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Autore: PrincessintheNorth    13/05/2019    1 recensioni
Nuova edizione della mia precedente fanfic "Family", migliorata ed ampliata!
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"- Cosa c’è?
Deglutì nervosamente. – Ho … ho bisogno di un favore. Cioè, in realtà non proprio, ma …
-O sai cosa dire o me ne vado.
- Devi tornare a Ilirea."
Se vi ho incuriositi passate a leggere!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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KATHERINE
 
 
Come aveva detto Morzan, arrivammo ad Ilirea in poche ore, meno di quelle che aveva previsto lui: Antares aveva incontrato una corrente favorevole, e la cosa ci aveva risparmiato almeno un’ora e mezza in più di viaggio.
Dato il comportamento di Nasuada, per nulla diplomatico, decisi di adottare per il mio arrivo una strategia d’urto: quando fummo a poche miglia dalla città, Antares si sollevò oltre le nuvole per poi, una volta giunti a sorvolare Ilirea, abbassarsi, farsi vedere e sputare fuoco, ma da un’altezza tale che non avrebbe ferito nessuno. Era giusto per far venire un po’ di paura alla gente.
Quando si ritenne soddisfatta, virò in direzione del castello e, con un potente ruggito, vi atterrò sopra, scuotendolo fino nelle fondamenta.
Chissà che sarebbe successo se a fare una cosa del genere fosse stata Dracarys, talmente grande che sotto una sua ala ci stavano Antares, Castigo e la casa dove vivevo al Dente di Squalo (e avanzava ancora un po’ di spazio): probabilmente l’avrebbe demolito.
Le urla di terrore si moltiplicarono mentre domestici, nobili, funzionari e schiavi si riversavano impazziti nel cortile come delle formiche a cui sia stato allagato il formicaio. Tra di essi, però, non riuscii a scorgere la regina.
Poco male.
Avevo già deciso che sarebbe venuta lei da me: dopotutto, lei stava reiterando delle serie infrazioni di diplomazia verso il Nord, ergo era in torto. Era lei a dover venire da me e chiedere umilmente perdono.
Nell’attesa io, Sìgurd e Antares ci sfidammo agli indovinelli: ovviamente, vinceva sempre lei, avendo ricevuto alcuni trucchi da Saphira, una vera maestra nell’arte dei giochi di parole.
Che cosa ha sempre la gobba?, fece a un certo punto.
Non lo so, commentai. Una collina? Un cammello? Un dromedario? Un gobbo?
No, Katherine quando legge, ridacchiò.
Questo non era un indovinello, era una presa in giro.
Sfortunatamente non hai indovinato in tempo.
La nostra attesa venne ripagata mezz’ora dopo: Nasuada arrivò nel piazzale, che nel frattempo si era svuotato.
-  Chi siete? – urlò per farsi sentire fin dov’eravamo. – Vi chiedo di scendere, per favore, o il tetto cederà! Sarete ospitati con tutti gli onori qui a palazzo, ma non posso fare molto se non mi dite a chi sto offrendo un posto nella mia casa.
- Andiamo in scena? – ridacchiò Sìgurd.
- Andiamo in scena.
Con un balzo, Antares atterrò nel piazzale e scesi rapidamente da lei, per poi dare una mano a lui, che si stava ancora abituando alla gamba di legno.
- Davvero non sapete chi siamo? – feci ridendo. – Eppure se non sbaglio ci avete addirittura fatto la cortesia di mandare delle navi a prenderci! Un gesto apprezzatissimo, dico davvero.
- Lady Katherine, non so di cosa state parlando. – indurì il tono della voce. – E vi consiglio di rivolgervi a me, la regina, con un tono adeguato.
- Tu inizia a rivolgerti a me con il titolo che mi spetta. – sibilai. – Quanto al mio comportamento, quella che sta sbagliando sei tu e quindi mi aspetto delle scuse. Non sai di cosa sto parlando? Ho dei documenti su cui è apposto il tuo sigillo che potrebbero rinfrescarti le idee. Ora, sarebbe congeniale poter concludere questa conversazione in privato.
Sospirò, irritata e ferita nell’orgoglio per essere stata messa alle strette, ma annuì.
- Certamente, Altezza Reale.
- Vi ringrazio, Maestà. 
 
