AUTORE:
SHUN
DI ANDROMEDA
TITOLO:
Alimentare
l’amore, curare le ferite
FANDOM: Yoroiden Samurai Troopers/Cinque Samurai
GENERE:
Sentimentale,
Hurt/Comfort, Slice of Life
PERSONAGGI:
Ryo Sanada,
Seiji Date, Touma Hashiba, Shin Mouri, Shu
Rei Fuan
PAIRING:
Hint OT5
RATING:
Verde
ALIMENTARE
L’AMORE,
CURARE LE FERITE
“Shh, Shu sta portando un’altra coperta…”
“Touma,
ho freddo…”
“Seiji,
alza il riscaldamento.”
Seiji,
seduto sul bracciolo del divano, annuì e, alzandosi,
armeggiò col telecomando
del termostato dell’appartamento.
Tra
le braccia di Touma, Ryo tossì violentemente ma il compagno
lo trattenne,
stringendolo al contempo a sé per rassicurarlo:
“Va tutto bene…” mormorò
Shin,
accarezzandogli la fronte rovente, “Tra poco starai
meglio.” disse, senza
smettere di coccolarlo; con la mano libera, si allungò a
prendere la pezza bagnata
a mollo nella ciotola di acqua fresca.
Con
l’abilità di chi aveva compiuto quei gesti una
miriade di volte, Suiko strizzò
la pezza e la depositò con cura sulla pelle pallida del
compagno prima di
poggiare un bacio sulle sue labbra screpolate.
“Ecco
la coperta.”
Shu,
più dimesso del solito, aveva fatto ritorno nella stanza,
tra le braccia aveva
l’oggetto che gli era stato richiesto: “Era in
fondo all’armadio, ci ho messo
più del previsto.”
“Non
importa, portala qui.”
Kongo
si affrettò ad obbedire e, drappeggiata la trapunta sul
corpo magro e tremante
di Rekka, ne spiò i movimenti con preoccupazione e cupezza:
“È una brutta
influenza.” notò a voce bassa.
Seiji
annuì: “E questa febbre alta non mi
piace.” aggiunse Korin.
“Ryo
starà bene.” replicò Shin con dolcezza
e al contempo fermezza: “Ci prenderemo
noi cura di lui. Domani non andrà al lavoro, chiamo io il
negozio per
avvertirli che non è in condizioni di presentarsi e
resterò a casa, non è
necessario che esca, sarebbe stato comunque il mio giorno
libero.”
“In
realtà anche io domani sono di riposo.” intervenne
Shu, guardando
alternativamente ora Ryo, ora Shin: “Resto con voi, potresti
aver bisogno di
aiuto…” borbottò.
Seiji,
al suo fianco, annuì: “Il dojo è chiuso
fino alla settimana prossima per lavori
di ristrutturazione e Matsushita-sensei ha dato vacanza a tutti,
allievi
compresi. Posso restare anche io.”
Gli
sguardi di tutti si spostarono su Touma che, con gli occhi posati sul
viso
arrossato di Ryo, non diceva nulla.
“Touma…
Domani devi andare al lavoro, vai a letto, ci pensiamo noi a
Ryo.” disse Shin
con tono gentile, sorridendo mentre poggiava la propria mano libera sul
polso
di Tenku: “Non preoccuparti per lui.”
Ma
Hashiba scosse la testa e, voltato lo sguardo per non far vedere gli
occhi
lucidi, si schiarì la voce – sempre stringendo Ryo
contro il proprio petto: “R-Resto
anche io a casa… La libreria va a gonfie vele e non hanno
bisogno di me.”.
Shu
si scambiò un’occhiata con Seiji mentre Shin,
chinandosi su Ryo per asciugargli
il viso dal sudore, ne approfittò per avvicinare il viso a
quello di Tenku,
tenuto ostinatamente voltato: sembrava volerli tagliare fuori e a Suiko
non
piaceva quell’idea.
“Tou-chan,
ehi. Cosa succede?” chiese lui: “Guarda che Ryo sta
bene, dagli qualche giorno
e lo sentirai lamentarsi che lo teniamo prigioniero.”
cercò di stemperare la
tensione con una risata gentile: tuttavia, Touma strinse Ryo ancora
più forte e
non rispose, preoccupando e non poco i compagni al suo fianco, incerti
su come
muoversi per evitare che Touma li percepisse come una minaccia per Ryo.
Non
erano stupidi, conoscevano abbastanza bene il loro Tenku per non
riconoscere i
segni di una crisi: pur pensando di essersi lasciati alle spalle quella
vita di
sofferenza e privazioni, c’era sempre qualcosa che
risvegliava quei ricordi
sopiti, accompagnati da traumi che erano soltanto riusciti ad
allontanare e mai
a risolvere del tutto.
“Touma,
parlami.” Seij si avvicinò
impercettibilmente nel tentativo di fargli percepire la sua vicinanza
ma al
contempo evitando di turbarlo e agitarlo ancora.
Testardamente,
questi scosse la testa: “V-Va tutto
bene… Solo… Voglio stare a casa con
voi.” disse il ragazzo con un filo di voce.
