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Autore: lady lina 77    10/05/2019    4 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Non mi toccare che mi sporchi il vestitino!".

Mentre entravano nel grande parco dei Duchi Thompson, a Demelza venne da ridere nel sentire Daisy dire quelle parole a Demian che cercava di attirare la sua attenzione prendendola per il braccio. Santo cielo, che stava succedendo alla sua stupendamente selvaggia orsetta? Si stava trasformando in una Lady come Clowance? O quel cambiamento che avrebbe fatto la gioia di Falmouth ed Alix sarebbe durato un battito di ciglia?

Era una giornata dal sole limpido, faceva abbastanza caldo per essere ad aprile e il grande parco che circondava la villa dei Thompson era pieno di alberi rigogliosi e in fiore, di vialetti ben curati, panche di legno ridipinte di bianco lo ornavano come se si fosse trattato di un quadro e i tavoli del rinfresco riccamente adornati di ogni prelibatezza, messi all'esterno sotto i portici del palazzo, erano il giusto completamento all'ambiente.

Demelza amava quella famiglia facoltosa ma gentile, dai modi affabili che credeva che per concludere buoni affari in società e in politica, fosse necessario condividere spazi amicali il più spesso possibile, coinvolgendo anche i bambini che consideravano il futuro di Londra e della nazione. Era bello partecipare a una festa elegante ma informale come lo era stata la sua di Natale, in un clima amichevole da poter condividere anche coi suoi figli per una volta.

Jeremy e Demian indossavano un completo alla marinara bianco e azzurro mentre le sue due principesse avevano optato per dei vestitini rosa che le rendevano adorabili coi loro lunghi capelli biondi che ne valorizzavano la figura. Clowance stava sbocciando ed era ogni giorno che passava sempre più bella ed elegante mentre Daisy era... Daisy... Una bambina meravigliosa dai lineamenti di una fatina e dalla vivacità di uno scoiattolino.

Appena arrivati e ricevuti con un caloroso saluto dai proprietari di casa, Demelza prese a passeggiare per il giardino dove vide Caroline e il suo pancione, Dwight con la piccola Sophie che tentava di camminare e sfuggire alla sua presa e Margarita con suo marito, anche lei decisamente incinta e intenta a svuotare il ricco buffet di dolci allestito per l'occasione.

Si fermò a salutarli ma poi, vinta dall'insistenza dei bambini che volevano addentrarsi nel parco per raggiungere i loro amici, li salutò con la promessa di unirsi a loro più tardi per il pranzo. Per i più piccoli erano stati allestiti dei tavolini imbanditi nel piccolo bosco della tenuta e delle tate avrebbero pensato al loro pranzo. Il tempo di portarli laggiù e poi sarebbe tornata nel mondo degli adulti.

"Mamma, quì ci sono piante bellissimissime! Bisogna dargli un nome e salirci sopra per fare amicizia!".

Demelza guardò Demian di sbieco, seria. "Demian, che ti ho detto ieri sera e anche stamattina?".

"Niente palle di fango, tanta educazione e niente salire sugli alberi. Ma neanche su uno piccolino?".

"Neanche su uno piccolino!" - disse, sistemandosi la gonna che, col la leggera arietta che si era alzata, si era stropicciata. Aveva indossato un abito dal color verde acqua elegante ma semplice, con ornamento un nastro blu in vita e nient'altro. Era un pranzo informale, no? E lei voleva essere un pò meno lady e un pò più comoda. Ricordò il ballo d'autunno dove, forse per far ingelosire Ross ed attirare la sua attenzione, si era vestita in modo talmente elegante e seducente da non riuscire quasi a riconoscersi allo specchio e si rese conto che ora non ne sentiva più la necessità. Erano cambiate molte cose da allora e Ross aveva dimostrato in più modi quanto lei gli piacesse e quanto fosse attratto e anche se avevano ancora una montagna di cose irrisolte da affrontare, si sentiva serena e un pò più innamorata anche di se stessa.

Clowance interruppe i suoi pensieri, tirandole la manica. "Mamma, ma perché Daisy fa così?".

