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Autore: cabin13    12/05/2019    1 recensioni
Con una mano cerca di districare i nodi delle ciocche corvine, mentre si dirige in bagno e si osserva allo specchio: le occhiaie le segnano il volto pallido, l’espressione esausta; Isa non ne può più. Ieri sera, finché cenava con degli avanzi riscaldati, da sola al piccolo tavolo che occupa la microscopica cucina, era improvvisamente scoppiata a piangere. Ma che cosa ne sta facendo della sua vita?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Days go by

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I pigri raggi del sole filtrano attraverso gli spiragli della tapparella che non si è premurata di chiudere, ieri sera. Soffoca un mugugno contrariato nella federa del cuscino e si rotola tra le coperte per dare la schiena alla fastidiosa fonte di luce. Dannata primavera, ogni giorno l’alba arriva sempre più presto e non le concede più di quattro ore di sonno filate. Che palle, già sente la testa pulsare per la stanchezza della pessima giornata che la sta aspettando: il solo pensiero riesce a drenare tutta la sua voglia di alzarsi dal letto. Forse l’universo non l’ha presa molto in simpatia, perché fa appena tempo a rifletterci su, che il fischio penetrante della sveglia le trapana i timpani.

Isa si preme il cuscino sulle orecchie e di malavoglia allunga un braccio per far tacere il dispositivo, senza però trovarlo. Cazzo, si è dimenticata che l’ha spostato dal comodino. Un groviglio di capelli neri si alza dalle coperte del giaciglio e le mani stropicciano gli occhi marroni ancora impastati dal sonno, mentre le labbra si spalancano in uno sbadiglio svogliato. Traballante, si alza dal materasso e incespica fino alla mensola su cui sta trillando l’aggeggio infernale: più passa il tempo e più il volume aumenta, fa un casino assurdo. L’espressione della ragazza è imbronciata quando il suo palmo si schianta con poca grazia sulla plastica a far cessare il fastidioso rumore.

Il display segna le 6:50 in grandi caratteri arancioni e squadrati; ha quaranta minuti di tempo per rendersi presentabile, fare colazione e riordinare quella sottospecie di vortice del caos primordiale che è il suo minuscolo appartamento. Quel giorno le sembra ancora più piccolo. Opprimente. Isa è infastidita da questa sensazione; forse si è alzata con il piede sbagliato e vede le cose ancora più in negativo di quanto non lo siano di già. Eppure dovrebbe esserci abituata, alla negatività. È da una vita che ha accettato il vuoto della sua esistenza.

Sono le 6:53. Ha perso quasi cinque minuti incantata ad osservare il nulla cosmico, persa nelle sue riflessioni. Sa che è lenta come una lumaca, quindi deve andare a prepararsi subito: vuole evitare l’ora di punta in metropolitana e non ci tiene nemmeno a ricevere un’altra ramanzina dal suo datore di lavoro, ha bisogno del suo magro stipendio fino all’ultimo centesimo. E poi l’impiego la aiuta a mantenere la mente occupata, scaccia i pensieri e fa in modo che le lunghe ore della giornata scivolino via in un battito di ciglia, quasi sempre riesce a tenere via la noia. Una semplice segretaria in un ufficio di pubbliche relazioni non era esattamente quello a cui aspirava quando era uscita dall’università, ma è difficile puntare in alto se prima non ha una solida base economica sotto i piedi.

Con una mano cerca di districare i nodi delle ciocche corvine, mentre si dirige in bagno e si osserva allo specchio: le occhiaie le segnano il volto pallido, l’espressione esausta; Isa non ne può più. Ieri sera, finché cenava con degli avanzi riscaldati, da sola al piccolo tavolo che occupa la microscopica cucina, era improvvisamente scoppiata a piangere. Ma che cosa ne sta facendo della sua vita? Sta andando avanti per inerzia e non lo sa nemmeno lei perché continui a farlo. Non ha molto per riempire la sua squallida vita, si sente terribilmente vuota e questa consapevolezza acuisce ancora di più il suo malessere. Ha poco meno di trent’anni, eppure le sembra di averne duecento; è schiacciata da una cappa che preme sulle sue spalle e aumenta ogni giorno che passa.

