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Autore: iron_spider    15/05/2019    2 recensioni
“Tony, parlami. Che ti succede? Ci stai spaventando.”
Tony continua a fare il suo angelo di neve. Muove braccia e gambe avanti e indietro, fissando il cielo azzurro e terso finché Peter non si avvicina ancora, eclissando il sole. Socchiude gli occhi e lo guarda come se fosse pazzo.
Perché è pazzo.
“Peter,” dice Tony, iniziando quella conversazione che ha già fatto tante volte. “Ti fidi di me?”
“Certo,” dice Peter.
“Siamo in un loop temporale. Io sono Bill Murray. Mi ricordo tutto, e voi no, siamo… siamo intrappolati. Siamo in trappola, ragazzino. Ho fatto queste cose mille volte. E mille ancora. E ancora e ancora e ancora. Non so come uscirne. Quindi… mi arrendo. Adesso faccio angeli di neve. E basta.”

[post-Endgame // Traduzione // What If? // Tematiche delicate]
Genere: Commedia, Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Nothing else can save me





 
Tony si è sentito fuori gioco per la maggior parte del tempo che ha passato intrappolato qui, andando a destra quando sarebbe dovuto andare a sinistra, dicendo sempre la cazzo di cosa sbagliata, con tutto ciò che aveva attorno che continuava a consumargli quei pochi neuroni che gli rimanevano in testa. Ma vedere lei qui – sua moglie, la sua Pepper, la sua bellissima, incredibile Pepper, lo fa andare nel panico più puro e assoluto. Ha bisogno di lei, è vero – è l’unica a parlare la sua lingua, l’unica a farlo sentire una persona reale, viva e in grado di funzionare – ed è felice. Felice di vederla, di averlo accanto a lui, sulla stessa lunghezza d’onda.

Ma è qui. In questo loop infernale di neve e uomini congelati. È bloccata anche lei, adesso.

“Devi andartene subito,” le dice, stringendole le mani. “Forse puoi uscire perché non hai ancora vissuto il primo loop.”

“Cosa ho appena detto?” chiede lei, lasciandolo andare e facendo un cenno verso la macchina. “Sei messo peggio di quanto pensassi, se credi che me ne andrei mai senza di te.”

“Oh, mio Dio,” esala Tony. Si fa scivolare la fede nuziale su e giù lungo il dito, sentendo un suono acuto nelle orecchie.

“E tu,” dice Pepper, indicando il lampione dietro il quale fa ancora capolino Justin. “Dovrei farti a pezzi, Hammer, sei fuori di testa?”

“Con chi stai parlando?” chiede Justin, cercando di farsi ancora più piccolo.

“Oh, lo sai perfettamente,” dice Pepper, alzando la voce. Tony la guarda come se non fosse reale, mentre si cinge il pancione con un braccio fulminando Justin, e la sua espressione che si ammorbidisce quando si volta a guardare Peter. Si china leggermente, sfiorandogli il volto. “Ho dovuto fare di tutto per impedire a May di venire con me. Ma sa cosa sta succedendo, e ti vuole bene, e probabilmente mi raggiungerà se non torneremo entro i prossimi due giorni.”

“Grandioso!” dice Tony, alzando le braccia al cielo. “Grandioso! Entrambi i Parker in pericolo! Esattamente quello che volevo!”

“A quanto pare ha continuato a impazzire progressivamente da quando è iniziato tutto,” dice Happy, avvicinandosi. “Ma non possiamo aiutarvi perché-- cazzo-- è come se sparissimo ogni giorno. Ci resettiamo, come un videogioco.”

“E accadrà anche a te…” dice Justin, indicando Pepper.

“… ma non domani, giusto?” chiede Rhodey. “Dovrebbe avere ancora un giorno intero.”

“Giusto,” esala Tony. “Ed è per questo che dovrebbe andarsene…”

“Tony--”

“Pepper--”

“Dovremmo andarcene tutti insieme,” dice Justin, uscendo allo scoperto. “Forse… perché… non so, non ho mai avuto a che fare con niente di simile prima, ma forse, visto che non ha ancora vissuto un intero giorno, forse… forse…”

“Basta forse,” dice Tony, seguendo il suo ragionamento. “Proviamoci, ci sto.”

“Ok,” dice Pepper, guardandolo con occhi enormi mentre gli altri si raggruppano attorno a loro. “Prendiamo le vostre cose o--”

“Non importa,” dice Tony, scuotendo la testa. “Possiamo sempre ricomprarle. Nessuno ha portato roba a cui è affezionato, vero? Pete?”

Tutti fanno cenno di no con la testa, anche Peter, ma Tony non riesce a capire se stia nascondendo qualcosa che non vuole rivelare. Conclude che se ci fosse qualcosa di importante glielo direbbe, quindi procede a mettere in atto il piano. Si sente come se mezzo cervello gli stesse colando dalle orecchie, e non vuole pensare a cosa farà effettivamente una volta usciti da questo cazzo di posto. Si sente come quelle persone che vanno in prigione… internato, come se pensasse di dover stare qui e non fosse sicuro di come vivere altrove.

Ma sa che deve lasciarsi alle spalle questa convinzione. Questa non è la sua vita, non è qui che deve stare, o dove devono stare gli altri… dove devono stare Pepper e sua figlia. Questo posto non è rilevante nel suo schema, non vivrà qui per sempre. No, no, neanche per sogno.

“Vuoi che guidi io?” chiede Pepper, mentre si avvicinano alla macchina.

Non sa come risponderle, considerando tutti gli incidenti che hanno avuto e l’ampia varietà di ferite subite da tutti loro, a prescindere da dove fossero seduti. Lo manda nel panico per un istante, mentre cerca di decidere, ma è lei a risolvere la cosa.

“Guido io,” conclude, avviandosi al sedile anteriore.

“Ok,” dice lui, senza la minima idea di cosa voglia davvero fare. Lancia un’occhiata agli altri, realizzando che quella macchina è troppo piccola, e si schiarisce la gola. “Ok, dobbiamo ammucchiarci come facevamo al college, Rhodey, quando avevamo sempre una macchina troppo piccola ed eravamo troppi…”

Rhodey reclina all’indietro il collo, roteando gli occhi.

“Tony--” lo chiama Pepper.

“Peter, mi dispiace, tu sei il più piccolo, quindi entrano prima loro e tu ti stendi sopra,” dice Tony, tamburellando sul finestrino posteriore mentre Pepper si accinge ad avviare l’auto.

“Ok,” dice lentamente Peter, accigliandosi.

“Tony,” lo chiama di nuovo Pepper.

“Justin, tu ti metti dal lato dei piedi, non mi fido ti te.”

Justin sfodera un’espressione orripilata, così come gli altri. “Tony, questa è una cosa tremenda--”

“Per favore,” dice Tony, agitando le mani. “Preferirei che tu non fossi affatto nella macchina, ma sai che ho finito per--”

“Tony…”

“Pep?” chiede lui, guardandola da sopra la spalla.

“Hai finito per? Per cosa?”