 
 
 
Mezz’ora dopo, sedevamo l’una di fronte all’altra in un comodo salottino di fronte a due fumanti tazze d’infuso: Ilirea non era una città semplice da gestire sotto il piano climatico, perché quando faceva caldo era torrido, ma quando pioveva si gelava, e ovviamente il tempo cambiava repentinamente.
Era una bella donna, Nasuada: la pelle riluceva come ebano pregiato e aveva dei lineamenti raffinati, un corpo snello, alto e asciutto (ma non per questo poco femminile) e un’innata eleganza nel portamento. Di fronte a lei sedevo io, una tappetta con le occhiaie ed evidente carenza di sonno, che ancora cercava di riprendersi dagli effetti devastanti della perdita di magia.
Vedila in questo modo, ridacchiò Sìgurd. Tu hai più tette.
Lei è altissima, sbuffai.
Sì, ma intanto chi è che quella che si scopa l’uomo più ambito dell’Impero? La tappetta.
Piantala con questo linguaggio, che poi ti scappa ai ricevimenti ufficiali, lo redarguii.
- Qualche giorno fa. – dissi dopo aver bevuto un sorso di infuso ai frutti di bosco. – Io e mio cugino siamo stati attaccati da alcune tue navi e la nostra ciurma è stata sterminata. Dopo qualche giorno mi sono vendicata e ho trovato nella cabina del capitano una tua lettera di marca in cui pretendevi la mia testa. Posso venire a conoscenza dei miei capi d’accusa?
- Io non ricordo di aver firmato alcuna lettera che comandasse il tuo omicidio. – mormorò.
- Forse questa ti rinfrescherà la memoria.
Le srotolai davanti agli occhi la pergamena incriminata, ma scosse la testa.
- È inutile. Io non l’ho firmata, né ricordo di averla mai vista …
Sta mentendo, ringhiò Sìgurd.
Non … non ne sono sicura. Sìg, sta tremando.
È una mossa politica, insistette.
Non lo so. Antares ha detto che Saphira le ha riferito che da un po’ Nasuada non è la stessa … si dimentica le cose e sembra che venga minacciata da qualcuno.
Avrà fregato anche Saphira, brontolò. 
Dubito si possa fregare Saphira. E poi si è sempre comportata onorevolmente da che è sul trono, è proprio in questi ultimi tre mesi che sta dando di matto … voglio darle una possibilità, o più che altro capire che sta succedendo.
Mantieni la guardia, però.
Lo faccio sempre.
- Eppure è un documento di una certa rilevanza … non è quel genere di decisione che si delega ad altri.
Sospirò, appoggiando la fronte al palmo della mano. – Non so cosa dirti, davvero. Io non ne ho memoria.
- Allora accantoniamo la questione per il momento. Che hai da dire riguardo alle minacce fatte verso la mia famiglia? – sibilai.
La sua espressione sconvolta fu un altro shock per me.
A quanto pareva, non ricordava nemmeno quello.
- Cosa? – sussurrò, la voce flebile come quella di una malata.
- Beh, hai solamente detto ad Eragon, quando ha usato il diritto di primogenitura di Murtagh per evitare la pena capitale a Selena e Morzan, che avresti impedito che lui arrivasse qui in ogni modo, anche inviando dei sicari ad uccidere mia figlia. – ringhiai.
Fu in quel momento che accadde qualcosa di totalmente inaspettato.
Nasuada, la regina dei Varden, si mise a piangere.
- Non potrei mai … per Gokukara, Murtagh è il mio più caro amico … come … come potrei fargli una cosa simile?
- Non lo so, hai semplicemente detto che l’avresti fatto. – l’attaccai.
- Se l’ho fatto, non lo ricordo. – prese un profondo respiro, come per prepararsi a confessare qualcosa. – è da qualche mese che mi sta succedendo qualcosa … dimentico delle cose. – confessò cercando di asciugarsi le lacrime. – Non so a cosa sia dovuto … o meglio, lo so.
- E a cos’è dovuto?7
La sua espressione si contrasse in una terrorizzata, in una che urlava “aiuto” a tutti i venti. Aprì la bocca, per dire qualcosa, ma in un attimo la richiuse con un movimento innaturale, che spinse il suo busto, leggermente reclinato in avanti per parlare, contro lo schienale della poltrona, con violenza.
Va bene, adesso ho paura, confessai a Sìgurd.
Non dirlo a me … e temo non stia mentendo. Almeno, io non mentirei se fossi nella situazione che lei sta descrivendo … cercherei aiuto in chiunque, anche in un’estranea, fece.
E il fatto che non sia riuscita a parlare? Sembra che qualcuno l’abbia imbavagliata.
Lo so, mormorò preoccupato. Qualunque cosa sia, mi fa ghiacciare il sangue. Fossi in te, ignorerei davanti a lei l’accaduto … di nuovo, se fossi in lei detesterei che mi venga fatto notare.
- Mi dispiace. – riprese Nasuada. – Ad ogni modo, il mio medico ritiene sia semplice stanchezza. Dopotutto, non è facile per una donna vivere in una posizione di potere come questa, o come la tua. – sorrise affabile, ma era un sorriso che non mi convinceva del tutto. – E detto tra noi, entrambe credo stiamo svolgendo un ottimo lavoro.
