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Autore: Dreamer47    13/05/2019    1 recensioni
Seguito di Heartbeat: ambientato all'inizio della sesta stagione.
Dal testo:
"Un po’ stordito aprì gli occhi trovandosi disteso su di un divano a lui sconosciuto: mise a fuoco la stanza intorno a se, non riconoscendola, finché una figura comparve e si diresse nella sua direzione.
“Sei sveglio finalmente, raggio di sole!” Scherzò una voce femminile a lui davvero familiare, sedendosi.
“Hailey?” Biascicò il ragazzo ancora molto confuso, passandosi una mano sul viso e sedendosi. “Dove mi trovo?”.
“Al sicuro” disse una voce ancora più familiare di quella della ragazza davanti a se. “Ciao Dean”.
Il ragazzo alzò lo sguardo, chiedendosi se fosse solo un sogno o se fosse la realtà, ma quando incrociò il suo sguardo, si riprese del tutto e sgranò gli occhi.
“Sam..?!” Chiese scosso, alternando lo sguardo incredulo fra i due.
[...]
Dean sentí gli occhi pizzicare ed il suo cuore esplodere di felicità.
Fece un balzo in avanti e si avvicinò velocemente al fratello, stringendolo tra le braccia. Come poteva essere tornato? Quando era uscito dalla gabbia?
Lasciò le domande per dopo, si strinse al suo fratellino godendosi il momento, mentre la felicità si impossessò di lui e si lasciò invadere da un senso di pace.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Capitolo 9.
Frontierland.




La pioggia si abbatteva con forza contro la finestra del piccolo salotto della casa di Bobby ed il cielo scuro rappresentava perfettamente il loro stato d’animo: era da due giorni che non smetteva di piovere e, come se tutti i casini che stavano attraversando in quel periodo non bastassero, quarantotto ore prima Sam era caduto a terra nel bel mezzo della cena, sbattendo la testa e agitandosi sul pavimento in preda alle convulsioni.  
Cercarono di farlo riprendere, lo scossero, ma Sam non reagiva, continuando ad urlare e a tenere gli occhi sbarrati con addosso uno sguardo terrorizzato. Era l’inferno, glielo si leggeva in faccia.  
I quattro cacciatori sapevano di non poterlo aiutare in alcun modo, neanche Cass avrebbe saputo come fare, ne nessun altro: i primi mattoni del muro fatto da Morte si stavano iniziando a sgretolare, qualche ricordo cominciò ad uscire e a tormentarlo nel sonno e mentre era sveglio.  
Quando si risvegliò da quel lungo stato di incoscienza, i ragazzi provarono a capire cosa fosse successo e sopratutto perchè: stava bene fino a qualche secondo prima, cosa aveva scatenato il fattore “x” che lo aveva fatto stare così male?  
Non riuscirono a capirlo, finché Sam confessò loro la verità più brutta che potessero sentire.  
“So di essere stato un anno e mezzo senz’anima, smettetela di mentirmi!”.  
Quella frase li aveva scossi tutti quanti, compreso Sam che lesse sulle loro facce puro terrore; ricordava che suo fratello avesse urlato qualcosa come "Morte non ti ha solo restituito l’anima, ha anche eretto la grande muraglia di Sam ed è importante che tu non ricordi! Non devi ricordare altrimenti potresti morire!". 
Ma cosa poteva fare Sam? Ricordava alcune delle cose che aveva fatto durante quei due anni e Castiel gliene aveva spiegate molte altre, lasciandolo completamente basito e scosso: aveva cercato di uccidere Bobby per non riavere la sua anima indietro e aveva puntato un coltello alla gola di Hailey, minacciandola di ucciderla se non si fosse tolta dai piedi. 
Ricordava di averli legati e ne aveva anche goduto, fin quando Dean e Katherine riuscirono a fermarlo e Morte gli avesse rimesso l'anima. 
Sbuffò stringendo i pugni e bevendo l'ennesimo bicchiere di Whisky, osservando i suoi familiari leggere e rileggere gli stessi libri, sperando che qualcosa gli fosse sfuggito e che trovassero magicamente una risposta su come stanare ed uccidere Eve una volta per tutte; avrebbe tanto voluto aiutare in quella ricerca, ma non riusciva a concentrarsi nella lettura, schiacciato per com'era da quel mal di testa che non accennava a smettere. 
"Bere è la mia specialità fratellino, non la tua" disse Dean avvicinandosi e togliendogli il bicchiere e la bottiglia ormai mezza vuota dalle mani, non riuscendo a fare a meno di guardarlo con aria preoccupata. 
Sam percepiva dalla maniera in cui lo guardava quanto fosse amareggiato e quanto gli facesse male vederlo così, nonostante sorridesse e cercasse di infondergli un pò di coraggio. 
Fece spallucce e accennò un sorriso, distendendo le spalle contro lo schienale del divano e guardando attorno a sè: Hailey e Bobby stavano seduti ai due lati opposti della scrivania, leggendo dei libri e cercando di non gettare troppe occhiate nella sua direzione, Katherine stava seduta sul diavano accanto a lui, un pò distante, con le gambe incrociate e un libro sulle cosce, mentre suo fratello camminava avanti e indietro dal salotto alla cucina, blaterando qualcosa di tanto in tanto e bevendo il Whisky che suo fratello minore gli aveva gentilmente concesso senza la sua volontà. 
Sam era molto pallido, con delle occhiaie che gli scavavano il viso e uno sguardo strano, a tratti vitreo e a tratti terrorizzato proprio quando dei nuovi ricordi guizzavano nella sua testa e gli impedivano di ragionare lucidamente; si passò una mano sul volto e si alzò, sentendo lo sguardo dei presenti su di se, recandosi in cucina. Aprì il rubinetto dell'acqua, lasciando che l'acqua fredda scorresse sulle sue mani e se la portò alla faccia, sentendo immediatamente un beneficio. 
Il minore tornò a sedersi sul divano con ancora il viso umido e prese il telecomando, accendendo la televisione e cominciando a fare un pò di zapping, cercando qualcosa che lo potesse momentaneamente distrarre dal suo malessere; intercettò lo sguardo di Katherine, che adesso si era rilassata sul divano e gli regalò un sorriso amorevole, prima di passargli delicatamente una mano fra i capelli e schioccargli un bacio sulla tempia. 
Si alzò e posò il suo libro sul tavolino, e si recò verso la cucina, dove trovò Dean di spalle con le mani appoggiate sul top del lavello e lo sguardo rivolto all'insù, come se stesse pregando silenziosamente chissà quale divintà per far si che il suo fratellino tornasse a stare bene. Lo aveva appena ritrovato e non aveva alcuna intenzione di perderlo ancora, doveva esserci una soluzione, forse con il tempo Sam sarebbe migliorato. O forse sarebbe morto esattamente come aveva previsto Castiel, che voleva impedire loro di rimettere l'anima dentro il corpo del ragazzo. 
"Vuoi aiutarci o credi che questa Madre appaia dalla porta e si consegni a noi volontariamente ?". 
Dean strizzò un paio di volte gli occhi e si passò due dita sulle palpebre, prima di voltarsi e posare il suo sguardo su Katherine, che gli sorrideva nel tentativo di rassicurarlo; il ragazzo sapeva perchè la donna avesse utilizzato quel tono e perchè avesse detto quelle cose, perciò non ci badò molto e ricambiò il sorriso, appoggiandosi con il bacino contro il lavello. 
"Devi aiutarci". 
"Kath, non è un buon momento.." sussurrò Dean con voce rotta e sospirando rumorosamente, continuando a sorridere amaramente. 
"Sam è fuori uso ed Hailey con lui, lo capisco: anche io sono a pezzi e morirei piuttosto che vedere Sam in quelle condizioni.." sussurrò Katherine con voce tremante, abbassando lo sguardo per quache secondo sentendo gli occhi pizzicare e un velo trasparente ricoprirle gli occhi. Si passò due dita sotto gli occhi, spazzando via le calde lacrime ribelli che le inondarono il volto e poi tornò a guardarlo. "..ma adesso dobbiamo trovare questa stronza ed arrostirla, prima che faccia altri danni".  
"E' mio fratello e sta annegando. Ho provato ad aiutarlo e guarda cos'è successo; non posso sopportare tutto questo.." sussurrò Dean deglutendo a fatica, voltandosi verso la piccola finestra della cucina e stringendo con forza i pugni finchè le nocche non divennero bianche. "Non so nemmeno se ci sia ancora mio fratello lì dentro!". 
