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Autore: fearlesslouis    12/05/2019    0 recensioni
Che a volte le luci erano accecanti e le urla troppo forti, e tutto ciò di cui avevano bisogno era tenersi stretti per non andare alla deriva.
Louis non avrebbe mai pensato che ci sarebbe stato un ultimo 'ti amo' da dover ricordare.
Genere: Angst, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Someone you loved

 



Louis è nervoso. 

Non gli piace ammetterlo, specialmente non di fronte alle sue sorelle, ma lo è — tanto. Anche se è abbastanza bravo a nasconderlo.

Nessuna di loro sembra essersi resa conto del leggero strato di sudore che gli riveste la fronte, né delle dita che tremano quando vanno a scansare i capelli in un movimento quasi isterico.

Lottie è occupata con Ernest, Daisy sta acconciando i capelli di Doris in una treccia e Phoebe è impegnata col cellulare. Fizzy se ne sarebbe accorta, pensa Louis distrattamente.

Fizzy era quella che osservava di più, sempre attenta ai dettagli e ai piccoli particolari. Si sarebbe avvicinata, gli avrebbe carezzato la guancia affettuosamente e con un solo sguardo sarebbe riuscita a rassicurarlo. Ti voglio bene, gli avrebbe detto, e quello sarebbe bastato ad infondergli coraggio.

Louis scuote la testa: non è il momento di farsi prendere dalla nostalgia. Dovrà salire sul palco tra più o meno un'ora e cantare di fronte a quindicimila persone. Deve restare lucido e cercare di calmarsi.

Saluta i suoi fratelli con un abbraccio quando decidono che è arrivata l'ora di andare a prendere posto sugli spalti, poi si siede sul divano del suo camerino e chiude gli occhi.

Non è mai stato così agitato, neanche quando aveva perso sua madre solo un paio di giorni prima e si era ritrovato a cantare sul palco di Wembley per mantenere una promessa.

La voce di Lewis Capaldi gli arriva alle orecchie forte e chiara, specialmente mentre canta 'Hold me while you wait'.

Quel ragazzo scrive dei testi incredibili, ed incredibile è anche il modo in cui Louis è in grado di trovare un piccolo pezzo di sé in ognuno di loro.

È proprio quando le note della canzone cominciano a scemare, che lo schermo del cellulare riposto al suo fianco si illumina.

'Buona fortuna per stasera, Lou. Andrà tutto bene. H.'

Il liscio ridacchia con amarezza. Non ha avuto neanche il coraggio di chiamarlo. Se ne è andato, quella mattina dopo il funerale di Fizzy, con gli occhi ancora pieni di lacrime e l'espressione distrutta, senza salutarlo né rivolgergli la parola.

Ed ora, un'ora prima dell'esibizione più importante degli ultimi anni, quella che gli farà capire se ha ancora la forza — e la voglia — di cantare per gli altri, tutto ciò che gli riserva è un misero messaggio di buona fortuna. 

Niall lo ha chiamato ed hanno parlato per ore, Liam lo ha raggiunto a Londra il giorno prima solo per dargli un abbraccio che sapesse almeno un po' di casa. 

Harry, ormai, non riesce neanche più a sentire la sua voce.

Louis non gli risponde. Posa l'iPhone sul tavolo di fronte al divano e rilascia un sospiro affranto, mentre Capaldi, a pochi metri da lui, inizia a cantare 'Someone you loved'.

 

 

 

I'm going under and this time I fear there's no one to save me

this all or nothing really got a way of driving me crazy

 

 

 

Louis si sente solo, e forse è questo che lo rende nervoso. Ha già sentito la mancanza invadergli ogni parte del corpo. Non è la prima volta che si ritrova a dover fare i conti con il vuoto incolmabile al centro del petto, e lo sa che è una sensazione che non se ne andrà mai, quella di non essere più la stessa persona che era un tempo.

Ma la solitudine — quella gli è completamente nuova. È difficile trovare un attimo per se stessi quando si crescere in una casa piena di persone. Louis non ha mai avuto il tempo per sentirsi solo, neanche quando credeva di averne bisogno.

