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Autore: Emanuela84    13/05/2019    1 recensioni
Per Ryo è arrivato il momento di fronteggiare il suo nemico più grande, i sentimenti che prova per Kaori.
Questa fanfic è nata qualche anno fa dopo aver ascoltato l'inciso della canzone "Imbranato" di Tiziano Ferro, quando l'ho sentita mi sono immaginata Ryo...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ora ne aveva la certezza.
Era inutile continuare a negare l’evidenza ed a mentire.
La conferma l’aveva avuta quel pomeriggio, anche se, pensandoci bene, non ne aveva avuto bisogno perché in cuor suo lo sapeva già da tempo.
Si era lasciato sopraffare dall’emozione, come un bambino, ed era rimasto lì, fermo e immobile in mezzo alla stanza.
Non gli era mai successo prima, quello che aveva provato gli aveva mozzato il fiato.
Eppure ne aveva viste tante di donne in vita sua ed anche belle.
Già, ma nessuna era come lei. Nessuna aveva quella sensualità che emanava da ogni gesto e che ogni volta gli faceva perdere la testa. E di cui lei non si era mai resa conto.
Era questo che più gli piaceva in lei, quella sua ingenuità e quella sua innocenza, l’inconsapevolezza del fascino che aveva su di lui ogni volta che gli era vicina.
Quando l’aveva conosciuta, otto anni prima, lei era una ragazzina nemmeno ventenne e lui non aveva capito che donna sarebbe diventata di lì a poco.
Quando se n’era accorto aveva comunque fatto finta di niente, o almeno aveva cercato. Ma era stato impossibile, non aveva potuto e adesso era troppo tardi, non poteva tornare indietro, poteva solo andare avanti.
Stare con lei 18 ore su 24 adesso gli sembrava troppo poco, voleva di più. E di più significava solo una cosa, ovvero smetterla con quella farsa e confessarle il suo desiderio.
Perché era proprio questo che lui andava negando. Negava di desiderarla con tutto sé stesso, come mai aveva desiderato una donna in vita sua.
E non era solo amore o forse era proprio l’amore a fargli provare tutto ciò.
Ma lei? Anche lei voleva questo? Anche lei lo desiderava? Di una cosa era certo, dell’amore smisurato che lei provava per lui e che più volte, non con le parole ma con i gesti, gli aveva dimostrato.
Lei, lei, lei. Sempre lei nella sua mente, nei suoi pensieri, nei suoi ricordi. Appena chiudeva gli occhi se la trovava davanti, il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra… per non parlare di tutto il resto. Ed a questo punto i suoi pensieri si facevano indecenti e si malediceva per questo perché lei non era il tipo di donna che si meritava certe cose anche se solo pensate.
 
Questi e altri pensieri turbinavano nella mente di Ryo in quel caldo pomeriggio di agosto.
Se due ore prima gli avessero detto che presto si sarebbe trovato in quello stato ci avrebbe riso su di gusto. Lui, lo stallone di Shinjuku, in preda all’angoscia per una donna? E per chi poi, per Kaori? No, non sarebbe mai successo.
Quando era rientrato aveva trovato la casa avvolta nella penombra, in un misero tentativo di mantenerla fresca contro il caldo afoso che aleggiava fuori. Si era stupito di non trovare Kaori intenta in qualche lavoro domestico. Evidentemente il caldo aveva sopraffatto anche lei, si disse. Salì le scale e sentì il ronzio del ventilatore provenire dalla camera della sua socia. La porta era socchiusa, infilò la testa dentro la stanza e notò che Kaori si era addormentata. Si avvicinò al letto, gli piaceva guardarla mentre dormiva, lo faceva sempre. Si preoccupò di spostare il ventilatore perché il getto le arrivava troppo vicino e poi si avvicinò ancora ma l’ultimo passo rimase a mezz’aria. Kaori indossava solo la biancheria intima, un reggiseno di pizzo nero e degli slip dello stesso colore. Poco era lasciato all’immaginazione. Da quando Kaori indossava biancheria in pizzo? Nero per giunta…
Ryo non l’aveva mai vista così e neanche nei suoi sogni era mai stata così bella. I suoi occhi osservarono con desiderio ogni millimetro del suo corpo, soffermandosi sulla curva dolce del seno e dei fianchi. Avrebbe voluto avvicinarsi di più ed accarezzarla, sentire la sua pelle sotto le sue dita ma non ce la faceva, non riusciva neanche a muovere un muscolo.
Soggiogato da tanta perfezione, sarebbe rimasto lì tutta la vita ma un leggero movimento della ragazza gli fece riprendere un minimo di lucidità e con la paura che si svegliasse e lo trovasse lì, impalato come una statua di marmo, riuscì a voltarsi e ad uscire. Solo dopo che ebbe chiuso la porta riprese a respirare. Cercò di ricomporsi e con passo deciso si diresse verso la sua stanza e chiuse la porta. Si distese sul letto e fissò il soffitto ma in un secondo gli tornò alla mente quanto aveva visto solo pochi attimi prima. E adesso? Si chiese timoroso. Con che coraggio si sarebbe ripresentato di fronte a lei senza avere nella testa l’immagine del suo corpo perfetto? C’era anche il rischio che si sarebbe imbarazzato come un ragazzino. Continuò a rimuginare per un po’ e poi si disse che una bella doccia fredda sarebbe servita a calmare i suoi bollenti spiriti. Si alzò e in tutta fretta andò in bagno.
 
