Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
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Autore: PrimbloodyBlack    13/05/2019    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Eloyn

È passato un giorno da quell'accaduto. Quando mi sono risvegliata c'era Amelie a vegliare su di me, sapevo che era lì per proteggermi, nel caso lei si fosse avvicinata. Ma quel giorno Lux non è mai tornata a casa, né lei né quel ragazzo, Jason. Vedevo Amelie aggirarsi per la casa senza una meta, aveva lo sguardo preoccupato, avvolte invece sembrava sul punto di scoppiare, a quanto pare Lux non era solita fare così tardi senza lasciare notizie di sé. Quella notte mi svegliai di soprassalto sentendo le urla della bionda. Diceva cose come, "Mi hai fatta preoccupare" o "Non farlo mai più!". Era strano che una persona come lei, una dei Lord, si facesse sgridare così facilmente senza ribattere. Infatti non ho mai sentito la sua voce, o perlomeno non aveva gridato a sua volta. Volevo parlarle, ero curiosa di sapere perché mi aveva risparmia nonostante le avevo esplicitamente detto che vivere una vita come questa non valeva la pena essere vissuta. E allora feci una cosa stupida, mi scoprii dalle coperte e scesi dal letto. Sentii un brivido non appena i miei piedi nudi toccarono il freddo pavimento. Ma in realtà avevo freddo dappertutto, mi mancavano le notti miti del mio vecchio villaggio. Mi avvolsi con una piccola coperta cucita a mano in lana, e uscii dalla stanza. Ogni mio passo faceva scricchiolare le scale in legno, rendendo la mia presenza molto più notabile. Avevo il cuore in gola, era tutto buio, solo la fievole luce lunare filtrava dalla finestre dei corridoi, illuminando alcune parti e lasciandone scure altre, creando un effetto a dir poco inquietante. Avevo l'insensata paura che qualcosa potesse sbucare fuori da una di quelle informe ombre e che mi attaccasse. Per un momento mi immaginai di essere morsa da un vampiro e morire dissanguata, rabbrividii. Finalmente ero davanti alla sua stanza, la porta era chiusa e c'era un silenzio tombale. Fui tentata di tornare in dietro, non sapevo cosa fare, avrei dovuto bussa? Certo, era la cosa più ovvia, ma non quando si è nel pieno della notte e a casa di un vampiro irascibile.

"Perché sei qui?" sentii dire dietro di me. Sobbalzai per lo spavento andando a sbattere di schiena contro la porta. La guardai con il fiatone e con occhi spalancati, non riuscivo a pronunciare alcuna parola. Non riuscivo a vedere la sua espressione ma sicuramente stava facendo un ghigno. "Allora?" mi chiese ancora.

"Io..." cercai di ricompormi. Non potevo di certo dire di punto in bianco, "Ehi perché non mi hai ammazza?". Alla fine rimasi in silenzio come una stupida, nonostante vedessi poco, riuscii a vedere il suo viso interrogativo, anche lei non sapeva cosa dire. Poi posò lo sguardo sulla coperta che mi avvolgeva alle spalle, la toccò, strofinandola tra le dita. In quel momento notai il bicchiere che aveva in mano e se lo portò alla bocca." Vuoi entrare? Posso offrirti da bere."

"Si." dissi quasi balbettando.

Lux mi prese il braccio e mi scansò aprendo la porta, a quanto pare non chiusa a chiave. "Il vino però si trova in cucina, non mi va di riscendere."

"No, mi va bene anche altro."

Quando accese la luce notai che aveva una semplice sottana aderente nera, che le lasciava scoperte spalle e cosce. Fu in quel momento che mi chiesi se i vampiri originali come lei provassero freddo come i semplici vampiri o gli umani, oppure se la loro percezione era completamente diversa.

Quando entrò si diresse subito verso la credenza di alcolici, posò il suo bicchiere e ne prese un'altro per me, riempendolo di cose che neanche sapevo cosa fossero.

"Vedo che ti piace bere." Dissi per rompere il silenzio. Aveva davvero una grande e vasta scelta di alcolici.

"Abbastanza." Rispose mettendo le bottiglie dentro, "Tieni"

"Cos'è?" Chiesi prendendolo.

"Consideralo una specialità della casa." Disse con un sorriso soddisfatto.

"Vieni mettiamoci sedute," disse dirigendosi verso il piccolo tavolo circolare. "Immagino tu debba dirmi qualcosa"

Si, il problema è come.

Quando mi sedetti osservai il bicchiere con un accento di curiosità e timore che non passò inosservato.

"Che fai non bevi?" Mi chiese lei mettendomi a disagio.

Guardandola dritta negli occhi, come se fosse una sfida, lo portai alla bocca bevvi un sorso. Cercai in tutti i modi di non tossire, era davvero forte.

"Allora, dimmi pure, sono tutta orecchi."