Anni dopo, poi, quando il successo era un peso enorme da portare, quando l'insicurezza sembrava più grande di lui e si sentiva sempre inadeguato, c'erano un paio d'occhi verdi sempre pronti ad accoglierlo, e delle braccia forti disposte a rimettere insieme con cura ed attenzione ciò che andava in pezzi.

Era facile lasciarsi cullare dalla presenza rassicurante di Harry, ed era naturale pensare che fosse una cosa permanente.

 

 

 

I need somebody to heal

somebody to know

somebody to have

somebody to hold

 

 

 

Louis si è reso conto, mentre gli anni passavano, di non aver mai messo in conto la possibilità di perderlo. Harry era — è — il suo qualcuno in mezzo ad un mare di nessuno. Il suo punto fermo, la colonna portante di tutto ciò che aveva costruito, e allo stesso tempo una spinta verso l'ignoto.

Non c'era sicurezza su cosa sarebbe accaduto in futuro, ma Louis aveva la certezza che, in qualsiasi caso, l'avrebbero affrontato insieme.

Perché è così che cominci a vedere le cose, quando a soli diciotto anni decidi di affidarti completamente ad un ragazzino di sedici, e allo stesso tempo ne diventi l'appiglio: come le vede lui. A volte Louis aveva l'impressione di non saper più riconoscere il confine che lo divideva da Harry. 

Si sentiva talmente legato a lui, così profondamente connesso, che era stato facile giungere alla conclusione che fossero ormai l'uno parte integrante dell'altro. Che si erano mischiati le pelli e scambiai i sogni, in un qualcosa di irreversibile e, forse, anche inevitabile.

Per questo dirgli addio è stato come strapparselo di dosso. Perché era l'unica persona che non aveva mai pensato di poter perdere. La sua persona.

 

 

It's easy to say

but it's never the same

I guess I kinda liked the way you numbed all the pain

 

 

 

Louis è bravo a nascondere ciò che prova, specialmente se si tratta di qualcosa che gli fa male. 

Prima di cominciare a girare il mondo, l'unica che riuscisse a leggergli dentro con un solo sguardo era sua madre. Le bastava un'occhiata, e Louis in quei momenti poteva fare solo due cose: assecondarla e cominciare a confessare ciò che gli passava per la testa, oppure ignorare il suo cipiglio e aspettare che fosse lei a chiedere per prima, vittima della sua stessa curiosità.

Poi era arrivato Harry. Harry con le mani calde e delicate e abbastanza grandi da potergli cullare il volto, le fossette da bambino e gli occhi più sinceri che avesse mai visto.

Ad Harry, per capirlo basta ancora meno. Non serve che lo guardi, né che lo tocchi, e neanche che provi a parlargli. Ad Harry è sufficiente essergli accanto, trovarsi nella sua stessa stanza, per capire se c'è qualcosa che lo turba. 

È strano, a volte anche inquietante ma al tempo stesso terribilmente rassicurante, il fatto che Louis senta le sue dita dinoccolate farsi strada sulla sua schiena in un gesto di supporto ancora prima di sentire l'ansia, la preoccupazione o la paura. 

Harry gli precede le emozioni. Lo comprende senza che si spieghi, anche — e soprattutto — quando Louis è il primo a non riuscirci.

Per questo adesso sono le sue labbra quelle che sente premere contro la tempia e le sue braccia quelle che lo avvolgono. Non ha dovuto neanche chiamarlo. Si è precipitato in ospedale non appena ha potuto, un rasoio stretto nella mano e un cheeseburger nell'altra.

Louis è sicuro che stia morendo dal bisogno di sapere, ma non gli ha chiesto niente. Lo ha portato in bagno, gli ha rasato la barba e lo ha quasi obbligato a mangiare, poi si è limitato a tenerlo stretto.

Nel momento in cui ha sentito le sue braccia circondarlo, a Louis è sembrato di riacquisire senso. Come se negli ultimi giorni — settimane, mesi — avesse perso forma e consistenza, e il tocco di Harry gli avesse restituito tutto. Anche il respiro.