Kaori si era svegliata. Appena aveva aperto gli occhi aveva notato il ventilatore spostato e la porta chiusa ma, ancora mezza assonnata, non ci aveva badato più di tanto. Si vestì e scese in cucina. Nel lavello c’erano ancora i piatti del pranzo, non li aveva lavati perché, complice il caldo, un senso di spossatezza l’aveva costretta ad andare a riposarsi. Indossò i guanti di gomma e immerse le braccia nell’acqua fresca.
Era intenta a risciacquare l’ultimo piatto quando sentì il suo socio scendere le scale.
 
“Ciao” lo salutò senza voltarsi.
 
Lui ricambiò il saluto ed accese la tv. Lei percepì una certa freddezza nel suo tono e cercò di capire quale fosse la causa.
 
“Ryo, va tutto bene?” chiese togliendosi i guanti e asciugandosi le mani.
 
“Eh? Si, tutto ok” rispose lui.
 
Non era convinta, gli si sedette di fronte ed iniziò a fissarlo. Lui si spazientì e la rimproverò in malo modo. Si alzò ed andò in soggiorno, lasciandola a bocca aperta. La sua prima reazione sarebbe stata di rispondergli per le rime ma era stanca dei continui litigi e rinunciò. Guardò l’orologio, quasi le sette e mezzo. Si decise a preparare la cena e ad ignorare il suo collega.
Ryo, dal canto suo, era stato obbligato a comportarsi in quel modo. I suoi timori infatti erano stati ben fondati. Non appena aveva guardato Kaori aveva provato subito il desiderio di abbracciarla e baciarla ma, soprattutto, di fare l’amore con lei.
Perché era così difficile per lui? Perché non riusciva ad esprimere i suoi sentimenti? Dopo il matrimonio di Miki e Umi aveva fatto un piccolissimo passo avanti ma poi non era riuscito ad andare oltre, anzi, gli sembrava di averne fatti cento indietro. Sapeva che a Kaori non sarebbe bastato, che voleva essere amata come tutte le ragazze del mondo sognano, che voleva essere ricambiata con quell’amore così sincero e puro che lei gli donava. Ma non ne aveva il coraggio, a volte la paura che tutto potesse finire era più forte della sua volontà di concretizzare i suoi sogni. Fino a quando avrebbe potuto continuare?
Non trovava risposta a questa domanda.
Mentre era ancora immerso in questi pensieri, la sua socia lo chiamò a tavola. Per tutta la durata della cena lei non gli rivolse una parola e lui, un po’ preoccupato, la guardava ogni tanto di sottecchi. Poi, inaspettatamente, lei gli domandò se poteva lavare i piatti. Lui la fissò per un attimo e poi rispose che non ne aveva voglia. A questo Kaori non poté non reagire.
 
“Porca miseria, Ryo! Per una volta che ti chiedo un favore! Possibile che io debba fare la tua serva a vita?!” gridò sbattendo i pugni sul tavolo.
 
“Non ti ho mai obbligato a fare la serva e poi ho sempre pensato che ti facesse piacere” ribatté lui.
 
“Già, ma sai qual è la verità? La verità è che sei un fottuto egoista che pensa solo a sé stesso! Ma non ci pensi mai a me? Dio, ma come fai ad essere così cieco?!” disse e si alzò in lacrime correndo su per le scale. Prima che potesse entrare in camera Ryo la afferrò per un braccio.
“Lasciami! Mi fai male!” esclamò lei divincolandosi ma lui serrò ancora di più la stretta.
 