Demelza osservò la piccola orsetta che, impettita, camminava davanti a loro sulla ghiaia, attenta a non toccare l'erba e a non macchiarsi il vestitino. Le venne da sorridere alla scena di poche ore prima, quando l'aveva scoperta ad incipriarsi il visino e tentare di truccarsi coi suoi trucchi, pasticciandosi la faccia come un pagliaccio. Aveva dovuto faticare per convincerla a lavarsi la faccia... Era tenera, aveva dei modi di fare così scoordinati ancora, ma sembrava decisa ad essere davvero una piccola Lady per quel giorno. Le si strinse il cuore al pensiero che lo facesse per Ross, all'idea dell'affetto che nutriva per lui forse ricambiato ma che ancora e forse mai, avrebbe potuto davvero sbocciare. Daisy era forte, indipendente e fiera ma con Ross, tramite Ross, aveva capito che in realtà sua figlia era alla ricerca di qualcosa, di qualcuno che potesse sopperire all'assenza di Hugh. E Daisy lo aveva trovato quel qualcuno, da sola e senza bisogno d'aiuto... Era stata forte ed indipendente anche in quello e lei non sapeva se esserne contenta o preoccupata...

"Mamma?" - insistette Clowance.

Demelza sospirò, decidendo di omettere a sua figlia che la causa di quel cambiamento era stata Ross. "Non volevi ammaestrarla? Oggi ha deciso che vuole essere bella come te, missione compiuta!".

"Ohhh". Clowance guardò la sorellina, annuì soddisfatta e poi, con un gesto elegante e studiato, si sistemò una ciocca di capelli. "Bene... Ma durerà per sempre?".

"Ne dubito...".

Jeremy sbuffò. "Speriamo di no! Ci manca solo di avere DUE Clowance in casa! Vado a vivere dallo zio se succede. O a casa di Gustav. O anche il collegio svizzero sarebbe meno terribile...".

Clowance si imbronciò e Demelza rise. Jeremy, quando voleva, sapeva essere sarcastico e pungente e non riusciva a capire da chi avesse preso questo lato del suo carattere...

Improvvisamente però, a Jeremy passò la voglia di ridere e divenne serio e teso come la corda di un violino. E a Demelza non ci volle molto per capire perché. Dall'altro lato del viale, con Valentine per mano, vide sopraggiungere Ross che probabilmente, come lei, aveva accompagnato il figlio a cercare altri bimbi con cui giocare prima di tornare ai tavoli del banchetto.

Demelza deglutì, sapeva che sarebbe successo e aveva preparato i bambini. Ora toccava a loro dimostrare ciò che valevano e cosa volevano essere.

Clowance prese Jeremy per mano, Demelza annuì in un cenno di saluto, Demian alzò la manina e Daisy, dopo aver fatto un enorme sorriso, gli corse incontro. "Ciao Signor Poldark!!!".

Ross li salutò con un cenno del capo, in maniera informale ma non troppo confidenziale, come avevano concordato, mentre Daisy si aggrappava felice alle sue gambe. Demelza finse indifferenza e galante coridalità. Sapeva che i bambini avrebbero captato anche il più piccolo segnale di intesa fra loro e per adesso non voleva assolutamente che percepissero che fra lei e Ross ci fosse in atto qualcosa. Non era ancora il momento, era troppo presto.

Valentine, appena la vide, fece come Daisy e le corse incontro. Aveva in mano tre mazzolini di margherite e appena fu loro davanti, li porse loro. "Per voi, Lady Boscawen! E per Clowance e Daisy!" - disse, mollando poco aggraziatamente i fiori nelle loro mani.

A Demelza venne da sorridere, per il galateo c'era sempre tempo. Ma lo trovò dolcissimo e impacciato e mentre lo guardava, si rese conto che la figura di Elizabeth che tanto male le aveva fatto in passato, non esisteva più. Non il lui, quanto meno. Era solo Valentine, un bambino di sette anni incredibilmente gentile e affamato d'affetto ed attenzioni. "Grazie, sei davvero un galantuomo. Raramente mi regalano fiori e io li amo tantissimo".

Valentine arrossì, dondolandosi con le manine dietro la schiena. "Prego. Ho chiesto io a papà di andare al parco a coglierli, prima di venire quì. Lui mica ci aveva pensato!".

