tra qualche minuto» promise, allontanandosi per rientrare nell’ambulatorio, mentre i due giovani si guardavano ancora scioccati.
Merlin rifletté sulle parole della veterinaria, in effetti era capitato spesso che i due cani restassero soli, ma lui e Arthur erano sempre stati attenti, tuttavia circa due settimane prima, Uther era stato male ed avevano lasciato i due cagnolini a casa del padre di Arthur con la governante, mentre erano in ospedale. Poteva essere successo quel giorno? Come avevano fatto a non accorgersene? L’ansia piano piano scivolò via dal suo corpo e poi si voltò verso il biondo, che ad occhi spalancati fissava il punto dov’era sparita la dottoressa, anche lui si chiedeva come avessero fatto a non capire nulla.
«Arthur, il tuo cane ha approfittato della mia piccola!» esclamò puntandogli il dito contro, mentre il biondo lasciava andare anche lui l'ansia e scoppiava a ridere di gusto, realizzando cosa fosse accaduto. Merlin gli diede un leggero spintone «Non ridere, asino!»
«Vuol dire che questa è volta buona che decidiamo di andare a vivere insieme» disse il biondo con nonchalance e tranquillità. Merlin spalancò gli occhi e lo guardò scioccato, scosse la testa incredulo e, senza dire niente, si allontanò da lui con la testa colma di confusione. Aveva bisogno di respirare e di riflettere un momento sulle parole di Arthur. Gli aveva davvero chiesto di andare a vivere insieme? Ma era presto, loro stavano insieme da troppo poco tempo per fare un passo del genere, giusto?
Arthur dovette rendersi conto di averlo sconvolto con quella proposta poco gentile, si affrettò a seguirlo seguito docilmente dal suo cane e lo raggiunse afferrandolo per un braccio.
«Scusa, dovevo essere più delicato» disse il biondo con tono contrito, era carico di scuse e di sensi di colpa, non voleva che Merlin si sentisse pressato dalla sua voglia stordente di averlo tutto per sé 24 ore su 24. Lo amava, certo, ma rispettava i suoi tempi e le sue scelte, non lo avrebbe mai forzato a fare una cosa che non era pronto a fare.
«Mi spiazzi sempre, l’hai detto con tale naturalezza…»
«Questo è perché ti amo e voglio averti sempre tutto per me» confessò, facendogli passare le braccia attorno ai fianchi, abbracciandolo da dietro «Ma se non ti senti pronto, aspetteremo. Ho aspettato tanto prima di trovarti, posso aspettare ancora adesso che ti ho trovato». Alle sue parole, Merlin si sentì invadere da una sensazione di benessere puro, sentendo quelle parole e un po’ della sua ansia svanì.
«Sei il solito asino con la delicatezza di un elefante».
«Lo ammetto» disse il biondo «A mia discolpa, posso dire che mi è uscito spontaneo e non volevo metterti ansia, lo giuro. Sarà un passo che faremo insieme quando saremo pronti entrambi».
Merlin sorrise e si voltò verso di lui, gli diede un leggero bacio sulle labbra e con quello lo ringraziò per essere stato accanto a lui in quel momento e si scusò per averlo svegliato alle cinque del mattino.
«Ti concedo di dormire da me qualche volta» cedette il moro dopo qualche bacio «Così il molestatore può rendersi conto del danno!» esclamò puntandogli un dito contro «E dovrai sborsare un sacco di soldi per le visite».
«Tutto quello che desideri». Merlin rise, abbandonando la testa contro la spalla di Arthur, sentendosi leggero e rilassato.
Pochi istanti dopo, tornarono indietro e trovarono la veterinaria con Aithusa che scodinzolava ai suoi piedi; Merlin senza pensarci due volte, corse verso la sua piccola e, inginocchiandosi a terra, l’accarezzò delicatamente, la riempì di baci sotto gli occhi innamorati di Arthur e quelli inteneriti della dottoressa. Adesso che Aithusa era di nuovo con lui e soprattutto stava bene, sapeva che le cose sarebbero andate per il verso giusto, ne era certo.
 
I cuccioli nacquero durante un caldo pomeriggio d’inizio agosto. Merlin aveva finito i suoi esami estivi, lui e Arthur si stavano godendo finalmente un po’ di tempo insieme ed erano sul divano, intenti a baciarsi. Dopo l’ultima visita dalla veterinaria, sapevano che mancasse poco al parto, anche se non sapevano esattamente quanto. L’ultima ecografia aveva mostrato tre cuccioli e Merlin aveva quasi pianto dalla gioia. Erano un paio di giorni che Aithusa si comportava in modo strano, la veterinaria li aveva rassicurati spiegando che man mano che il giorno del parto si avvicinava, avrebbe iniziato a creare la tana dove far nascere i cuccioli e così molte cose dei due padroni misteriosamente erano scomparse e il tutto era stato sistemato dalla cagnolina nella sua cuccia nuova – quella larga e accogliente che Merlin aveva acquistato quando aveva saputo dei cuccioli – e più il tempo passava più Excalibur iniziava a comportarsi in modo eccessivamente protettivo nei confronti della compagna.
E poi quel pomeriggio d’agosto, accadde. Merlin andò nel panico, Arthur iniziò ad agitarsi, ma riuscì a mantenere il sangue freddo per il tempo necessario a chiamare Hunith, la quale, precipitandosi a casa del figlio, si assicurò che tutto procedesse nel migliore dei modi. Anche Excalibur era agitato, Arthur riusciva ad accorgersene dal suo atteggiamento estremamente diverso dal solito. Il tutto durò alcune ore, ma Merlin era certo di aver perso una decina di anni di vita.
Quando videro le tre palle di pelo, Arthur e Merlin non riuscirono a far altro se non commuoversi, accarezzare teneramente Aithusa complimentandosi con lei per essere stata tanto coraggiosa e ammirare con gli occhi pieni di lacrime di commozione la piccola di Merlin allattare i tre cuccioli appena nati. Era finita, era tutto finito. Il moro si accovacciò vicino alla cuccia della sua cagnolina e sorrise guardandola con tenerezza, mentre Arthur si abbassava verso il suo cane per "congratularsi" con lui. Poi raggiunse subito il moro, osservando anche lui il piccolo spettacolino che avevano davanti e dovette tirare su col naso, sentendo un principio di lacrime di commozione. Vedere quei tre piccoli cuccioli nutrirsi era la cosa più dolce e tenera che avessero mai visto.
Merlin si allontanò per prendere la macchina fotografia e scattare una foto alla neo-famigliola e Arthur lo raggiunse subito, spiando ciò che stava facendo, dandogli un bacio sulla guancia. Erano tutti e due emozionati, nessuno dei due aveva mai vissuto un momento così intenso e bello. Si sentiva stranamente euforico, una strana felicità lo prendeva da dentro; saliva direttamente dal cuore e si irradiava per tutto il suo corpo.
Poi Excalibur si avvicinò lentamente alla cuccia, scrutando attentamente la situazione e poi sotto i loro occhi avvenne una cosa dolcissima, si avvicinò ad Aithusa e accostò il suo muso al suo e lei lo lasciò fare, ricambiando il suo gesto. Merlin fu rapido a premere il tasto per scattare la foto. Il beagle maschio poi emise uno sbuffo e si acciambellò vicino alla cuccia.
Merlin scattò altre foto commosso e intenerito, e improvvisamente sentì distintamente un singhiozzo commosso sfuggire dalle labbra del biondo che commentò semplicemente: «Sono meravigliosi» mentre si asciugava un occhio.
«Sì, abbiamo una famiglia bellissima» confermò Merlin, rilassandosi contro il corpo del suo fidanzato, che lo stringeva teneramente per i fianchi; il tutto avvenne sotto gli occhi di una commossa e intenerita Hunith, che confermò ciò che aveva sempre pensato. Arthur e Merlin erano una coppia perfetta, erano fatti l’uno per l’altro.
 