“Ahi! Sei impazzito? Mi rompi il braccio!” esclamò di nuovo.
 
“Se non la smetti te lo rompo davvero” le disse fissandola negli occhi. Lei si calmò e lui mollò la presa.
 
“Scusami” le disse “Hai ragione, sono solo un egoista che per otto anni non ha fatto altro che farti soffrire. Lo sai come sono fatto, io so solo uccidere, nessuno mi ha mai insegnato ad amare e credevo che non sarei mai riuscito ad amare nessuno fino a che non ti ho incontrata. Per me è stato come un fulmine a ciel sereno, sei entrata nella mia vita come un raggio di sole che penetra le ombre dell’inferno e piano piano le hai dissipate rendendomi un uomo normale, capace di provare dei sentimenti. Kaori, tu hai sacrificato la tua vita per stare con me e di questo ti sarò grato per l’eternità. Non accusarmi però di non pensare mai a te perché sarebbe un’accusa ingiusta, io penso a te sempre, ogni volta che sono lontano da te mi chiedo sempre cosa tu stia facendo e capisco che l’unica cosa che voglio è stare con te, per sempre” continuò pronunciando queste parole tutto d’un fiato.
 
Mentre lui parlava, Kaori era sbalordita. Non poteva credere a ciò che sentiva, le sembrava di sognare. Quando lui finì e la guardò con occhi quasi imploranti, lei abbassò la testa.
 
“Ryo… io… non so cosa dire… aspettavo questo momento non so da quanto tempo e adesso che siamo qui non trovo le parole… ti ringrazio di tutto quello che mi hai appena detto. E’ vero, a volte mi fai soffrire però altre volte mi regali una gioia talmente immensa che nessun’altra persona potrebbe mai farmi provare. Non è vero che non sai amare e che non hai sentimenti, questo lo dimostrano le decine di persone che hai aiutato in tutti questi anni. Ricordatelo sempre Ryo…” gli disse e gli posò un leggero bacio sulle labbra.
 
Lui rimase spiazzato dalle parole ma soprattutto dal gesto della socia.
Sorridente, lei scese le scale e prima di entrare in cucina disse.
 
“I piatti li lavo io, non preoccuparti. Non accadrà mai che io ti faccia sforzare le tue delicate braccine!” e scoppiò in una sonora risata.
 
Ryo si grattò la testa un po’ imbarazzato e poi andò a sedersi sul divano. Accese la tv e con un orecchio ascoltava Kaori che intanto risciacquava i piatti e canticchiava felice. Sorrise, finalmente aveva fatto un altro passo avanti. Adesso stava a lui decidere se farne altri o se fare direttamente il salto nel vuoto. Certo, la seconda possibilità sembrava più facile, gli sarebbe bastato pochissimo per far cadere Kaori ai suoi piedi ma voleva essere sicuro che anche lei lo volesse. Spense la tv, tornò in cucina e si appoggiò allo stipite della porta. La sua socia stava riponendo le stoviglie nello scolapiatti e sembrava non essersi accorta di lui. Ryo iniziò a squadrarla dalla punta dei capelli a quella dei piedi e fu a quel punto che Kaori si bloccò di colpo. Percepiva lo sguardo del suo partner su di lei e si era accorta che c’era qualcosa di diverso. Si voltò lentamente, un po’ intimorita, e quando incrociò gli occhi di Ryo si sentì mancare. La dolcezza ma anche la passione che vi lesse la turbarono a tal punto che dovette voltarsi di nuovo. Ryo sorrise divertito dall’imbarazzo della sua socia.
 
“Kaori, hai paura di me?” le disse avvicinandosi.
 
“Io… no… non ho paura” balbettò lei in risposta.
 
“Allora guardami” disse Ryo in tono deciso.
 
Kaori si girò, questa volta senza abbassare lo sguardo. Fissò i suoi occhi in quelli di Ryo e di nuovo vi scorse una luce diversa, di cui non si era mai accorta. Ryo le si fece ancor più vicino e le sfiorò una guancia con le dita. A quel contatto, Kaori sentì la propria pelle infuocarsi e le sembrò che il cuore le scoppiasse nel petto. Ryo, percependo quella reazione, si fece più audace, spostò la mano sulla schiena della ragazza e la tirò a sé.  Lei aprì la bocca per dire qualcosa ma Ryo glielo impedì, imprigionandole le labbra in un intenso bacio. Fu come se il tempo avesse rallentato e quando si staccarono sembrò loro che fosse passata un’eternità.
 