Katherine avrebbe voluto dargli una risposta dura, in maniera tale da scuoterlo dal suo dolore e cercare di farlo uscire da quel tunnel pericoloso che aveva appena intrapreso e che non prometteva nulla di buono, quando sentì le porte scorrevoli che separavano la cucina dal salotto chiudersi con lentezza; entrambi i ragazzi si voltarono in quella direzione, trovando Bobby chiudere le porte e riservare uno sguardo gelido verso il cacciatore, che aveva un'aria interrogativa stampata sul volto. 
"Che stai facendo?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardando l'uomo avanzare nella sua direzione con un'espressione molto delusa e arrabbiata. 
Bobby lo prese dal colletto della camicia blu che indossava e lo sbattè con forza contro il corpo della cucina, avvicinando i loro volti e guardandolo in cagnesco, prima di cercare di non alzare troppo la voce e dire: "Uuh, povero figlio di puttana, mi dispiace che tu ti senta così ferito, pricipessa. Pensavi che la famiglia dovesse farti stare bene? La famiglia ti fa sentire una merda, per questo è famglia! Quindi adesso smettila di comportarti come una ragazzina piagnucolona e vieni a darci una mano con le ricerche!". 
"Bobby, io..". 
"Prenderò a calci il tuo bel culo se non ci aiuterai! Eve non si catturerà da sola e solo perchè Sam sta male non vuol dire che noi non dobbiamo continuare a cacciare tutte le strane creature che pululano il mondo!" esclamò ancora Bobby con l'ira negli occhi e non preoccupandosi più per qualche secondo di avere alzato un pò troppo il tono di voce. 
Dean continuò a guardare l'uomo negli occhi, sentendo gli occhi pizzicare e ringraziando il cielo che quel pazzo di suo padre non avesse tagliato i ponti con Bobby quando lui e suo fratello erano ragazzini, felice di poterlo trovare sempre in quelle situazioni. 
"Ha ragione.." sussurrò Sam aprendo con lentezza una delle due porte scorrevoli ed entrando in cucina con un sorriso amaro sul volto. "Rimanendo con le mani in mano non mi aiuterete, almeno potrete rendervi utili in qualcosa". 
Il maggiore li guardò ad uno ad uno, trovando Haely a fianco di suo fratello con occhi bassi e lucidi, e tirò su leggermente con il naso, accennando un sorriso e sospirando; Bobby sapeva sempre come prenderlo, come spronarlo e come aiutarlo. Lo aveva sempre fatto sin dalla sua infanzia, forse anche meglio di suo padre. 
Afferrò le mani dell'uomo, staccandole dal suo colletto e mettendo un pò di distanza fra loro, guardandolo negli occhi ed esprimendogli tutta la sua gratitudine. 
"Ok, ok ragazzi..". 



L'entusiasmo fornito da Bobby aveva risollevato l'umore dei presenti, ma dopo altre otto ore di ricerche inutili i ragazzi si dichiararono ufficialmente sfiniti e completamente demotivati; i libri non dicevano nulla di nuovo, le leggende su internet non erano veritiere e nessun cacciatore ne sapeva più di loro. 
Avevano esaurito gli assi nella manica, non sapevano da dove ricominciare, da dove iniziare a cercare. 
"Siamo a un punto morto.." sussurrò Katherine sbuffando, stando seduta sulla sedia della scrivania del salotto con le gambe appoggiate al tavolo e il libro sulle cosce.  
Piegò la testa all'indietro per qualche secondo, lasciando che i lunghi capelli ricadessero sullo schienale, e chiuse gli occhi, sospirando e scuotendo la testa. 
"Già, non ne posso più di leggere!" esclamò Dean sgranando gli occhi e chiudendo di scatto il suo libro, seduto sul divano accanto a Sam che dormiva ormai da un'abbondante mezz'ora. 
Era stato carino, aveva cucinato qualcosa per loro cercando di non bruciare niente e di preparare qualcosa di commestibile, ma a giudicare dalle facce dei cacciatori, qualcosa era andato storto durante la cottura; non era mai stato un bravo cuoco, nemmeno quando era andato via da suo fratello e da suo padre, e aveva dovuto affrontare le sue prime esperienze da solo. 
"Cosa possiamo fare ?" chiese Hailey sospirando, seduta su una sedia posta davanti al divano, con un'espressione più che stanca dipinta sul volto. 
"A questo punto di solito facciamo solamente una cosa.." sussurrò Bobby seduto di fianco alla minore delle Collins, con un gomito appoggiato alla scrivania e la mano appoggiata sulla faccia.  
".. chiamiamo Cass" continuò Katherine facendo spallucce e chiudendo il libro di scatto. 
Il maggiore dei Winchester assottigliò gli occhi, guardandoli in cagnesco e serrò la mandibola, fermamente convinto che quella fosse l'idea peggiore che avessero mai potuto avere nella loro intera esistenza. Castiel? Davvero?! 
"No! Non chiameremo Cass!" esclamò l'uomo con tono grave, muovendo l'indice della mano sinistra mimando un no e tornando a leggere il suo libro. 
"È l’unico che ci aiuta quando non sappiamo dove cercare le risposte!" esclamò Bobby facendo spallucce, ignorando le occhiatacce del ragazzo. 
"Ci ha sempre aiutato da quando lo conosciamo.." sussurrò Katherine cercando di farlo ragionare, sorridendogli. 
"Detesto l'idea, ma hanno ragione Dean" rispose Haiely sospirando facendo spallucce e fissandolo dritto negli occhi.  
"Ricordate che Castiel è in combutta con Crowley, il Re dell'inferno, vero?!" chiese Dean sarcasticamente, piegando la testa lateralmente e guardandoli come se stessero parlando una lingua sconosciuta.  
Le due Collins e Bobby si scambiarono uno sguardo eloquente, sapendo di dover agire e di non avere più tempo per discutere o per litigare; Katherine scese le gambe dal tavolo e si sollevò dalla sedia, sentendo la schiena dolere per via delle molte ore che aveva trascorso seduta nella stessa posizione a leggere svariati libri riguardanti il Purgatorio. 
Sorpassò Bobby con pochi passi e non fece in tempo ad arrivare alla porta d'ingresso che Dean la raggiunse con ancora il suo libro fra le mani, chiudendogliela di scatto e impedendole di uscire. 
"Dove vai?". 
"Chiamo Cass.." rispose Katherine sospirando, voltandosi e trovandolo a pochi centimetri di distanza dal suo volto. 
"Ho detto di no!" esclamò Dean sgranando gli occhi e allargando le narici per la disapprovazione. 
"E io ti ho sentito, per questo vado fuori a chiamarlo, così non dovrai vederlo" rispose la donna sorridendo gentilmente, avvicinandosi e schioccandogli un bacio sulla guancia. "Lui è mio amico, non mi farà del male e non ci fregherà!". 
L'uomo la vide uscire dalla casa, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandosi avvolgere dal buio della notte; non aveva nulla da dire, sapeva di non poterla fare ragionare per via del suo carattere così cocciuto e testardo, ma davvero voleva che Katherine non lo facesse.  
Voleva bene a Castiel, ma ormai non si poteva più fidare di lui e delle sue parole: come li avrebbe mai potuti aiutare a trovare le tracce di Eve?  
Li avrebbe ingannati o li avrebbe usati per arrivare ad un suo scopo personale, su questo non ci pioveva. 
"Dannazione!!". 




Con poche parole per mettersi in contatto e tanta fede nel suo amico che colmava il suo cuore, prese a gironzolare in silenzio nel grande vialetto di Bobby, accendendo una sigaretta e camminando fra i rottami e le carcasse delle auto. 
Il fruscio tipico della ali di un angelo arrivarono alle sue orecchie, percependole proprio dietro di sè e con un grande sorriso si voltò, trovando quel viso amico e quello sguardo da cane bastonato sul volto. 
“Ti ho sentito e sono..”. 
Castiel non ebbe il tempo di finire la sua frase che Katherine si avvicinò con lentezza, portandogli le braccia al collo e stringendolo in un abbraccio fraterno; l’angelo rimase immobile per qualche secondo, non ricordando bene cosa si facesse in quelle situazioni, così le diede delle leggere pacche sulle spalle che fecero sorridere la donna. 
