Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: JoiningJoice    14/05/2019    2 recensioni
Il cubetto di ghiaccio che Guido gli ha portato dal freezer si è sciolto appena, e le gocce d’acque scivolate sulla sua spalla sono gelide, lo fanno rabbrividire. Pensa, in un attimo di debolezza, di chiedere a Guido di leccare il freddo via dalla sua pelle; la consapevolezza che lo farebbe senza neppure battere ciglio rilascia una scarica di adrenalina nel suo corpo, nella sua mente.
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Giorno Giovanna, Guido Mista
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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wolf&sheep

 

 

                « Oh, non riesco a crederci. Non riesco proprio a crederci. »

                Guido torna a sedere sul letto con la grazia che lo contraddistingue – pari a zero, quindi, ma estremamente divertente da osservare. Il semplice guardarlo in movimento riesce a mettere Giorno di buon umore; non può evitare di sorridere nel seguirlo con lo sguardo, goffo, come fosse cresciuto troppo in fretta in un corpo troppo ingombrante per lui.

                « Perché ti sembra tanto strano? », domanda. Guido si sta sistemando a gambe incrociate di fronte a lui, tra le lenzuola ed i cuscini e – gettati da qualche parte, silenziosa testimonianza della notte passata – le confezioni dei preservativi aperti in tutta fretta. Non lo guarda in faccia, intento com’è a cercare qualcosa tra le pieghe delle coperte.

                « Non lo so, è che ero convinto che ce l’avessi già. », risponde. « Lo stai tenendo su il ghiaccio? »

                Giorno annuisce. Il cubetto di ghiaccio che Guido gli ha portato dal freezer si è sciolto appena, e le gocce d’acque scivolate sulla sua spalla sono gelide, lo fanno rabbrividire. Pensa, in un attimo di debolezza, di chiedere a Guido di leccare il freddo via dalla sua pelle; la consapevolezza che lo farebbe senza neppure battere ciglio rilascia una scarica di adrenalina nel suo corpo, nella sua mente. Sussulta e trema, eccitato.

                Per la prima volta da quando è tornato dallo sgabuzzino Guido lo guarda negli occhi. Ha i capelli arruffati, una pallida ombra di barba sulle guance, e non sorride; lo fissa in contemplazione, com’è solito fare. Giorno pensa che quegli sguardi dovrebbero farlo sentire a disagio, nonostante la natura del loro rapporto – ma gli occhi di Guido sono scuri e profondi e lui è solo un ragazzo, a dispetto di quanto gli piace pensare: vi si perde, annegando nell’emozione del suo primo amore. Abbassa lo sguardo e osserva il suo petto nudo, la pelle abbronzata marchiata dai segni di graffi e morsi – le sue unghie, i suoi denti. Le vuole sfiorare per accertarsi che esistano veramente, ma prima che possa pensare di muoversi Guido mormora “Trovato”; una constatazione tranquilla, non un annuncio, ma riesce comunque a far sussultare Giorno.

                Anche Guido esercita il proprio ascendente di lui. Non è consapevole del potere che possiede, ma ciò non significa che non riesca a sfruttarlo.

                L’accendino tra le sue dita si ricongiunge in fretta con l’ago che ha recuperato da una scatola di cucito nascosta da qualche parte, entusiasta come un bambino. « Togli il ghiaccio. », gli chiede, mentre scalda il metallo; Giorno obbedisce. Scosta il cubetto dal lobo, ora gelido e completamente anestetizzato. Guido si avvicina, fino a sovrastarlo – una mano che sorregge un tovagliolo dietro al suo orecchio e l’altra che dirige l’ago bollente verso la carne. « Vado? »

                Giorno è tentato di ridere. Si sente isterico, e innamorato. « Che idea stupida. », borbotta; Guido lo trafigge prima che possa pronunciare l’ultima sillaba. La sensazione è esattamente quella che Giorno si aspettava: improvvisa, calda, un’ondata di sangue che invade il suo corpo e lo scuote dal torpore del risveglio mattutino. Quando riapre gli occhi si rende conto di essersi aggrappato, con una mano, al polso di Guido – che persegue sereno nel compito che ha scelto per sé, attento a non fargli più male del necessario: ruota l’ago bollente nel buco dell’orecchio e tampona con delicatezza il sangue formatosi attorno alla ferita fresca.

                « Che ci vuoi mettere? »

                « Uno dei tuoi vecchi. »

                Guido sorride. È quel sorriso che indossa quando vuole scusarsi di qualcosa, anziché prendersene gioco. « Sono orribili. Meriteresti i diamanti, alle orecchie. »

                Giorno non riesce a rispondere. Gli è già capitato altre volte che Guido lo sorprendesse con quelle uscite romantiche, smielate, eppure straordinariamente d’effetto. Solleva una mano verso il suo volto e lo costringe a guardarlo mentre affronta il dolore pungente e sordo all’orecchio bucato, mentre respira la propria risposta contro le sue labbra. « E allora rubami dei diamanti. », sussurra; e Guido cede, trema – di nuovo rapito, di nuovo suo, in grado di far sentire Giorno la persona più potente ed importante nell’intero universo conosciuto con un semplice sguardo.

   
 
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