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Autore: CortexiphanAddicted    12/05/2019    0 recensioni
Il mondo di The Walking Dead, come tutti lo conosciamo: ogni personaggio ha la sua storia, il suo passato, i suoi morti. Lo stesso vale per Aria, una ragazzina cresciuta troppo in fretta, come Carl, Enid, Judith o Beth. L'apocalisse vista dai suoi occhi ha una colorazione diversa, si intreccia con la storia principale dei protagonisti della serie e, in particolare, alle vicende del Santuario e del suo tiranno, Negan. Ancora prima di conoscerlo,infatti, sembra che Aria fosse destinata ad amarlo per sempre...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Negan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono nel bel mezzo di una fiera-concerto, indosso un vestito di paillettes corto e dorato con una felpa blu da sopra, è estate ma di sera fa freddo.
Indosso dei tacchi, il mio tormento, e cerco Negan.
So che si trova in giro, da qualche parte. Ci sono milioni di persone, fuochi d’artificio, bancarelle con ogni sorta di cibo, giochi e pupazzi, proprio come prima, non c’è ombra di zombie, non c’è morte, non c’è dolore.
E io cerco Negan.
Corro tra questa massa di persone. Vedo i miei genitori che si divertono assieme ai miei zii, anche zio John, credevo fosse morto… le mie nonne, come sono belle, sedute a un tavolino a bere limonata… mia sorella Andrea che scherza con mia cugina Rachel e Alex, sembrano così felici.
Vado ancora avanti e mi avvicino al palco, dei ragazzi stanno suonando… musica, qualcosa che avevo dimenticato. Canto con loro parole di una canzone che non conosco, ma di cui ho imparato ogni suono a quanto pare.
Vedo Claire, Luke, i miei amici e compagni del liceo, corro da loro, quasi piango, io che non li avevo mai sopportati. Abbraccio Claire, le chiedo scusa per averla abbandonata, le chiedo che cosa abbia fatto, che posto è questo, ma non sento la sua risposta, perché vedo Negan, in lontananza, indossa un completo nero elegante con una cravatta rossa, beve un drink e mi guarda.
D’improvviso la musica scompare, tutto si fa più lento, tranne io e lui.
Non parla ma sento chiaramente le sue parole: -Vieni da me-.
I volti degli altri cominciano a divenire sfocati, il cielo stellato a scolorire, i confini di questo mondo fasullo a sgretolarsi, il pavimento a crollare.
Corro da lui perché è l’unico che potrebbe mai salvarmi, quasi mi tuffo tra le sue braccia, lo abbraccio. -Stai tremando- mi dice. Io gli prendo il viso tra le mani, comincio ad accarezzargli la barba, lui chiude gli occhi.
Il mondo riprende a produrre suoni, i volti degli altri riprendono forma, tutti sorridono e scherzano, Claire mi fa segno di raggiungerla, ma io non voglio. –Non mi lasciare mai più- dico, soffocando le mie lacrime sul suo petto, mi sporgo per baciarlo, come avessi fretta. Ma mi sveglio.
Sono nel mio letto dell’accampamento, ovviamente era un sogno e ovviamente sono sola, ancora avvolta nel suo abbraccio, nella sensazione che lui mi stia vicino. Mi muovo perché so che prima o poi avrei dovuto farlo e quella sensazione scompare, lasciando spazio nel mio cuore al desiderio e alla speranza che lui possa tornare.
Quanto tempo è passato da quando Negan è andato ad Alexandria?
Quella sensazione tremenda che ho sentito, la provo ancora, meno forte, ma mi sento male. Perché non torna da me? Che cosa farò senza di lui? A discapito dei suoi discorsi motivazionali, senza lui non sono niente, lo so, la prova di ciò è come mi sento ora. Mi siedo, avvolgendo il mio corpo nelle lenzuola, comincio a pensare cosa succederà se il mio unico modo per vederlo d’ora in poi saranno i sogni e piango, silenziosamente, quasi non volessi farmi sentire, da chi… non lo so.