Si fissarono in silenzio, poi Ryo sospirò e disse “Non pensavo che amare una persona fosse così bello.”
 
Kaori lo abbracciò e gli sussurrò all’orecchio “Oh, io penso che possa essere anche meglio.”
 
Ryo la guardò, sorpreso dall’occhiata maliziosa che lei gli stava rivolgendo.
 
Poi capì e le disse “Bene, allora vediamo cosa sai fare!”
 
Lei arrossì ma lui non le lasciò il tempo di ribattere perché la prese in braccio e la portò in camera sua. La posò a terra e iniziò a baciarle il collo. Lei fece altrettanto, prima con titubanza, poi con più decisione infilò le mani sotto la maglietta di Ryo e cominciò ad accarezzargli la schiena.
 
“Kaori… sei… fantastica…” mormorò lui e, continuando a baciarla, le sbottonò la camicetta.
Lei si irrigidì per un decimo di secondo, cosa che non sfuggì a Ryo, il quale le chiese dolcemente se avesse dovuto continuare e lei annuì decisamente riprendendo poi le sue carezze. Presto si ritrovò nuda e fu presa da un leggero timore. Il pensiero di non piacergli le balenò nella mente e i suoi occhi corsero a cercare quelli di Ryo che, con sua sorpresa e gioia, la guardava estasiato.
 
“Sei bellissima…” le sussurrò e, presala per mano, l’accompagnò sul letto.
 
Anche lui si tolse i vestiti e si distese accanto a lei, prendendo nuovamente a baciarla ed accarezzarla.  Kaori si decise a superare la sua timidezza e si lasciò andare, rilassandosi completamente. Anzi, le venne in mente che sarebbe stato divertente farsi desiderare, in fondo lei aveva aspettato così tanto tempo… era giusto farlo struggere un pochino nell’attesa… Si mise a ridere e Ryo alzò la testa incuriosito.
 
“Perché ridi?” le chiese.
 
“Stavo pensando ad una cosa… niente di importante” rispose lei evasiva.
 
“Ma come Kaori? In un momento come questo ti metti pure a pensare?!” esclamò Ryo un po’ deluso.
 
“Oh, scusa ma non ho potuto proprio farne a meno!” disse lei ridendo di nuovo.
 
Con un rapido gesto invertì la posizione, sedendosi sopra a Ryo.
 
Lui, ancor più stupito, le chiese “Cosa vuoi fare? Qualsiasi cosa tu abbia in mente non mi piace…”
 
“Io invece credo che ti piacerà…” disse lei e iniziò a disegnare i contorni del petto di Ryo con le dita. Lui si rilassò e chiuse gli occhi ma li riaprì di scatto non appena sentì che le labbra di Kaori avevano preso il posto delle mani.
 
“Ma che mi stai facendo?” le domandò con un filo di voce e guardandola con occhi velati di piacere.
 
“Chiamala pure tortura se vuoi” rispose lei “Adesso dovrai soffrire un pochino, non avrai mica creduto che mi avresti subito fatta tua…” aggiunse ritornando a baciarlo.
 
Ryo sorrise divertito, era vero, dopotutto se lo meritava. La lasciò giocare per un po’, doveva ammettere che era molto piacevole, anzi, molto più che piacevole… Kaori era soddisfatta del lavoro che stava svolgendo, si era accorta che quel giochino non era sgradito al suo partner e un paio di volte l’aveva sentito gemere compiaciuto. Decise che era giunto il momento di concedersi all’uomo che amava e così si spostò di fianco a Ryo che prontamente l’attirò a sé.
 
“Adesso non hai più scuse per fuggire!” le disse.
 
“Ma io non voglio fuggire, sei sempre stato tu quello che scappava” ribatté lei.
 
“Hai ragione e mi sono reso conto che ero completamente pazzo perché sei l’unica donna che io abbia mai desiderato così tanto” dichiarò lui.
 
“Ti amo, Ryo” sussurrò lei abbracciandolo.
 
“Anch’io ti amo ed infinitamente” le disse rispondendo al suo abbraccio e trascinandola in un lungo ed appassionato bacio.
Poi i loro corpi e le loro anime si unirono a formare un’armonia unica e per la prima volta fecero l’amore, dolcemente, intensamente.
 