Pepper lo guarda da dentro l’abitacolo. “È finita la benzina,” dice. Batte rapidamente le palpebre, scuotendo la testa, e lui aggira l’auto per controllare di persona. Lei si reclina sul sedile, tenendosi la pancia con una mano e gesticolando verso l’indicatore del serbatoio, che è sotto al livello minimo. “Non capisco, avevo più di mezzo serbatoio--”

“Funziona così, qui,” dice Tony, a voce troppo alta, abbattendo due volte il palmo sul tettuccio della macchina mentre sente le sue speranze affievolirsi. “Questo-- è come tutte le altre cose che ci sono successe per colpa del loop--”

“Cristo…” Pepper si interrompe, picchiettando invano con l’unghia sull’indicatore. “Questo è-- è semplicemente--”

“Prendiamo la nostra,” dice Justin.

“La mia,” dice Rhodey.

“Tu non dovresti neanche venire con noi,” conclude Happy, mentre si avviano in quella direzione senza curarsi di Pepper e Tony. “Questo casino è colpa tua, tanto per cominciare, non saremmo neanche qui se…”

Tony alza lo sguardo e vede Peter di fianco alla macchina, che li aspetta. Gli fa un piccolo sorriso, prendendo Pepper per mano e aiutandola a scendere, per poi chiudere la portiera senza dire una parola e seguire gli altri.

“È bello rivederti,” le dice Peter, sorridendo timidamente, e Pepper lo stringe a sé, abbracciandolo mentre camminano e dandogli un bacio sulla testa.

“Anch’io sono contenta, caro,” dice. “A dispetto della situazione.”

Tony li osserva, mordicchiandosi il labbro inferiore mentre si avvicinano al punto in cui l’auto è parcheggiata, e dove gli altri tre stanno ancora discutendo.

“May sta… sta bene?” chiede Peter. “Per davvero?”

“Sta bene,” dice Pepper, mentre inizia a nevicare più forte. “È solo preoccupata. Ma le ho detto che non sarei tornata senza di te, e ho tutte le intenzioni di tornare.”

“Riusciremo a risolvere tutto,” dice Tony, con la voce che si sfalda perché, Cristo, devono farcela, devono risolvere tutto, l’ha saputo per tutto questo cazzo di tempo ma adesso lo sa più che mai. Si chiede se Pepper sapesse che vederla, vederla qui, l’avrebbe rimesso in moto.

Rhodey si siede al posto di guida, indirizzando nel mentre un brusco stai zitto a Justin, ma Tony avverte già il fallimento nell’aria prima ancora che avvenga. Non sa se anche quello sia colpa del loop, quelle avvisaglie che lo preparano alla delusione, perché l’ha avvertito più volte subito prima di fallire.

Sente il motore faticare ad avviarsi, e osserva il linguaggio corporeo di Rhodey, che sembra mettere tutta la forza che ha in corpo nel girare la chiave. La neve si accumula tra i loro capelli e sulle loro spalle.

“No, no,” dice Rhodey, in una cantilena.

“Di nuovo?” esclama Happy. “Di nuovo? È proprio come hai detto tu… è accaduto come--”

“Non mi sorprende,” dice Justin, scrollando le spalle.

Tony ha la tentazione di voltarsi e dargli un pugno in faccia, ma non vuole lasciarsi andare così di fronte a sua moglie incinta: l’atmosfera qui è già abbastanza disturbante senza aggiungerci anche la violenza.

“E se ce ne andassimo a piedi?” chiede Pepper.

Tony tende una mano e un mucchietto di neve si accumula sul suo palmo aperto nel giro di pochi secondi, e scuote la testa. “Potremmo. Forse noi potremmo. Ma non tu.”

“Tony--”

“Non mi piace nemmeno l’idea di far andare a piedi loro, perché so cosa cazzo succede quando ce ne andiamo a piedi,” dice Tony. Si ricorda ognuno di quei momenti terribili, il gelo nelle ossa, e quando alza lo sguardo vede un fulmine ramificarsi nel cielo in lontananza. “E guarda adesso…” dice, indicandolo. Scuote la testa. “No. Finisce qua, siamo fuori. Dentro. Basta così.”

Rhodey sta ancora cercando di avviare la macchina. “No, devo provarci ancora, ci riuscirò.”

“Rhodes…”

“Tony, maledizione, non possiamo arrenderci--”

Tony si avvicina a lui e si allunga dentro la macchina, scuotendolo per la spalla. “Funziona così,” dice, mentre il cielo tuona e la neve si fa sempre più fitta. Sente il cuore dibattersi nel petto e si guarda intorno, con crescente preoccupazione. “Andiamo dentro, forza. Andiamo.”

Rhodey lascia ricadere la testa. Tony sa come deve essere sentirsi riversare addosso tutte quelle informazioni sconosciute– o meglio, le cose che dice loro, quelle che non si ricordano. Quelle che hanno vissuto e che hanno dimenticato. Non vogliono crederci, vogliono credere che questa volta – che per loro è la prima – sarà quella giusta. E fine. Tony si sente spezzare il cuore ogni cazzo di volta.

“Va bene,” dice Rhodey, togliendo sconfitto la chiave.

 
§

 
“Dove sta andando?” chiede Pepper, mentre Justin cerca di svicolare via lungo il corridoio.

“Uh, so di non essere il tuo preferito,” dice Justin, voltandosi e indicandola. “Sono riuscito a… conquistare in parte Tony, e ora mi difende dagli altri, ma tu-- tu…” non completa la frase, e continua lungo il corridoio più rapidamente che può, sparendo alla vista.

“Domani ti voglio al massimo della forma, Hammer!” grida Tony. “Lavoreremo più di quanto abbiamo mai fatto finora!”

Non ottiene risposta, e un pesante senso di fastidio e sconfitta aleggia sul gruppo mentre si avviano alla loro stanza. Trasportano i bagagli di Pepper: una piccola borsa da viaggio e una valigia gigantesca che pesa più di Peter.

“Non dirmi che ti ha davvero conquistato,” dice Pepper.

“È complicato.”

“Tony.


“Sai cosa non è complicato? Il fatto che tu non dovresti essere qui.”

Rhodey si schiarisce rumorosamente la gola, ma Tony rimane focalizzato su Pepper, che riesce a sembrare minacciosa anche mentre cammina ondeggiando lungo il corridoio.

“Non potevo lasciarti qui, Tony, non dopo quella telefonata.”

“Perché non hai mandato qualcun altro?” chiede Tony, portando in alto la mano libera. “Chiunque altro. Steve. Natasha. Gregory, della sicurezza.”

“Greg non sarebbe stato adatto,” interviene Happy. “Non-- non ha la stoffa per questo tipo di cose.”

“Tu sei una mia responsabilità,” dice Pepper. “Siamo io e te, siamo noi da quando ci siamo conosciuti e l’abbiamo scolpito nella pietra quando ci siamo sposati, Tony--”

“Uh, siamo arrivati,” dice Peter.

“Perché mai qualcuno dovrebbe riuscirci meglio di me?” dice Pepper, quasi gridando.

“Sei incinta!” dice Tony, scaldandosi per dover constatare l’ovvio.

“Non vuol dire che sia incapace!

“Prendigli la valigia, ragazzo,” dice Rhodey. “Li ho già visti in questo stato--”

“Sì, anch’io,” dice Peter, e anche se Tony non lo sta guardando, sente che gli scolla la valigia dalle mani.