La ragazza entra in doccia e si lava per bene, poi si asciuga, si pettina e si veste con gesti quasi meccanici. Non ha nemmeno bisogno di vederli, i mobili e i vari ostacoli sul suo percorso, perché tanto sa che sono lì, congelati in una staticità che la rispecchia appieno. Sgranocchia due biscotti integrali senza essere davvero affamata, mentre aspetta che l’acqua per il tè inizi a bollire: osserva l’impasto secco e friabile delle gallette e d’improvviso ha un’intuizione. Quell’impasto potrebbe essere benissimo la sua vita. Fragile, arida, insipida. Che senso ha, ammesso che ce ne sia davvero uno? Isa si è spesso interrogata al riguardo, senza mai raggiunger una conclusione effettiva. È tutto un ripetersi di domande e ipotesi, le sembra di girare in tondo come un cane quando si rincorre la coda. Ha l’illusione di muoversi, di andare avanti, ma in realtà è ferma sempre nello stesso punto. Isa vorrebbe tanto scoprirlo, se magari lei è la sola a sentirsi così da schifo o se esiste qualcun altro che, come lei, non riesce a trovare delle risposte.

Afferra le scatolette di tè che tiene sulla prima mensola della credenza vicino alla cappa e si mordicchia l’interno della guancia finché le pupille scure osservano le bustine di vari colori, nella speranza che arrivi un’improvvisa illuminazione a suggerirle il tè ideale per riparare tutte le fratture della sua vita. Alla fine, però, Isa è costretta a sospirare affranta e sceglie una semplice busta di tisana alla malva, il suo infuso preferito. Si sente un po’ scema ad averci quasi sperato, nell’illuminazione. Si riprende mentalmente perché per lei il divino non esiste, e nel contempo immerge il filtro nel pentolino che ha appena tolto dal fuoco.

Controlla l’ora segnata sullo schermo dello smartphone e schiocca la lingua, infastidita. Anche quel giorno riordinerà casa la mattina successiva; è stata talmente lenta che ha sì e no tempo sufficiente per tracannare la tisana prima di scappare via. La mattina e la sera sono le due parti della giornata che la ragazza odia di più, perché è da sola, nel silenzio più totale ed è troppo facile, per i pensieri, ricominciare a fare un casino infernale nella sua testa. È sempre stata una che pensa troppo e, con il suo malessere interiore, questa caratteristica si è sviluppata sempre di più fino a diventare odiosa agli occhi di Isa stessa. È un qualcosa che non riesce ad evitare se non si tiene occupata con qualche lavoretto, più si impone di zittirlo e più questo diventa forte. Cazzo se le dà fastidio.

Rovista nel cassetto del mobile nell’ingresso alla ricerca dei cerotti contro le vesciche, mugugnando un paio di parolacce perché più cerca di afferrarli e più questi scivolano via. Dopo cinque tentativi a vuoto – che contribuiscono pure a peggiorarle l’umore – finalmente riesce a prendere quei benedetti cerotti e se li applica sulla parte posteriore delle caviglie, poi si infila le scarpe e le allaccia come un automa. È sempre la stessa routine ripetitiva, ormai non ci fa nemmeno più attenzione, esegue i movimenti a memoria. Fa e basta, il cervello da un’altra parte a lottare contro quelle riflessioni che vorrebbe non ci fossero. Perché ogni cavolo di giornata deve fermarsi a pensare a quanto le faccia schifo questa vita vuota, così monotona e soffocante? Perché è come se stesse vivendo ogni giorno sempre lo stesso momento?

Isa torna in cucina e versa la tisana alla malva nella prima tazza che trova e beve ignorando la temperatura rovente del liquido che le scorre lungo la gola. In realtà, ad Isa non dà fastidio la sensazione di bruciore, anzi, l’infuso bollente ha come il potere di allentare la sensazione opprimente che la accompagna da chissà quanto. Tuttavia non ha molto tempo per godersi quel senso di sollievo, l’orologio sembra odiarla proprio: la ragazza deve mollare – anche se è più corretto dire “lanciare” –  la tazza nel lavandino e correre poi a prendere la borsa e la giacca per uscire. E le chiavi, cazzo, quasi se le dimentica!

Con un gran sospiro, si chiude il portone d’ingresso alle spalle e dal pianerottolo si avvia verso la scalinata del palazzo in cui abita. Si impone di non pensare alla grigia routine che sta vivendo e fa del suo meglio per concentrarsi sul mondo attorno a lei piuttosto che su se stessa, mentre una nuova replica della giornata precedente ha inizio.

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Hola gente
Non è colpa mia se ho scritto questa cosa, lo giuro, è che ripassare Pirandello e Schopy finché studiavo anche Montale, oltre a fornirmi un concentrato di allegria formato famiglia, mi ha dato l'ispirazione e quindi eccomi qui
Ho ripreso alcune "domande filosofiche" (?) su cui anche io mi ritrovo a riflettere e ho esagerato un po' il sentimento che si prova: Isa si interroga sul senso della vita anche se non vorrebbe, perché non riesce a trovare un senso alla sua vita vuota e opprimente e il non trovare risposte le causa questo malessere interiore.
Spero possa piacere e ringrazio chi recensità e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
   
 
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