Alcuni anni dopo…
 
Una ragazza ed un ragazzo camminavano sotto la pioggia. Lei era alta, con lunghi capelli corvini e occhi marroni. Lui era di poco più alto, aveva gli occhi neri e portava i capelli castani raccolti in un codino. Erano gemelli eterozigoti. Stavano discutendo sul regalo da comprare a dei loro amici.
 
“Chiyo ti dico che non lo gradiranno” disse il ragazzo.
 
“Uffa Hideyuki, possibile che non ti vada mai bene niente?” ribatté lei sbuffando.
 
“Ok, se non troveremo altro compreremo quello” capitolò alla fine lui.
 
Entrarono nel bar Cat’s Eye e i due ragazzi dietro al bancone, uno biondo e uno moro, li salutarono.
 
“Ciao Chiyo-chan, tutto ok?” chiese il biondino.
 
“Si, Josh, tutto ok” rispose lei sedendosi su uno sgabello.
 
“E tu Yuu?” aggiunse rivolta all’altro ragazzo.
 
“Tutto bene, grazie” rispose lui sorridendole.
 
Anche il fratello si sedette ed ordinarono due caffè. Poco dopo entrarono i genitori di Yuu e quelli di Josh, ovvero Umibozu e Miki e Kazue e Mick, salutarono tutti ed andarono a sedersi ad un tavolo.
 
“Come al solito i nostri sono in ritardo” disse Chiyo guardando l’orologio.
 
“E’ ora di punta, ci sarà traffico per le strade” disse Hideyuki.
 
Dopo mezz’ora la porta del bar si aprì di nuovo ed entrarono i genitori dei gemelli. Chiyo si voltò e con tono irritato si rivolse a suo padre.
 
“Saeba Ryo, è questa l’ora di arrivare?”
 
“Chiyo-chan calmati, è colpa mia se siamo in ritardo” le disse la madre.
 
Chiyo si calmò e raggiunse fratello e genitori al tavolo.
 
“Ehi, Mick, come stai?” chiese Ryo all’amico.
 
“Oh, benone amico mio! Kaori sei sempre bellissima” rispose Mick ma Kazue gli dette subito una gomitata nel fianco ed iniziarono a battibeccare.
 
Quando gli ultimi clienti se ne furono andati, Yuu e Josh li raggiunsero. Le tre famiglie si erano riunite per decidere dove festeggiare l’anniversario di Miki e Umi. Dopo aver scelto il ristorante si misero a chiacchierare allegramente. Miki iniziò a raccontare al figlio com’era nata la storia d’amore tra lei e Umi ed anche Kazue si lasciò coinvolgere dalla conversazione. Chiyo ascoltò divertita i racconti delle due donne e poi, curiosa, chiese ai genitori di raccontare la loro storia. Ryo dichiarò subito che non ne aveva la minima intenzione e così spettò a Kaori l’arduo compito. Ad un certo punto Chiyo interruppe la madre per fare una domanda al padre.
 
“Papà, perché hai aspettato così tanto tempo prima di dichiararti?”
 
“Ehm… perché? Mah, non me lo ricordo, sono passati quasi diciotto anni da allora…” rispose evasivo Ryo.
 
“Avanti Saeba! Di’ la verità a tua figlia!” lo incitò Umi.
 
“Aargh, lasciatemi in pace!” esclamò Ryo tentando di alzarsi ma Mick lo trattenne.
 
“Eh no, caro mio, tu rimani qui e racconti tutto!” gli disse rimettendolo a sedere.
 
Ryo incrociò le braccia e mise il broncio ostinandosi a non parlare.
 
“E va bene, te lo dico io il perché” disse Kaori e bevve un sorso d’acqua creando un attimo di suspense.
 
“Allora mamma! Parla!” esclamò Hideyuki.
 
“Dovete sapere che il vostro caro papà era il miglior sweeper della città ed era anche un playboy incallito. In fatto di pistole e di donne era il numero uno del Giappone, era lo stallone di Shinjuku, ma quando doveva parlare di sentimenti era…” disse Kaori lasciando in sospeso la frase.
 
“Era cosa? Dai mamy!” la incalzò Chiyo.
 
“Ebbene, era un… …era un IMBRANATO!” concluse Kaori.
.
Dopo un attimo di sorpresa tutti scoppiarono in una fragorosa risata ed iniziarono a prendere in giro il povero, piccolo Ryo Saeba.
   
 
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