“So che non sei incapace,” dice Tony, prendendo a gesticolare adesso che può, e scorge gli altri che si allontanano lentamente dal suo campo visivo, chiudendo la porta dietro di loro. “Sei… sei l’opposto. La gente dice quelle stronzate sulla loro altra metà, sui loro partner, ma tu… con te è vero, sei tutto ciò di buono che ho--”

“Tony--”

“So che sei in grado fare tutto, ma Cristo, Pep, non voglio mettere te e nostra figlia in pericolo, questo è esattamente il contrario di ciò che voglio. Ho coinvolto già Peter, Happy e Rhodey, tre persone a cui-- a cui tengo tantissimo, bloccate in questo… abisso--” La sua voce si spezza e si copre la bocca, distogliendo gli occhi. “Ho dovuto vederli… soffrire, farsi male e morire, dimenticare tutto ogni-- ogni giorno e non riesco… non riesco--”

Lei fa un passo avanti, circondandolo con le braccia, e lui deve sforzarsi di non crollare. “Mi dispiace, amore,” mormora, baciandogli la guancia. “Mi dispiace, ma dovevo… dovevo venire a prenderti. Dovevo farlo. Ho dovuto discutere coi piloti e con ogni posto di blocco che ha tentato di fermarmi, ma… dovevo venire qui. Non potevo mandare qualcun altro sapendo in che condizioni eri, non potevo… dovevo essere io.”

Lui sospira, affondando il volto nel suo collo. Sa di essere tra l’incudine e il martello, e lo detesta, ma si trova a capirla; non la vuole qui ma è riconoscente, è grato di essere di nuovo tra le sue braccia.

Non è più capace di fare nulla, ormai.

 
§

 
Quando entrano finalmente in stanza, Happy, Rhodey e Peter sono seduti sul letto di quest’ultimo, confabulando tra loro, e alzano di scatto la testa al loro ingresso come se li avessero sorpresi a fare qualcosa di sbagliato.

“Che succede?” chiede Tony, tenendo aperta la porta a Pepper per poi chiuderla alle loro spalle. “Perché ci guardate così, è successo qualcosa? Justin non è qui, no? Nascosto sotto il letto…”

“No,” risponde Peter. Abbassa lo sguardo, sollevando i piedi. “Almeno non credo.”

Tutti e tre smuovono il letto, ma non succede niente. Tony calcia la sua valigia lì sotto, per sicurezza. Ma non succede nulla.

“Siamo solo preoccupati per quello che ci succederà domattina,” dice Rhodey. “Quando ci sveglieremo, come ogni giorno… solo che adesso Pepper è qui.”

Tony sposta il peso da un piede all’altro, ricordando la storia di Justin su quello zio e il nipote. Non sa se raccontargliela, ripetendo quello che ha detto riguardo al nipote che si era buggato quando aveva visto che suo zio era lì. Percepisce altri minuscoli pezzi di se stesso che si sfaldano al pensiero di vedere i suoi amici “buggarsi”, o qualunque altra cosa potrebbe accadergli, e si fissa la punta delle scarpe.

“Vorremmo solo ricordare,” sospira Happy, come se avesse raggiunto il proprio limite di sopportazione, anche se per lui è passato solo un giorno. “Insomma, dopo tutto quello che ci ha detto Tony… Dio, vogliamo solo che finisca. Per lui e per noi.”

Tony si schiarisce la voce, preparandosi a dire qualcosa, non sa bene cosa, ma in quel momento Pepper si fa avanti, fermandosi di fronte a loro.

“Venite qui,” dice, facendo loro un cenno.

Si alzano tutti, un po’ confusi, e non appena sono in piedi Pepper li abbraccia tutti e tre, stringendoli a sé. Tony li osserva, mentre la confusione dipinta sui loro volti si trasforma in sollievo, e chiudono gli occhi ricambiando l’abbraccio e allentando un po’ della tensione che aleggia nella stanza.

“Qualunque cosa sia, la risolveremo,” dice Pepper, passando le dita tra i capelli di Peter. “Andrà tutto bene, non-- oh.” Ride, ritirando una mano e posandola sulla sua pancia.

“Che succede?” gracchia Tony, con tutte le sue peggiori paure che riemergono prendendo a sciamare attorno a lui. Avverte un senso di vertigine e barcolla appena sul posto. “Cosa… è--”

“Sta solo scalciando,” dice Pepper, sorridendo e guardandolo da sopra la spalla. Si volta di nuovo mentre Tony si avvicina, e prende la mano di Peter posandola sul pancione. “Anche voi, su,” dice, invitando Happy e Rhodey. “L’avete mai sentita scalciare?”

“Solo una volta,” risponde Happy. “Ma forse era ancora troppo--”

“No, quella volta non conta,” ride Pepper.

Dio, la sua risata. Quel suono gli riempie le orecchie, bloccando fuori tutto il resto mentre guarda le loro reazioni nel sentir scalciare sua figlia. Si sente sopraffatto, nel guardare la tenerezza di quel momento, la gioia nei loro occhi, il modo in cui Pepper guida le loro mani per seguire i movimenti della bimba.

Tony libera un sospiro tremante, con gli occhi un po’ appannati. Magari, dopotutto, c’è speranza.

 
§

 
Poco dopo, Peter chiede loro se deve trasferirsi da Happy e Rhodey, ma entrambi gli dicono di no, e Tony omette il fatto che, comunque, si risveglierebbe nel suo letto il mattino dopo. È convinto che, in modo inconscio, Peter lo sappia già.

La paura si fa più insistente man mano che il tempo scorre, nonostante sua moglie sia a letto con lui, vicina. Le ha solo chiesto di parlare – sussurrando, perché Peter dorme – e di dirgli tutto. Mancano cinque minuti a mezzanotte e non vuole dirle che il nuovo giorno sta arrivando, lo stesso giorno, con elementi sconosciuti che incombono all’orizzonte.

Se anche gli altri non avessero parlato con Pepper, sarebbe convinto di stare avendo un’allucinazione.

“May e Natasha mi hanno aiutata con la stanza della bimba,” gli dice. “Tasha continuava a chiedermi dove fossi e ho continuato a rifilarle scusa. In effetti ho, uh – ce l’ho in borsa.”

“Mh?”

“Diciamo che l’ho ingannata – e non è cosa da poco, lo so – le dicevo di quando la bambina sarebbe cresciuta, che ci saremmo preoccupati, sai… un po’ di paranoia proiettata nel futuro, e alla fine mi ha portato un piccolo localizzatore che Clint usa coi suoi figli. Ha detto che probabilmente ti saresti comunque inventato qualcosa di simile – e poi l’ho connesso al suo telefono senza che se ne accorgesse.”

Tony le sorride, scuotendo la testa.

“Ho pensato che… avremmo potuto provare a inviare un segnale e vedere che succede. Se succederà qualcosa. Anche se penso che finirebbe per precipitarsi qui.” Scrolla le spalle. “Non lo so.”

“Ho pensato di farli venire tutti qui,” mormora Tony, con gli occhi che scattano verso l’orologio a seguire il tempo che sta per scadere. “Ma ho… ho capito, in questo tempo che abbiamo passato qui, che non è una lotta. Non c’è una battaglia, è… qualcos’altro. Ma non so cosa.”