§§§
 
Era il giorno della laurea di Merlin, finalmente quel terribile periodo di ansia e di tormento per il moro era finito, adesso Arthur poteva riavere il suo fidanzato tutto per sé e non doverlo dividere con la sua tesi. Era felicissimo di essere lì ad assistere al giorno più importante della sua persona importante. Quando lo vide alzare le braccia al cielo, dopo la proclamazione del suo titolo, sorrise di cuore e si commosse, qualcosa doveva essere finito dentro uno dei suoi occhi, perché li sentì pungere come se vi fossero degli aghi dentro. Al suo fianco c’era Hunith che gli mise una mano sulla spalla, commossa anche lei. Chi conosceva la storia di quel ragazzo, sapeva quanto avesse faticato per ottenere quel risultato, per riuscire a prendere quel semplice pezzo di carta. Arthur aveva sbattuto le palpebre commosso e una lacrima si era liberata da sola, senza che lui potesse controllarla. Quando lo aveva visto dirigersi verso di lui, Arthur gli era andato incontro e lo aveva baciato con dolcezza e passione, sotto lo sguardo intenerito di tutti i presenti e «Sono fiero di te» aveva mormorato contro le sue labbra. Aveva visto le sue gote imporporarsi e le sue labbra tendersi in un sorriso dolce, prima di vedere Hunith trascinarlo via. Subito dopo lo scambio di congratulazioni e tutto il resto, insieme agli amici di Merlin erano andati a brindare in un bar non lontano dalla facoltà, dove Arthur aveva scoperto che, per tutti gli anni di università, il suo ragazzo era solito rimpinzarsi di una quantità esagerata di caffè tra una lezione e l’altra in quel posto. E anche che aveva avuto una breve storia con il barista. Il biondo aveva guardato male quel barista da strapazzo quando aveva abbracciato Merlin con un po’ troppo trasporto e si era sentito in dovere di allontanare quel tale dalla sua musa. Tizio del bar a parte, il clima era abbastanza sereno, Merlin e i suoi amici si stavano godendo il traguardo raggiunto, rilassati dalla fine dell’incubo, quando all’improvviso un uomo massiccio, un po’ trasandato si avvicinò al loro tavolino, diretto verso Merlin.
«Ciao Merlin» lo salutò, Arthur vide l’espressione del suo ragazzo mutare istantaneamente, sembrava spaventato. Un campanello d’allarme si accese nel suo cervello e il suo istinto di protezione verso il moro gli suggerì di coprirlo con il suo corpo per evitare che gli venisse fatto del male, ma restò fermo scrutando la situazione. Chi era costui? E cosa voleva da lui?
«S-Salve, ci conosciamo? Mi scusi non credo di conoscerla» disse in modo così frettoloso che tutti capirono che mentisse. Sentendo il tono del compagno, Arthur portò istintivamente un braccio davanti al moro, pronto a spingerlo dietro di sé, in caso di necessità. Se quel tizio era un malintenzionato o qualcuno che gli aveva fatto del male in passato, non avrebbe toccato il suo ragazzo neanche con un dito, non prima di essere passato sul cadavere di Arthur.
«Non credo che ti ricordi di me» disse l’uomo «Sono Balinor, tuo padre».
Merlin spalancò gli occhi, la flûte di spumante che aveva tra le dita scivolò da esse riversando tutto il contenuto sul tavolino: «C-Cosa?» si ritrovò a balbettare. Arthur lo guardava perplesso quel tipo era il padre di Merlin? Il bastardo che aveva abbandonato la famiglia? Abbassò lentamente il braccio e appoggiò la mano sulla gamba del moro, per confortarlo.
«Sei proprio identico a tua madre» disse l’uomo, guardando ancora in modo insistente verso di lui.
«Io non credo che Merlin abbia voglia di parlarle» disse il biondo con freddezza, solo in quel momento l’uomo sembrò rendersi conto che il figlio non era da solo ma in compagnia «E non credo che lei abbia il diritto di essere qui».
«Non credo siano affari tuoi, giovanotto».
«Arthur…» mormorò il diretto interessato. Era sul punto di alzarsi e fronteggiare l’uomo, tutto pur di far sparire quell’orribile espressione triste dal volto di Merlin «Posso farcela da solo».
Il biondo gli rivolse un’occhiata preoccupata: «Sei sicuro?»
Merlin annuì, anche se la sua mano cercò per un secondo quella del biondo, il quale capì l’antifona e gliela prese delicatamente nella sua. Aveva bisogno del suo supporto totale in quel momento e lui gliel’avrebbe dato. Avrebbe dato a Merlin qualunque cosa: protezione, amore, supporto. Tutto ciò che desiderava.
«Cosa vuoi?» chiese alzando lo sguardo verso l’uomo.
«Congratularmi con te, sei diventato un uomo» disse, poi rivolse uno sguardo dispregiativo ad Arthur e alle loro dita intrecciate «Beh, quasi».
«Prego?» chiese il moro spalancando gli occhi, Arthur strinse la presa sulla sua mano.
«Mi dispiace, non intendevo… volevo solo conoscerti» disse in fretta, guardandolo liquidando in fretta la gaffe appena fatta «Ho sbagliato a lasciare tua madre, ad abbandonare te. Vorrei solo avere la possibilità di rimediare».
«E come? Venendo qui a giudicare la mia relazione?» chiese guardandolo negli occhi «Io non ti conosco. Non ho mai avuto un padre. E se è un omofobo preferisco continuare a non averlo» disse alzando il mento con sfida «Sono fiero di avere il cognome di mia madre e di non avere il tuo».
L’uomo abbassò il capo, sconfitto e sospirò «Beh, volevo che tu sapessi che sono fiero di te. Sei stato bravo e non vedo l’ora di vedere i tuoi film» disse, poi gli strinse la mano, quella libera dalla stretta di Arthur e se ne andò immediatamente con lo sguardo chino e le spalle curve. Merlin si sedette spossato accanto al biondo, che gli avvolse un braccio attorno ai fianchi e lo strinse dandogli un bacio sulla tempia.
«Sai, non mi piace quel tipo» disse storcendo il naso, Merlin lo guardò perplesso, neanche a lui era piaciuto e soprattutto non sopportava l’idea che fosse andato lì a rovinargli il suo giorno perfetto, perché era tornato? «Ma so anche che hai sofferto per la separazione dei tuoi e hai sofferto vivendo senza un padre» Merlin aprì la bocca per ribattere «Aspetta, fammi finire» lo bloccò per poi continuare: «So cosa significa soffrire per l’assenza di un genitore, Merlin, se mia madre entrasse da quella porta, sarei la persona più felice di questo universo» ammise «Ma mia madre non tornerà, tuo padre invece è vivo, hai una seconda chance con lui; so che è difficile, ma non sprecare la tua seconda occasione, coglila».
«Che dovrei fare? Andare da lui e perdonarlo?» il biondo scosse la testa «E allora cosa?»
«Offrigli una birra. Non oggi, non domani, quando sarai pronto. Dagli una possibilità e ascolta ciò che ha da dire» disse sorridendogli «Se poi fa lo stronzo, gli darò un pugno sul naso. Ma provaci, tesoro, non hai niente da perdere».
Merlin guardò prima Arthur, poi l’uomo che era ancora fuori dal locale e baciò la guancia del suo ragazzo, mormorando un dolce grazie. Afferrò una penna e scarabocchiò qualcosa su un tovagliolino. Poi si alzò e corse fuori.
«Aspetta!» esclamò. Balinor si voltò verso di lui, con aria interrogativa; Merlin gli porse il foglietto «Questo è il mio numero» disse con un mezzo sorriso «Chiamami. Magari una sera prendiamo una birra insieme, se ti va».
Vide lo sguardo dell’uomo illuminarsi e accettare il foglietto tra le dita come se fosse stato un tesoro, lo guardò commosso e sorrise: «Grazie, Merlin».
«Allora ci vediamo» l’uomo annuì e gli fece un gesto di saluto, poi il ragazzo si infilò di nuovo nel locale e raggiunse Arthur baciandolo con passione. Era grato ogni giorno di averlo al suo fianco, soprattutto in momenti difficili come quello, il biondo sapeva sempre quali corde del suo cuore toccare per fargli fare la cosa giusta. Era ancora turbato e scosso dall’incontro, aveva solo un vago ricordo di quell’uomo, era scomparso quando lui era piccolo… ma forse aveva ragione Arthur, forse doveva concedersi del tempo e poi provare ad ascoltarlo. In fondo tutti meritavano una seconda chance.
 