Demelza occhieggiò Ross... Santo cielo, ci avrebbe scommesso che non avrebbe pensato a qualcosa del genere! Era Ross che aveva davanti e per quanto fosse cambiato, la galanteria non era e mai sarebbe stata nelle sue corde. "Immagino..." - disse, con una punta di sarcasmo.

Clowance occhieggiò i fiori fra le sue mani e anche Daisy fece lo stesso. La gemellina ringraziò, tutta divertita per quel regalo che probabilmente riteneva inutile e alla fine anche Clowance fece altrettanto, seguendo quelle che erano le buone maniere che aveva imparato negli anni.

Ross guardò i bambini, soprattutto Jeremy e Clowance. Demelza avvertiva il suo imbarazzo e la voglia, unita alla paura, di avvicinarli. "Come state?" - chiese infine, un pò impacciato.

"Bene" – rispose Jeremy, secco. "Mamma vuole che siamo educati e che vi salutiamo, signor Poldark. Quindi, buona giornata, divertitevi al party e fate buone conversazioni". Il suo tono era formale ed educato ma Demelza scorse molta freddezza unita a imbarazzo, in lui.

Clowance fece altrettanto, salutandolo con un 'buongiorno' ed esibendosi in un perfetto inchino.

Demelza sospirò. Certo, erano stati educati ed impeccabili ma talmente freddi che poteva leggere il dolore scolpito negli occhi scuri di Ross. E si sentiva impotente, non poteva farci niente! E alla fine, decise che era meglio per tutti dare un taglio drastico a quella spiacente e pesante situazione che avrebbe potuto solo degenerare e ferire tutti loro, bambini compresi. "Su, andate a giocare! Credo che più in fondo ci siano i vostri amici. Mi pare di aver scorto Gustav e deve esserci anche Chaterine assieme ad Emily Basset".

Valentine si illuminò in viso. "Emily?".

Ross annuì. "Sì, ci sono anche i Basset oggi".

Valentine parve incerto, guardò Ross e poi i bambini. "Posso giocare con voi?".

Clowance lo guardò storto. "Con noi femmine? Vuoi giocare a fare la mamma?".

"Mh, no... Magari posso giocare coi maschi" – azzardò Valentine, osservando Jeremy in cerca di sostegno.

Jeremy abbassò il capo, scalciando un sassolino. "Non credo!".

Demelza lo fissò severamente, non aveva capito nulla del discorso della sera prima? "JE-RE-MY!".

Ma il bambino ne uscì da signore. "Lo dico per lui... Correremo molto, molto e velocemente. E lui so che fa fatica. Magari si stanca e poi ha male alle gambe. Lo dico per il suo bene".

Demelza sostenne il suo sguardo. Se Jeremy cercava di farla fessa fingendo interesse per le sorti di Valentine, doveva aver chiaro che con lei non attaccava. "Jeremy...".

Ma Valentine fu a sua volta più furbo. "Sono diventato bravo a correre, Jeremy. Velocissimo... Ho un cane e a furia di portarlo al parco tutti i giorni, sono diventato un campione".

"Certo..." - mormorò Jeremy, scettico.

"Posso allora, giocare con voi?".

E Jeremy cedette, vinto anche dalle occhiatacce di sua madre. "Va bene, se vuoi... Ma se non riesci a starci dietro, che fai?".

Valentine sorrise, fregandolo nuovamente. "Vado a giocare con le femmine! A me giocare con Emily Basset piace".

Clowance sbuffò davanti a quell'evenienza, Jeremy fu preso in contropiede e non seppe cosa rispondere e alla fine annuì. "Vieni" – ordinò, senza troppo entusiasmo. Poi, dopo un altro formale saluto a Ross, corse via seguito da Valentine e Clowance, impazienti di scappare da lì.

Rimasero i gemellini. "E voi?" - chiese Demelza.

Daisy, che si era aggrappata alla mano di Ross, lo guardò sognante. "Tu non giochi?".

Ross le sorrise. "No, credo di essere un pò troppo grande".