Era felice di vederlo, ormai gli voleva bene come un fratello e adesso che lo vedeva di rado e doveva sentire tutte quelle cose brutte su di lui, sentiva di più la sua mancanza. 
“Scusami, sono solo felice di sapere che almeno tu stia bene” disse la donna sospirando, sciogliendo l’abbraccio e sorridendogli. 
“Come sta Sam?”. 
“Non bene, Cass..” sussurrò Katherine sospirando, continuando a tenere la sigaretta fra le sue dite e portandosela alle labbra con un movimento nervoso. 
“Io non posso aiutarlo” disse l’angelo con tono dispiaciuto, sospirando e guardandola con un leggero strato di sofferenza negli occhi. 
“Lo so, ti ho chiamato perché ho bisogno del tuo aiuto per trovare Eve”. 
La donna vide lo sguardo di Castiel mutare sotto i suoi occhi e le sue sopracciglia aggrottarsi, e fu chiaro che l’angelo si stesse chiedendo come avessero fatto a rintracciare una creatura antica come Eve; poi si chiese che intenzioni avessero e perché volessero incontrare la Madre. 
“So solo che Crowley la sta cercando”. 
“Ok, ma io lo sto chiedendo a te Cass: tu mi hai riportata in vita tanti anni fa, adesso aiutami ancora; sto chiedendo aiuto al mio amico..” sussurrò Katherine sorridendo speranzosa, sapendo che quelle parole e quell’espressione lo avrebbero scosso dall’interno. “Per favore”. 
“Non eravamo tanto uniti all’epoca”. 
“Adesso sei completamente cambiato! Prima avevi un bastone conficcato su per il ..”. 
“Ho capito, grazie Kath!” Esclamò Castiel sorridendo imbarazzato, mettendo le mani avanti nel tentativo di frenare le sue parole, e si girò volgendo lo sguardo verso il cielo stellato, chiedendosi interiormente se quella fosse la cosa giusta da fare. “In effetti, ho qualcosa che possa aiutarti”. 
“Ti ascolto!”. 



“Quindi le ceneri della fenice possono bruciare la Madre?” Chiede Bobby aggrottando le sopracciglia e guardandola come se ciò che avesse detto fosse tutto falso, seduto sulla sua sedia della scrivania del salotto. 
“Pensavo fosse un mito..” sussurrò Sam con voce rauca, schiarendo la gola e sedendosi sul piccolo divano. 
“E dove troviamo le ceneri?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia rimanendo seduta accanto al suo ragazzo, scambiando una veloce occhiata con il maggiore dei Winchester che stava appoggiato contro lo stipite della porta. 
“Cass mi ha dato un’idea..” sussurrò Katherine sorridendo, voltandosi verso Dean, che era intento a tracannare Whisky, e passandogli un vecchio diario. 
Il ragazzo se lo rigirò fra le mani e osservò la copertina in cuoio ancora intatta, nonostante avesse l’aria di essere molto antico; Dean bevve l’ultimo sorso dal suo bicchiere e fece qualche passo, posandolo sulla scrivania e concentrandosi sul libro. 
Lo aprì nel punto indicato dalla ragazza e prima di guardarlo, diede un’occhiata a Katherine che lo guardava con un grande sorriso sul volto e lo invitava ad andare avanti e a leggere ciò che ci fosse scritto; avrebbe fatto di tutto pur di farla contenta, ma lavorare con Castiel non gli piaceva proprio. 
Non sapeva se fosse una trappola, se li avrebbe consegnato a Crowley o chissà cosa. Non giustificava quella fiducia cieca nell’angelo da parte di Katherine, ma aveva promesso di provarci e lui manteneva sempre le sue promesse. 
Con un sospiro guardò le pagine indicate dalla donna, in particolare una che era indicata con una freccia, e le lesse ad alta voce:
“5 marzo 1861. 
Sunrise, Wyoming 
La pistola ha ucciso una fenice oggi ed è rimasto solo un cumulo di ceneri fumanti”. 

“Di chi è questo diario?” Chiese Sam aggrottando le sopracciglia e piegandosi in avanti con i gomiti sulle cosce. 
“Colt” rispose Katherine sorridendo, voltandosi verso il ragazzo ed annuendo. 
“Colt come il tipo della pistola?” Chiese Bobby accennando una risata e facendo spallucce, pensando a quanto strana fosse la sua vita. 
“Proprio lui!” Esclamò Dean sospirando e mettendo su la sua faccia più preoccupata, aprendo il diario nella prima pagina e mostrando a tutti come la scritta “Samuel Colt” spiccasse come intestazione. 
“Ok, quindi la Colt può uccidere una fenice, bene, ma resta il fatto che dobbiamo trovarne una” disse Hailey grattandosi la testa distrattamente e poi passandosi una mano sulla fronte. 
“Perché stai sorridendo?!” Chiese Dean leggermente irritato, sollevando un sopracciglio e .volgendo il suo sguardo verso la minore delle Collins. 
“Perché sappiamo esattamente dove poterla trovare..” sussurrò la donna sorridendo, indicando con un dito il diario fra le mani del maggiore. 
“Viaggio nel tempo?” Chiese Dean inarcando le sopracciglia e guardandola come se fosse impazzita. “Quindi questa è la tua soluzione ?”. 
“Ehi, se hai altre idee, ti ascolto!” Esclamò Katherine sbuffando ed allargando le braccia. “Cass ci può aiutare e dobbiamo trovare a tutti i costi quelle ceneri per uccidere la Madre!”. 
“Ok, possiamo farlo..” sussurrò Sam annuendo e mettendosi in piedi, accennando un sorriso e avanzando verso la sua direzione. 
“Senza offesa Sammy, ma..” iniziò la minore delle Collins guardando nella sua direzione con aria triste. 
“No, so che non posso andare io, volevo solamente dire che penso che sia un buon piano”. 
Katherine sorrise e si allungò per toccarlo, stringendogli un braccio attorno alla vita e guardandolo in viso, notando come per l’ennesima volta Sam le stesse dimostrando la sua totale fiducia in lei e l’appoggiasse. 
“Vi porterò nel 1861, caccerete con Samuel Colt, ma avrete solo 24h”. 
La voce dell’angelo li fece sobbalzare tutti, vedendolo avanzare dal buio della cucina verso il salotto con uno sguardo un po’ imbarazzato e a disagio; arrivò vicino allo stipite della porta dov’era appoggiato prima Dean, e sorrise, sperando che i ragazzi apprezzassero quel gesto nei loro confronti. 
“Perché così poco?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e guardandolo con aria titubante. 
“Più indietro vi mando più diventa difficile per me riportarvi indietro..” ammise l’angelo sospirando, alternando lo sguardo fra i presenti. 
I ragazzi si guardarono e Dean scosse leggermente la testa, chiudendo il diario e sospirando con forza; lo adagiò sulla scrivania, vicino a Bobby, ed avanzò verso l’angelo e Katherine, guardandoli in cagnesco e indicandoli con il dito. 
“Ok, ma ho delle condizioni: primo, andremo noi due!” Esclamò Dean sospirando e schiarendosi la gola, per poi lasciare che lo spazio ad uno di quei suoi sorrisi sghembi che le facevano sempre perdere qualche battito. “E secondo, farai quello che dico io”. 
“Cosa?!” Chiese Katherine aggrottando le sopracciglia, osservando prima il suo dito puntato verso di lei e poi il ragazzo, che continuava a sorridere. 
“Prometti che mi aspetterai e lo facciamo!”. 
“Ma che vuol dire?”. 
“Promettilo!”. 
“Ok, promesso!” Esclamò Katherine aggrottando le sopracciglia, non riuscendo a capire cosa gli prendesse e perché scappasse in quella maniera. 
Lo vide afferrare le chiavi dell’Impala e fuggire via dalla stanza con un grande sorriso sulla faccia, e per un momento ai presenti parve di vedere un bambino gongolante per ciò che sarebbe successo. 
Si voltarono tutti verso Sam, che osservò la scena ridendo di gusto e per la prima volta in quei giorni infernali, a tutti i cacciatori si scaldò il cuore vedendolo ridere in quel modo; suo fratello sapeva benissimo cosa sarebbe successo e dove stesse correndo Dean così di fretta, ma decise di non rivelare nulla e lasciare che scoprissero da soli a cosa fosse dovuto tutto quell’entusiasmo. 