Anche se non lo voleva ammettere ad alta voce, l’incontro di quel pomeriggio lo aveva turbato, aveva parlato della cosa solo con sua madre, che aveva ammesso mortificata di aver detto lei a Balinor dove trovarlo, quando l’aveva chiamata per farsi aiutare a contattare Merlin. E questo aveva lasciato ancora più turbato Merlin, che era rimasto in disparte per la maggior parte della serata a rimuginare, ignorando gli invitati. Arthur gli aveva chiesto più volte se avesse voglia di parlare, ma lui lo aveva mandato via, voleva stare da solo e riflettere bene. Era turbato e non sapeva cosa fare, gli aveva dato il numero, ma poteva anche non rispondere a qualunque telefonata da un numero sconosciuto, no?
«Cazzo!» esclamò tirando un pugno nel muro del bagno, dove si era rifugiato per sfuggire alle pressanti domande dei suoi familiari e degli amici. La porta si aprì di scatto e vide Arthur davanti a sé con le braccia conserte al petto, grugnì vedendolo. Era anche colpa sua, lo aveva incoraggiato a parlare con quel tizio.
«Che diavolo ti sta succedendo?» chiese il biondo «Ci sono cinquanta persone di là per te. Che vogliono festeggiare te. E tu te ne stai in uno schifoso bagno a farti male» disse borbottando «Fammi vedere quella mano».
«Cosa vuoi? Torna di là».
«La smetti di essere odioso? Cosa ti ho fatto?» chiese Arthur inginocchiandosi davanti a lui e prendendogli la mano tra le sue, per constatare che non si fosse fatto male.
«Mi hai convinto a mettermi in contatto col bastardo!» esclamò «Quell’uomo ha rovinato la vita di mia madre, mi ha abbandonato…»
«Lo so» disse il biondo dandogli un bacio sulle nocche sbucciate «Sei arrabbiato, lo capisco. Tua madre ha detto a quell’uomo dove trovarti e io ti ho suggerito di parlargli» affermò alzando lo sguardo su di lui «Guarda, non devi fingere di amarlo o di volergli bene. Non sei costretto ad incontrarlo, sei libero anche di ignorarlo. Ma è davvero questo che vuoi? Dentro di te, vuoi odiare quest’uomo senza neanche ascoltare le sue motivazioni?» chiese «Se è tornato dopo tutti questi anni, penso che sia pentito».
«Tu dici?» Arthur scrollò le spalle «Non lo so, mi ha scioccato e sono così nervoso…»
«Forse per il nervoso posso aiutarti io» mormorò con tono malizioso il biondo, sorridendo dalla sua posizione «Sono nella posizione perfetta per…» Merlin ritrasse velocemente la mano dalla presa di Arthur e lo guardò scioccato, arrossendo come un verginello al primo bacio.
«Sei un porco, pervertito!» esclamò indignato, scoppiando a ridere subito dopo. Arthur si alzò lentamente dal pavimento, pulendosi i pantaloni e sorrise soddisfatto.
«Beh, almeno ti ho fatto ridere».
Merlin sorrise alzando lo sguardo su di lui e lo ringraziò baciandolo con dolcezza. Era davvero fortunato ad averlo nella sua vita: «Santo cielo, come farei senza di te?»
«Non faresti» rispose velocemente il biondo schioccandogli un altro bacio sulle labbra «Ora forza, torniamo di là che altrimenti pensano davvero che stiamo scopando qui dentro». Il moro lo guardò di nuovo scioccato e lo spintonò giocosamente, scuotendo la testa divertito. Il suo ragazzo era un vero idiota, un vero e proprio idiota, ma lo amava e si disse che il biondo aveva ragione, non doveva farsi rovinare la serata dall’incontro e poi aveva anche altri piani da rispettare, che prevedevano quell’asino come protagonista.
Ritornarono pochi minuti dopo alla festa e Arthur scambiò un’occhiata d’intesa con Hunith, la quale lo ringraziò per aver sostenuto Merlin in quel momento difficile. Se la donna pensava che fosse il figlio quello fortunato, si sbagliava di grosso. Era Arthur ad essere fortunato. E quella sera, quando vide tutte quelle persone riunite per festeggiare Merlin, si rese conto di essere il più fortunato, perché Merlin era suo.
Sebbene lui lo desiderasse, non convivevano ancora, perché Merlin era ansioso e voleva aspettare di essere pronti per fare quel passo, anche se da quando Aithusa aveva partorito i cuccioli, due maschietti e una femmina – poco meno di due mesi prima – Excalibur aveva preso sul serio il suo ruolo di maschio della situazione e si aggirava con fare protettivo intorno alla cagnolina e ai suoi cuccioli sorvegliando la situazione, soprattutto quando Merlin non era in casa. Arthur passava più tempo in casa del compagno che nella propria, spesso si era ritrovato a fare lui da dogsitter ai cani, soprattutto nei giorni antecedenti alla laurea, quando Merlin era in ritiro ascetico per ripetere le cose che sembrava non ricordare – ma se Arthur aveva imparato a memoria la sua tesi, era sicuro che Merlin non corresse alcun pericolo – il biondo si era ritrovato quasi costretto a traslocare momentaneamente nell’appartamento del compagno per aiutarlo e aveva cercato di lavorare anche lì, perché ormai non mancava molto alla fine del suo libro. Aveva pubblicato alcuni racconti brevi sul suo blog e il suo editore era stato felice di sapere che mancasse poco alla fine del secondo romanzo. La