È pieno giorno ormai, spinta da non so quale desiderio di sapere se Negan è vivo o se anche io dovrò seguirlo ovunque sia, indosso un vestito, niente tacchi ma scarpe comode, prendo una felpa, indosso un berretto e esco. La luce del sole mi acceca come dei fari di un auto farebbero a un cerbiatto in piena notte, mi sento debilitata, poi ricordo di non aver mangiato molto. Il Santuario è nel pieno delle sue mansioni quotidiane, tutti sono attivi, si sente vitalità, qualcosa che mi disgusta al momento, talmente tanto che mi viene la nausea e non riesco a trattenermi, vomito in un angolo, sperando che nessuno mi veda. A quanto pare la mia sbornia da mogliettina ubriaca non è ancora passata. Cercando di riacquistare un po’ di dignità, mi metto a camminare per il campo, in mensa mi faccio dare un po’ d’acqua e uno snack, mi siedo a un tavolo e mi godo un attimo di tranquillità.
Mi sento uno schifo, mi farei dare un’aspirina ma non saprei a chi chiedere. Prima qualsiasi mio desiderio era Negan a soddisfarlo, mi bastava sussurrargli qualcosa all’orecchio e subito mi avrebbe dato ciò che chiedevo, cibo, sigarette, libri. Mi metto le mani tra i capelli, il mio mal di testa non passerà mai, sono seduta a un tavolo della mensa a non fare nulla mentre tutti gli altri lavorano. Sono stupida, incapace… sono sola, come non lo sono mai stata. –Cazzo- mi dico, come sono patetica.
–Ehi non hai proprio una bella cera-
Giro lentamente la testa, mia cugina Rachel mi sorride, ma sembra al tempo stesso preoccupata.
–E’ un modo carino per dire che ho un aspetto di merda?- -Direi di sì, cuginetta- si siede accanto a me, senza che io le dia il permesso, ma sono troppo stanca per lottare contro la mia famiglia al momento. È così, ogni entità del mio ramo familiare che viene da me è perché vuole qualcosa, perché non accetta la mia scelta di vita. Cedere a una conversazione è come dare spago a questi pensieri. Ma non posso prendermela con la mia coetanea Rachel, lei e mia sorella sono le mie migliori amiche, almeno lo erano. Da bambine io e Rachel giocavamo assieme di continuo, ma soprattutto combattevamo per le attenzioni di mia sorella. La maggior parte delle volte si coalizzavano contro di me e, conoscendo i miei punti deboli, mi ferivano con ogni mezzo, se avevo fatto loro un torto, ma anche senza motivo. Ho sempre pensato di essere io il problema perché avevo pensieri cattivi su di loro, quando mi trattavano male. Mi sa che eravamo tutte e tre dei piccoli mostri, in qualche modo.
–Come te la passi?- mi chiede Rachel, spostandosi una ciocca castana dietro l’orecchio. Quel suo sorriso così amichevole, quell’aspetto così genuino e femminile, i suoi modi di fare, mi hanno sempre intimorito. È sempre stata più donna di me in tutto, se qualcuno in passato avesse dovuto scommettere quale delle due avrebbe accalappiato prima qualcuno, mi avrebbe battuto alla grande nei sondaggi. Nessuno puntava sulla piccola, povera Aria. Una soddisfazione personale sapere che a Negan sia potuta interessare io e non lei. Ma se mio marito dovesse notare le sue tette probabilmente la farebbe entrare nel suo Harem. Ecco, sono una pervertita, oppure avevo solo voglia di fare un pensiero su Negan che mi facesse provare qualcosa di diverso dalla tristezza.
–Sto…-
bene, benissimo, non potrei stare meglio. L’unico uomo che mi abbia mai amata forse è morto, ferito, solo, in fin di vita o che so io. Forse sta soffrendo come un cane mentre io sto a parlare qui, al sicuro tra queste mura mentre lui è nell’occhio del ciclone assieme a Rick Grimes e la sua gente, le persone che vogliono più fargli del male al momento
-…male, Rachel- ci scambiamo uno sguardo spaventato prima che io scoppi a piangere, tra le braccia che ho incrociato sul tavolo. Come al solito lo faccio in silenzio, per evitare di attirare l’attenzione altrui. Rachel mi accarezza una spalla, gentilmente –Aria, lui tornerà, lo fa sempre- mi parla come se sapesse che cosa sto passando –E’ forte, più di tanti altri coglioni, è senza scrupoli ed è un assassino, non ha problemi a farsi strada in questo mondo- il suo tono passa da dolce a incazzato nell’arco di tre secondi –quindi vedi di smetterla di frignare come una bambina del cazzo e renditi conto del mondo che ti circonda. Lo sai quanti casini stanno succedendo? No ovviamente, perché tu pensi solo al tuo Negan. Appena lui si volta qui è un casino, e l’unico modo per ottenere le cose è con la forza. Lo sapevi che Alex è stato picchiato? No naturalmente, una rissa in mensa e tu lo sapresti se parlassi con la tua famiglia ogni tanto-