In fondo si trattava di Dean e tutti sapevano quanto fossero strane e strampalate le sue idee, soprattutto quando diventava super eccitato come in quel caso; dopo una buona mezz’ora la porta di casa si aprì, lasciando entrare all’interno il ragazzo con un sorriso a trentadue denti sul viso e tre buste fra le mani. 
Katherine si avvicinò immediatamente, incuriosita da ciò che tenesse con tanto orgoglio, mentre Sam rimase comodamente seduto sul divano insieme ad Hailey per gustarsi quella scena; il maggiore si chiuse la porta alle spalle e le porse una delle buste, con la speranza che accettasse sul volto, mentre la donna lo guardò in maniera molto confusa. 
Aprì la busta e la sua espressione cambiò, dividendosi esattamente a metà fra la sorpresa e l’indignazione. 
“No!”. 
“Ma non l’hai neanche aperto!” Esclamò Dean posando le altre buste a terra, ridendo di gusto ed estraendo il contenuto da quella della donna davanti a lui. 
Con estremo orgoglio l’uomo si ostinò a brandire fra le mani un vestito molto corto e scuro, che ricordava molto quello che erano solite indossare le Saloon girl, appoggiandoglielo di sopra e sorridendo sghembo, notando però come la ragazza non fosse proprio entusiasta di ciò, mentre l’unico che se la rideva bellamente era Sam, sapendo benissimo cosa avrebbe comprato suo fratello per la ragazza. 
“Stai scherzando..” sussurrò la ragazza accennando un sorriso, ma quando vide la sua espressione non cambiare sgranò gli occhi e allargò le braccia. “Non indosserò questa cosa e non passerò 24 ore dentro ad un Saloon ad evitare i clienti. Ma che schifo Dean, seriamente!”. 
“Se io lavoro con Cass, tu puoi fare questo per me!” Esclamò l’uomo facendo spallucce, ignorando che l’angelo stesse ascoltando la loro conversazione senza però mai intervenire. 
Katherine lo guardò in cagnesco con le braccia appoggiate ai fianchi, pronto a colpirlo se necessario per fargli tornare un po’ sale in zucca, ma poi notò gli altri due sacchi che aveva portato il ragazzo e sospirò. 
“Cos’hai in quel sacco?”. 
“Nulla..” sussurrò il ragazzo indietreggiando e mordendosi il labbro, mentre un altro grosso sorriso gli nasceva sul volto.
“Dean..”. 
“Dovevo lasciarlo in macchina per rendere lo scherzo più credibile!” Esclamò Dean parlando fra se e se e sbuffando, afferrandone un altro dal pavimento e sorridendo. “Rilassati, sono questi i tuoi vestiti!”. 
Ciò che le stava proponendo adesso le piacque di più rispetto alla prima proposta: un completo nero femminile, con giacca, pantaloni e soprabito, con una bella cintura tipica dei cowboy con la guaina per le armi. 
“Wow, sono colpita Dean..” sussurra Katherine annuendo, toccando gli abiti e accennando un sorriso. 
“Però l’altro potresti sempre indossarlo in altre circostanze, sai per esempio..”. 
“Ragazzi!” Esclamò Castiel allargando le braccia, non trovando divertente neanche una singola frase di quelle che aveva sentito, e guardandoli con aria di rimprovero. “Volete farlo o no? Non ho tutto il giorno, ho una guerra da combattere!”. 
“Arriviamo subito, Brontolo, dacci un minuto!” Esclamò Dean accennando un sorriso di cortesia nella sua direzione, voltandosi verso la scala per salire a cambiarsi al piano di sopra, seguito dalla donna. 
Dopo pochissimi secondi, Katherine scese nuovamente al piano terra, sfoggiando i suoi nuovi vestiti con tanto di cappello, sorridendo all’idea di fare un altro viaggio nel tempo perché avrebbero fermato la Madre una volta per tutte, sorriso che si allargò e sfociò in una risata quando vide scendere Dean giù per le scale con un’espressione serissima; indossava un vestito molto simile al suo, ma sul marrone, mentre qualcosa di indefinito gli copriva le spalle ed il petto suscitando in lei ilarità. 
“Ma davvero?!”. 
“Era normale indossare una coperta?” Chiede Castiel aggrottando le sopracciglia e guardandolo senza riuscire a capire perché si fosse vestito così. 
Dean sbuffò, tirando su la visiera dal suo cappello e guardandoli con menefreghismo; accennò un sorriso e con lentezza disse: “È un sarape e si!”. 
Castiel fece una smorfia con le labbra, non capendone l’utilità, e Bobby ed Haiely sorrisero, mentre Katherine e Sam risero di gusto; l’angelo sospirò e si avvicinò a loro, toccandogli le fronti con due dita e intimandogli di chiudere gli occhi per qualche secondo. 
Quando li riaprirono non si trovavano più nel salotto di Bobby, ma in aperta campagna in un luogo ormai irriconoscibile per loro; erano appena approdati nel Far West e il cacciatore non riuscì a trattenere la propria felicità, afferrando la mano della ragazza e dirigendosi a grandi passi verso la città non molto distante. 




“È meraviglioso!!”.  
Katherine sollevò gli occhi al cielo e poi li roteò, non riuscendo più a sopportare quelle due parole che il ragazzo ripeteva ancora e ancora come fosse una cantilena e a contenere tutta la felicità e l’eccitazione del giovane cacciatore che continuava a guardarsi attorno come se fosse un bambino e si trovasse in un luna park; camminavano ormai da una decina di minuti, quando ad accoglierli vi fu un grande cartello rudimentale con su scritto: “Benvenuti a Sunrise”.  
“Hai un fetish!”.  
L’uomo sbuffò, ma il ghigno sul suo volto non scemò e continuò a guardare con aria felice l’entrata della città: subito spiccò ai loro occhi una piccola folla di persone accerchiate attorno ad un palchetto e i due ragazzi capirono cosa sarebbe successo da li a poco udendo le parole di un uomo che si dichiarava il giudice della città. 
"Oh sta zitta!" esclamò Dean sorridendo sentendosi quasi rilassato e dimenticando tutti i problemi che aveva lasciato a casa. 
"Conosci ogni film western a memoria!". 
"Quindi? Sono magnifici!" esclamò ancora il ragazzo sbuffando ironicamente, voltandosi a guardarla e sorridendole. 
"Siamo qui oggi 4 marzo 1861 per condannare a morte Elias Finch, colpevole dell'assassinio della sua stessa moglie!" esclamò il giudice locale ad alta voce, tenendo fra le mani uno dei suoi libri e dando un'ultima occhiata al malcapitato che veniva fatto salire sul palchetto. 
Elias venne condotto fino al cappio e glielo misero attorno al collo, senza però riuscire a piegare l'uomo internamente: uno strano ghigno albergava sul suo volto, che continuava a guardare il giudice che lo aveva appena condannato a morte. Poche parole uscirono dalla sua bocca, giurando che sarebbe tornato e lo avrebbe ucciso, insieme allo sceriffo. 
La fune divenne tesa, poichè la botola sotto i piedi del condannato venne aperta, e l'uomo venne lasciato a penzolare mentre si contorceva, ma non distoglieva mai lo sguardo dal giudice. 
"Ok, abbiamo visto abbastanza!" Esclamò Katherine aggrottando le sopracciglia e guardando con tristezza ciò che stesse accadendo, sentendosi dispiaciuta per quell'uomo nonostante avesso ucciso a sangue freddo la moglie. "Andiamo nel Saloon a cercare Colt?". 
"Già, mi sembra un'ottima idea.." susurrò Dean dopo aver dato un'ultima occhiata all'uomo ancora morente, ed il sorriso si riaccese nel suo sguardo, che posò sulla ragazza di fianco a se. "Nei film molta azione si svolge lì, sono dei posti magnifici, vedrai!". 
"Si, come no.." sussurrò la donna ridendo, muovendo il suo lungo soprabito e chiudendo uno dei bottoni per ripararsi dal vento che prese a soffiare con forza su di loro, scompigliandole i capelli, che si agitarono sotto il cappello. 
Dean si continuò a guardare attorno, notando la piccola folla precedentemente radunatasi, sciogliersi ed andare ad occupare le principali vie della città, fin quando un uomo gli si avvicinò e lo guardò con insistenza; l'uomo sulla quarantina aggrottò le sopracciglia ed allungò una mano verso di lui, toccando il sarape e sentendo il tessuto sotto le dita. 
"Wow, bella coperta amico!". 