convivenza era durata solo una settimana, ma Arthur era sicuro di desiderare esattamente quello: lui che tentava (senza successo) di preparare la cena e finiva per ordinare la cena a domicilio, Merlin che rideva delle sue disavventure culinarie (non era colpa sua se la pentola si era carbonizzata, si era distratto un solo secondo – giusto il tempo di sistemare un paio di frasi, lo giuro! – ed era successo il finimondo) lui che scriveva seduto sul divano e si prendeva cura dei cuccioli, mentre Merlin chiuso nella sua stanza studiava; Arthur ricordava con particolare tenerezza una delle sere in cui lo aveva trovato addormentato sulla scrivania e il volto appoggiato su una pagina della tesi, lo aveva preso delicatamente tra le braccia e lo aveva messo sul letto tirandogli le coperte addosso. In una settimana non era mai successo, ma era certo di desiderare anche le incomprensioni e i piccoli litigi che sicuramente ci sarebbero stati, desiderava tutto quello e sperava che un po’ lo desiderasse anche Merlin. A cosa serviva aspettare? Okay, non era il compagno perfetto, a volte era insopportabile, lo ammetteva e non era in grado di cucinare senza creare disastri, ma sapeva essere premuroso e rispettoso e soprattutto amava Merlin. Ma rispettava le idee del suo compagno e non voleva affatto imporgli le sue, era sostenitore del principio che in una coppia andassero rispettate le idee di entrambi i partner.
«Ehi» Merlin lo raggiunse improvvisamente, abbracciandolo da dietro «Grazie per prima... e grazie per essere venuto, so che le feste non sono il tuo genere» disse il moro «Non credevo che mia madre invitasse tutta questa gente, sinceramente».
Arthur si girò verso di lui e gli mise le mani sui fianchi, stringendolo dolcemente contro il suo corpo «Per te, posso fare qualunque cosa» affermò il ragazzo «E poi è il tuo grande giorno, era ovvio che tua madre invitasse tutte le persone che conosce» ridacchiò «È fiera di te, goditi la serata e non pensare ad altro».
«Tu devi smetterla di essere così perfetto, okay?» borbottò Merlin, poi sorrise e gli mise le mani sulle spalle, avvicinò i loro volti e gli diede un leggero bacio sulle labbra: «Ah, dopo vorrei parlarti» disse in un sussurro a poca distanza dalla sua bocca.
«O-Okay» mormorò Arthur, stava per aggiungere qualcosa, ma uno degli amici di Merlin lo chiamò a gran voce per festeggiare insieme a lui e fare delle foto «Vai adesso, i tuoi amici ti aspettano per festeggiare».
Il moro rise e lo baciò ancora una volta: «Non eclissarti, voglio una foto anche con te, dopo».
«Tutto quello che desideri» promise, ma non riuscì ad ignorare il sentore negativo. Doveva parlargli, in una coppia quelle parole non erano mai sinonimo di positività. Dopo un altro fugace bacio, Merlin raggiunse i suoi amici e Arthur lo osservò, sorrideva e risplendeva di luce propria, sapeva di essere incredibilmente fortunato ad averlo accanto ed era certo che gli sarebbe andata bene qualunque sua decisione, sperava solo che non avesse intenzione di lasciarlo.
La festa proseguì senza intoppi, molti degli amici di Merlin avevano chiacchierato con Arthur, raccontandogli aneddoti buffi sul moro, ma ogni storia che ascoltava, aveva solo il potere di renderlo più adorabile ai suoi occhi. Tutti stavano andando via e pian piano il locale si svuotava, lasciandoli soli.
«Arthur, vorrei parlarti di una cosa» disse Merlin ad un certo punto e il biondo sentì di nuovo il mondo precipitare sotto ai piedi.
«Okay…» rispose Arthur, cercando di trattenere l’ansia e la preoccupazione che lo stavano divorando da dentro, aveva accantonato un po' la preoccupazione, ma adesso... «Devo sedermi? Devo preoccuparmi?» chiese, senza riuscire a trattenersi.
«No, non credo almeno».
«Parla dai» mi stai facendo morire d’ansia.
«Nell’ultimo periodo… tu mi sei stato accanto senza che io te lo chiedessi, sei rimasto da me per aiutarmi con i cuccioli, con Aithusa e so che spesso mi hai spostato quando mi addormentavo sul tavolo» Arthur sorrise, ricordando quei giorni in cui avevano vissuto insieme, ma la preoccupazione non lasciò il suo cuore «Ecco, io…» Merlin mise una mano in tasca e la tirò fuori subito dopo con il pugno chiuso «Ecco, io…» ripeté a disagio «Vorrei darti questa» riuscì a dire, mettendo nel palmo della mano del biondo una chiave «È la chiave del mio appartamento» disse piano «Ma… insomma, potremmo anche cercare una casa nostra, più grande… i cuccioli avranno bisogno di spazio e mi chiedevo se tu…»
«Sì» rispose Arthur, abbracciandolo di slancio, stringendoselo contro con forza «Sì, sì».
«Arthur…» Merlin lasciò scivolare le braccia dietro alla sua schiena, ricambiando l’abbraccio con forza «Davvero?»
«Sì, davvero. Voglio vivere con te. E cercare una bella villetta per tutti noi con un bel giardino».
Pochi istanti dopo, Merlin lo baciò stringendo le braccia attorno al suo collo e Arthur, stringendolo per i fianchi, lo sollevò da terra ricambiando il bacio con la stessa passione.
 