Oh cazzo, e se fosse per quando mi ha aiutato, o perché Daryl è scappato? Sarei dovuta andare da Alex, avvertirlo, lui che fa così spesso i turni di guardia, e invece l’ho incasinato. –Sta…- -Bene, sì, gli hanno dato una lezione ma senza esagerare, questi coglioni credono di dover divulgare il verbo di Negan anche in sua assenza- guardo mia cugina e la vedo in una maniera in cui non l’avevo mai vista, lei, che in quell’inverno passato in strada non faceva che piangere, la vedo spietata. I ruoli si sono capovolti, mi sono rammollita, mentre pensavo di stare migliorando. Aprire il mio cuore a un assassino l’ha appesantito di scrupoli e pensieri che in questo mondo molti considererebbero non necessari se non deleteri. –Mi dispiace- abbozzo silenziosamente –Fammi il piacere, quando sarai di nuovo un lupo e non una piccola pecorella spaventata, torna dalla tua famiglia, dalle uniche persone di cui ti puoi davvero fidare. Non ti dirò che ci manchi come ha fatto nonna, ti dico di svegliarti, Aria, per il tuo bene in primis. La tua vita non è una storia d’amore con un uomo più grande, è sangue, budella, morte, sopravvivenza. Cerca di capire da che parte vuoi stare prima di ritrovarti a camminare coi morti anche tu- Rachel se ne va, strano come questo discorso così stronzo e rude mi abbia riportato così in fretta alla realtà.
In altre parole mia cugina è il più rapido passa-sbronze della storia, ma imputerei la cosa più all’adrenalina. Non mi sarei mai aspettata che potesse parlarmi in questo modo, se ci fosse stata questa sincerità in passato, mi sarebbe piaciuta sicuramente di più. Ciò non toglie che mi abbia messo in testa una pulce fastidiosa, la stessa che la mia famiglia sta cercando di infilarmi con forza nella gola: che Negan non è il futuro.
Ma io so che non è così, loro non hanno visto quello che io vedo di continuo in lui, loro non lo conoscono, Negan è una cosa mia, come io sono sua. Riguarda me e lui e sono io autrice delle mie decisioni, so io cosa è meglio per me. Troppe volte ho anteposto la felicità di quelli che credevo di amare alla mia, ora solo di un individuo mi importa, ora solo a Negan io do retta. Mi alzo di fretta come se dovessi prendere il treno, diretto a “aiutatemi mio marito è scomparso Town”. Non ho davvero nessuno con cui sfogarmi, poiché non mi è rimasto nessun amico.
Vorrei che fossi qui amore mio, ma dove cazzo sei… che cosa ti hanno fatto, perché non posso stringerti a me?
Appena esco dalla mensa vedo che sono tutti in agitazione, diversi camion rientrati, gli uomini di Negan che scaricano merci, un gran chiasso, un chiasso di rientro, un chiasso di ritorno.
–Che se ne farà Negan di quell’idiota? A che ci serve un ciccione con quei capelli del cazzo- sento da un uomo che sta entrando proprio nella mensa.
Corro, come non ho mai corso, fino al mio appartamento. Sento crescere dentro di me il desiderio di vedere con i miei occhi che è vivo, che sta bene, che mi ama. Voglio fissarlo, baciarlo, sentirlo dentro di me. Voglio unirmi a lui e non lasciarlo mai più, almeno fino a quando sarò ancora in grado di respirare.
Arrivo alla porta e la apro senza esitazione, il mio paradiso ideale è che dietro di essa ci sia lui ad aspettarmi.
È di spalle, sta tenendo tra le mani le lenzuola, ha posato Lucille ai piedi del letto.
–Mogliettina credevo di trovarti al tuo solito posto, volevo farti una sorpresa, ma sembra l’abbia fatta tu a me-
Scoppio in lacrime e gli corro incontro, lo abbraccio come se fosse morto e ritornato dall’oltretomba, come fossimo Orfeo ed Euridice, solo che la nostra è una storia a lieto fine.
Lo bacio, mettendomi sulle punte per raggiungere le sue labbra. Lui mi solleva per aiutarmi, poi mi sorride.
–Ehi mettimi giù- dico, divertita. –Avevo dimenticato fossi così piccola- -Sembra sia passata una vita da quando te ne sei andato, e ti sei fatto la barba- -Che ne dici?- -Mmm, non stai affatto male, anche se sai quanto mi piaccia la tua barba- avvicino il suo mento al mio volto con un dito, ci baciamo se possibile in maniera ancora più profonda di prima. Mi accorgo che, appena arrivato, è subito venuto da me, fanculo le priorità direi.