Pepper annuisce, con un brillio negli occhi. “Quindi immagino che non avrei dovuto portare la valigetta dell’armatura?”

Tony quasi si strozza. “Hai--”

“Sì.”

“È per questo che hai… che la tua valigia pesa una tonnellata?”

Lei annuisce, sorridendo.

“Wow, sei-- sei-- nei secoli dei secoli… la cosa più bella di questo mondo.” Si sporge verso di lei, prendendole il viso tra le mani, e la bacia con impeto sentendola ridere contro la sua bocca. “Hai fatto bene,” sussurra poi. “Anche se non è una battaglia, troverò un modo per usarla.”

Lei gli rivolge un gran sorriso, poi i suoi occhi si soffermano sul suo polso. Allunga una mano, staccando qualcosa dalla sua pelle per poi lasciarlo andare con uno schiocco. Lui assottiglia gli occhi, seguendo il suo sguardo e sentendo il cuore che accelera i battiti.

“Cosa… cos’è questo?”

Tony lo guarda, e anche nel buio riesce a vederlo, ora che l’ha messo a fuoco. Tutto sembra scomparire attorno a lui, lasciando posto solo al suo istinto e al ricordo di quel primo giorno, il primissimo giorno, e il puro, scioccante orrore di vedere Justin nella hall coi suoi stupidi regali, quei cazzo di regali… e il braccialetto che gli aveva annodato al polso, l’altra metà di quello che aveva lui, il braccialetto di cui Tony si è dimenticato quasi subito. Non ci aveva più fatto caso. Fino ad ora.

I suoi vestiti si resettano ogni giorno. Non dovrebbe averlo ancora addosso. Non dovrebbe essere possibile. È morto – è morto, cazzo – e ha ancora questo fottuto braccialetto addosso. Sin dal primo giorno. Day number one [1]. Merda, ha perso il braccio destro, mozzato nell’incidente d’auto… se quest’affare fosse stato sul braccio destro, sarebbe ricomparso il giorno dopo? Può perdere un braccio… ma non questo braccialetto?

È chiaro che ha un qualche tipo di amuleto magico al polso sinistro. Il suo braccio difettoso. Il braccio del Guanto.

La sua mente inizia a lavorare frenetica. Ha la bocca secca. Si sente male.

Lo indossano entrambi: lui e Justin. È l’unica cosa che li contraddistingue… a parte cosa? Che entrambi ricordano, cazzo. Dev’essere per questo, è per questo che ricorda, che ricordano entrambi. Un cazzo di maledetto bracciale magico, che è sempre stato sotto i suoi occhi.

Respira a fatica dalla bocca, fissando il braccialetto, fissando Pepper che fissa il braccialetto.

“Ma che cazz--"

GIORNO TRENTASETTE
 
So when you’re near me, darling can’t you hear me
SOS
The love you gave me, nothing else can save me
SOS
 
Tony apre di colpo gli occhi, e prima di poter formulare qualunque pensiero, Pepper si alza di scatto nel letto.

“Che diavolo è stato?” chiede. “Ho… ho sbattuto le palpebre e poi è… è cambiato tutto--”

Tony sta respirando con difficoltà, sta perdendo il controllo – Pepper è qui, è qui, è un nuovo giorno – ma Peter sta per svegliarsi. E quel cazzo di braccialetto. Si guarda il polso… e l’impossibile diventa possibile. Perché diavolo lo sta ancora indossando-- come ha fatto a non accorgersene-- e che cazzo significa? Significa quel che pensa? Il fatto di ricordare… è questo il motivo? Ha ragione? Gli sembra un incubo. Che diavolo vuol dire tutto questo in relazione a Justin?

Tony scambia una rapida occhiata colma di panico con Pepper. È scioccante che lei ricordi, ma era già al corrente del loop, quindi è ovvio che se ne ricordi, e per lei sarà così ogni mattina… penserà che è il primo giorno, il primo giorno di una serie infinita, e si chiede cosa le accadrà, cosa accadrà alla bambina – scuote la testa nella sua direzione, cercando di trasmetterle come si sente, le sue paure, per poi affrettarsi a spegnere la sveglia.

“Peter si--”

“Sta per svegliarsi,” dice Tony, girando la sveglia e disattivando la musica.

Ma ormai non “sta per” fare nulla, perché Peter è già seduto nel letto, e fissa ad occhi sbarrati Pepper.

“Tony, cosa-- Pepper, come-- quando è…” porta una mano alla tempia, sussultando appena. “Ho-- sto per-- è successo qualcosa?”

Tony sta per dare di matto ed è tentato di inventarsi qualche balla, di dirgli che è arrivata stanotte, ma sa che essere sinceri è la mossa migliore e ha l’impressione, a giudicare dalla faccia di Peter, che si stia buggando. Quella realizzazione lo colma di paura. Non ha idea di cosa significhi, ma non può essere nulla di buono.

Si alza di corsa dal letto e si avvicina a lui, sedendosi lì accanto e prendendolo delicatamente per le spalla. “Ragazzo, guardami,” gli dice, e porta una mano al suo volto per costringerlo a incontrare i suoi occhi. Peter sta tremando, chiaramente sconcertato e confuso, e Tony gli dà una pacca sulle spalle, scompigliandogli poi i capelli. “Ascolta, devi credermi… ascoltami e basta, ti fidi di me, giusto?”

“Certo,” dice Peter, con voce tremante. “Io-- lei non era qui, ma-- ma era-- non… non sono sicuro, forse è stato un sogno.”

Tony sente Cher che canta nell’altra stanza e sa cosa sta per succedere, sa che sta per avere tre persone buggate da gestire invece di una sola, e vorrebbe che Pepper potesse aiutarlo, perché sa come rapportarsi con loro, soprattutto con Happy, ma è proprio la sua presenza a causare quel cazzo di bug. Le lancia un’occhiata e vede che li sta osservando, combattuta, poi concentra di nuovo la sua attenzione su Peter.

“Che sta succedendo?” chiede Peter, lentamente, e in quel momento si apre la porta.

Happy inchioda sul posto, notando immediatamente Pepper, e Tony si sente sopraffare, è vicino ad arrendersi, ma non può arrendersi di fronte a loro.

“Hap, non sei impazzito,” gli dice. “C’è uno sportelletto sul retro della sveglia, aprilo e manda Cher a quel paese, poi porta qui Rhodey. Devo spiegarvi un po’ di cose.”

 
§

 
Racconta loro tutto. Questa è la prima volta in cui si concentra davvero nel riepilogare la storia, gli eventi dell’inferno che hanno vissuto finora. Ma sente che finalmente hanno una traccia – una vera traccia, anche se non ha idea di dove li condurrà. Fa sedere Peter, Happy e Rhodey e spiega loro tutto – ogni dettaglio – e fa intervenire Pepper riguardo alla sua chiamata disperata e al viaggio che ha affrontato, costellato dagli ostacoli creati dal loop. Perché sapeva chiaramente che Pepper stava arrivando, e che la sua volontà era incrollabile. Niente l’avrebbe fermata.