Senza aggiungere altro, ne senza attendere una risposta, l'uomo che aveva tutta l'aria di avere bevuto un pò troppo, si voltò e se ne andò per la propria strada, lasciando un povero Dean arrabbiato e ferito nell'orgoglio, che preso dall'agitazione e un pò dalla vergogna, si tolse di scatto il sarape e lo gettò a terra, cercando di non intercettare lo sguardo della donna che faticava a trattenere una risata, passandosi una mano sulla bocca. 
L'uomo si consolò al pensiero di stare per entrare all'interno di un autentico Saloon, con le persone dell'epoca e magari anche propensi a raccontare una di quelle storie che gli piacevano tanto, ma il cuore di Dean era destinato a spezzarsi un'altra volta: quando aprì le porte, i suoi sogni si infransero poichè trovò il locale completamente vuoto, eccezion fatta per un uomo seduto al bancone, che sorseggiava presumibilmente dello Scotch dal suo bicchiere. 
Lo sguardo del cacciatore si incupì per qualche secondo, ma tornò normale quando si avvicinarono al bancone e scorsero sulla giacca dell'uomo intento a bere, il distintivo da sceriffo. 
"Salve, è lei lo sceriffo?" chiese Katherine abbozzando un sorriso, fissandolo con un sopracciglio sollevato. 
L'uomo sollevò leggermente lo sguardo verso i due che si sedettero accanto a lui e li guardò con fare interrogativo, tornando a bere qualche sorso della sua bevanda. "Chi vuole saperlo?". 
"Sceriffo Wild Bill Hickok.." sussurrò Dean facendosi serio e scostando la sua giacca, mostrando il suo distintivo falso con orgoglio. ".. lei è Calamity Jane". 
L'uomo si strozzò e tossì qualche volta, cercando di deglutire la bevanda che gli si era bloccata in gola e sgranò gli occhi, guardandoli con aria a metà fra il terrore e il rispetto. 
"Wow, qui abbiamo sentito molte storie su voi due!". 
"Già beh, allora sarà meglio che ci aiutiate!" esclamò Katherine guardandolo in cagnesco e continuando a sostenere lo sguardo dello sceriffo, che abbassò lo sguardo e mise le mani avanti in segno di resa. 
Forse l'idea di Dean di travestirsi non era stata poi così stupida, si ritrovò a pensare la donna, sentendosi quasi fiera di come lo sceriffo avesse cambiato atteggiamento con loro. 
"Che vi porto?" Chiese il barista, un un uomo smilzo sulla sessantina, avvicinandosi da dietro il bancone e sospirando. 
"Whisky per me, Salsaparilla per lei!" esclamò Dean sorridendo, dando una brevissima occhiata a Katherine che lo fulminò, per poi tornare a concentrarsi sull'uomo. 
"Cerchiamo Colt. Lo conosce?" chiese Katherine appoggiandosi al bancone con i gomiti, osservando prima lo sceriffo e poi le bottiglie poste dietro al bancone, parecchio impolverate ma anche troppo piene, suggerendole che quel posto non era molto frequentato come sosteneva Dean. 
"Si, da qualche anno” rispose lo sceriffo bevendo il contenuto del suo bicchiere e facendo segno all’uomo dietro al bancone di riempirglielo nuovamente. 
"Sa dove possiamo trovarlo?" Chiese Dean mettendo su la sua faccia più seria, entrando al 100% nella sua parte. 
“Costruisce una ferrovia a 30km dalla città, sarà li in mezzo al nulla..” sussurrò lo sceriffo guardando nella loro direzione ed annuendo, aggrottando le sopracciglia e chiedendosi perché mostrassero tutto quell’interesse per uno come Colt.
Dopo pochissimi secondi, l’uomo dietro il bancone servì loro le bevande con un sorriso beffardo sul viso, rivolto specialmente al giovane cacciatore che avvicinò le sue dita al bicchierino in vetro e lo fece scontrare contro quello di Katherine, prima di portarselo alle labbra e di bere tutto d’un fiato: il risultato non fu esattamente quello che sperava, ovvero quello di farsi passare come il più duro dei duri, e Dean aprì la bocca per sputare tutto il Whisky, lasciandolo ricadere sul bicchiere e posandolo sul bancone con occhi sgranati. 
“Sa di benzina!” Esclamò con voce rauca, schiarendo la gola e deglutendo a fatica.
I due uomini scoppiarono in una leggera risata, alla quale si aggiunse anche Katherine, che prese a bere dal suo bicchiere beccandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo; quel momento imbarazzante ma divertente, venne interrotto da delle urla provenienti dalla strada, e tutti i presenti si precipitarono. 
Una piccola folla era radunata in un punto ad un centinaio di metri dal Saloon, le donne urlavano e gli uomini stavano in silenzio, chiedendosi cosa fosse successo e come fosse possibile: il giudice, l’uomo che aveva condannato a morte quell’Elias, venne trovato completamente carbonizzato sul ciglio della strada con ancora il libro fra le mani. 



“Io andrò con loro, tu va a cercare Colt..” sussurrò Dean sorridendo appena ed allontanandosi dalla folla e dal cadavere dopo averlo analizzato per una buona mezz’ora. 
Cos’è in grado di ridurre così un uomo ? La torcia umana? 
La sua battuta non fu ovviamente capita, così quando uno degli uomini della folla disse che doveva per forza essere stato Elias, Dean propose di creare un gruppo per cercarlo e per ucciderlo definitivamente. 
Il cacciatore non sarebbe stato felice di tornare alla sua vita precedente, insomma stare nel far west era davvero meraviglioso per Dean; molto meno per la donna, che cominciava a stancarsi di non avere tutte le comodità e i comfort moderni. Come un’auto. 
“Ma è a più di 30 km di distanza, il diario di Colt dice che verrà qui ugualmente!” Esclamò la donna con tono da finta bambina, piagnucolando e cercando di convincerlo a scambiarsi i ruoli, mentre continuava a camminare accanto all’uomo che se la rideva. 
“Forse invece verrà qui perché qualcuno lo porterà qui..” sussurrò Dean sorridendo ancora, fermandosi e parandosi davanti alla donna, sfiorandole le braccia conserte ed il viso. 
“E quel qualcuno devo proprio essere io?” Esclamò Katherine sbuffando rumorosamente e mordendosi il labbro. “Che palle!”. 
“Coraggio, va..” sussurrò Dean sorridendo, sfiorandole ancora il viso con dolcezza. 
Katherine sbuffò ancora una volta e gli passò accanto sapendo già come prendere un vecchio ubriacone come Colt, ma il ragazzo la fermò appena in tempo prima che lo sorpassasse, prendendole il viso fra le mani e dandole un bacio veloce, ma anche molto approfondito, che la donna ricambiò con passione, sfiorandogli il petto con le dita ed attirandolo più vicino. 
Si allontanarono lentamente e contro voglia, e si guardarono negli occhi per qualche secondo, sentendo il cuore battere all’unisono e il respiro non smettere di calmarsi. 
“Devo ammette che ti sta davvero bene..” sussurrò Katherine sorridendo ampiamente, sciogliendo la stretta ed allontanandosi di qualche passo. 
“Cosa?”. 
“Questo..” sussurrò la donna sorridendo ancora, sfiorandogli i vestiti per poi tornare sulle sue labbra con un casto e veloce bacio. 
Dopo un ultimo sguardo avido che entrambi ricambiarono, Katherine sciolse le loro mani intrecciate e si voltò, sapendo cosa avrebbe dovuto fare. 
“Stai andando nella direzione opposta” disse Dean aggrottando le sopracciglia, guardandola camminare e sentendola ridere. 
“Lo so, devo fare una cosa prima..”. 
“Devi tornare prima di mezzogiorno!” Le ricordò l’uomo sospirando e sbuffando leggermente all’idea di separarsi. “E sta attenta!”. 




I libri continuavano ad accumularsi sul bordo della scrivania portati da Bobby ed Hailey che avevano passato tutto il pomeriggio a prenderli in prestito da molte librerie sparse per la città, mentre il ragazzo se li rigirava fra le mani e tentava di capire davvero ciò che ci fosse scritto, nonostante il forte mal di testa che ancora lo torturava.  
Era molto difficile accettare ciò che fosse successo e cercò di lasciarselo alle spalle nel più breve tempo possibile, non riusendoci assolutamente: aveva di nuovo un'anima, sapeva benissimo cosa avesse fatto durante quei due anni, nonostante non avesse mai abbandonato Hailey e provando perfino un pizzico di affetto per lei.  
Avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi e dormire, per risvegliarsi con la consapevolezza che fosse solamente un brutto incubo passato, e che tutto fosse tornato alla normalità; strizzò le palpebre e scosse la testa nel buio della stanza, dove l'unica fonte di luce proveniva dalla lampada della scrivania e sospirò rumorosamente; osservò i due cacciatori prendere posto vicino a lui e vide Bobby sbadigliare tenendo ancora fra le mani uno di quei dannati libri che non davano alcuna risposta sulla Madre di tutte le cose. 
Hailey gli sorrise teneramente, sapendo dentro di se che avrebbe voluto parlargli e dire qualcosa che lo facesse stare meglio, ma davvero non ce la faceva: anche lei era stanca, anche lei sentiva tutta quella pressione dentro di se ed era molto preoccupata per sua sorella e Dean, che stavano trascorrendo la notte nel 1861 alla ricerca di quella feniche che avrebbe salvato il mondo da Eve. 
Un forte tonfo proveniente dalla cucina fece voltare i tre cacciatori di scatto e fece si che afferrassero in pochi secondi le armi più vicine, imbracciandole e puntandole nella direzione del suono; tutto avrebbero potuto immaginare, ma non vedere Castiel strisciare sul pavimento con le labbra e il trench sporchi di sangue. 
Haiely scattò nella sua direzione lasciando la sua pistola sulla scrivania, prendendo l'angelo dalle braccia e cercando di sorreggerlo, aiutandolo a mettersi in piedi; Castiel non disse una parola, si limitò ad allontanarsi di poco dalla donna, tenendosi saldamente ai mobili e imbrattando volontariamente il frigo con il suo stesso sangue, disegnando un simbolo che i ragazzi non avevano mai visto e che quindi non riconoscevano. 
"Cass stiamo scappando o combattendo?" chiese Bobby avvicinandosi, grattandosi la nuca e guardando l'angelo con sguardo rassegnato al fatto che la sua vita non sarebbe mai stata meno movimentata neanche per qualche ora. 
Per tutta risposta l'angelo con il trench si lasciò cadere rovinosamente a terra, perdendo i sensi e sbattendo con forza la testa sul freddo e duro pavimento della cucina; i due cacciatori afferrarono Cass e lo fecero stendere sul divano del salone fin troppo piccolo per uno della sua taglia ed Hailey gli sciolse il nodo della cravatta e gli aprì la camica imbrattata di sangue sull'addome con movimenti delicati, notando una profonda ferita che andava chiusa e medicata al più presto. 
Guardò brevemente i due uomini e loro capirono immediatamente quale sarebbe stato il loro compito: si recarono a prendere garze puliti e disinfettanti, oltre che degli aghi e del filo per ricucirlo; la donna avvicinò una sedia al divano e prese a lavorare, pulendo la ferita e chiudendola completamente, per poi apporre una fasciatura per isolare la parte dal resto dei vestiti. 
Passò qualche ora prima che l'angelo mostrasse i primi segni di ripresa, esattamente all'alba Castiel aprì gli occhi e si mosse nel divano, grugnendo e gemendo forte per il dolore: guardò con sguardo dolorante i tre cacciatori che scattarono nella sua direzione, mentre si sedette con fatica e stringeva forte i denti. 
"Sembra che ti sia passato sopra un tir, che è successo?" chiese Sam avvicinandosi e sedendosi su una dele sedie vicine, appoggiando i gomiti alle sue cosce. 
"Sono stato tradito.." sussurrò Castiel sfiorando con le dita il punto in cui si estendeva la grossa ferita sull'addome, gemendo appena e cercando di non mostrare troppo dolore. 
"Mi dispiace.." sussurrò Haiely avvicinandosi e sospirando, sedendosi sul divano accanto a lui e guardandolo con il dispiacere negli occhi. Capiva bene la sensazione. 
"No, ho dovuto uccidere una delle mie sorelle per colpa di Raffaele.." sussurò l'angelo deglutendo a fatica, volgendo lo sguardo davanti a se e scuotendo la testa con decisione, sperando che quei pensieri fuggissero via dalla sua testa, smettendo così di torturarlo. "Comunque grazie per esservi presi cura di me, avevo bisogno di riposare!". 
Castiel provò a mettersi in piedi, ma barcollò ed Hailey prontamente lo afferrò dalle braccia, stringendolo appena e guardandolo con aria sorpresa. "Ehi, vacci piano Cass!". 
"Riposati ancora un po’, la tua ferita è grave. Hailey ha cercato di medicarti, ma hai bisogno di rallentare o si aprirà ancora!" esclamò Bobby distendendo la fronte, pensando quanto non gli piacesse l'idea che un angelo corrotto in combutta con il Re dell'inferno riposasse sul suo divano, ma la sua coscienza gli impediva di cacciarlo di casa e richiamarlo solamente per far tornare indietro i suoi familiari. 
"Cos'hai disegnato prima?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, volgendo lo sguardo verso il frigo per pochi secondi. 
"Serve a tenere lontani gli angeli.." rispose l'angelo sospirando, tornando a sedersi sul divano. 
"Sei messo così male ?" chiese Hailey rimanendo in piedi e fissandolo dall'alto con aria preoccupata. 
"Guarirò". 
"Bene, perché abbiamo solamente qualche ora per riportare indietro i ragazzi.." sussurrò Bobby serrando le braccia al petto e sbuffando con froza aria dal naso. 
L'angelo passò a ressegna i volti dei tre cacciatori, guardandoli e cercando di non allarmarli troppo, ma i suoi occhi lo tradirono e tutti e tre sgranarono gli occhi e lo guardarono con un pò di terrore negli occhi. 
"Cass perche quella faccia?" chiese Sam solelvando le sopracciglia e guardandolo di rimando con aria preoccupata. 
L'angelo si mise un pò più dritto con la schiena e sospirò rumorosamente, distendendo le spalle e mettendo su la sua faccia seria e dispiaciuta; come avrebbe potuto dirgli la verità? Si fidavano già troppo poco di lui da quando avevano scoperto cosa facesse con Crowley, cosa avrebbero pensato adesso? Che lo avesse fatto apposta? 
"Mi dispiace ragazzi, ma non posso!". 




Dopo aver passato più di un'ora a cavalcare il suo cavallo e correre fra quelle strade sterrate e polverose, incrociando davvero poche persone in quel tratto, Katherine riuscì a trovare un capanno in cui probabilmente avrebbe trovato Colt; diede al cavallo il segnale di rallentare il passo e camminare più lentamente, guardandosi attorno con un sorriso. 
Quella ferrovia l'aveva vista completata qualche anno prima quando Dean aveva ucciso Azazel proprio con la pistola del cacciatore che stava cercando, e doveva ammettere che faceva un certo effetto vederla ancora in lavorazione; le travi erano sparse per il terreno arido e alcuni uomini stavano già cominciando a lavorare alle prime luci dell'alba, quando la donna scese da cavallo e lo legò alla staccionata. 
Gli carezzò il pelo scuro, sorridendogli e scendendo a toccargli il muso, mentre i suoi grandi occhi la fissavano attendendo un altro segnale; la cacciatrice si voltò verso il capanno tenendo fra le mani una bottiglia di Whisky come regalo e a grandi passi si avviò, quando udì due spari molto vicini l'un l'altro. Corse nella direzione e ciò che vide la fece sorridere ancora: Samuel Colt aveva appena fatto fuori due uomini, presumibilmente demoni, che adesso giacevano a terra privi di vita dopo essere stati colpiti da quella pistola. 
Il sorriso compiaciuto sul volto dell'uomo fu la prima cosa che Katherine vide quando si affrettò ad entrare, mentre la seconda fu la Colt puntata proprio verso la sua testa, mentre Samuel la guardava con aria truce. 
"Ehi, non sparare! Non sono un demone, sono solo una cacciatrice!" esclamò la donna mettendo le mani in alto, e di conseguenza la bottiglia, che l'uomo non tardò a notare.
Con un gesto quasi automatico, segnato dalle milioni di volte che lo aveva compiuto, Samuel lanciò contro la ragazza dell'acqua santa e la colpì dritto in faccia, che sbuffò e si affrettò ad entrare, chiudendosi la porta alle spalle e posando la bottiglia di Whisky sulla scrivania; si guardò attorno, notando quanto quel rifugio fosse tipico di quell'epoca, con mobili in legno fatti a mano, molto spartano e contenente soltanto il necessario. Dei progetti sulla ferrovia erano stesi sulla scrivania e la donna li osservò con curiosità, chiedendosi come facesse Samuel ad avere una mente così brillante.