Che stia diventando… io una sua priorità?
Mi adagia sul letto, si siede accanto a me, mi stringe una mano poi l’avvicina e le dà un bacio. -Non hai idea di quanto tu mi sia mancato, ti hanno fatto qualcosa? Ti hanno aggredito?- -Beh, diciamo che ci hanno provato- lo sapevo.
Mi mostra Lucille, mi racconta che cosa ha fatto, com’è Alexandria, la famiglia di Carl, di cosa abbia di speciale quel posto.
Mi spiega di come abbia ucciso Spencer, un idiota che voleva prendere il posto di Rick.
–Allora gli ho detto che a mio parere non aveva fegato e poi l’ho sbudellato, a riprova del fatto che in realtà lo aveva, mi ha fatto fare una brutta figura davanti a tutti-
-Hai fatto lo stronzo insomma, almeno se lo meritava- -E qui viene il bello- mi dice di come una ragazza abbia tentato di ucciderlo poco dopo sparandogli e di come Lucille lo abbia miracolosamente protetto, parando il proiettile che ora è conficcato nella mazza da baseball.
–Che puttana- dico –che puttana bastarda, dimmi che l’hai uccisa- -Ho detto a Arat di uccidere d’esempio chiunque altro ma non lei, giusto per farle venire un po’ di sensi di colpa- -Mi stai dicendo che è ancora viva?- -Ti sto dicendo che è inoffensiva, in questo momento è tutto tranne che una minaccia- -Come si chiama?- chiedo impaziente –Che vuoi fare? Andare a sculacciarla da parte mia?- distolgo lo sguardo, sbuffando. –Rosita, o qualcosa di simile. Dai adesso fammelo un bel sorriso, ho esaudito il tuo desiderio- io abbasso lo sguardo, per poi stringere forte la mano di Negan.
–L’ho sentito, quando ti hanno sparato- Negan mi guarda, divertito e incredulo. –Non so come e non so perché, ma sono stata male, mi sono sentita esplodere la testa, avevo anche bevuto, ma era un dolore che non avevo mai provato, spigoloso e tagliente come un ago nel cervello-
-Dunque ti dai all’alcol quando io non ci sono?- chiede. Io comincio a piangere. –Pensavo ti avessero fatto del male, ferito, o che fossi in difficoltà. Ho avuto paura… che non tornassi più da me- Negan cerca il mio sguardo e quando lo trova prende il mio viso tra le mani, asciuga le lacrime e mi bacia, avvicinando il mio corpo al suo, facendomi spazio nel suo cuore.
–Io non ti lascerò mai- sorride, stringo le sue mani attorno al mio volto –Specialmente ora che so che hai i superpoteri- dire stronzate equivale a un “ti amo anche io”.
Conclusa questa parentesi romantica, ma quando mai si chiude quando ci siamo di mezzo noi, mi parla di Eugene, questa specie di scienziato capace di creare proiettili da materiali di scarto. –Sarà un ottima risorsa per il Santuario, per questo me lo sono preso-
Mi parla di Carl, di quanto sia un ragazzo speciale, di come si sia divertito a terrorizzarlo.
–Anche io devo dirti una cosa- dico. Gli parlo di Daryl, di come fossi andata a parlargli molto tempo prima perché non sapevo cosa stesse succedendo, di come volessi alleviare il suo dolore, della sua fuga, di Fat Joey, di tutto.
Aspetto che arrivi una punizione anche per me, una volta finito. –Brucerai anche il mio di volto?- gli chiedo, chiudendo gli occhi.
Lui mi accarezza il viso –Tu sei… così pura e innocente rispetto a questo mondo, non potrei farti del male nemmeno volendo-
-Mi dispiace di non averti parlato prima di Daryl, sono stata una stupida, non farò mai più nulla che possa andare anche lontanamente contro di te-
Negan sorride –Questo, mogliettina cara, era proprio quello che volevo sentire-
Mi bacia… come fossi l’unica cosa che conta, ha sempre avuto questo potere, di farmi sentire speciale senza che io debba fare nulla.
Come se il semplice fatto che io sia nata sia stata una vittoria.
Mi fa credere in me stessa, mi fa venir voglia di vivere.
Mi fa sperare che un giorno le cose possano andare come vogliamo noi.
   
 
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