-Non ce la farà, Haz- pronuncia dopo quelle che sembrano ore, la guancia leggermente bagnata premuta sul petto dell'altro.

Il riccio sospira contro i suoi capelli e aumenta quasi impercettibilmente la presa attorno alle sue spalle.

-Ti hanno detto quanto le rimane?- domanda in un sussurro tremante.

Louis si solleva e lo guarda negli occhi lucidi di lacrime. -Un paio di settimane, forse un mese- ammette.

Harry respira profondamente, come se volesse buttare fuori tutto il dolore, poi strizza gli occhi e annuisce.

-Andrà tutto bene, Lou- gli dice, e Louis ci crede. -Non sei solo, amore mio. Andrà tutto bene.-

Si lascia baciare dolcemente e crolla tra le sue braccia, poi, abbandonandosi finalmente al sonno.

Sua madre sta per andarsene, ma gli occhi di Harry sono un bel posto in cui sperare in qualcosa di migliore.

 

 

 

 

And now the day bleeds

into nightfall

and you're not here to get me through it all

I let my guard down

and then you pulled the rug

I was getting kinda used to being someone you loved

 

 

 

Louis ha sempre creduto ad Harry. Anche mentre sua madre stava morendo. Perché sapeva che finché ci fosse stato lui, non si sarebbe mai sentito solo. 

Che le battaglie le combattevano in due e i successi erano qualcosa da condividere. Adesso, invece, quell'«andrà tutto bene» che spicca sullo schermo illuminato del cellulare ha un sapore amaro mentre Louis lo rilegge.

No, vorrebbe dirgli. No, niente andrà bene. 

Dovresti essere qui con me e invece sei dall'altra parte del mondo. 

Niente andrà bene.

 

 

 

I'm going under and this time I fear there's no one to turn to

this all or nothing way of loving got me sleeping without you...

 

 

 

-Hai quattro piccoli nei proprio qui, sulla guancia sinistra- mormora Harry contro il suo zigomo. -Sono adorabili.-

Louis sbuffa e porta una mano a coprirsi il viso in un gesto esasperato, ma in realtà un tenue sorriso pregno di tenerezza gli piega le labbra.

-Smettila di blaterare stupidaggini, Harry- borbotta con voce assonnata. -È ora di dormire.-

Il riccio si lascia scappare un verso scherzosamente oltraggiato, gli afferra il braccio lo scansa con forza dal suo volto. -Non sono stupidaggini!- esclama. -Sono una minuscola parte di te, proprio come le rughe d'espressione che ti circondano gli occhi o quella piccola cicatrice sulla fronte. Quindi non sono stupidaggini.-

Louis si sente quasi sopraffatto, in questi momenti, quando gli occhi di Harry lo guardano come se esistesse solo lui e tutto il resto non avesse la minima importanza. È una cosa che non cambia mai, questa. Sono passati quattro anni, entrambi hanno visto il mondo e incontrato centinaia — forse migliaia — di persone, eppure Harry non ha mai smesso di guardarlo così. Come se potesse vedere sul suo corpo tutte le meraviglie dell'universo: una costellazione in quei piccoli quattro nei, dei fiori incastrati tra le sue rughe d'espressione, un minuscolo raggio di sole a formare quella cicatrice sulla fronte.

-Sei troppo smielato per i miei gusti, Styles- scherza infine, voltandosi verso l'orologio alla sua destra per mascherare il rossore sulle guance.

Sono le tre di notte, dovranno partire alle nove ed essere svegli per le sette, ed Harry sta contando i nei sulle sue guance.

-Fai tanto il duro ma in realtà sei più smielato di me, Tomlinson- ribatte prontamente il riccio, il volto poggiato sul palmo della mano e il gomito affondato nel cuscino. 

Louis ridacchia e si gira su di un fianco, fronteggiandolo. -Hai ragione- ammette. -Infatti sto pensando ad una cosa molto smielata. Vuoi sapere cos'è?-

Harry porta le dita a carezzargli la barba leggermente incolta e annuisce. -Che ci sono parti di me che ho scoperto solo grazie a te, e altre che ho imparato ad amare attraverso i tuoi occhi- comincia, poi gli lascia un bacio sulle labbra schiuse e continua, il naso a contatto con quello dell'altro e le palpebre sempre più pesanti. -Ma la parte più bella sarai sempre tu.-

Harry ride e affonda il volto nel suo collo, inspirando profondamente. Sembra un 'ti amo' quello che gli colpisce la pelle sensibile dietro l'orecchio, ma Louis si addormenta prima di riuscire ad accertarsene.