“E poi ci siamo accorti di questo,” dice Tony, passando un dito tremante sulla parte interna del braccialetto. Non ha idea di come non se ne sia accorto prima, ma classifica il fatto come un’altra delle stronzate del loop. Si chiede quanto sia potente, cos’altro può fare, cosa riesce a influenzare. Sembrerebbe una forza potente quanto Thanos, e il pensiero gli dà la nausea. Fa un sospiro.

“Cos’è?” chiede Happy. “Non è--”

“È il braccialetto che ti ha dato Justin,” dice Peter. “Il primo giorno.”

A quel punto la confusione svanisce dai loro volti, ogni segno del bug sostituito da chiarezza e determinazione. È grato che si fidino di lui, nonostante ciò comporti una grande responsabilità. Pensa che per loro può sopportare quel peso.

“I nostri vestiti si resettano ogni giorno, quindi non dovrei averlo ancora addosso,” dice Tony. “E cosa differenzia Justin e me dagli altri? Il fatto di ricordare tutto.”

“E avete entrambi un pezzo di quel bracciale,” dice Peter. “Stai dicendo… pensi che il bracciale sia… un amuleto magico o qualcosa del genere? Che vi fa ricordare i loop?”

“Già,” dice Tony. “Non so se ho ragione, ma… non lo so. Non trovo un altro motivo, e mi sembra un’ottima spiegazione per la domanda che ho continuato a farmi da quando mi sono svegliato ricordando e voi no.”

“Maledizione,” dice Rhodey, lasciando ricadere la testa in avanti. “Quello stronzo. Non-- non riesco a crederci.”

Tony trasalisce appena. Odia la sua mente e il suo istinto, ma dà immediatamente a Justin il beneficio del dubbio. Un mese fa ci avrebbe creduto all’istante, si sarebbe fiondato fuori dalla stanza per dargli un pugno in gola, ma adesso – che Dio lo aiuti – non crede che Justin sapesse quello che stava facendo quando gli ha dato il braccialetto.

“Tony,” dice Pepper. “Non credi che sia stato lui? Che ti abbia coinvolto di proposito? Conosco quella faccia. Ti ha ingannato per portarti qui, lo sappiamo, non puoi escludere che ti abbia dato quel bracciale perché sapeva che ti avrebbe permesso di ricordare, se è davvero quello a cui serve.”

“Tony,” dice Rhodey. “Non ti metterai dalla sua parte?”

“Dalla sua parte?” chiede Tony, inclinando il capo. “No. Non ci sono parti. Nessuna parte. Solo--”

“Solo?” chiede Happy, sollevando le sopracciglia. “Dopo tutto quello che ci hai detto? Tu sei morto, il ragazzino è morto… di nuovo--”

Tony sospira, guardando Peter. Lui scuote la testa, storcendo un poco la bocca. Si guarda intorno, scruta gli altri come se si stesse preparando a dire ciò che deve, poi tira su le spalle. “Deve avere un motivo, se non ci crede.”

“Sei troppo ingenuo, Peter,” dice Happy. “Ti vogliamo bene, ragazzo, ma vorrei ricordarti che Hammer ti ha quasi ucciso prima ancora che arrivassi al liceo. Sì, mi ricordo quel fatto, anche se a quanto pare mi hanno formattato più volte del mio pc.”

Tony scuote la testa. Non importa cosa stia accadendo: devono andare a parlare con Justin del braccialetto. Allunga una mano, arruffando i capelli di Peter in un silenzioso ringraziamento per il suo voto di fiducia, poi si alza in piedi. “Voi state bene? Non vi sta andando ancora in pappa il cervello? Perché ci eravate vicini, e intendo molto vicini.”

“Andiamo parlargli?” chiede Peter.

“Sì,” risponde Tony. “Andiamo a parlargli.”

 
§

 
“Che cazzo è questo, Hammer?” chiede Tony, piantando il polso in faccia a Justin. “Un braccialetto dell’amicizia, eh? È per questo che ricordo tutto? Un pensierino adorabile per me, eh? È per questo?”

Tony si concentra al massimo nei momenti che seguono per valutare se quell’idiota stia mentendo. Sono tutti di fronte alla sua porta come una squadra d’assalto, e nonostante sia consapevole di aver imparato a leggere meglio Justin da quando sono bloccati qua, sa anche che è un abile bugiardo.

Osserva gli occhi di Justin che mettono a fuoco il braccialetto dopo qualche istante, e poi un’espressione di puro sconcerto si delinea sul suo volto, un qualcosa di molto simile a paura. Sembra preso alla sprovvista, ma non per essere stato smascherato: Tony conosce quella faccia, conosce ogni emozione che l’ha attraversata in quest’inferno ghiacciato, e tutto ciò non è un frutto del suo innato, insistente ottimismo. Tony ne è certo. Justin non sapeva di indossare ancora il braccialetto, e tantomeno che servisse per ricordare.

Justin gli prende il polso e lo osserva scioccato.

“Non prenderci in giro, Hammer, sappiamo tutto--” comincia Rhodey.

“Che diavolo succede?” chiede Justin, ignorandolo e guardando invece Tony. “Come-- te l’ho dato il primo giorno--”

“Non mi stai prendendo per il culo, vero?” chiede Tony, assottigliando gli occhi.

“Credi che sia per questo che tu ricordi tutto?” chiede Justin. “Un… un coso magico?”

“Come sapevi di dovermelo dare?”

“Tony,” dice Pepper, in un avvertimento.

“Non lo sapevo, stavo solo… facendo lo stupido, pensavo fosse carino e che ti stesse bene e ho-- insomma, mi piaceva l’idea di indossarlo entrambi, non lo so…”

Tony lo fissa, osservandolo entrare nel panico, osservando la gamma di emozioni che lo attraversa, e maledizione, gli crede. Non sa se dovrebbe farlo, ma richiama i momenti prima di morire, la conversazione in corridoio, quella volta del bar e, Dio, Tony si odia, e odia il fatto di aver trovato una connessione e un modo per simpatizzare con Justin dopo essere rimasto intrappolato con lui a Nederland, ma gli crede. Ormai lo conosce.

“Tony-- come hai-- merda, devi credermi, non ho idea di-- come fai a dire che è questo a farci ricordare… solo perché lo indossiamo entrambi-- Tony, Cristo, io non--”

“Calmati,” dice Tony, facendo un passo indietro. Non afferma apertamente che Justin stia dicendo la verità perché vorrebbe evitare la valanga di urla che gli si riverserebbe addosso, e cerca di rammentare che diavolo abbia detto Justin quando gli ha dato quegli stupidi regali il primo giorno.

… un braccialetto di seta che mi ha dato la mia ex e che ho spezzato per condividerlo con te. Come i braccialetti dell’amicizia!

Tony sente di nuovo quel suono insistente nell’orecchio e avverte un senso di vertigine, come se lui fosse il pezzo di un puzzle e l’intero universo si stesse spostando attorno a lui mentre si avvicina alla verità. Pepper si sporge per prendergli la mano, e quel calore gli fa ritrovare l’equilibrio. Peter gli stringe la spalla.

“Che hai? Tony?”

“Hammer, dove hai preso il bracciale?” chiede Pepper, apparentemente in grado di leggergli nel pensiero e di percepire le sue emozioni. “Da dove salta fuori?”

Justin batte rapidamente le palpebre, squadrandoli a turno. “Uh, me l’ha dato la mia ex. Dopo che sono evaso.”