"Una che?" chiese l'uomo aggrottando le sopracciglia ed abbassando la pistola.
Katherine lo guardò in viso e notò come il passare del tempo non fosse stata clemente con lui: il volto era scavato da delle profonde rughe scure e la sua pelle era molto abbronzata, tipica di chi trascorresse tanto tempo all'aria aperta per lavorare. I suoi lineamenti non erano delicati, ma aveva parecchie cicatrici lungo il viso, ma anche lungo le parti del corpo che erano visibili, come le braccia scoperte dalla camicia sollevata fino ai gomiti.
Aveva tutta l'aria di essere un uomo cinico e molo distaccato dalle persone a da ciò che gli accadesse, il suo sguardo era incuriosito dalla donna appena entrata, ma anche molto menefreghista, così Katherine capì di non avere tempo per spiegare nei minimi dettagli la situazione e si diresse dritta al punto.
"Tu sei Samuel Colt, giusto? Io sono Katherine Collins, vengo dal 2011".
L'uomo sollevò un sopracciglio e aggrottò la fronte, guardandola con un sorriso molto ironico sulle labbra, non rimanendo prò nemmeno lontanamente impressionato dalle dichiarazioni di quella strana donna che era entrata da meno di cinque minuti nel suo rifugio; continuò a guardala e fece qualche passo nella sua direzione, rimettendo la sua pistola nell'apposita guaina, e si limitò a dire: "Dimostramelo".
Katherine pensò bene a cosa avrebbe potuto dire in quella situazione, cosa avrebbe potuto impressionare tanto l'uomo da credere alla sua assurda storia del viaggio nel tempo, e capì che nulla di ciò che avrebbe detto lo avrebbe convinto, così si toccò le tasche ed estrasse il suo cellulare touch, passandoglielo con un sorriso ed osservandolo mentre se lo girava fra le mani. Samuel rise di gusto, tenendo ancora il telefono fra le mani, e si voltò a prendere due bicchieri di vetro per posarli sulla scrivania, prima di aprire la bottiglia appena portata dalla donna e versandone due bicchieri molto abbondanti; li bevve entrambi tutti d'un sorso, facendo si che la donna sgranasse gli occhi e lo guardasse come se gli mancasse qualche rotella.
"Ok.." sussurrò l'uomo ridendo, voltandosi nuovamente verso la cacciatrice. 
"Ok? " chiese la donna ironicamente, osservando il cacciatore versare ancora del Whisky nei due bicchieri e porgerne uno alla sua ospite.
"Quando fai questo lavoro da quanto lo faccio io, non ti lasci impressionare da una ragazzina che viene dal futuro con un mezzo mattone magico".
Katherine lo osservò bere tutto d'un fiato il suo terzo bicchiere e ricordò come neanche Dean fosse riuscito a berlo al Saloon, e sorrise imbarazzata in quella situazione.
"Devi aiutarmi ad uccidere una fenice".
"Esistono?".
"Ne ucciderai una fra tre ore; guarda!" esclamò la donna sorridendo speranzosa, estraendo dalla sua giacca il libro che Castiel le aveva portato e che apparteneva proprio a Samuel. 
L'uomo aggrottò le sopracciglia e lo osservò attentamente, chiedendosi come facesse Katherine ad avere una copia identica del suo diario, e sollevò lo sguardo verso di lei, guardandola in cagnesco e non riuscendo più a capire quella situazione.
"Sono troppo ubriaco o non sono ubriaco abbastanza ? Cos’è che dovrei fare esattamente ?".
"Beh, il diario dice che ne ucciderai una a Sunrise.." sussurrò Katherine indicando con il suo dito la parte interessata.
"Non credere a tutto ciò che leggi.."" rispose l'uomo cambiando tono di voce, divenendo rauca e molto amareggiata, voltandosi e andandosi a sedere al tavolo della sua scrivania con aria molto malinconica.
"Ma sei un cacciatore!" esclamò la donna aggrottando le sopraccia, scavalcando i cadeveri dei due demoni e guardandolo in maniera confusa. 
"Mi sono ritirato".
"Non può essere, conosco delle persone nella mia epoca per le quali sei un eroe!" esclamò Katherine allargando le braccia e guardandolo del tutto esterrefatta, pensando particolarmente a Sam che l'aveva da sempre ammirato per il suo lavoro e per ciò che avesse creato nella sua vita. "Mi servono le ceneri di quella fenice per distruggere il mostro a cui do la caccia. Quindi alzati o dammi la pistola". 
"Quale pistola?" chiese l'uomo sollevando il sopracciglio e guardandola con aria di sfida, chiedendosi però come facesse a conoscerla.
"Quella pistola!".
"Non se ne parla! È maledetta, ti sto facendo un favore, credimi ragazzina!".
La donna allargò le braccia nuovamente e roteò gli occhi, sospirando rumorosamente e capendo che tipo fosse Samuel Colt e perchè molti in città lo evitassero: il suo carattere era il problema! Molto cocciuto e molto convinto delle sue idee, non lasciando neanche il beneficio del dubbio alle altre persone.
"Ho già avuto a che fare con la tua pistola in passato, so quello che faccio!".
"Non ti darò la mia pistola!" esclamò l'uomo alzando il tono di voce e sbattendo il pugno sul tavolo, rimanendo impressionato del fatto che la donna non si fosse scomposta minimamente davanti a quel gesto improvviso e violento.
"E allora cosa farai? Te ne starai qui seduto a non fare niente aspettando la morte?" chiese Katherine sentendo la rabbia montare dentro di se e riducendo gli occhi a due fessure, guardandolo con aria accusatoria. "Sei un cacciatore e da questo non si scappa! Molte persone moriranno se non mi aiuti ad avere quelle ceneri! Ci sarà un'apocalisse! Non t'importa minimamente della distruzione che ci sarà se non mi aiuti?". 
L'uomo sbuffò rumorosamente e distolse lo sguardo per qualche secondo, pensando e ripensando a quelle parole che presero a scorrere nella sua mente trasformandosi in immagini vivide di cui non voleva essere responsabile; tornò a puntare il suo sguardo su quello deciso e perentorio della donna e scosse la testa in segno di negazione.
"Ho dedicato tutta la mia vita a questo e adesso ho chiuso; non mi importa di qualsiasi cosa succeda.." sussurrò l'uomo sollevandosi dalla sedia e facendo spallucce, andando verso la porta ed aprendola con uno scatto, facendo segno alla donna di andare via. "Ho chiuso".
Katherine sospirò, non pensando che il cacciatore potesse mai darle una risposta del genere e gli si avvicinò con aria spazientita, continuando a fissarlo negli occhi ed inclinando la testa leggermente di lato.
"Dammi la pistola!".



“Scusami?” Chiese Bobby aggrottando le sopracciglia e guardandolo l’angelo quasi in cagnesco.
“Sono troppo debole, quel combattimento mi ha sfinito..” sussurrò Castiel con voce flebile, sfiorando con la sua stessa mano la parte lesa dell’addome ed accennando un’espressione dolorante.
“Beh, chiama un altro angelo e fatti aiutare!” Esclamò Haiely alzandosi repentinamente dal divano e allargando le braccia, sentendo la mente esplodere e non riuscire a rielaborare quelle frasi.
“Non posso”.
“Ci deve essere un incantesimo, qualcosa..” sussurrò Sam avanzando nella stanza e fissando l’angelo con la speranza di riuscire a trovare qualcosa, mentre la sua testa pensava a centomila soluzioni, senza trovarne nemmeno una valida.
Castiel sospirò rumorosamente e li fissò per qualche secondo con il dolore e la sofferenza nello sguardo, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare in una situazione del genere; chiamare un altro angelo era fuori discussione, nessuno dei suoi fratelli avrebbe aiutato un Winchester ed una Collins, nessun incantesimo li avrebbe potuti riportare indietro senza una strega esperta che lo eseguisse.
Non c’era nulla che potesse fare al caso loro. A meno che..
“Qualcosa c’è, ma è pericoloso..” sussurrò l’angelo mettendosi in piedi e tenendosi alla testiera del letto con una mano. “Serve un’anima. Devo toccare un’anima”.