"Vecchio..." - lo correse Demian. "Vuoi esplorare? Ai signori vecchi piace esplorare... Lo zio esplora i giornali al mattino, dice che deve scoprire gli affari migliori".

Ross accarezzò la sua testolina bionda, mascherando un sorriso nonostante tutto. "Magari più tardi. Vado a vedere cosa c'è nel buffet prima. Noi vecchi, abbiamo spesso fame".

Demelza capì che dietro a quelle parole e a quel desiderio di allontanarsi, c'era una profonda delusione per il comportamento di Jeremy e Clowance e decise di intervenire ancora. "Su, andate ad esplorare il parco voi due. Poi, quando vorrà, il signor Poldark verrà a fare una passeggiata con voi".

"Davvero?" - chiese Daisy.

Ross annuì. "Davvero! Io prometto e mantengo sempre! Lo sai, no? Non direi mai una bugia a una bella principessina come te".

Anche Daisy, come Valentine poco prima, arrossì. "Vero! Ti aspetto allora". E poi, dopo avergli dato un ultimo sguardo, corse via col gemellino, lasciando Demelza e Ross finalmente soli.

Demelza gli toccò il braccio. "Mi dispiace... Ma da loro non potevo ottenere di più".

Ross abbassò lo sguardo, con occhi lucidi che Demelza non gli aveva mai visto. "Una volta quando Jeremy mi guardava, gli si illuminava il viso. E io lo davo per scontato e non capivo quanto importante fosse il suo affetto".

"E' ferito, Ross. E ha bisogno di tempo, è ancora un bambino. Ma per lo meno ti ha salutato e ha dato un'opportunità a Valentine, anche se non era entusiasta di farlo".

Ross la fissò tristemente. "Buone maniere, si sono sforzati di essere educati come è stato insegnato loro. Anche Clowance... Davvero non può fare a meno di farlo?".

"Cosa?".

"L'inchino. Non lo sopporto! Sono suo padre, non un Lord o un...".

Demelza deglutì. Doveva essere terribile per Ross, ma si sentiva impotente. Non poteva aiutarlo e non poteva imporlo ai bambini. Lui non c'era mai stato per loro, in una notte maledetta aveva tradito la famiglia che erano stati e ora ci sarebbe voluto tempo, fatica, dolore e impegno... O forse non si sarebbe risolta mai la frattura fra loro, tanto profonda e ancora così sanguinante e l'unica cosa che potevano fare era aspettare con pazienza e provare e riprovare, finché non avessero trovato un punto di contatto. "Lo so che sei suo padre ma per lei non lo sei mai stato. E' difficile e Clowance si nasconde dietro le formalità e le buone maniere per difendersi da te e dalla verità".

Ross annuì. Non aveva la forza di replicare, era consapevole che lei avesse ragione e sapeva anche che non poteva chiedere nulla di più ai bambini. Alzò la mano ad accarezzarle il viso, in cerca di calore in lei. "Demelza...".

Ma la donna si ritrasse, guardandosi attorno guardinga. "Ross! NO! Non quì, se qualcuno ci vedesse sarebbe una catastrofe".

Lui non si fece scoraggiare, afferrandola per la vita e spingendola dietro un grosso tronco. "Ho bisogno di te. Solo un attimo...".

Rossa in viso e bloccata fra lui e il tronco, Demelza deglutì. Santo cielo, come era difficile far combaciare la ragione che urlava di andarsene, con cuore e corpo che le gridavano di restare e fargli fare tutto ciò che lui voleva. "Ross... Cosa stai... stiamo... facendo?".

Ross scosse la testa. "Non lo so, forse solo cercando di vivere e di ritrovare la NOSTRA strada".

Sorrise a quelle parole, in fondo lui non aveva ragione? Si erano smarriti, lo erano ancora e insieme, attraverso mille oscuri labirinti, stavano cercando di tornare a casa. Ovunque fosse... Si sporse verso di lui e in un attimo sue labbra furono premute su quelle di Ross in un passionale e lungo bacio. Non poteva farne a meno. Non poteva fare altro... Poi si allontanò. "Non siamo nel nostro cottage... Potresti accontentarti di questo, oggi?".

