Anime & Manga > Akagami no Shirayukihime
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Autore: Diana_96writter    10/05/2019    0 recensioni
Yui, nuova arrivata nella nuova scuola d'elitte, timorosa delle sue grandi capacità in grado di guardare oltre l'immagine che le persone costruiscono, sconvolgerà la vita di molti studenti con il suo modo di essere, compresa quella del Presidente del Consiglio, Izana Wistaria che al suo fianco riscoprirà il volto nascosto dietro la sua maschera. Incompatibili all’inizio metteranno da parte gli scontri per affrontare insieme i problemi che la vita scolastica manderà loro contro, ma anche quelli che con la quotidianità non hanno legami. Scoprendo nell'incompatibilità una complicità che gli permetterà di trarre forza l’uno dall’altro.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Notò come in quei pochi giorni rifiutasse il suo sguardo, o di avvicinarsi troppo, delegando Kiharu agli aggiornamenti: «Quest’anno abbiamo finito i preparativi con molta più facilità dell’anno scorso». Izana colse al volo l’occasione per smuovere quella situazione: «Perché l’anno scorso non sapevi fare il tuo lavoro». Yui arricciò le sopracciglia restituendogli il colpo: «O forse perché non ti schiodavi da quella sedia, lasciando i tuoi compiti agli altri». Izana le lanciò uno sguardo: «È per questo motivo che ci sono più persone in un Consiglio Studentesco». Yui rifiutò di affrontare lo sguardo leggendo quello che aveva sul tablet: «Già per renderti più comoda la vita». Izana si alzò, era stanco di quel continuo rinvio: «Cos’hai che non va ultimamente?». Yui sospirò spegnendo il tablet: «Ho qualcosa che non va e non riguarda la scuola». Avanzò verso la porta chiudendola con uno scatto lasciando gli altri nella stanza perplessi, Kiharu si strinse nelle spalle: «Ah non fateci caso ogni tanto capita, Yui deve essere trattata con i guanti quando è irritata».

La riunione pomeridiana durò poco, i quattro furono quasi invitati a lasciare a loro la stanza, si ritrovarono da soli: «Se hai qualcosa che non va perché non me lo dici chiaramente anziché fare la bambina?». Yui non si lasciò colpire dalla frase: «Perché sarebbe troppo semplice, anzi più semplice di quanto dovrebbe essere, non sei uno stupido sai bene perché sono irritata, ma te ne stai a farti gli affari tuoi, come sempre». Izana arricciò le sopracciglia: «Sto cercando di salvaguardare la scuola». Yui sospirò spegnendo il tablet: «Già, metti al primo posto sempre gli altri, tralasciando quelli che ti stanno vicini, continua pure a far finta di nulla, Altezza». Chiuse la porta uscendo, lasciandolo alle sue spalle furioso. Zen le passò accanto salutandola e Yui rispose con un sorriso, ma la porta del Consiglio era chiusa, raggiunse il club di tiro con l’arco incontrando il presidente sulla porta: «Io vado, fa attenzione a non deviare la sua traiettoria, oggi sembra di pessimo umore». Zen entrò perplesso e preoccupato: «Aniue». Scoccò la freccia centrando il bersaglio con una tale intensità da far accartocciare il foglio, Zen sussultò indietreggiando alla nuvola nera che lo aveva avvolto: «Dimmi». Irrigidì le spalle quando caricò una nuova freccia: «Ah, mi chiedevo se potevo…». Scoccò un’altra freccia come avvertimento alla richiesta intuita: «Se potevo…tornare in macchina con voi». Izana sospirò e la nuvola nera sembrò schiarirsi, lasciò l’arco al suo posto chiudendo la stanza, gli allungò la borsa e Zen la prese senza replicare, non era un gesto che faceva spesso ma sembrava nervoso e l’unica persona a poterlo fare innervosire era Yui, ma aprire in quel momento una conversazione su di lei lo avrebbe solo catapultato nel mezzo di una tempesta.

