Cap.12 Winter Stark
La radiosveglia illuminava la stanza
di un leggero bagliore
azzurro, che si confondeva con quello emanato dal reattore arc nel
petto di
Tony.
“Sai, old school, pensavo
tu preferissi il soldatino d’inverno”
disse Stark. Era steso su un fianco sul petto di Rogers, gli
accarezzava con l’indice
sotto il capezzolo ed erano entrambi avvolti da un lenzuolo leggero.
Il calore del loro corpo e il loro
sudore avevano impregnato
il letto.
Steve strinse un fianco di Tony con
la mano e abbassò lo
sguardo, osservandolo.
“In
realtà…” sussurrò. Un ampio
ciuffo biondo cenere gli
ricadeva davanti al viso. “…Preferisco uno Stark
d’inverno” mormorò.
Tony ghignò, socchiudendo
gli occhi.
“Qui qualcuno ha deciso di
recuperarsi GOT” mormorò.
Steve gli mordicchiò il
labbro inferiore e lo baciò.
“Tu cosa pensi di fare con
Pepper?” domandò.
“La signorina Potts sa che
tipo di persona sono. Non
preoccuparti” disse Tony. Gli posò un bacio sul
collo, strusciando il suo corpo
abbronzato su quello di Rogers. “Lo sai di avere delle belle
chiappe?” gli
soffiò all’orecchio.
“Davvero?”
domandò Rogers, assottigliando gli occhi. Le sue
iridi azzurre erano liquide.
“Sì, le
più belle d’America, ma credo te lo abbia detto
anche il tuo amichetto ‘Capitan Uncino’”
mormorò Tony.
Steve ridacchiò.
“Buck è
importante per me, ma è come un fratello
maggiore…
ed io non sono come Loki” sussurrò.
Stark rise e gli prese il mento tra
le mani, si leccò le
labbra e glielo mordicchiò.
“Magari un tempo non avevi
niente, neanche la capacità di
decidere. Però ora sei un bambino vero e hai noi
Avengers… hai me.
Non devi niente a nessuno, soltanto
non devi sentirti solo”
gli disse con voce calda.
Steve gli baciò la spalla,
aveva le labbra rosso fuoco.
“Nat deve ringraziare Clint
se è riuscita a trovare una
nuova vita, io te. Ho intenzione di assaggiare la ‘vera
vita’ di cui mi parli…
con te” sussurrò.
“Dimmi Capitano, quando non
sei il cane fedele dell’America,
cosa ti piacerebbe fare e avere?” domandò Tony.
< Ti prego, non rispondermi
Bucky. Lo recupererò il tuo migliore
amico, te lo giuro. Anche per me Rhodey è importante,
c’è sempre stato.
Esattamente come Happy è importante, ma… Non
voglio sentirti dire il suo nome.
Non voglio pensare tu lo possa preferire a me > pensò.
Steve strusciò la testa
contro il cuscino, disordinandosi i
capelli, mentre Tony gli accarezzava lì dove aveva le
cicatrici sull’addome.
“Vorrei tanto abitare in
una grande casa in campagna, con un
giardino pieno di rose, vivendo della mia arte. Sai… volevo
fare il pittore.
Tu, Stark? So che sarai sempre
Ironman e un inventore
multimiliardario, ma vorresti anche altro?”
domandò Rogers.
“Sai, penso che la casetta
in questione non sia male. Magari
potrei ritirarmi in un posto così, vicino a un grande
lago” rispose Tony.
Chiuse gli occhi e baciò nuovamente Steve.
Rogers inspirò, sentendo
il forte odore del suo dopobarba e
gli sorrise.
“Sai, mio padre
morì in guerra… Mia madre lo seguì
poco dopo
per malattia. Li seppellirono insieme.
Per tutta la vita mi avevano parlato
della patria ed io pensavo
non ci fosse altro.
Per un ragazzo povero, che viveva in
un quartiere dove t’insegnavano
prima a rubare e poi a camminare, dove il lavoro sottopagato
scarseggiava ed
era comunque al limite della legalità, non c’era
nessuna strada.
Le ragazze erano il doppio di me, ero
malaticcio e
fisicamente discutibile.
Il disegno era un hobby che tutti
trovavano ridicolo e la
mia passione per i libri era a dir poco anacronistica.
Andare a scuola era
un’utopia.
Il siero è stata forse la
cosa migliore che mi potesse
capitare.
Non avrei mai pensato di avere un
giorno tutto questo”
ammise.
Tony chiuse gli occhi e
strofinò il naso contro il suo
petto, ripiegandosi in posizione fetale.
“Sono un anaffettivo figlio
di un anaffettivo. Nella mia
famiglia siamo dei geni incapaci di esprimerci in altro modo che non
sia strafottenza,
superiorità e invenzioni geniali.
Tutti ci vogliono solo sfruttare come
le galline dalle uova
d’oro. Perché quando si tratta di calcoli e
risultati, soprattutto di armi, siamo
i migliori; ma quando si tratta di vita comune siamo più
ingenui dei bambini.
Anche io, prima degli Avengers, ero
solo un uomo di latta.
Tu di legno, io di metallo, ma sempre
manichini. Non
credere, non sei l’unico che ci guadagna qualcosa. Anche io
mi sento vero, un
eroe, accanto a te” ammise.
“Ti amo, Tony”
ammise Steven.
“Lo so, Capitano. Tutti mi
amano, ma…”. Stark arrossì.
“… Ti
amo, Steve” si confessò.