Castiel fece oscillare lo sguardo fra i due uomini, per poi concentrarli su Hailey che annuì e capì immediatamente il significato di quell’occhiata; la donna si alzò senza dire nulla egli andò incontro.
“Devi toccare la mia”.
“Non te lo chiederei se non fosse l’unico modo per ricaricarmi in tempo e riportare indietro i ragazzi”.
“No, aspettate, ci deve essere un altro modo!” Esclamò Sam mettendosi fra i due e alternando lo sguardo fra loro, supplicandoli di non fare nulla di rischioso.
“Andrà bene, starò bene..” sussurrò Hailey sorridendo e carezzandogli una guancia, decisa però più che mai ad aiutare sua sorella e Dean; si allontanò dall’uomo e si avvicinò all’angelo, annuendo e sospirando rumorosamente. “Cass cerca solo di non farmi esplodere”.
“Ci provo..” sussurrò Castiel annuendo ed osservando la ragazza sedersi davanti a lui, prima di sollevare la manica della sua giacca ed udire delle urla strazianti arrivare alle sue orecchie.




Il sole era alto nel cielo e ciò significava che il loro tempo in quell’epoca stava per scadere, così Katherine incitò il suo cavallo a correre più velocemente per raggiungere Sunrise nel più breve tempo possibile; doveva ricongiungersi con Dean ed uccidere una fenice. Un gioco da ragazzi.
L’uomo intanto aveva indagato su chi potesse avere ucciso il giudice, diventato il nuovo sceriffo della città dopo aver trovato il cadavere carbonizzato di quello precedente; non ci mise molto tempo a capire che la fenice in questione non era affatto un uccello leggendario, bensì era lo stesso signor Finch che era tornato dal regno dei morti per giustiziare chi lo aveva giustiziato.
Dopo averlo capito, Dean decise di interrompere quei brutali omicidi, sfidando Finch ad affrontarlo a mezzo giorno sulla strada, esattamente come avrebbe fatto un uomo di quel tempo; certo di vincere, perché non si può uccidere un fantasma, Finch accettò, e si preparò alla sfida e a vedere l’uomo morire, mentre Dean cercò di prendere tempo e guardava all’orizzonte per scorgere la figura di Katherine e Samuel.
Quando l’orologio segnò le 12 in punto, il cacciatore si fece coraggio per rispettare la parola ed uscì dall’ufficio dello sceriffo, tenendo la mano poggiata sulla pistola, pronto a far fuoco a chiunque, quando fu afferrato e trascinato dentro il vicolo vicino da due braccia magre ma molto forti.
Strabuzzò gli occhi e aggrottò la fronte, quando mise a fuoco la figura e si accorse che fosse proprio Katherine ad averlo afferrato e quindi non reagì; accennò un sorriso e la osservò bene, sentendosi grato verso il cielo per averla fatta tornare sana e salva.
“Dov’è Colt?”.
“Non viene, ma ho questa..” sussurrò Katherine sorridendo, estraendo dalla tasca del suo lungo soprabito la pistola e porgendola al ragazzo.
Ciao piccola..” sussurrò l’uomo sollevando un sopracciglio e girasole le fra le mani, felice di rivedere quella pistola dopo molti anni.
Pochi secondi e Dean uscì dal vicolo con impazienza, avanzando e trovando il signor Finch già pronto per la sfida; si guardarono negli occhi per qualche secondo e il ragazzo sentì una botta di adrenalina scorrergli nelle vene; quando l’orologio suonò ed indicò le 12 esatte si alzò nell’aria il rumore di due spari e Katherine non riuscì a trattene la sua preoccupazione e corse verso il cacciatore, sentendosi felice che non fosse stato lui ad essere colpito.
Finch si illuminò di una strana luce, che la ragazza aveva visto solamente quando Dean uccise Azazel, per poi dissolversi e lasciare la cenere al posto del suo cadavere e dei suoi vestiti.
Fecero un balzo nella sua direzione, pronti a riempire due bottiglie di vetro con quelle ceneri, ma proprio quando vi furono più vicini, si ritrovarono improvvisamente nel salotto di Bobby.
Si guardarono attorno con occhi sgranati, chiedendo immediatamente a Castiel di riportarli indietro anche di pochi secondi, spiegandogli di avere quasi messo le mani su quelle maledette ceneri, ma l’angelo scosse la testa e abbassò lo sguardo stanco e provato.
“Dean guardarlo, è sfinito..” sussurrò Sam sospirando, sentendo un senso di sconfitta dentro di se.
“Non voglio rifarlo mai più..” sussurrò Castiel con ancora gli occhi incollati al pavimento, tenendosi con una mano la ferita all’addome che stava ormai guarendo.
Il maggiore sbuffò sonoramente e scosse la testa con decisione, lanciando il suo cappello da Cowboy lontano e dirigendosi verso la cucina imprecando ad alta voce; aprì il frigo ed estrasse alcune birre, che portò ad ognuno dei presenti e se la stappò, bevendo qualche sorso tutto d’un fiato: non poteva credere di essere andato in un’altra epoca per niente! Era stato tutto inutile, avrebbero dovuto trovare un altro modo per sistemare la faccenda ed uccidere quella bastarda della Madre.
Il loro malumore e la sofferenza vennero interrotti dal suono del campanello che si diffuse per la casa e Katherine, che se ne stava appoggiata con la spalla destra allo stipite della porta, si voltò e andò ad aprire tenendo ancora la sua birra fra le mani; quando aprì la porta, trovò davanti a se un ragazzo sui vent’anni vestito da postino, con uno sguardo carico di ilarità sul viso e un grosso pacco fra le mani.
“Abita qui Katherine Collins?”.
La donna aggrottò le sopracciglia e lo guardò con sorpresa, chiedendosi chi potrebbe mai averle inviato un pacco del genere. “Perché?”.
“Senti, è una cosa incredibile. Non pensavo che sarebbe mai potuto succedere perché questo è un pacco secolare!” Esclamò il ragazzo ridendo di gusto e guardandola con aria entusiasta. “Viene da Samuel Colt!”.
Lo sguardo della donna cambiò, infatti sgranò gli occhi e spalancò la bocca per qualche secondo; quando riprese l’uso della parola e delle braccia, Katherine ringraziò il ragazzo e gli prese dalle mani quel pacco di legno, chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi dagli altri cacciatori con un grande sorriso sul volto.
“Cos’è ?” Chiese Bobby aggrottando le sopracciglia e rimanendo ancora seduto sulla sedia della sua scrivania.
Sua sorella e i due Winchester si adunarono attorno a lei, mentre Castiel osservava la scena da lontano con sguardo sospettoso, ma molto curioso, e la ragazza aprì in silenzio la scatola facendo leva con il suo pugnale e sradicando l’asse che fungeva da copertura con pochissimo sforzo; estrasse il suo stesso telefono, ma molto malridotto ed impolverato, accorgendosi solamente in quel momento di averlo lasciato a Samuel Colt, e poi estrasse un biglietto piegato in due.
Lo aprì e sorrise, leggendo ad alta voce ciò che ci fosse scritto:
Cara Katherine, ho deciso di fare questo per te.
Qui dentro c’è tutto quello che ti serve.
                                              Saluti, Samuel Colt.
Ps: grazie per avermi spinto a credere ancora
”.
La donna sorrise e posò il biglietto, prima di infilare la mano nella profonda scatola ed estrarre una grossa bottiglia di vetro piena di una sorte di polvere: non aveva dubbi.
“Sono le..” sussurrò Sam sgranando gli occhi e ritrovando finalmente il sorriso.
“Si!”.
I presenti si scambiarono una breve occhiata, sorridendo e sentendo finalmente il peso sullo stomaco svanire e lasciare il posto a qualcosa di migliore, che ormai provavano solamente di rado: speranza.
“Sapete cosa vuol dire?” Chiese Dean sorridendo e cingendo la vita della ragazza, che ancora si rigirava la bottiglia fra le mani con aria entusiasta.
“Che non ho fatto un’animascopia inutilmente?” Chiede Hailey sospirando, sorridendo a stento e sentendo il cuore ancora dolere.
Dean sorrise e le passò una mano sulla testa, dispiacendosi per ciò che fosse stata costretta a fare per loro, ma felice perché adesso avevano finalmente tutto il necessario per fermare quella storia. “Si.. e che adesso possiamo ucciderla!”.
  
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