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Autore: TheManiae    12/05/2019    1 recensioni
Due nuovi nemici scendono in campo, e stavolta sono molto più potenti e pericolosi di qualsiasi altri affrontati prima d'ora. I nostri eroi dovranno unire le forze e scavare dentro l'essenza dei loro Miraculous, o il mondo pagherà il prezzo più alto:
La Fine.
Genere: Azione, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Sconfitta



Ladybug atterrò con un tonfo sul tetto di casa sua. Appena in tempo, poiché la trasformazione era terminata nel momento esatto in cui aveva messo piede a terra. Gemendo dal dolore, strisciò verso la botola, mentre Tikki, che era uscita dagli orecchini, le volò attorno agitata, continuando a chiederle come stava.
Marinette la ignorò e aprì la botola con uno sforzo incredibile, lasciandosi cadere sul letto come un sacco di patate. Non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca che scivolò immediatamente nell'incoscienza.


Quando si svegliò, si sentiva molto meglio. Il dolore ai muscoli era svanito, e i lividi si erano notevolmente ridotti, apparendo solo come macchie di un rosa leggermente più scuro della pelle. Si meravigliò. «Ma come...»
«Mentre dormivi ti ho curata» disse Tikki, che fino a quel momento si stava riposando sul cuscino. Aveva un brutto alone scuro attorno agli occhi, e la voce ne tradiva la stanchezza. «Mi dispiace, ma non ho avuto abbastanza forze per curare tutto quanto.»
Marinette le accarezzò la testa con le dita, cosa che alla piccoletta piacque molto. «Tranquilla, hai fatto del tuo meglio.»
Un oscuro pensiero attraversò la mente di Marinette. Anche lei si era battuta al suo meglio, eppure non era bastato. Quei due mostri li avevano sconfitti con una facilità assurda, e se non avevano preso i Miraculous e condannato l'intero mondo era stato solo un caso, un colpo di fortuna.
Un terribile senso di colpa e impotenza assalì la giovane, che cominciò a immaginare le scene più orribili di ciò che quei due avrebbero potuto fare col potere dei Miraculous. Vide la sua città bruciare, coi palazzi distrutti e in rovina, tanto da renderli irriconoscibili. Per le strade erano sparsi i corpi morti e fatti a pezzi della sua famiglia, dei suoi amici e di tutti i parigini. E sopra tutto questo orrore, quell'inquietante ragazzo, Kishin, osservava dalla sommità di un palazzo, ridendo come un folle assieme alla sorella.
«Marinette? Marinette?» 
La giovane scosse il capo, notando che la piccola Kwami le stava sventolando la zampetta davanti agli occhi. «Stai bene?»
«Io...» Marinette stava per rispondere di si, che andava tutto bene e che era solo stanca. «No, non sto bene» rispose, assumendo un'espressione sofferente. «Quei mostri ci hanno sconfitti, Tikki. Se non abbiamo perso i nostri Miraculous è stato solo per caso.»
«Però abbiamo due settimane per aumentare la nostra forza. La prossima volta li affronteremo con gli altri portatori.»
«Non servirà a niente.» La mente di Marinette era avvolta dall'oscurità e dal terrore. «Io e Chat abbiamo affrontato decine di akumizzati, ma quei due mostri... non hannocombattuto davvero, hanno solo giocato con noi. Anche insieme agli altri non potremo sconfiggerli. Siamo spacciati.» La giovane si strinse le gambe con le braccia e nascose il volto tra le ginocchia.
Un'improvvisa tristezza avvolse Tikki. Il legame fra Kwami e Portatore era qualcosa che andava aldilà del semplice possesso. Più i due vivevano insieme, scambiandosi esperienze ed emozioni, e più il legame cresceva. E ora, per colpa di questo legame, Tikki sentiva le emozioni della sua amica. Paura. Tristezza. Colpa. Rabbia. 
«C'è un modo» disse infine.
Marinette alzò la testa, e la Kwami notò che i suoi occhi erano rossi, gonfi e lucidi. Alcune lacrime scorrevano lungo le guance. «C-Cosa?»
La bocca di Tikki si aprì per dire qualcosa, ma istantaneamente si chiuse. La Kwami si dimenava, come se stesse combattendo contro le sue stesse labbra che non volevano aprirsi. Alla fine sospirò, rassegnata. «Scusami, non posso parlartene come vorrei» disse infine, sconsolata. 
«Perché no? Se c'è un modo tu devi dirmelo!» 
«Non posso» rispose Tikki. «Un incantesimo impedisce a noi Kwami di parlarne. Solo il maestro può risponderti. Però credimi, un modo c'è, ma sarà pericoloso. Molto pericoloso.»
Marinette annuì in silenzio e guardò nel vuoto per qualche secondo, riflettendo. Poi la sua espressione si fece più dura, gli occhi accesi di una nuova fiamma. Chiuse le mani a pugno e si asciugò le lacrime con la manica, per poi rivolgere alla Kwami uno sguardo carico di una determinazione bruciante. 