Già dal giorno dopo, Arthur cominciò a restare la notte a casa di Merlin e qualche giorno dopo, tornando da un incontro con il suo editore, a cui aveva appena consegnato il manoscritto del suo secondo romanzo, passò davanti ad una villetta in vendita: aveva un bel giardino spazioso adatto ai loro cuccioli, era tutta bianca e sembrava uscita direttamente da un film. Se ne innamorò a prima vista e immediatamente salvò sul cellulare il numero di telefono indicato sul cartello; sorrise pensando già di fare una sorpresa a Merlin. In quel periodo era molto impegnato, stava lavorando ad un progetto con il suo compagno di corso che si era laureato con lui: un cortometraggio che aveva come protagonisti i cuccioli del ritrovo per animali che aiutava come volontario, per fare pubblicità e cercare di far adottare quanti più cuccioli possibili. Arthur era fiero del lavoro del suo fidanzato, perché lo aveva aiutato a scrivere la sceneggiatura e gli aveva fatto il caffè quando ne aveva avuto bisogno. Quindi sperava che una sorpresa potesse sollevargli un po’ l’umore e che accettasse di comprare quella casa con lui. Contattò l’agenzia che si occupava della vendita e fissò un appuntamento per il pomeriggio seguente, era sabato e sapeva che Merlin sarebbe stato libero, perché gli aveva detto di voler dormire come un ghiro per tutto il weekend. E quella sera gli avrebbe fatto la sua proposta, aveva già organizzato una piccola cosa per lui…
«Ehi, amore» lo salutò il moro entrando in casa quella sera, lasciandosi cadere sul divano vicino a lui «Che bello trovarti qui quando torno» mormorò accucciandosi contro il suo petto «Oggi è stato così stressante…»
«Faticoso fare il regista?» domandò pizzicandogli un fianco «Per fortuna hai un compagno che ti prepara la cena…»
Lo sguardo terrorizzato di Merlin sul suo volto, dopo la sua frase, lo fece ridere come un matto: «Non hai cucinato tu, vero? L’ultima volta hai bruciato tutto ed era salatissimo» disse con voce supplichevole «Lo so che vuoi fare cose carine per me, ma la cucina…»
«Cretino» borbottò indignato il biondo, incrociando le braccia al petto «Ho fatto un salto al tuo ristorante etnico preferito e ti ho preso un po’ di quella roba super speziata per cui vai matto».
Merlin sorrise stringendogli le braccia attorno al collo e gli diede un bacio sulle labbra con dolcezza «Aw, sono il ragazzo più fortunato del mondo ad averti con me» mormorò sbaciucchiandogli il viso.
«Ah sì? Mi stavi insultando fino a due minuti fa» ribatté contrariato Arthur, fingendosi offeso. Merlin ridacchiò e scosse la testa divertito.
«Beh, amore, non sai cucinare è un dato di fatto» affermò il moro.
«Avevo dimenticato che vivo con uno chef stellato, pft».
«Sei adorabile quando ti indigni in questo modo» disse dandogli un bacio sulla punta del naso «E comunque io a differenza di qualcuno so cucinare» affermò indispettito, poi scattò in piedi e corse in cucina, dove Arthur aveva già apparecchiato in modo perfetto, usando anche le candele che rendevano tutto più romantico e al posto che di solito occupava Merlin c’era un bel mazzo di fiori. Il ragazzo restò a bocca aperta, guardando quanto aveva davanti, si voltò verso il biondo, che lo aveva appena raggiunto e lo guardò con gli occhi sgranati.
«Fiori, candele e la mia cena preferita… devi farti perdonare qualcosa, Pendragon?» chiese con tono scettico il moro, alzando lo sguardo sul biondo, che si morse la lingua per non svelare subito tutto ciò che aveva progettato.
«No, affatto» rispose quasi risentito dei suoi sospetti «Non posso fare una cosa carina per il mio fidanzato?»
«Amo che tu sia così permaloso, asino» disse il moro sorridendo sornione, sedendosi al suo posto e prendendo i fiori tra le mani per annusarli «Ma conoscendoti, direi che hai qualcosa in mente» affermò guardandolo in modo indagatorio.
«Qualcosa c’è, uhm, domani dovresti venire con me in un posto. Non fare domande. Domani saprai tutto».
«Quanto mistero…» mormorò il moro, sorridendo «Okay, mi fido. Domani con te».
Arthur sorrise ed entrambi si sedettero a tavola per cenare in tranquillità, anche se dentro di sé il biondo un po’ era spaventato rispetto a quello che stava per accadere, sperava solo che la casa piacesse anche a Merlin e che potessero trasferirsi lì il più presto possibile, perché non vedeva l’ora di cominciare la sua nuova vita con il moro. Lo amava così profondamente da non riuscire ad aspettare, era così strano essere così felice con una persona, così coinvolti e così maledettamente innamorati. Prima di Merlin non conosceva l’amore, prima di lui aveva vissuto una vita a metà, adesso era completo, aveva trovato il pezzo mancante di sé.
Cenarono in tutta tranquillità, consumando la cena che Arthur aveva preparato (comprato) per Merlin, che gli sorrideva riconoscente e lo elogiava come miglior fidanzato del mondo. Lo avrebbe pensato anche il giorno seguente? Quando gli avrebbe mostrato la casa che aveva visto e che gli aveva fatto pensare a loro due? Lo sperava vivamente.
 