“E
nessuno vuole impedirtelo, ma se c’è qualcosa che
non va, puoi parlarcene.” sorrise Suiko al suo fianco mentre
passava una mano
fresca sulla guancia bollente di Ryo, dalle cui labbra uscì
un lamento, basso,
ma udibilissimo.
Tenku
ebbe un piccolo sobbalzo ma non interruppe il
contatto con il corpo di Rekka: “T-Touma, che
succede?” domandò questi con un
filo di voce; cercò di muoversi nella stretta del compagno
ma questi scosse con
fermezza il capo, aumentando la stretta.
Gli
altri tre si scambiarono un’occhiata preoccupata
ma, prima che potessero reagire di conseguenza, Ryo riuscì a
girarsi nell’abbraccio
di Tenku e a poggiare la schiena non più contro il petto di
Hashiba ma contro
il suo avambraccio, così da poterlo guardare in viso;
malgrado la debolezza, Sanada
gli regalò un sorriso sereno e lo fissò con i
suoi grandi occhi scuri e lucidi:
“Touma… So che sei preoccupato… Ma
starò bene, t-te lo prometto. N-Non ti
lascio solo, è solo influenza.”
Ancora
emotivamente troppo fragile per aprire bocca
senza lasciare libero spazio alla tempesta emotiva che gli stava
squassando la
mente, Tenku si guardò attorno con espressione smarrita e fu
in quel momento
che Seiji ne approfittò per prendergli delicatamente il
mento tra le dita e
avvicinarlo al proprio viso per posargli un bacio leggero sulle labbra:
“So che
Ryo non si ammala mai ed è difficile vederlo
così, ma non è da solo a badare a sé
stesso come eri tu. Ci siamo noi con lui, siamo in una grande
città con
medicine a disposizione e cure mediche adeguate al bisogno. Non siamo
più in
battaglia, Ryo ha tutto l’aiuto di cui necessita a portata di
mano. Hai capito,
Touma? Va tutto bene.”
Al
fianco di Korin, Suiko e Kongo annuirono: “Tou-chan,
so che è difficile per te, ma ricordati che neppure tu sei
da solo.” iniziò
Shin a voce bassa prima di allungare la mano ad accarezzare i lunghi e
spettinati
capelli del compagno mentre l’altra mano era prigioniera di
quella di Shu, “Non
affronterai neppure un raffreddore da solo.”
confermò quest’ultimo con un
pizzico del solito ottimismo che lo contraddistingueva e che, in quel
momento,
sembrava esser stato travolto dalla sensazione di inutilità.
Seiji
annuì senza spostare lo sguardo da quello di
Touma: “Visto? Non c’è niente di cui
preoccuparsi. Ora però dobbiamo portare Ryo
a letto e farlo riposare. Se vuoi, puoi restare con lui, nessuno te lo
impedirà.”
“E
voi?”
Poco
abituati a vedere Tenku così fragile, gli altri
tre, all’inizio, non sapevano cosa rispondere.
Fu
tuttavia Ryo a risolvere la situazione; accoccolandosi
contro il corpo caldo del compagno che lo sorreggeva, Rekka si strinse
a lui,
visibilmente esausto ma volenteroso: “N-non mi dispiacerebbe
un po’ di
compagnia sotto le coperte. S-Se ci stringiamo, ci stiamo tutti sul
letto di
Seiji.”
“Perché
sempre il mio letto?”
“Perché
è quello più grosso di tutti.”
“Dovremmo
cambiare anche gli altri, così da avere
più opzioni.”
“Perché,
Shin-chan? È più divertente infastidire
Seiji e rubargli le coperte durante la notte.”
“Shu,
non scherzare col fuoco.”
Seppur
tormentato dalla febbre, a Ryo sfuggì una
debole risata – mentre un paio di lacrime scivolavano non
viste dagli occhi –
prima di abbandonarsi del tutto tra le braccia di Touma:
“Mentre loro discutono…”
Anticipando
la sua richiesta, Touma si alzò in piedi
seppur goffamente e portò su con sé Ryo:
“Ti porto di là.” disse soltanto,
tenendolo tra le braccia.
Sentendosi
più protetto che mai, Rekka sorrise e
chiuse gli occhi, rilassandosi.
Era
al sicuro, i suoi compagni si sarebbero presi
cura di lui; e una volta guarito, avrebbe ricambiato la loro
gentilezza; loro
forse avrebbero protestato, dicendogli che non gli era pesato, che
l’avevano
fatto volentieri, sottintendendo che per lui avrebbero fatto questo e
altro,
che avrebbero perfino sacrificato le loro vite per rendere la sua il
meno
difficile possibile.
E
a questo pensiero, il cuore di Ryo si gonfiò di un
amore così impossibilmente enorme da non riuscire a
descriverlo.
Ma
proprio in virtù di quel legame che univa tutti e
cinque, lui avrebbe alimentato quell’amore che gli fioriva
nel petto, e lo
avrebbe fatto con gli stessi gesti che i suoi compagni, i quattro
frammenti che
componevano la sua anima, avevano riservato a lui.
Lo
promise a sé stesso con un sussurro a fior di
labbra mentre, a poco a poco, il sonno lo avvolgeva, caldo, come
l’abbraccio
protettivo di Touma attorno alle proprie spalle.