 

 

 

Now, I need somebody to know

somebody to heal

somebody to have

just to know how it feels

it's easy to say

but it's never the same

I guess I kinda liked the way you helped me escape

 

 

 

 

Non si ricorda quand'è stata l'ultima volta che si sono detti 'ti amo'.

Nell'ultimo periodo tutto era talmente opprimente e faticoso, che a malapena trovavano il coraggio di guardarsi negli occhi. Sapevano che sarebbe arrivato un momento in cui avrebbero dovuto lasciarsi andare, ma c'era ancora troppo amore perché potessero riuscirci.

Louis crede che questa sia stata la loro benedizione e al tempo stesso rovina. L'incapacità di dirsi addio li ha tenuti insieme e poi li ha logorati da dentro, finché di ciò che erano stati una volta non era rimasto più niente. È difficile da spiegare. Sono passati due anni da quando Harry ha smesso di essere il suo qualcuno, la sua persona, eppure Louis fa ancora fatica a credere che i suoi occhi non saranno più la prima cosa che vedrà al mattino.

Il fatto è che si sono affidati l'uno all'altro quando erano solo due ragazzini cresciuti in delle cittadine minuscole che si stavano scoprendo a vicenda. All'improvviso il mondo era ai loro piedi, ma la parte più bella della giornata, per Louis, era tornare a casa e rifugiarsi nell'abbraccio caldo e rassicurante di Harry. Che a volte le luci erano accecanti e le urla troppo forti, e tutto ciò di cui avevano bisogno era tenersi stretti per non andare alla deriva.

Louis non avrebbe mai pensato che ci sarebbe stato un ultimo 'ti amo' da dover ricordare.

 

 

 

 

And I tend to close my eyes when it hurts

sometimes I fall into your arms

I'll be safe in your sound

till I come back around 

 

 

 

 

-Devi promettermi una cosa.-

Louis esita. Non gli sono mai piaciute le promesse. Ma è appena tornato da un appuntamento con Eleanor, ed Harry ha una tristezza negli occhi che non gli ha mai visto addosso. Pensa di poter fare un'eccezione.

-Tutto quello che vuoi- risponde quindi, le dita della mano sinistra incastrate tra i ricci morbidi dell'altro.

Harry si avvicina ancora un po', adesso sistemato al centro del divano del loro salotto, e gli rivolge un sorriso senza fossette.

-Che tornerai sempre da me- soffia tirando su col naso.

Louis sa che si sta sforzando di trattenere le lacrime, per questo gli lascia un bacio sullo zigomo, appena sotto l'occhio, mentre lo ascolta chiedergli di non lasciarlo andare. -Che qualsiasi cosa succeda, ogni sera tornerai a casa e mi abbraccerai proprio come stai facendo ora. Perché io ho bisogno che tu lo faccia, Louis. Ho bisogno di te.-

Il liscio gli sorride contro la guancia e annuisce, perché cos'altro potrebbe fare? Non ha mai avuto altre possibilità.

Dal momento in cui ha posato gli occhi nei suoi per la prima volta, ha capito che lì dentro c'era tutto il suo mondo.

-Te lo prometto- bisbiglia allora, per poi spingerlo a sdraiarsi sulla superficie morbida del divano.

-Ti credo- lo sente sussurrare, mentre lascia vagare le labbra sulla pelle calda del collo. -Ti credo.-

 

 

 

But now the day bleeds

into nightfall

and you're not here

to get me through it all

I let my guard down

and then you pulled the rug

I was getting kinda used to being someone you loved

 

 

 

Col senno di poi, Louis desidera che Harry non gli avesse creduto, quella sera di qualche anno fa. E invece quel ragazzino troppo riccio e troppo buono si aggrappava a lui come fosse la sua àncora, si fidava delle sue parole — quelle che diceva e quelle che non riusciva a tirare fuori — come se solo lui potesse rivelargli le verità di cui aveva bisogno. Come se tra le sue dita ci fossero le risposte ad ogni sua domanda.