“Oh, mio Dio,” esala Tony, e sente gli altri parlottare.

“E perché è la tua ex?” chiede Pepper, lentamente, come se anche lei ci stesse arrivando.

“Oh,” ridacchia Justin, poggiandosi allo stipite. “Beh, la tradivo. Un sacco.”

“Cristo,” dicono all’unisono Tony e Pepper. Tony si volta a guardarla e lei sgrana gli occhi, scuotendo la testa.

“Ci stiamo arrivando tutti?” chiede Rhodey. “Perché io ci sono arrivato.”

“È stata lei,” dice Pepper. “È stata lei, Tony… Hammer, la tua maledetta ex-- ti ha intrappolato qui perché sei un deficiente. È stata lei.”

“Regina?” Justin ride. “No.”

“Regina ,” dice Tony. “Palesemente. Sei stupido? No, non rispondere. Hai detto che hai provato a contattarla, ma lei aveva – qual era la scusa del cavolo – perso il telefono? Era scollegato?”

“Scollegato.”

“Sì, ok, quello… è per questo che non risponde,” dice Tony, incrociando le braccia sul petto mentre inizia a camminare avanti e indietro. “È per questo che ti sta ignorando, cazzo, perché è stata lei a mollarti in questa brutta copia di un film di Bill Murray.”

“Non è-- no, non è possibile.”

“Sa usare la magia?” chiede Happy. “Cazzo, avevi una fidanzata magica che hai tradito e non te ne sei mai accorto?”

“Cosa? Magia? Non è possibile, insomma, no, non-- non che io sappia…”

“Non che tu sappia,” borbotta Tony, girandosi verso di lui. Guarda Pepper e gli altri, e detesta il fatto che siano rimasti bloccati qui a causa di Justin – beh, in realtà sono comunque bloccati qui a causa sua, ma a quanto pare, se sono sulla pista giusta, sono letteralmente bloccati a causa sua, perché il maledetto loop è stato conseguenza diretta dei suoi errori.

“Hai una sua foto?” chiede Pepper.

Justin a quelle parole si raddrizza, mettendosi sulla difensiva. “Hai intenzione di fare un profiling magico alla mia ex basandoti su una sua foto?”

“Vogliamo controllarla,” dice Tony, reggendo il gioco di Pepper. Allunga una mano, dando a Justin una spinta sulla spalla, ma badando a non spingere troppo forte, visto che l’ultima volta l’ha ammazzato proprio così. “Dai, dai, so che il tuo telefono non muore prima delle due del pomeriggio, non provarci.”

Justin sbuffa ma si volta, rientrando nella sua stanza a soqquadro per recuperare il telefono dal comodino. “Bimbo-ragno, so che Tony ti farà guardare, quindi per favore non scorrere verso destra, o i tuoi occhi innocenti-- ehm, non scorrere neanche a sinistra…”

Tony gli sottrae il telefono e Peter lo fissa, scandalizzato.

“Bimbo-ragno?” chiede, orripilato. “Tony, gli hai--”

“Sì, scusa, ragazzino, ero ubriaco, ma non fa nulla,” dice Tony. Prende a fissare la foto quando Happy lo colpisce duramente sulla spalla.

“Non fa nulla?” gli chiede. “Proteggi l’identità del ragazzino con la tua vita e poi rimani bloccato in un loop temporale e la riveli a Justin Hammer, un cattivo dichiarato?”

“Cattivo dichiarato?” ride Justin.

“Cattivo di bassa lega,” dice Tony. Gli altri si raggruppano attorno a lui, con Peter e Happy ancora decisamente furiosi, e guardano tutti il telefono. La donna assomiglia a una professoressa che conosceva al MIT: ha corti capelli rossi a incorniciarle il volto, è pallida, con occhi azzurri e brillanti, e fissa l’obiettivo con un sorriso un po’ malizioso.

“Non si capisce se è una strega o meno,” dice Rhodey. “Però è bella.”

“Già, grazie,” dice Justin, alzando il mento.

“Non è certo merito tuo,” dice Pepper, fulminandolo.

Tony gli restituisce il telefono. Inizia a preoccuparsi, adesso, ma è convinto che abbiano ragione su di lei, quindi deve rimanere concentrato. “Dicci tutto,” intima a Justin. “Perché ti ha dato il braccialetto, perché diavolo l’hai tradita, come ti ha fatto evadere, tutto quanto.”

Justin emette un verso seccato, ma sono tutti sulla stessa barca, una squadra, e Tony incrocia le braccia sul petto in attesa dei dettagli. Justin scrolla la testa, roteando gli occhi, poi comincia a palleggiare il telefono da una mano all’altra. Di rimando, Tony prende a giocherellare con la sua fede nuziale, facendola scorrere sull’anulare.

“Uh… l’ho tradita perché io… sono io, e mi ha beccato con tre donne in tre occasioni diverse, poi con un uomo, e alla fine ci siamo lasciati, ma sembrava… sembrava tutto a posto!”

“Non è mai tutto a posto,” dice Pepper.

Justin le lancia un’occhiataccia. “Comunque sia, siamo rimasti in contatto, anche durante le nostre divergenze, Tony-- insomma, stavo per sposarla, quindi… ci conoscevamo molto bene e mi ha sempre aiutato a uscire dai guai…”

“Oddio,” dice Happy, guardando Tony.

“Ed era una guardia a Seagate prima che ci andassi in villeggiatura, era al corrente di quel casino con Luke Cage [2]… ha messo fuori gioco un paio di persone, ha fatto esplodere qualcosa e mi ha fatto evadere con una barca, aiutando altra gente così che non si mettessero solo sulle mie tracce…”

“Cristo,” dice Tony. “Bene. Meraviglioso.”

“Quando ti ha dato il bracciale?” chiede Pepper, mostrando segni d’impazienza.

“Non appena siamo arrivati in un posto sicuro,” dice Justin, toccando a disagio l’oggetto. “Uh, stavamo per dividerci… io dovevo venire qui. Ha detto che era un… portafortuna.”

“Ah, non c’è dubbio,” dice Rhodey, fissandoli. “Io sono convinto. Scommetto che ha usato migliaia di volte la magia in tua presenza e tu sei stato abbastanza idiota da non accorgertene.”

Justin inclina di lato la testa. “Insomma, è molto fortunata. Ha avuto l’aspetto di una ventenne negli ultimi quindici anni. E l’evasione, merda… quella è sembrata magia, davvero, ho pensato un centinaio di volte che avrei mandato tutto all’aria, ma continuavo a uscire da brutte situazioni dalle quali teoricamente non sarei dovuto uscire…”

Tony porta le mani al volto, coprendosi gli occhi per trattenersi dallo strangolare a morte Justin. Non ha idea di cosa gli stia prendendo. Si sente in subbuglio. Una parte di lui è dubbiosa, un’altra è certa, un’altra è spaventata e preoccupata di essere in un vicolo cieco, e un’altra vorrebbe urlare e festeggiare e fare i salti di gioia, abbracciando e baciando chiunque gli capiti a tiro. Sono due passi avanti, sotto ogni punto di vista, e vuole andare fino in fondo.

“Andiamo a vestirci,” dice Tony, interrompendo Justin.