Non mi fu per niente facile ricambiare quel sorriso. Il suo tono di voce era cambiato radicalmente, era diventato mellifluo e tendenzioso, come quello di un serpente che ti incanta fissandoti negli occhi mentre nel frattempo ti avvolge nelle sue spire. In un secondo era come trasfigurata: se fino ad un momento prima piangeva e tremava, ora era composta e manteneva una leggera aria di superiorità.
- Sono qui anche per una terza motivazione, a dir la verità. – dissi, cercando di dominare l’istinto di fuga che mi si annidava sempre di più in fondo allo stomaco. – La mancata estradizione di Morzan e Selena. Sono entrambi cittadini del Nord, quindi avresti dovuto accondiscendere alla richiesta che Eragon ha fatto in nostra vece.
- Cos’avresti fatto, nella mia posizione? Mi sono ritrovata nelle segrete i due criminali peggiori della storia di Alagaesia dopo Galbatorix … erano nella mia giurisdizione, dopotutto.
- Sì, ma essendo cittadini del Nord avresti dovuto darci l’estradizione. – insistetti.
- I crimini che hanno compiuto sono stati unicamente all’interno dell’Impero, quindi ...
- Non mi risulta, considerando che fu Morzan a distruggere Fort Buckle, una città del Nord, trent’anni fa. Inoltre non è contemplata, nella legislazione dell’Impero, l’assegnazione della pena capitale senza un giusto processo, cosa che tu non gli hai concesso. Io sono qui come rappresentante della Corona, quindi ti avviso che parlare con me è come parlare con mio padre, il re, che mi ha autorizzata a prendere ogni decisione riguardante i due imputati in sua vece. – non era propriamente vero, ma essendo io una Principessa dello Stato e trovandomi in terra straniera non per un viaggio di piacere, non potevo esimermi dai miei doveri: finché sei fuori di casa e non per i fatti tuoi, ripeteva sempre papà, tu sei il Nord. Non mi serviva la sua autorizzazione; la mia carica me la dava già. – Come privato cittadino, invece, sono qui per difenderli nel processo che sono sicura tu istiturrai. Altrimenti sappi che ti aspetta una sanzione che ti svuoterà le casse del tesoro. – conclusi. – Da regina, saprai benissimo, in base al trattato che hai stipulato con il mio paese, cosa prevede l’infrazione delle leggi di giustizia.
- Non posso estradarli. – sibilò. – O la gente chiederà la mia testa. Inoltre, in base a cosa meritano un giusto processo?! Sono criminali! Il popolo li vorrà lapidare!
- Mi stai dicendo che non sai tenere a bada la tua gente? – insinuai, facendola avvampare.
 - Saprai benissimo anche tu che bisogna fare alcune … concessioni, per restare al comando.
- Infrangere le leggi non è una concessione che il Nord, o Murtagh ed io, contempliamo.
- E adesso cosa c’entrate tu e Murtagh? – ringhiò.
- Abbiamo solamente due draghi adulti e parecchi soldi e soldati, fai i tuoi conti.
Bella la minaccia dei draghi, ridacchiò Sìgurd.
Se ce li abbiamo, perché non sfruttarli?
- Stai molto attenta … - sibilò.
- No, tu sta attenta. Ti stai invischiando in un gioco molto più grande di te, ma lo posso capire, sei sul trono solo da tre anni. – mi giocai la carta dell’inesperienza, allegandoci un sorrisetto per metterla in soggezione. – Queste sono le condizioni che il Nord ti detta per evitare una bella sanzione: un giusto processo per Morzan e Selena con un tribunale composto da giudici dell’Impero, del Nord e del Surda e il loro alloggiamento qui a Palazzo nelle loro vecchie stanze, con tutti gli onori che spettano a un duca e ad una duchessa.
E dei soldi, suggerì Sìgurd.
- Chiediamo anche il totale rimborso delle spese che abbiamo sostenuto per venire qui, un risarcimento a Morzan e Selena per averli trattenuti in cella in condizioni pessime e avverse alla salute, oltre che per non aver curato lei, nonostante la grave malattia che l’affliggeva e un indennizzo a me, mio cugino e alla Marina per l’attacco immotivato delle tue navi alle mie, le torture che abbiamo dovuto subire e l’omicidio dei miei soldati.
Forse così è un po’ esagerato … commentò.
No, è giusto. Adesso me ne vado, così non può controbattere. Accetterà le nostre condizioni proponendoci delle cifre ridicole, noi rifiutiamo e ne chiediamo di assurde e poi ci incontriamo a metà strada.
Mi regali un po’ del tuo cervello per il mio compleanno?
Ti piacerebbe.
- Ti lascio a riflettere sulla mia proposta. – sorrisi alzandomi. – E voglio una risposta entro stasera a cena, altrimenti Morzan e Selena saranno rimpatriati al Nord e tu dovrai darci talmente tanti soldi che provocherai una ribellione per l’aumento delle tasse. Sappi che mangio molto a tavola.




 
   
 
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