Gli porse un paio di fogli distraendolo dai suoi pensieri: «Cosa?». Zen sospirò preparandosi a spiegargli la situazione: «Mitsuide si è guardato un po’ intorno, questo ragazzo si presenta spesso a scuola con dei bendaggi, è nel club di musica e a meno che non sia troppo distratto per vedere dove cammina, non penso che siano casuali, quando gli ha chiesto dell’ennesima fasciatura ha sviato dicendo che si era ferito in cucina, da come lo ha descritto andarci a parlare affermando di sapere tutto, rischierebbe di spaventarlo». Izana gli rese i fogli, gli stava lasciando campo libero: «E se fossi io a parlargli si sentirebbe in trappola, gestiscila come meglio credi, ma fa attenzione a non caderci vittima».  

 
*

Il giorno a seguire Yui era completamente a suo agio, parlava con tutti e rideva e scherzava, al suo contrario Izana era annuvolato, Kioichi sospirò sedendogli vicino, era fin troppo visibile la sua irritazione da mettere ansia anche ai professori: «È successo qualcosa?». Chiese cercando di capire perché fosse così arrabbiato, ma Izana rimase fisso a guardare fuori: «all’incirca». Al contrario forse era proprio perché non era successo niente che si trovava a dover affrontare l’irritazione di Yui e i suoi pensieri di conseguenza, sapeva anche che se non avessero trovato un compromesso, presto quella staticità avrebbe riacceso tra loro i contrasti.
 
*

Come aveva previsto Yui continuava a ignorarlo e a rispondere appena alle domande o agli ordini sottointesi: «Izana-sama, parteciperete alla corsa dei 400 metri?». Accennò ad un si firmando i fogli: «Ho sentito che l’anno scorso Yui è riuscita quasi a battervi». Izana arricciò le sopracciglia: «Ha avuto fortuna, quest’anno non le andrà altrettanto bene». Yui sistemò i fogli smentendolo: «Non partecipo agli scatti quest’anno non ho avuto tempo per allenarmi». Izana sussultò guardandola di colpo, dopo averla vista apparire alle sue spalle nello scorso festival, aveva quasi voglia di sfidarla: «Non partecipi al festival?». Yui passò a Kiharu i documenti messi in ordine: «Partecipo alla staffetta e alla corsa ad ostacoli, ascolta quando la gente parla, vado in classe». Chiuse la porta lasciandoli perplessi, Izana deviò lo sguardo dai fogli messo in allarme. Zen scavalcò il cartello del tetto aprendo la porta: «È vero che non parteciperà agli scatti?». Zen sospirò accennando ad un si: «In classe quest’anno ci sono due persone che vogliono partecipare per rappresentanza, ai 400 metri si è candidato un ragazzo che non vuole lasciare il posto alla guardia del re, Yui ovviamente non da peso alle prese in giro ma le prende a sfida, se perde contro di voi dovrà fare cento flessioni come penitenza, ma se vince, Yui ne dovrà fare il doppio, si è acceso un conflitto bello e buono, ho tentato di farla ragionare ma ho solo rischiato di aumentare le fiamme. Ha lasciato perdere anche la corsa dei 200 metri a favore di una ragazza che l’anno scorso non ha potuto partecipare a causa di un raffreddore, Aniue è successo qualcosa tra voi?». Izana sospirò avviandosi per tornare di sotto: «Se me ne desse la possibilità, ne potremmo parlare».

Zen sospirò vedendolo scendere, da una parte era fermo nei suoi pensieri impedendogli di fargli da supporto al problema, ma dall’altra parte non era del tutto chiuso alla possibilità di lasciar trasparire la presenza di un problema. Strinse i pugni raggiungendolo prima che entrasse in macchina: «Aniue, così non andrete avanti, lavorate meglio quando collaborate, oggi scendiamo al caffè d’epoca, vorrei che vi uniste a noi». Izana si fermò a riflettere sulla possibilità: «Voglio parlare con Mitsuide, poi andrò via».  Zen sospirò arreso tornando a prendere la borsa per raggiungere gli altri: «Non ti ha dato ascolto?». Chiese Mitsuide in sua attesa: «Verrà, ma solo per parlare con te».