Ross sorrise, accarezzandole la guancia e scostandole una ciocca di capelli ribelli che le era sfuggita sulla fronte. "Credo che potrei accontentarmi, per oggi".

Demelza rise, maliziosamente. Ma non raccolse la provocazione... "Vieni con me? Possiamo pranzare con Dwight e Caroline e a nessuno sembrerebbe strano. Ci sono anche i miei due amici Margarita ed Edward... Li hai conosciuti a Natale e anche se so che sei allergico ai nobili, ti assicuro che sono persone meravigliose".

Ross sospirò, guardando distrattamente il cielo azzurro al di la delle fronde dei grossi alberi del parco. "Lo so... Quella tua amica, Margarita, mi piace. E' così...".

"Carina?".

"Anche... Ma soprattutto... Un pò... goffa... Ma sembra davvero una brava persona. Una ragazza deliziosa".

Demelza si trovò d'accordo con lui. Margarita era un pò goffa in effetti. Ma era deliziosa... Era questo che aveva pensato la prima volta che, anni prima, aveva incontrato quella ragazzina sognatrice e un pò imbranata a casa di Caroline, che si divertiva a vederla cambiare il pannolino a Clowance. "Allora, vieni?".

"Più tardi. Ho una promessa da mantenere" – rispose Ross.

A quelle parole, a Demelza venne da ridere. "I gemelli? Staranno giocando da qualche parte, non devi sentirti in obbligo con loro".

Ma Ross non era d'accordo. "Una promessa è una promessa e loro si fidano di me. Andrò ad esplorare il parco e poi più tardi vi raggiungo. In fondo non credo di avere fame...".

Demelza abbassò il capo. Non aveva fame e sapeva bene chi gli aveva fatto passare l'appetito. "Andrà meglio. Un giorno, non so quando, andrà meglio".

"Lo pensi davvero?".

"Sì Ross. Io e te FAREMO in modo che vada meglio. Loro ne hanno bisongo...".

Era una strana intesa, quella. Una speranza... E Ross voleva credere a quella speranza e alle parole di Demelza. Avrebbe dato la vita per un solo istante coi suoi figli fra le braccia... "Lo faremo... Lo farò".

Demelza gli diede un altro veloce bacio sulla guancia e poi lo lasciò andare. "Ti aspetto al buffet, allora...".

"Certo".

La donna si allontanò piena di pensieri e con la speranza che i gemellini, come spesso avevano saputo fare con lei, riuscissero a strappare a Ross un vero sorriso.


...


Camminò fra gli alberi di quel parco immenso. Santo cielo, quei Duchi avevano un giardino che sembrava più grande dell'intera Londra!

In lontananza sentiva le risate dei bambini che giocavano e si rincorrevano e sopra di lui, sulla sua testa, una miriade di uccelli cantavano uno strano inno a quella rigogliosa primavera.

Improvvisamente, da dietro il tronco di una grossa quercia, sbucò la testolina bionda di Daisy che lo guardava sorniona. E dopo alcuni istanti sbucò anche Demian.

"Eccovi!".

I gemellini gli corsero incontro, travolgendolo col loro entusiasmo. Ross cadde a terra e in un attimo i due bimbi gli salirono sul petto. "Sei arrivato allora!" - gridarono, entusiasti e felici che avesse mantenuto la sua parola.

Ross se li tolse di dosso ridendo, mettendosi a sedere nell'erba con loro due davanti. "Ho deciso che non sono vecchio e che quindi non ho bisogno del buffet come gli anziani. Ma mi piace esplorare".

Daisy gli saltò sulle gambe, sedendosi in braccio a lui, Demian si mise da parte ed entrambi lo guardarono divertiti. E Ross ricambiò lo sguardo, notando che Daisy aveva ancora ben pulito il suo vestitino ma che ai piedi non indossava più le sue scarpette di vernice. "Come mai sei scalza?" - le chiese, ricordandosi di aver già visto una scena simile quasi un anno prima, alla gara di trotto dove per la prima volta aveva avuto il coraggio di mostrarsi faccia a faccia a Demelza.

La bimba dondolò i piedini nudi. "Li ho regalati a una bambina povera!".