La mattina dopo, Arthur si svegliò con un braccio abbandonato oltre il corpo del suo compagno e sorrise istintivamente, adorava risvegliarsi con lui la mattina, sentire il suo dolce profumo che gli inebriava i sensi durante le ore del sonno e adorava poterlo tenere a portata di bacio. Posò un delicato bacio sul collo del moro e uno sulla sua guancia, attento a non svegliarlo, e restò a contemplarlo sorridendo. Era bellissimo ed era suo. Arthur non riusciva a capacitarsi, era così fortunato ad averlo, oltre all’aspetto fisico, Merlin era anche una persona fantastica e lo faceva innamorare di lui ogni volta che sorrideva o parlava. Fin da quando lo aveva conosciuto, aveva sperato che tra loro potesse nascere qualcosa e in poco meno di un anno, eccoli lì, ad un passo dal convivere con una cucciolata come famiglia. Quando Merlin gli aveva donato la chiave del suo appartamento, Arthur si era sentito in obbligo di fare la stessa cosa, entrambi erano stati consapevoli che la loro relazione stava arrivando ad un altro livello. Un livello che avrebbe portato sicuramente alla loro felicità comune.
E quel giorno stavano per fare un enorme passo entrambi. Stavano per andare a vedere una casa che Arthur aveva pensato fosse perfetta per loro e sperava che Merlin fosse d’accordo, altrimenti ne avrebbero cercata un’altra, e poi un’altra ancora fino a trovarla. Da qualche parte c’era la casa perfetta per tutti e due.
Fischiettando, iniziò a preparare la colazione per il suo amato: mentre sistemava le fette di pane nel tostapane, mise l’acqua a bollire per il tè e attivò la macchinetta del caffè, sentiva dentro di sé una strana euforia, uno strano sentimento di completezza e di felicità. Non si accorse di Merlin alle sue spalle che, dopo essersi svegliato, lo stava osservando dalla porta sghignazzando tra sé e sé.
«Sei stranamente di buon umore stamattina» disse il moro facendolo sobbalzare, Arthur si voltò verso di lui con un sorriso enorme sul volto e scrollò le spalle «Di solito sei un orso intrattabile la mattina e devo portarti il caffè e farti le coccole per farti sorridere» disse ancora avvicinandosi e abbracciandolo, nascondendo il viso contro la sua spalla «Quindi dimmi perché sei così felice oggi».
Arthur si beò del calore dato dai loro corpi uniti e sospirò felice: «Non posso dirtelo, è una sorpresa».
«Sai che so convincerti a parlare, vero?» chiese il moro strusciando il naso contro il suo collo «Andiamo, Arthur…» posò un delicato bacio sotto la sua mandibola, il biondo chiuse gli occhi per una frazione di secondo, pensando che il suo ragazzo era davvero subdolo a volte. Merlin continuò, ma dovette fermarsi all’improvviso, a causa di una terribile puzza di bruciato che si estese per tutta la cucina.
«Cazzo, i toast!» esclamò il biondo svincolandosi dalla sua presa, raggiungendo il tostapane ed estraendo le fette di pane carbonizzate da esso, emise un singulto disperato «Che disastro…»
Merlin rise raggiungendolo e lo fece spostare gentilmente: «Che ne dici se ti faccio i pancake?» chiese afferrando tutti gli ingredienti, sorridendo in maniera complice al suo compagno. Arthur si sedette su una sedia della cucina con fare sconsolato e sospirò. Sapeva di essere un disastro patentato, pur vivendo da solo da anni non aveva mai imparato a cucinare decentemente, ma era felice che il suo compagno fosse l’opposto di lui.
«Sei incredibile» rispose il biondo, mentre lo vedeva scivolare tra i fornelli, allegro e spensierato.
«Dai tu le crocchette ad Aithusa e a Excalibur?» chiese sorridendo «Non farai esplodere le ciotole, mi auguro!»
«Ma sentilo» brontolò raggiungendo le buste del cibo per cani che avevano sistemato su un ripiano della cucina «Io gli faccio i complimenti e lui mi prende in giro» si lamentò, Merlin sghignazzò e iniziò a preparare lui la colazione, sorridendo tra sé e sé pensando che in fondo Arthur aveva avuto un bel pensiero, anche se poi era naufragato in toast bruciati e acqua per il tè evaporata (e questo non gliel’aveva detto).
«Brontolone» mormorò dandogli un bacio sulla guancia, quando gli mise davanti i pancake caldi. Il sorriso che gli restituì il biondo scaldò il suo cuore e si disse che qualunque cosa avesse in mente il suo ragazzo per quella giornata, di sicuro gli sarebbe piaciuta. Ma non si aspettava quanto. Quando Arthur lo portò in un quartiere residenziale di Londra e gli indicò la villetta, rimase a bocca aperta. Quando gli disse Se vorrai sarà la nostra nuova casa, quasi aveva pianto. E quando la vide dall’interno, se ne innamorò. Era su due piani: al piano di sotto c’erano due piccole stanze che potevano essere adattate a due studi, un unico ambiente che comprendeva salone e cucina, al piano di sopra due camere da letto e un ampio bagno e il giardino sul retro era magnifico. Non era arredata, aveva bisogno di qualche lavoro di ristrutturazione, ma era perfetta per loro. L’agente immobiliare iniziò a spiegare a loro tutte le funzionalità della casa, che il punto era strategico e che era perfetta per ospitare cani e bambini, Merlin si ritrovò a sorridere come un ebete pensando a dei piccoli marmocchi che correvano per la casa, inseguiti dai cuccioli di Aithusa ed Excalibur. E se non si era lasciato convincere dalla casa – che l’aveva conquistato – quell’immagine nella sua testa gli diede il colpo di grazia. Quella era la casa perfetta per loro, lo sapeva. Senza pensarci su due volte accettò e quando vide il sorriso luminoso di Arthur, capì di aver preso la decisione giusta.
Circa una settimana dopo, firmarono il contratto d’acquisto alla presenza di un notaio. Qualche giorno dopo furono avviati i lavori di ristrutturazione, grazie ad un conoscente di Uther.
Un mese dopo traslocarono ed ebbero la notizia che il secondo libro di Arthur era diventato ufficialmente un best-seller, i due amanti festeggiarono la notizia nella loro nuova casa, mangiando cibo d’asporto seduti sul tappeto del grande salone dove avevano fatto installare un bellissimo camino. La loro nuova vita stava iniziando e tutto sembrava procedere per il meglio.
Quando finirono di arredare e di sistemare ogni singola cosa, invitarono a cena le loro famiglie per inaugurare la casa. La prima cena nella casa Emrys-Pendragon fu un caos, c’erano tutti: Morgana e il suo californiano, Hunith, Uther e Balinor. Merlin aveva instaurato un rapporto civile con il padre, anche se non lo chiamava papà, si vedevano almeno una volta a settimana per una birra e delle chiacchiere, Hunith era felice di questo. Tutti i presenti si innamorarono dei piccoli cuccioli e l’inaugurazione della nuova casa fu un successo. In quella casa, qualche tempo dopo, festeggiarono il loro primo anniversario.
 