Erano seduti ad aspettare le ordinazioni, il clima si era appesantito all’improvviso quando Izana aveva presto posto di fronte a Yui. Il sorriso si spense e l’espressione divenne fissa e indecifrabile, Izana si trovò mirato dallo sguardo e di risposta cercò di intimarla a deviarlo. Rimasero a fissarsi malamente tutto il pomeriggio, Kioichi sospirò cercando di smorzare la tensione: «Dobbiamo procurarvi un paio di spade?». Yui e Izana erano a braccia incrociate e a gambe accavallate a guardarsi malamente dritti negli occhi, senza distogliere lo sguardo neanche quando nella stanza gli altri cercarono di distrarli: «Buona idea». Izana rispose a sua volta senza distogliere lo sguardo: «Non la sapresti usare». Yui si strinse nelle spalle arricciando ancora di più le sopracciglia: «Potrei tagliarti accidentalmente la testa, poi mi dispiacerebbe per Zen». Izana si allungò a prendere il bicchiere emulando il suo movimento: «Non riusciresti neanche a sollevarla». Yui si strinse nelle spalle: «Con una pistola saprei essere più precisa». Izana accennò una risata: «La mia spada non ha problemi a tagliare i proiettili». Yui sorrise divertita: «Non ti vantare troppo, non sei Goemon di Lupen, non taglieresti un albero neanche se ti venisse contro». Izana era pronto a rispondere quando Kioichi alzò la voce: «Ehi, stavo scherzando, andiamo, non datevele in questo modo». I due ragazzi rimasero in silenzio focalizzati sugli stuzzichini, gli altri ne approfittarono per tornare a parlare: «Mitsuide, vieni un attimo». Zen lo aveva avvisato che voleva parlargli: «Gli altri sempre prima di tutto!». Izana strinse la sedia ormai furioso: «Sei hai qualcosa da dire dilla, che cosa vuoi esattamente da me?!». Yui allontanò la sedia alzandosi in piedi: «Vorrei che smettessi di giocare». Izana le si avvicinò attirando l’attenzione di chi si era allontanato: «Credi ti stia prendendo in giro? Che stia giocando?». La ragazza negò avanzando di un passo a fronteggiarlo: «No, stai prendendo in giro te stesso Izana, vuoi sapere cosa vorrei? Vorrei che prendessi una decisione e che mi dimostrassi sicurezza in quello che dici e che fai, non solo quando si tratta degli altri o della scuola». Izana alzò lo sguardo al cielo indietreggiando, alzando le mani in segno di resa: «Ho delle responsabilità con cui fare i conti, non ti lasci quasi avvicinare, come pretendi che io possa parlartene se non me ne dai la possibilità?». Yui strinse i pugni alzando la voce: «Sono sempre lì, sempre seduta a due passi da te, se avessi voluto parlarmene lo avresti fatto tempo fa, ma come sempre affronti i pensieri da soli, e ci rigiri e ci rigiri finché non ci affondi per poi non riuscire più a vedere oltre! Rendi complicate anche le cose più semplici». Izana alzò la voce riprendendo la giacca: «Bene, almeno su una cosa siamo d’accordo! Sei la cosa più complicata che mi sia capitata!». Yui riprese la borsa uscendo senza lasciarsi fermare: «Se così allora, non rivolgermi parola oltre la sala del Consiglio!».

Zen e Kioichi non fecero in tempo a fermarli vedendoli svanire dietro l’angolo, Kioichi velocizzò il passo per raggiungerla ma Yui era scomparsa, Zen fece lo stesso ma Izana era già partito in auto, sospirarono ma non si persero d’animo. Accompagnarono a casa Shirayuki e Kiki prima di separarsi: «Yui, posso entrare?». Non sentì risposta ma entrò lo stesso, era seduta a terra davanti alla porta del balcone:  «Ehi». Si strinse nelle spalle irritata: «È indeciso, timoroso, irritante, incomprensibile, mi fa salire i nervi a pelle, non funziona». Kioichi sorrise sedendosi sul letto: «Ma ti piace». Yui passò la mano sul viso stanca: «Non mi piace, lo trovo solo interessante da un diverso punto di vista, ma è talmente rinchiuso nel suo mondo, perché sto sprecando il mio tempo con uno come lui?». Kioichi le accarezzò i capelli per farle forza: «Perché sai che ha qualcosa che nessun altro ha». Yui sospirò sciogliendo i capelli: «Vorrei che smettesse di esitare tanto, sa benissimo perché ce l’ho con lui, a meno che non abbia segatura di legno al posto del cervello, sa cosa vorrei che facesse, ma sembra troppo insicuro, l’insicurezza è pericolosa vicino a me». 