Anche questo l'aveva già visto e doveva un pò variare il suo campionario di bugie, Daisy! Ma in fondo la capiva, anche lui da bambino aveva amato correre scalzo nell'erba e sulla spiaggia, in Cornovaglia, e lei non era diversa. Gli venne da ridere ma si impose di essere serio. "Quì non ci sono bambini poveri!" - le fece notare.

"Sì che ci sono, infatti per questo non ho le scarpe!".

"Si nascondono" – aggiunse Demian, in soccorso della sorella. Poi il piccolo gli tirò la manica della camicia. "Signor Poldark?".

"Sì?".

"Devi ancora farmi vedere quanto sei bravo a salire sugli alberi".

Mh, era vero! E quel piccolo soldo di cacio aveva un'ottima memoria! "Ma oggi, a questa festa, non si può".

Demian parve deluso. "Oh... Mamma lo ha proibito pure a te?".

Ross annuì. Demelza, inaspettatamente, gli stava venendo ancora in aiuto. "ESATTO! E noi sappiamo bene che è meglio non disubbidire alla tua mamma!".

"Sì, vero" – rispose il piccolo, serio. "Se disubbidisci anche tu, ti mette con noi a lucidare l'argenteria dello zio e della nonna!".

Ross fece violenza a se stesso per non ridere. Erano fantastici!

Anche Daisy gli tirò la camicia, per attirare la sua attenzione. "Signor Poldark, mamma ci ha detto che sei il papà di Jeremy e Clowance. Forte! Ma allora, sei anche un pò il nostro papà?".

Ross sussultò a quella domanda che non si aspettava ma che in un certo senso gli faceva piacere. Non sapeva perché ma era così! Gli faceva piacere o gli sarebbe piaciuto e adorava il modo speranzoso in cui Daisy lo guardava, aspettando la sua risposta che però non poteva farla contenta, non ancora, non del tutto. "Mh, è difficile da spiegare. Tu e Demian avete un papà, giusto?".

Demian annuì. "Sì, che vive nella nebbia. Si nasconde lì, lo ha detto la mamma. E glielo ha detto lui prima di andare in cielo e dormire sotto un sasso".

Rimase colpito da quelle parole che accendevano in lui una strana curiosità verso la figura di Hugh Armitage che ancora non aveva ben chiara in testa. Forse un giorno avrebbe trovato il coraggio di chiedere di lui a Demelza ma ora, attraverso quei due bimbi, gli sembrava di conoscerlo un pò di più. "Beh, che bella cosa avere un papà magico! Tu lo vedi nella nebbia?".

Demian lo fissò con ovvietà. "Sì, certo! Vedo papà e poi anche gli gnomi e i folletti del nostro giardino. C'abbiamo anche un gigante ma si nasconde bene, lo riesco a trovare solo io".

Ross rimase incantato. Demian aveva una grandissima fantasia, vedeva cose che nessuno vedeva e anche se magari erano frutto unicamente di una mente fervida, ricca e senza limiti, era davvero affascinante quello che diceva e come vedeva il mondo, con quel velo d'incanto che lui non aveva mai avuto. Demelza una volta gli aveva detto che Demian assomigliava molto a Hugh nel carattere e ora che parlava con quel bambino, si rendeva conto che questo non lo disturbava. Il mondo aveva bisogno anche di persone così, che sapessero vederlo con incanto, trovando il bello in ogni cosa che le circondava. In fondo nessuno diceva che per vivere appieno si dovesse fare come faceva lui, che vedeva più spesso scuro che chiaro e che era sempre in guerra con tutti. "Credo Demian, che tu sia davvero un grandissimo e fortunatissimo bambino, se riesci a vedere tutte queste cose magiche" – sussurrò, accarezzandogli la testolina. Poi si rivolse a Daisy. "E tu? Tu lo vedi il tuo papà, nella nebbia?".

Ma lei, a differenza di Demian, scosse il capo. "No, mai! E poi, io non lo voglio un papà che vive nella nebbia... Io ne voglio uno che vedo sempre, che mi prende in braccio e che mi parla. Non riesco a trovare il mio papà in giardino come Demian".