Sospira, Louis, mentre Lewis Capaldi comincia ad intonare le note di una canzone che non conosce. 

Deve ancora cambiarsi e ha un'intervista tra meno di quindici minuti, e invece di prepararsi ha lo sguardo fisso su un messaggio che avrebbe dovuto cancellare già da un bel pezzo.

-Sarebbe educato rispondere, sai, quando qualcuno ti augura buona fortuna.-

Per un attimo, un solo, minuscolo attimo, Louis è quasi convinto che si tratti di un'allucinazione. Non può essere, si dice, non può essere che sia qui. Dovrebbe essere a New York, dall'altra parte del mondo, a provare l'abito che indosserà al Met tra un paio di giorni.

Eppure... eppure quella voce la riconoscerebbe ovunque. Anche se non la ascolta da mesi, anche se non ricorda l'ultima volta che l'ha sentita pronunciare 'ti amo'.

-Louis- lo richiama Harry, per poi avvicinarsi cautamente al piccolo divano al centro del camerino.

Il liscio si alza, e solo a quel punto trova il coraggio di guardarlo. Ha tagliato di nuovo i capelli, ma questo lo sapeva già. C'è qualche traccia di peluria sulle sue guance, e Louis resiste all'impulso di passarci sopra le dita. Non ha mai potuto sentire la consistenza della barba sulla pelle sempre morbida e glabra di Harry.

-Che ci fai qui?- domanda piano, le braccia incrociate al petto e la testa che pulsa.

Il riccio scrolla le spalle e gli sorride esitante, mentre i suoi occhi sembrano scavargli dentro come erano soliti fare fino a qualche tempo fa. Si riprendono il loro posto tra un battito e l'altro, in mezzo a cuore e polmoni, e Louis li lascia fare: con ogni respiro gli sembra di inalare qualcosa che appartiene ad Harry — il profumo, la forma delle labbra, le dita inanellate poggiate sui fianchi — e di farlo suo, ancora una volta, e di riconoscerlo come se non se ne fosse mai andato.

-Non so...- balbetta il riccio. -Non so perché sono venuto, in realtà. Volevo solo stare con te, credo.-

Il liscio annuisce e abbassa lo sguardo con un sospiro. -Perché credevi ne avessi bisogno o perché ne avevi bisogno tu?-

Harry non risponde subito. Si avvicina ancora un po', le mani affondate nelle tasche dei jeans troppo larghi, e si ferma solo quando le punte delle Vans che indossa sfiorando le sue. -Perché ne abbiamo bisogno entrambi- soffia. -Perché non so te, Louis, ma io a volte ho la sensazione di non riuscire a respirare, se non ci sei. Ed è da troppo tempo che non ci sei... che non ci siamo.-

-Non è così semplice, Harry-

-Lo so- lo interrompe, per poi adagiare una mano sulla sua guancia ruvida e lasciarvi una carezza appena accennata. -Ma tu hai bisogno di me, questa sera. Hai bisogno di salire su quel palco con la consapevolezza di poterti abbandonare tra le mie braccia una volta sceso- afferma sicuro, e Louis vorrebbe dirgli che ha bisogno di lui sempre, non solo questa sera. Ma rimane in silenzio e lo lascia continuare, le gambe che tremano e il cuore in gola. -Ed io ho bisogno di stringerti. Quindi lasciami rimanere, ti prego.-

Il fatto è che Louis ed Harry, in fondo, sono ancora quei ragazzini di sedici e diciotto anni che venivano da cittadine minuscole e volevano scoprire il mondo insieme, l'uno attraverso gli occhi dell'altro.

Quindi -Certo-, dice. -Certo che puoi restare. Puoi restare quanto vuoi, H.-

Anche per tutta la vita, come ci eravamo promessi.

Louis non è bravo con le promesse, ma Harry sì.

Harry è quello che torna.

 
   
 
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