Zen chiuse la porta immaginando dove poter trovare il maggiore: «Aniue». Scoccò la freccia centrando il bersaglio: “Non so se mi inquieti di più il fatto che riesca a centrare un bersaglio a tanta distanza, al buio e con tutta quella forza o che lo faccia nel momento in cui lo chiamo”. Pensò guardandolo riprendere posizione: «Non funziona, vediamo le cose troppo diversamente, è totalmente fuori dal mio controllo, è ingestibile, il suo modo di fare rude e i suoi pensieri troppo complessi nella loro semplicità». Zen sorrise appena, pensava che non sarebbe stato facile intromettersi nella questione ma Izana lo aveva lasciato entrare senza chiudergli il cancello: «Non è forse proprio perché non potete controllarla che vi attrae tanto?». Schioccò la freccia assieme alla sua rabbia, ripose l’arco sedendosi sul muretto: «Se fosse sono un’attrazione passeggera? Se alla base non ci fosse niente?». Zen si avvicinò quando la rabbia lasciò il posto ad un’espressione pensierosa: «Se alla base non ci fosse niente non la prenderesti così a cuore e non ti farebbe irritare e arrabbiare tanto». Izana negò perplesso guardandosi intorno: «Potrebbe essere un rischio troppo grande da correre». Zen si sedette al suo fianco: «Forse è uno dei pochi rischi che vale la pena correre, conosci Yui è testarda ed è una persona dal carattere forte, non aspetterà a lungo, non lascerà che tu la prenda comoda, vuole risposte perché se non le ha…». Izana accennò ad un si concorde: «È bloccata, se non ha certezze su cui camminare non può muoversi, e se non può muoversi va in panico, e se va in panico diventa fragile e poi scoppia, le ho detto una cosa importante in quell’attico e indipendentemente da come evolverà non voglio ritirarla, adesso va a dormire, domani è una giornata impegnativa, con Yui risolverò in qualche modo». Zen sorrise accennando ad un si e tornando dentro per cambiarsi e prepararsi mentalmente al festival sportivo del giorno successivo.

 
*

Prima di dare inizio al festival Mitsuide comunicò tutto quel sapeva su quel ragazzo, Zen gli aveva parlato ma era riuscito a farsi dare solo un luogo, null’altro.
Erano in tuta pronti ad affrontare le sfide: «Eh? Non vuoi più correre?». Yui si sorprese del rifiuto: «Mi avevi chiesto di lasciarti il posto, sembravi convinta e decisa e così te l’ho lasciato, perché non vuoi più, Izumi?». La ragazza si strinse nelle spalle seduta al banco: «Ho preso una storta e non me la sento di sforzare la gamba, perdonami». Yui sospirò arresa: «Se non te la senti, vieni comunque a vedere, vado a comunicare il cambio,  ti dedicherò la vittoria». Uscì dalla classe correndo a comunicare il cambio di programma. La mattinata passò tranquilla così anche il pranzo, al momento delle corse Yui vinse tranquillamente la corsa dei 200 metri cercando Izumi nei dintorni: «Ehi, dov’è?». Un’altra compagna negò tristemente: «Non si sentiva bene ed è rimasta a riposare in infermeria, ti manda le sue scuse». Yui sospirò soffermandosi a guardare la gara dei 400 metri che stava per cominciare, sorrise quando Izana vinse senza nemmeno affaticarsi, neanche riprese il fiato sprecato intercettando lo sguardo della ragazza che subito deviò sul ragazzo della sua classe quarto in classifica, sorrise vittoriosa voltandogli le spalle in un silenzioso ‘come avevo previsto’. Abbandonò il campo presa da un grandissimo dubbio, aprì la porta dell’infermeria spaventando la ragazza seduta sul letto: «Yui, io…». Si avvicinò minacciosa ma le porse l’attestato di vittoria: «Come promesso, adesso voglio vedere quella gamba». Izumi sussultò cercando di nasconderla dietro la seconda: «È solo una lieve storta». Yui negò più che convinta della sua teoria: «Il bendaggio di una storta non parte dal polpaccio, si intravede il nodo della benda, e se fosse davvero stata una storta saresti venuta a vedere, se non sei venuta è perché sarebbe stato troppo non poter correre per qualcosa che non è stato accidentale e veder vincere qualcun altro al tuo posto, mostrami quella gamba o dovrò slacciarla con la forza». Izumi strinse il certificato arrendendosi, tirò su il pantalone lungo della tuta slegando la benda: «È incredibile che tu abbia notato il nodo con un semplice sguardo». Yui si chinò a finire di sciogliere la benda constando che la caviglia stava bene e che non c’erano ferite, ma solo il vistoso segno di un morso umano sul polpaccio: «Com’è successo?». Izumi si strinse nelle spalle: «Non posso dirtelo». Yui sospirò prendendole le mani: «Izumi sono l’unica a cui devi dirlo, non è la prima volta che noto le bende, pensavo che fossi solo un po’ sfortunata o maldestra, ma se la sfortuna o la distrazione non sono la causa non va bene, dimmi come è successo e chi è stato e io ti prometto che la pagherà per averti tolto dalle mani un sogno che hai coltivato per un anno e che dovrà di nuovo essere rimandato». Izumi strinse gli occhi lasciando cadere le lacrime e tutto quel che sapeva.