“Che succede?” chiede Justin.

“Vestitevi e basta,” dice Tony, senza curarsi di lui. “Adesso si cambia prospettiva.”

 
§

 
Si preparano e Tony sente di nuovo quel suono nell’orecchio. Si chiede se il suo corpo non abbia deciso di andare definitivamente in shutdown in seguito a tutti quegli attacchi di nervi, o per aver pensato troppo.

“Quindi userai l’armatura portatile?” chiede Happy, dall’altra stanza.

“Sì, andrò in ricognizione,” dice Tony, infilandosi la maglietta. “Vedo se riesco a trovare una via di fuga.” Vuole volare abbastanza in alto per cercare di uscire dalla maledetta bolla magica e sbucare dall’altra parte. Vorrebbe provare a far uscire anche gli altri, ma deve prima fare un tentativo con uno di loro. Non sa chi, e il pensiero di dover scegliere lo fa sentire male: teme cosa potrebbe accadere nel tentativo.

“Secondo me la sua ragazza è nascosta da qualche parte in città,” dice Peter, indossando la sua seconda giacca e guardandosi intorno. “Così può tenerlo d’occhio, no? Controllare che la magia funzioni.”

Tony gli rivolge un cenno d’assenso. “Ben detto, ragazzo, è probabile. È… è una buona pista, dovremmo iniziare a perlustrare i dintorni per trovarla.”

“Io ci credo, a questa storia,” interviene Rhodey, dall’altra stanza. “Ma come accidenti ha fatto Hammer non realizzare che, uno, la sua fidanzata è una dannata strega e, due, che era qui in città? È rimasto qui in eterno, ha cercato ovunque… deve averla vista per forza.”

“È un idiota,” dichiara Happy, anticipando Tony che stava per dire lo stesso.

“Peter ha ragione,” dice Pepper, sedendosi sul letto e dondolando i piedi mentre li aspetta. “Ho parlato con Strange e ha detto che, se è un incantesimo, chi lo ha lanciato deve per forza essere qui vicino.”

Tony si blocca. Si gira. Prende un grosso respiro e cerca di impedire al proprio cervello di esplodere. Le punta contro l’indice. “Hai parlato con Strange?” chiede, sforzandosi di non gridare.

Pepper non sembra turbata. “Sì.”

Tony la fissa. Gli altri tacciono. Happy fa capolino dalla porta comunicante.

“E quindi?” chiede Tony, alzando di una tacca la voce. Si guarda intorno, allargando le braccia. “Dov’è? Dov’è lui? Potrebbe risolvere tutto questo macello con una cavolo di frase in latino!”

“Aveva da fare.”

Tony ha l’impressione che l’universo si stia ripiegando su se stesso, o qualcosa del genere, il che sarebbe in linea con quello che sta accadendo adesso a Nederland. Cerca di non urlare. Cerca con tutto se stesso di non urlare. “Da fare?” urla. “Da fare? Qui c’è da fare. Noi abbiamo da fare, proprio qui! E perché non me l’hai detto prima? Con chi altri hai parlato?”

“Questo casino-- sono successe molte cose da quando gli ho parlato, Tony, e sto cercando di gestire tutto, gravidanza inclusa, quindi--”

“Ok,” dice Tony, sfregandosi gli occhi. “Ok, va-- va bene, adesso sono ancora più certo che la sua ragazza sia qui intorno ad osservare la sua opera. Prenderò a calci in culo Strange quando tornerò a casa.”

Quando tornerai a casa,” dice Peter, sorridendo.

“Quando torneremo a casa,” dice Tony.

“Perfetto,” dice Happy, battendo le mani mentre lui e Rhodey entrano nella stanza. “Troviamola! È sicuramente in città.”

 
§

 
“Sicuramente non è in città,” sbuffa Justin, mentre entrano nella hall. “L’avrei notata.”

“Probabilmente è invisibile,” dice Peter.

“Invisibile?” chiede Justin, rivolgendosi a Tony con occhi sbarrati. “Non è possibile. Non è possibile.”

“O magari ha preso le sembianze di qualcun altro,” dice Pepper. “Nascosta in piena vista.”

Tony tiene aperta la porta per tutti e sospira quando l’aria gelida lo colpisce. Capta in lontananza la canzoncina dell’uomo congelato, sente i bambini che chiamano Jeff, vede i fiori appassiti che luccicano al sole.

“Quindi lo diamo per buono?” chiede Justin. “Diamo la colpa a Regina?”

“Ha senso, cretino, e non abbiamo altri indizi, quindi lo diamo per buono,” dice Tony, uscendo e aumentando la presa sulla valigetta dell’armatura. “Hai fatto incazzare pesantemente una donna, così tanto da convincerla a intrappolarti in questo girone infernale per un lasso di tempo indefinito, e ha senso, è logico, e io ci credo.”

“Anch’io,” dice Pepper, guardando male Justin.

“E adesso hai un’armatura,” dice Justin, guardando la valigetta nella mano di Tony. “Un vecchio modello, ma… aspetta, vuoi far saltare in aria qualcosa? Spaventare quelli che giocano a bowling coi tacchini? Vendicarti del tipo col parka?”

Tony socchiude gli occhi. Elabora rapidamente un piano tra sé, cercando di spingere da parte le sue emozioni. “Rhodey,” dice poi, indicandolo senza distogliere lo sguardo da Justin, “andrà con te…”

“Eh?” chiede Rhodey, girando di scatto la testa verso di lui.

“… a cercare la tua ragazza. Partiamo dal presupposto che abbia mantenuto il suo aspetto e che si stia nascondendo; in caso contrario, domani ricominciamo da capo con l’idea che si sia trasformata in qualcun altro. Rhodey, sei quello di cui mi fido di più per tenerlo in riga.”

Rhodey si discosta da Justin, incrociando le braccia. “Va bene.”

“Pep, tu e Happy rimarrete in città a controllare che non ci sia nulla di sospetto, perché se è così potente come pensiamo…”

“È molto potente,” dice Justin, inarcando le sopracciglia.

Tutti emettono un verso disgustato, e Tony alza gli occhi al cielo.

“… come stavo dicendo, se è-- se è una strega e ci sta tenendo d’occhio, potrebbe sapere che la stiamo braccando e potrebbe mettersi in gioco in prima persona per vedere cosa stiamo facendo. Ve ne occuperete voi due.”

“Ok…” dice Pepper, anche se non sembra esattamente d’accordo.

“Penso io a lei,” dice Happy, affiancando Pepper. “E anche a tutto il resto.”

Tony sospira, deglutendo a forza. “Pete, tu vieni con me nel mio… tentativo di fuga. Odio farlo, non volevo scegliere nessuno di voi perché non so che cazzo accadrà, ma ho pensato… che Spider-Man fosse il più indicato se dovessimo… precipitare da una grande altezza. E si spera che le eventuali magie non mi ridurranno così male da impedirmi di prenderti al volo.” Si sente la testa leggera solo a dirlo, come se così facendo stesse dando idee alla strega. Lo innervosisce sapere che c’è qualcuno dietro il loop, qualcuno di reale e concreto, con un volto; sa che non ne ha avuto conferma, non ancora, ma sa che hanno ragione. Sa che hanno imboccato la strada giusta, quella con una fine dove lei li sta probabilmente aspettando, ma non sa ancora come arrivarci.