"Mi chiedevo perché io fossi ancora qui."

"Qui nel mondo dei vivi?" Chiese ridendo. "Ti sembrerà strano ma simpatizzo molto per te."

Io la guardai con sguardo interrogativo cercando di capire se era una presa in giro o se era veramente seria.

"Non sto scherzando." Disse come se mi avesse letta nel pensiero.

"Quello che io mi chiedo è perché non mi hai uccisa fin da subito." Ammisi, "So che quando andate a caccia rapite i civili e uccidete i cacciatori, perché con me è stato diverso?"

"Perché il tuo sangue è prezioso Eloyn e non potevo semplicemente ucciderti."

Io la guardai scontenta per la semplice risposta che mi aveva dato, mi aspettavo altro, non un semplice "Mi piace il tuo sangue, punto!"

"Volevi chiedermi solo questo? Non mi sembri soddisfatta."

"Si," risposi alzandomi, "Solo questo."

"Aspetta, non ho detto che potevi andare." Mi ordinò, "Domani andrò in città per prendere mia sorella, mi accompagnerai, va bene?" Sapevo che non era una vera domanda quella, ma annuii comunque e mi diressi verso la porta. "Comunque," disse prima che uscissi, "Ho sentito quello che hai detto prima di svenire."

Per un momento mi soffermati a pensare a cosa si riferisse, poi mi tornò alla mente e un senso di disgusto per me stessa crebbe.

"Buonanotte Eloyn e non osare gironzolare in casa, mai più. Non si sa mai se qualcuno può attaccarti nell'ombra."

Mi guardò con un ghigno ed io uscì dalla stanza quasi correndo. Con passo svelto raggiunsi la mia camera, mi gettati nel letto e mi rannicchiai sotto le coperte. Ci volle almeno un'ora prima che riuscii a riaddormentarmi. 

 

Ero riversa nei miei pensieri quando sentii lo sportello aprirsi. Era lei, con quei bei capelli rossi scombinati dal vento.

"Eccomi, hai aspettato molto?" Io scuotei la testa. "Jason, portaci prima al lago, che mia sorella farà ritardo."

"Va bene." rispose il ragazzo un po' scocciato.

Sua sorella... Mi chiedo se sia come lei. Aspetta, lago?

Abitavo vicino un laghetto una volta, prima che i miei genitori biologici furono uccisi. Ho ancora qualche ricordo di quella notte. Tutte le fiamme e le grida mi circondavano mentre piangevo nascosta sotto il tavolo. Mio padre e mia madre erano cacciatori anche loro e quando ci attaccarono non esitarono a combattere. Mia madre mi aveva intimato di restare nascosta e che sarebbe tornata presto. Ma non tornò mai. Attraverso la finestra vedevo fiamme dirompenti che divoravano ogni cosa. Poi mi ricordo che vidi una figura aggirarsi fuori casa. Ma prima ancora che potessi nascondermi da un'altra parte, vidi la porta in legno spaccarsi in due. Mi ero coperta gli occhi per la paura e avevo iniziato a singhiozzare interrottamente. Entrò in mezzo secondo e scaraventò in aria il tavolo. Era lì difronte a me, era buio, potevo solo vedere il fuoco dietro di lei. Si era piegata in avanti e con la mano mi aveva afferrato per i capelli. Avevo strillato per la paura con tutta la forza che avevo. Poi mi aveva presa per il collo e mi alzò in aria. L'unica cosa su cui i miei occhi erano fissi, erano le sue pupille dello stesso colore del sangue. Poi avevo sentito qualcosa colare sulla mia fronte, una goccia di sangue caldo cadde sul suo viso, vicino al labbro. Lo assaggiò con la lingua; ricordo ancora lo sguardo folle e il maligno che fece.

"Che cosa stai facendo?!" avevo sentito gridare dietro lei.

La donna si era girata ridendo e sentii la follia nelle sue parole, "Li ucciderò tutti."

L'altra donna si era lanciata su di lei con furia. Io nel frattempo ero caduta a terra, aveva corso fino in camera mia, nascondendomi sotto il letto. Continuavo a sentire grida e lamenti, oggetti che cadevano, cose che si frantumavano. Poi improvvisamente c'era calma, avevo sentito passi pesanti allontanarsi sempre di più. Rimasi lì finché tutto non ebbe fine. Un cacciatore del villaggio vicino mi trovò e mi adottò. Da quel momento diventai la sua discepola, mi insegnò tutto ciò che sapeva, ma mai mi aveva preparato a questo.

"Eloyn?"

"Sì?" Dissi ritornando alla realtà.

"A che pensi?"

"Nulla..." dissi scuotendo la testa.

La vidi alzare un sopracciglio, per poi sorridermi. Continuava ad avvicinarsi e la cosa non mi piaceva proprio per niente. Non avevo vie d'uscita, ero bloccata e soprattutto inerme.