§§§
 
«Che fai, amore?» chiese Arthur posando un bacio tra i capelli del suo compagno, prima di appoggiargli una tazza di caffè bollente sulla scrivania. Merlin non smetteva di ticchettare su quel computer, ormai erano giorni che se ne stava nel suo studio a lavorare a qualcosa di misterioso. Ad Arthur non era permesso entrarci a meno che non dovesse portargli il caffè, il tè o qualche spuntino. E Arthur era un tipo piuttosto curioso, quindi gli era difficile cercare di non indagare, ma rispettava la privacy del suo compagno, tutte le volte che aveva lavorato a qualcosa, era sempre stato strabiliante, non a caso aveva iniziato a lavorare con la BBC, e sarebbe stato fantastico anche quella volta ne era certo.
«Lavoro a un progetto» disse alzando lo sguardo verso di lui e sorridendogli in modo caloroso «Se viene bene, te lo faccio leggere».
«Una sceneggiatura…?»
Merlin annuì «Un adattamento».
«Sono sicuro che farai un ottimo lavoro, amore».
«Lo spero. È una sorpresa per te» disse, poi si allungò verso di lui e gli posò un delicato bacio sulle labbra «Ho già detto troppo. Lasciami lavorare in pace, per favore». Il biondo alzò le mani e si allontanò da lui sorridendo. Ritornò nel salotto, dove i cuccioli avevano preso possesso del divano e del tappeto, si lasciò andare su una poltrona e malinconicamente accarezzò il suo Excalibur che si era acciambellato sui suoi piedi. Sospirò e scivolò sul pavimento, anche i piccoli cuccioli di beagle lo raggiunsero, lui li prese uno alla volta in braccio, accarezzandoli delicatamente.
«Meno male che ci siete voi» disse melodrammaticamente «Il mio fidanzato è così preso dal suo lavoro di grande sceneggiatore e regista, che ormai non pensa più a me…» disse con fare malinconico, sorridendo tra sé e sé per quanto fosse patetico. Il piccolo tra le sue braccia guaì e Arthur ridacchiò accarezzandolo. Si ritrovò a pensare che un anno e mezzo prima non avrebbe mai immaginato di mettere su famiglia in quel modo, non aveva mai pensato che il suo cane potesse accoppiarsi e lui potesse tenere i cuccioli o di trasferirsi in una villa del genere per avere più spazio. Da quando aveva incontrato Merlin la sua vita era diversa, come non l’aveva mai immaginata, quel ragazzo gli aveva cambiato la vita, l’aveva resa più bella, più colorata, più divertente. Lo aveva trascinato al cinema più volte di quante lui non ci fosse mai andato in vita sua – Arthur non era particolarmente amante del cinema, preferiva la lettura di un buon libro, anche se non disdegnava le serie tv – e gli era stato accanto nei momenti più difficili. Morgana durante una delle loro telefonate notturne aveva azzardato a dire che un giorno Arthur gli avrebbe chiesto di sposarlo e la cosa tragica era che lui le aveva dato ragione. Non riusciva a pensare la sua vita senza quel ragazzo che in così poco tempo aveva fatto breccia nel suo cuore e gli aveva cambiato la vita.
E ogni volta che pensava a lui, riusciva facilmente a scrivere, a trovare le parole adatte per dire le cose che aveva in mente, era la sua musa ispiratrice e non ne aveva mai fatto un segreto. La presenza di Merlin era in grado di solleticare la sua fantasia, non sapeva come fosse possibile, eppure era successo. Il suo secondo romanzo era stato un successo, secondo il suo editore, e prima che il moro arrivasse nella sua vita, Arthur era bloccato in un’impasse senza via d’uscita, credeva di non essere più in grado di scrivere come voleva, poi era arrivato lui e le parole erano uscite da sole con naturalezza, come avevano sempre fatto fin da quando aveva iniziato a scrivere. Si ritrovò a sorridere come un idiota, seduto sul pavimento circondato dai loro cani, reclinò leggermente la testa sulla poltrona dietro di lui e chiuse gli occhi per un secondo, ma si appisolò, fino a che non fu abbagliato da un flash.
«Mi hai fatto una foto?» chiese con voce strascicata, senza aprire gli occhi, conoscendo già il colpevole.
«Sì. Scusa, ma questa è la cosa più bella che abbia mai visto» disse, raggiungendolo e sedendosi accanto a lui «Sono uscito dallo studio e ti ho visto qui con loro e dovevo immortalare il momento. Sei bellissimo…»
Arthur gli appoggiò una mano sulla guancia e sorrise dolcemente «Mai quanto te, amore». Merlin gli diede un bacio a stampo sulle labbra, un tocco dolce e delicato.
«Scusa se ti sto trascurando. Vedrai che ne varrà la pena».
«Lo spero per te» borbottò il biondo. Merlin appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse anche lui gli occhi, godendosi la vicinanza dell'amato e il calore dei loro amici pelosi.
 