Se Demian era più simile a Hugh e probabilmente a Demelza, Daisy invece era più simile a lui. Disincantata, pratica, combattiva e decisamente attaccata alla realtà. Erano molto somiglianti e Ross si era già accorto di questa affinità fra loro ma più la conosceva, più anche Daisy lo affascinava coi suoi modi vivaci e pratici. "Anche la mia mamma e il mio papà sono morti, sai? E nemmeno io li ho mai visti nella nebbia, come te Daisy. Ma so che ci sono e che mi guardano. E che a volte son contenti di me, a volte meno... Ma mi vogliono bene, ovunque siano".

La piccola sorrise. "Sì, vero! Lo so che papà c'è e mi vuole bene ma ne voglio due anche io di papà. Come Jeremy e Clowance. Signor Poldark, sai che devi fare?".

"Cosa?".

"Fargli capire!" - disse la bimba. "Io il mio papà gliel'ho prestato e loro devono prestarmi te un pochino! Così siamo pari e tutti siamo con due papà che è meglio di uno solo che si nasconde nella nebbia. Giusto?".

Ross non seppe che rispondere ma annuì, non trovando voce o pensiero coerente davanti a quelle parole che nascondevano un desiderio profondo e una grande voglia di appartenenza a qualcuno, di quella picccola ed indipendente bimba. E si sentiva onorato che avesse scelto lui...

La bimba fece un faccino furbo da chi la sa lunga, davanti al suo viso sperso. "Tu gli chiedi scusa e loro non sono più arrabbiati con te. Così diventi ancora il loro papà e anche il nostro. E vieni a mangiare e dormire da noi, ti arrampichi sull'albero con Demian e giochi con me!".

Entusiasta, Demian balzò in piedi. "Sì, mamma sarebbe contenta! Lei è contenta quando ti vede! Mangi da noi e poi ti faccio preparare la camera degli ospiti più bella e fai la nanna a casa nostra che diventa anche tua!".

Ross lo occhieggiò, divertito. Camera degli ospiti? Il piccoletto non aveva ancora ben compreso il genere di legame che unisce una mamma e un papà... E nemmeno che nella camera degli ospiti avrebbe dovuto finirci lui, perché il lettone di mamma non era territorio per bambini ma per papà... Ma al momento non gli andava di spezzare quel momento incantato e di farselo nemico.

Da lontano, la musica della piccola orchestra che suonava al ricevimento, li raggiunse bloccando la loro conversazione. Daisy balzò in piedi e allungò la manina verso di lui. "Balli con me, signor Poldark?".

Ross si tirò su, pulendosi i pantaloni dall'erba, con le mani. "Certo, mia piccola Lady" – rispose, con aria solenne.

La piccola, emozionata, gli prese le mani e per qualche istante, seria seria, cercò di esibirsi in perfetti passi di danza mentre lui faceva del suo meglio per agevolarle la cosa e seguirla. Era impacciata ma pareva decisa a riuscire nel suo intento. "Ti piace ballare?" - chiese, mentre Demian li guardava ridendo.

Daisy sbuffò. "Mhhh... E' un pò noioso". E dopo un'altra manciata di secondi smise di essere seria, prenendo a saltare tenendolo per le mani e ridendo felice.

E anche Ross rise, contagiato dalla sua allegria. Eccola la sua piccola pestifera amica! La preferiva così, vivace e saltellante, selvaggia e incurante delle buone maniere, che perfetta piccola Lady in miniatura. Quel ruolo lo ricopriva egregiamente Clowance ma Daisy era altro! Erano diversissime ma estremamente meravigliose nella loro unicità, entrambe, ai suoi occhi.

La fece giocare e saltare e poi, come promesso a Demian, con loro esplorò il parco, incantato dai ragionamenti sconclusionati del piccolo che ad ogni albero gli raccontava di come voleva chiamarlo, degli elfi che vi vivevano dentro e di come lui li vedesse. Forse un giorno sarebbe diventato un mago, pensò Ross. O comunque qualcosa di molto lontano dai desideri di Lord Falmouth.