"Lux possiamo fermarci? Devo andare al bagno." Disse il ragazzo.

"Ma non potevi andare prima di partire?" chiese nervosa. "Su vai!"

"Farò in un attimo." Jason uscì dalla vettura, insidiandosi nella verde vegetazione. Lux sbuffò, ma improvvisamente il suo malumore si trasformò in un ghigno, quasi infantile come quello dei bambini.

"Vieni qui Eloyn." disse invitandomi ad avvicinarmi ulteriormente.

"Perché?"

"Perché lo voglio." Disse schietta "Su, vieni." Io mi avvicinai cercando di non guardarla negli occhi senza farle capire il grande disagio che provavo. "Non ti opporrai a me, vero?" Disse alzandomi il mento con un dito. "No che non lo farai," bisbigliò, "Non dopo quello che ti ho fatto." Chiusi gli occhi e serrai la bocca, mentre sentivo il suo respiro sul mio collo. "Se solo ti lasciassi andare... Sarebbe tutto più facile." Disse con voce calma.

Ma per me era impossibile, cominciai a tremare, non volevo più sentirmi in quel modo, non volevo più sentire quel dolore. Ma poi posò una mano sulla mia guancia e girò il mio viso verso il suo. Sentii qualcosa sulle mie labbra, era soffice e dolce. Spalancai gli occhi e mi staccati dalla sua presa. Tentò di avvicinarsi nuovamente ma prima che potesse fare altro la allontanati spingendola per la spalla.

"Che stai facendo?!" Esclamai coprendomi la bocca.

"Ancora non lo capisci vero?" Disse aggrottando la fronte. "Ho bisogno che tu ti fidi di me."

"Come pretendi che io mi fidi di te dopo quello che mi hai fatto?"

"Per il semplice fatto che potrei fare di peggio, ma ti sto dando la possibilità di scegliere."

"Quindi è così che funziona?!" Esclamai. "Vuoi ottenere ciò che vuoi attraverso le minacce?!"

"Non era quella la mia intenzione." Disse sospirando. "Ma per favore, per una sola volta, fidati di me."

Potevo sentire la sincerità nelle sue parole, ma ero combattuta, avrei dovuto lasciarla fare e gettare via il mio orgoglio, o obbligarla ad usare le maniere forti e rimanere fedele alle mie convinzioni? In ogni caso avrebbe ottenuto ciò che voleva.

Ma poi la sentii prendermi le mani. Non c'era traccia di lussuria nei suoi occhi né di malignità nelle sue azioni.

"Fidati di me." Allungò la mano verso il mio viso. Mi guardò come se stesse scavando nel profondo della mia anima e per un briciolo di secondo mi parve di aver visto dell'umanità in lei.

"Chiudi gli occhi." E così feci, nonostante la paura. Si avvicinò e le nostre labbra si toccarono. All'inizio cercai di mantenere il controllo, ma alla fine lasciai che le cose andassero come dovevano andare. Perché effettivamente per sopravvivere dovevo fidarmi di lei. Fui inondata del suo dolce profumo e non era l'unica cosa ad essere dolce. Ne fui davvero sorpresa e quasi ammaliata, tanto che iniziai a ricambiarla. Era come se per un secondo avessi dimenticato i nostri ruoli, il mio ruolo. "Andrà tutto bene." Disse staccandosi dal bacio. Io capendo a cosa si stesse riferendo aprii gli occhi con terrore. Ma non feci neanche in tempo a vere cosa stesso per fare che coprì la mia vista con la sua mano. Sentii il suo caldo respiro scendere giù verso il mio collo. "Lasciati andare." Disse e poi percepii qualcosa di appuntito sfiorami la pelle, ma quasi impercettibile. Sentii tutto intorno a me girare e girare mentre provavo un piacere indescrivibile. Ma poi ricordai quella scena, quel momento che ho giurato guerra alla sua specie. Presa dai sensi di colpa, ritornai alla ragione, improvvisamente quello che sembrava qualcosa di piacevole, divento una tremenda tortura. Provai nuovamente quel dolore che mi faceva tanta paura, ma ormai avevo perso così tanto sangue che la coscienza mi stava abbandonato.

Quando finii si sbrigò a prendere un fazzoletto e me lo premette sulla ferita. Mi misi una mano sulla fronte ancora stordita. La vidi sorridermi per poi pulirsi il labbro dal mio sangue. Quando abbassai lo sguardo notai qualche macchia di rosso sul vestito.

"Vieni qui." Mi disse. Ero troppo stordita per reagire. Mi spinse verso di lei e mi fece poggiare la testa sulle sue gambe mentre continuava a premere sulla ferita. "Riposati adesso, ti sveglio quando saremo arrivate."

L'ultima cosa che sentii prima di addormentarmi fu il rumore dello sportello che si apriva e il motore della macchina che si accendeva, dopo questo il buio più totale.

 

   
 
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