I giorni passavano lenti ed inesorabili, Merlin continuava a lavorare e nel frattempo il compleanno di Arthur si avvicinava. Non era agitato o in fermentazione, il suo compleanno era solo un giorno come un altro, il giorno che indicava quanto era invecchiato, niente di più; Merlin era il suo opposto, lui adorava le feste, soprattutto quelle di compleanno. Ma era così impegnato a lavorare, che Arthur era certo che si sarebbe dimenticato e lui sarebbe stato salvo. Sul serio, preferiva una giornata a casa accoccolato vicino al suo ragazzo – anche a guardare un film o una serie – piuttosto che festeggiare. Si aspettava i soliti biglietti d’auguri, sperava in una giornata tranquilla e soprattutto desiderava che Merlin uscisse da quel maledetto studio. Ormai ci stava rinchiuso da mesi. Sbuffò.
La mattina del suo compleanno si svegliò di malumore, Merlin non era accanto a lui e non gli aveva lasciato neanche un bigliettino, non l’aveva neanche salutato. Sospirò rassegnandosi, in fondo, lui era l’orso grizzly che aveva detto di non aver voglia di festeggiare, che si aspettava? Palloncini e festoni? Sbuffò alzandosi e si diresse in cucina. Una tazza sporca dimenticata sul lavabo e un piatto con residui dei toast che gli aveva portato la sera prima in camera. Brontolò qualcosa gettando tutto nel lavabo e si sedette sentendosi mortalmente triste. Perché ci restava così male? Era stato lui a dire a Merlin di non volere nulla, che si aspettava che non lo prendesse in parola? Okay, un po’ ci era rimasto male, ma almeno un bigliettino, un bacino, qualcosa. No, invece, il nulla. Sconsolato, si disse che era un atteggiamento troppo infantile e si affrettò a prepararsi una tazza di latte e cereali, tentò di consumarla, sentendo lo stomaco contratto e sospirò amaramente, scostandola da sé. Neanche gli piacevano i cereali.
«Ehi!» la voce di Merlin lo raggiunse subito dopo aver sentito la porta di casa aprirsi «Sei già sveglio? Maledizione!»
«Ciao Merlin» lo salutò mestamente il biondo, sebbene fosse triste, il suo viso si illuminò quando vide Merlin entrare in cucina, appoggiare un pacco su una sedia – a cui non fece molto caso – e sorridergli in quel modo che gli faceva sempre battere il cuore.
«Ho portato le brioches calde!» esclamò il moro pimpante «Hai già fatto colazione?»
«Ci provavo» disse indicando la tazza abbandonata «Non mi piacciono i cereali» si lamentò, il suo tono ricordava vagamente quello di un bambino offeso e il moro ridacchiò dandogli un dolce bacio sulla guancia.
«Lo so, tu hai bisogno di zuccheri per poter fare il tuo lavoro» ridacchiò, togliendo quella triste pappetta dal tavolo; prese dei tovaglioli e gli passò la sua brioche «Scusa, pensavo di fare prima, ma sono andato a ritirare il tuo regalo e ho fatto tardi» affermò rammaricato «Buon compleanno, amore» sussurrò baciandolo a stampo .
«Grazie» rispose e poi: «Il mio regalo?» il volto di Arthur si illuminò di gioia, allora non si era dimenticato del suo compleanno! Improvvisamente la sua giornata migliorò e si raddrizzò sulla sedia, afferrando la brioche che il fidanzato gli stava porgendo.
«Certo, ci lavoro da mesi ormai» disse, solo in quel momento si accorse dell’enorme tomo impacchettato appoggiato sulla sedia.
«Mi hai regalato un libro?» chiese inarcando un sopracciglio «Spero per te che sia bello, lo sai che sono molto critico sulle cose che leggo» affermò addentando la brioche e studiando il volto del moro. Sembrava teso e in ansia, ma non sapeva per cosa. Poi Merlin gli passò il pacco mordendosi le labbra.
«Tu leggilo e poi dimmi».
Arthur prese un profondo sospiro e aprì il regalo, le mani gli tremavano leggermente per l’emozione; poi lo vide, lì nero su bianco: Excalibur, scritto da Merlin Emrys, basato sul romanzo “La spada nella roccia” di Arthur Pendragon.
«C-Cosa?» balbettò il biondo «È quello che penso…?»
Merlin annuì «Sai che ultimamente ho iniziato a lavorare con la BBC, no?» chiese titubante, Arthur annuì incapace di fare altro «Beh, uno dei capi ama il tuo libro. Ha detto che sarebbe stato entusiasta di produrre qualcosa basato su quello. Allora ho iniziato a pensare alla sceneggiatura di un film sul tuo romanzo» raccontò il moro «Così ho contattato il tuo editore che ha adorato l’iniziativa, ma ha anche detto che ci sarebbe voluto il tuo permesso e che avevi rifiutato altre proposte» spiegò il ragazzo sorridendo «Allora ho pensato di farti una sorpresa. Ho preso tempo, ho detto che te ne avrei parlato io con calma, dopo averti fatto leggere come sarebbe stato, così ho lavorato giorno e notte a questo progetto» disse guardandolo negli occhi «Mi darai il permesso di farci un film dopo che l’avrai letto?»
«Tu sei pazzo. E io ti amo da morire» disse sorridendo dandogli un bacio a stampo «Certo che ti do il permesso, scemo».
«Non l’hai neanche letto».
«Beh, mi fido di te, so che non hai massacrato il mio libro come avevano fatto gli altri» spiegò sorridendo «Ma lo leggerò e avrò molto da ridire, sappilo» ci tenne a precisare «E ti prego, non trasformarlo in un musical».
«Te lo prometto» Arthur annuì, fidandosi delle sue parole e sorrise, sentendosi stranamente euforico «Allora, stiamo avviando una collaborazione? Voglio l’esclusiva, devo scrivere e dirigere io i film sui tuoi libri».
«Dovrai essere molto persuasivo, sono uno scrittore restio a queste cose» disse Arthur provocando il fidanzato.
«Ho i miei metodi» soffiò Merlin, avvicinandosi a lui e dandogli un bacio leggero sulle labbra, Arthur ridacchiò e scuotendo la testa divertito, lo baciò con passione stringendoselo contro e sospirando felice. Il miglior compleanno di tutta la sua vita. Quella mattina, si rese definitivamente conto che lui era la sua anima gemella e che doveva la sua felicità a quel birbante del suo adorato Excalibur.
 
§§§
 
«Merlin?»
«Mmh?»
«Penso che dovremmo sposarci».
 


______________


Hola people! 
Eccoci qui con l'ultimo capitolo! Come vedete, come promesso non c'è nessun dramma! Quelli li lascio per le storie successive *risata malefica*
Nota inutile: io amo i musical, ma Arthur li odia ahah e i titoli, rispettivamente, del film e del libro sono (ovviamente) i titoli di due episodi di Merlin (ovviamente LOL)
Beh, penso di poter dire che se avete bisogno di un medico per il diabete, pagherò tutte le spese mettetele sul mio conto (che non esiste, ma shhh) avrei dovuto pubblicare ieri, ma... you know, università e sessione estiva in avvicinamento sono un incubo e non perdonano. dovrei essere a studiare in questo momento, ma smettiamola di divagare. Eccoci qui, direi che è un e vissero tutti felici, contenti e pelosi possa funzionare qui LOL
Si ringrazia il web per le info sulla gravidanza e sul parto del cane (: Ho un maschio non me ne intendo di femmine e mi sono un po' documentata, ma non sono andata a fondo, quindi ho glissato su molte cose. 
Ovviamente Merlin dirà di sì, ma solo dopo esserselo fatto chiedere per bene. Arthur è così, un po' impulsivo e dice le cose senza pensare. E niente, spero che vi sia piaciuta e che vi sia piaciuto questo capitoletto! Arthur che brucia il pranzo "solo perché stava correggendo una frase" è un aneddoto veramente accaduto a me. Anche se io so cucinare, grazie tante, ma mi sono distratta 5 minuti e la roba che avevo sul fornello ha preso fuoco, booom, apocalisse. Se vi chiedete come sia sopravvissuto così a lungo vivendo da solo, beh: cibo d'asporto e cibi precotti (che fanno schifo, ma ho in mente questa cosa di Arthur e la cucina come due mondi opposti e non posso evitarmi di farlo essere incompetente ahahah)
Detto ciò, sono sorpresa dalle visualizzazioni di questa storia in poco meno di tre settimane ne ha avute tantissime e io sono tanto happy, grazie lettori silenziosi <3
Ma un grazie speciale va a chi ha seguito la storia e ha recensito ogni capitolo, lilyy, elfin emrys e peterpan76, grazie per avermi fatto sapere cosa ne pensavate e per aver speso un po' del vostro tempo a dirmelo, thank you <3
Questa storia sarà finita, ma ci sono un mucchio di cose nel cantiere del mio PC e presto arriveranno (università e seminari permettendo).
Intanto vi do appuntamento a questo weekend per una "piccola"(per modo di dire) shot che ho buttato giù in questi giorni, se avrete voglia e tempo di leggere ^^. Niente, vi ringrazio ancora per il sostegno e il supporto!
See you soon, people! 

 
   
 
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