I gemellini furono la sua medicina, quel giorno, al dispiacere di vedere Jeremy e Clowance tanto lontani. Per un attimo dimenticò anche il banchetto, catturato dal vociare allegro dei due bimbi. In fondo non tutto andava tanto male, no? In fondo la chiave era guardare al mondo come faceva Demian e vedere il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. Valentine sembrava sparito e sperso nei suoi giochi, segno che si stava divertendo, Demelza lo aveva coraggiosamente baciato nel parco e lui aveva trovato una compagnia meravigliosa che aveva alleviato le sue pene. Perché essere triste se qualcosa di bello era successo?

Dopo la camminata, si risedette coi bimbi sotto una grossa pianta, all'ombra. Daisy gli saltò ancora in braccio, Demian gli si sedette accanto continuando a parlare, parlare e ancora parlare di elfi senza mai stancarsi e lui lo lasciò fare, perdendo il senso del tempo, cullato dal suono vivace della sua vocina e dal calore del corpicino della piccola orsetta che, stranamente, aveva finito con l'addormentarsi fra le sue braccia.

Fu solo quando Demelza lo raggiunse preoccupata, dopo averlo cercato a lungo del parco, che si accorse che era tardi. Se la trovò davanti all'improvviso, tanto che sobbalzò. "Oh... E' ora di pranzo?".

Demelza lo guardò prima con severità ma poi, notati i due bimbi accanto a lui, si addolcì. "Pranzo? Han già servito il dolce e tu hai snobbato tutti gli adulti presenti a questa festa. Politicamente, non è una mossa furba".

Ross sorrise. "Ho trovato una bella compagnia e mi sembrava brutto lasciarla".

Guardando Daisy che dormiva, Demelza si inginocchiò davanti a loro. "Si è addormentata? Sta bene?".

"Benissimo. Sta solo dormendo".

Demelza non sembrava convinta. Toccò la fronte della piccola per vedere se avesse la febbre ma poi, constatato quanto fosse fresca, sospirò. "Non è da lei dormire così. E arrivare al pomeriggio col vestitino pulito. Prudie sarà commossa quando torneremo a casa".

Demian intervenne, saltandole al collo. "Siamo stati bravi oggi. Niente alberi e niente palle di fango".

Ross indicò i piedini nudi di Daisy. "Non so però dove siano finite le sue scarpe".

Demelza sbuffò, ma poi parve rasserenarsi subito. Rise... "Siamo alle solite! Lei è una piccola monella della Cornovaglia per metà, dopo tutto! E ama correre scalza" – sussurrò, prendendo la piccola in braccio e baciandole la testolina. "Grazie per esserti preso cura di loro. Volevano tanto vederti, sai?".

"Davvero?".

"Davvero e qualunque cosa tu gli abbia fatto per farti amare, io ti ringrazio e ancora ti ringrazio! Sono felici quando tu sei nei paraggi".

"Sono io che devo dire grazie a te" – rispose Ross, come se si sentisse in dovere di essere lui a dover ringraziare lei per quei due bimbi. "Come hai fatto?" - chiese, guardandoli.

"A far cosa?" - domandò Demelza.

Ross occhieggiò i piccoli, prendendo Demian per mano. "A mettere al mondo due capolavori simili... QUATTRO capolavori simili! Santo cielo, sono diversi, due di loro mi odiano ma tutti quanti sono... unici!".

Demelza arrossì, colpita da quelle parole dette col cuore ed estrema sincerità. "Li ho amati, da sempre. Solo questo... Non ho fatto che questo".

Ross le cinse le spalle e lei, incurante che qualcuno potesse vederli, lo lasciò fare. "Ti è riuscito bene, fare SOLO questo".

Demelza gli fece uno splendido sorriso. "Lo faremo insieme, un giorno. Ne sono sicura...".

E anche quelle parole gli diedero nuova speranza perché mai prima di quel momento, Demelza si era lasciata andare a pensieri davvero positivi sul loro futuro. In quel momento Jeremy, Clowance e Valentine giocavano lontani, i primi due non ne volevano sapere di lui ma Ross sentì comunque di aver accanto la sua famiglia. Tutta, allargata, strana, inconsueta. Ma sentiva tutti loro, suoi...



  
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