 
*

Il giorno successivo Yui uscì dalla stanza del Consiglio poco prima della fine della pausa pranzo per raggiungere una classe al secondo piano: «Mimura, c’è una ragazza che ti cerca». Il ragazzo alzò un sopracciglio perplesso, uscì dalla classe individuandola appoggiata al muro: «Oh sei…come ti chiamano? Il drago da guardia del re, Yui, giusto? Perdonami ma non sono interessato alle confessioni d’amore, però puoi riprovare dopo la scuola, magari cambio idea». Yui aprì gli occhi lanciandogli uno sguardo affilato: «L’unica confessione dovrebbe essere la tua, non credi? Mimura Torou». Il ragazzo si fermò alla scansione del suo nome per intero: «È un’accusa?». Yui si allontanò dal muro afferrandogli la cravatta della divisa tirandolo giù per poterlo guardare occhi ad occhi: «Diventerà qualcosa di peggio se ti azzarderai di nuovo a metterle le mani addosso, lo so cosa hai fatto e sta pur certo che non la passerai liscia». Mimura si allontanò dalla presa sorpreso: «Qualcuno ti ha fatto il mio nome?». Yui lo lasciò andare avvertendolo di nuovo:  «Stalle lontano e preparati a pagarla cara». Gli voltò le spalle alla campanella, il pomeriggio si ritrovarono nella sala del Consiglio, Izana sospirò picchiettando sul tavolo: «Vogl…». Bloccò la frase cambiando quello che era un ordine: «Avrei bisogno del rapporto sul festival scolastico, quando sarà pronto?». Alla dolcezza della proposta e non dell’ordine Yui alzò lo sguardo sorpresa: «Lo avrai domani all’ora di pranzo, e riguardo al festival c’è una cosa di cui vorrei parlare con te, Presidente». Izana sospirò guardandola appena: «Sai dove trovarmi».
 
*

Il giorno a seguire Yui entrò sospirando nell’aula sedendosi al suo posto, il pezzo di carta sporgente dal banco si fece facilmente notare, lo lesse e arricciò le sopracciglia. “Vieni da sola nel costrutto abbandonato dietro la scuola e risolviamo la faccenda”. Accartocciò il foglietto concentrandosi sulla lezione. Izana lesse sotto banco il messaggio di Arturo che confermava il luogo di cui Zen aveva saputo, forse erano vicini a chiudere il caso. Alla pausa pranzo Izana attese diverso tempo che Yui entrasse per consegnargli il rapporto, ma della ragazza non c’era traccia e al cellulare non rispondeva. Stanco di aspettare decise di andare a prenderla, entrò nella classe avvicinando Zen, tutti i presenti trattennero il fiato alla visita imprevista: «Yui doveva consegnarmi un rapporto, ma non riesco a contattarla, sai dove sia?». Zen riprese fiato sorpreso come gli altri, si guardò intorno perplesso: «Forse è con Kioichi». Izana sospirò guardando i visi degli studenti: «Lui non è a scuola». Erika alzò la mano come a chiedere il permesso di parlare: «Dopo aver portato i quaderni al sensei, Yui ha detto che andava al costrutto abbandonato dietro la scuola». Zen irrigidì le spalle, Izumi si alzò di colpo coprendo le labbra, una reazione che ai due fratelli non sfuggì, Izana strinse i pugni mantenendo la calma: «Grazie». Chiusa la porta ignorò le regole, iniziando a correre per i corridoi con il timore che quella ragazza si fosse lanciata nella tana dei iene: «Yui».
 
   
 
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