Adrien Agreste uscì dal bagno, con un asciugamano legato attorno alla vita. L'acqua gocciolava dai capelli bagnati e dal corpo mezzo nudo, cadendo sul pavimento, ma a lui non interessava.
Dopo lo scontro con quei due strani individui, era tornato a casa sua, rientrando dalla finestra non visto. Si era subito ritrasformato, e ancora dolorante si era chiuso a fare un lungo bagno. Ne era uscito quasi due ore dopo, quando fuori una luna piena illuminava il cielo notturno di Parigi. Il suo corpo era ancora coperto di lividi rossastri, e una gamba gli faceva ancora male, ma fisicamente stava bene.
Era il suo spirito ad essere stato schiacciato e abbattuto. Oscuri pensieri tormentavano la sua mente, e il suo cuore era avvolto da un manto di colpa, fallimento e inadeguatezza. Non era la prima volta che perdeva uno scontro contro un nemico, ma a quei mostri erano bastati nemmeno cinque minuti per sconfiggerli, pestandoli come due sacchi da boxe.
Il giovane modello si lasciò cadere sul letto, la faccia schiacciata sul cuscino. Si sentiva come se stesse affondando in un profondo abisso nero, senza possibilità di uscita o salvezza. Non riusciva a sentire nulla, se non le buie emozioni di cui era preda.
Plagg aveva avuto una reazione molto diversa. Il piccolo Kwami iniziò a saltargli sulla testa, picchiandolo con le sue zampette minute. «Alzati! Non puoi poltrire!»
«Lasciami in pace Plagg» mugugnò Adrien, la voce in parte soffocata dal cuscino. 
«Non vorrai permettere a quella maledetta di passarla liscia, vero?» esclamò Plagg, e dal tono che usava si poteva capire che era infuriato. Spostando leggermente la testa per guardarlo, Adrien vide che il Kwami aveva un'espressione furente, e dal suo corpo nascevano piccole sfere nere, che svanivano dopo qualche istante.
«Non possiamo fare nulla» rispose il biondo con voce fredda, lo sguardo inespressivo. «Quei demoni sono troppo forti.»
«Non osare ripeterlo!» esclamò Plagg, e altre bolle nere si generarono dal suo corpo. Con la zampetta colpì il volto di Adrien, come una sorta di schiaffo più debole di una carezza. «Esiste un modo!»
L'attenzione di Adrien aumentò, e rivolse al Kwami uno sguardo incuriosito. Plagg tentò di parlare, ma la sua bocca era come bloccata contro la sua volontà. Alla fine lanciò un gridolino furente. «Dannato incantesimo! Mi impedisce di parlarne.»
«Che incantesimo?»
«Gli antichi monaci ci fecero un incantesimo per evitare che parlassimo di alcuni pericolosi segreti ai nostri Possessori» lamentò Plagg, digrignando i denti per la rabbia. Poi rivolse ad Adrien un sorriso feroce, gli occhi che brillavano luminosi. «So cosa fare. Credimi, gliela faremo pagare a quella dannata ragazzina!»


 


Mi scuso dell'immenso ritardo per questo capitolo.
Di recente sono invaso dagli impegni, ma prometto che cercherò di pubblicare più regolarmente.
-La follia mi scorre nelle vene

   
 
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