Peter raddrizza le spalle e fa un cenno d’assenso. “Ok. Ok, va bene. E mi fido di te, andrà… andrà tutto bene, funzionerà.”

“Beh, ne dubito,” dice Tony, con un sorriso triste. “Ma dobbiamo provarci.”

“Non ti toglierai il braccialetto, vero?” chiede Justin, con gli occhi che scattano verso il polso di Tony.

“Oh, credi che sia questo a farmi ricordare?” lo punzecchia Tony. “Adesso ci credi?”

“Forse.”

Tony ci ha pensato. Togliersi il bracciale, lasciar trascorrere un giorno e poi venir resettato, ma non porterebbe a nulla. Non si sentirebbe più come si è sentito per tutto questo tempo, perché non sarebbe in grado di ricordarsi nient’altro. E tornerebbe indietro di un mese intero. Sicuramente avrebbe modo di riprendere fiato, ma perderebbe tutte le emozioni che lo spingono disperatamente verso la via di fuga che hanno cercato di raggiungere finora.

“No,” dice. “Non lo toglierò.”

 
§

 
“Capo,” dice FRIDAY. “È bello sentire la sua voce.”

“Anche la tua,” replica Tony, e sa che Peter riesce a sentire la sua emozione mentre parla. Cerca di non affidarsi così tanto alle armature perché sa quali sono le implicazioni, ma tornare dentro una di loro dopo essersi sentito così stupidamente impotente per così tanto tempo gli fa quasi vedere le ginocchia metalliche.

“Hai istallato FRIDAY anche nella vecchie armature?” chiede Peter.

“È in rete, quindi viene caricata su ogni mio dispositivo, vecchio o nuovo,” dice Tony.

“Puoi chiamare fuori di qui?” chiede Peter.

“Ci ho provato subito,” dice Tony, maledicendo di nuovo Strange. “Ho chiamato il nostro stregone preferito, ma, qualunque cosa stia facendo, non è certo preoccuparsi per noi.”

“Immagino che chiamare chiunque altro non avrebbe molto senso, eh?”

Tony sospira vedendo cambiare la sua espressione. L’armatura prende a monitorare i segni vitali di Peter in automatico, e Tony vede i battiti del suo cuore che accelerano. È stanco di vedere il ragazzo in questa situazione, e ha intenzione di porre rimedio in modo eclatante quando torneranno a casa. Missioni congiunte tra Iron Man e Spider-Man, una montagna di roba nuova per la sua stanza al MIT – merda, devono fare i conti anche con quello. Le sue paure riguardo all’università, di trasferirsi, e tutto il tempo che hanno perso.

Tony si ferma di colpo e si prende un momento per apprezzare il fatto che sta pensando al futuro. Come se potessero davvero riuscire ad arrivarci.

“Vorrei che Pepper avesse portato anche la mia tuta,” dice Peter, torcendosi le mani.

“Sì, così non sarebbe mai riuscita a impedire a May di venire con lei.”

Peter annuisce, spostando il peso da un piede all’altro. Una folata di vento li colpisce, facendo cadere i fiocchi di neve in orizzontale per un secondo, e Peter si stringe nella giacca. Si sono spostati dietro agli enormi alberi vicino al lago dove Justin è morto la prima volta, perché Tony vuole evitare di scatenare il caos andandosene in giro nelle vesti di Iron Man. Sa che lo vedranno comunque in volo, e di sicuro lo vedranno anche fallire.

“Ho l’impressione che tu non riponga grandi speranze in questo piano,” osserva Peter, riuscendo in qualche modo a leggergli nel pensiero anche se il suo volto è nascosto dalla maschera.

“Non abbiamo avuto molta fortuna, finora,” dice Tony, anche se è rincuorato dal fatto di avere finalmente una delle sue armature addosso. Magari quello è un tipo di fortuna a cui non sta dando abbastanza importanza. Sospira, facendo un passo verso Peter. “FRIDAY mi avvertirà se l’armatura dovesse avere problemi, quindi se dovesse succedere farò dietrofront, sperando di tornare a terra senza precipitare.”

“Beh, finché non muoio, non dovrei avere problemi,” dice Peter, annuendo un po’ incerto. “Guarisco in fretta, ho la guarigione accelerata.

Tony socchiude gli occhi, anche se Peter non può vederlo. “Uh, e se ti rompi le ossa si salderanno male, lo sai.” [3]

“Sì, ma, insomma,” comincia Peter, mordendosi il labbro inferiore. “Poi starò… bene il giorno dopo. Domani. Il domani di oggi.”

“E se non ci fosse un domani?” chiede Tony. Scuote la testa e odia il fatto che questa non sia una conversazione faccia a faccia, così solleva la piastra frontale. Peter raddrizza le spalle. “Intendo… e se domani non fosse oggi? E se questo fosse l’ultimo loop e ti giochi le gambe? O, Dio ce ne scampi, qualcosa-- qualcos’altro…” Stringe i pugni nell’armatura e ne sente gli scatti metallici. È per questo che non riusciva a scegliere con chi provare a fuggire per primo: non poteva essere Pepper perché è incinta, e perché se l’avesse lasciata cadere di nuovo – di nuovo – non sarebbe sopravvissuto. E Peter, Happy e Rhodey… vuole loro così bene che non sa più cosa fare quando si sofferma troppo a pensarci: un affetto così grande comporta una perdita altrettanto grande. Ma Peter… è una sua responsabilità. Non può permettere che gli accada qualcosa. Non riuscirebbe a sopportarlo. Vuole porre fine al loop, più di qualunque altra cosa, ma non commettendo un errore fatale.

“Capo, le consiglio di prendere un respiro profondo, il suo battito cardiaco è troppo rapido.”

“Tony, tu sei il migliore,” dice Peter, facendogli un cenno col capo. “Sei… sei davvero il migliore. Hai fatto così tanto per me e non-- non penso… so che non ti senti così ottimista adesso. Lo capisco, soprattutto dopo quello che ci hai raccontato, ma… non so, sento che ne usciremo. Tutti interi, intendo, non… non rompendoci il collo o le gambe. E anche se questa cosa non funziona penso… penso che riusciremo comunque a farcela.”

“Cosa te lo fa pensare?” chiede Tony, con voce tremante, e detesta il fatto di suonare come un bambino quando è lui l’adulto.

“Non riesco a dirlo con certezza,” dice Peter. “Ho solo… un presentimento.”

Tony si fida di Peter, quasi sempre, quasi quanto Peter si fida di lui. Il ragazzino ha un buon cuore e un ottimo intuito, e forse è quella ritrovata speranza nella sua testa che lo sta facendo guardare al futuro. A una via d’uscita.

“Bene,” dice Tony, annuendo e chiudendo di nuovo la piastra frontale. Le schermate si accendono, e vede Peter annuire di rimando. “Aggrappati a me, e ti avverto se perdiamo quota. Ma sei un ragazzino sveglio: probabilmente te ne accorgerai prima tu.”

“Ok,” dice Peter.

Tony lo afferra il più saldamente possibile e decolla, coi propulsori che suonano in modo strano qui, dove non li ha mai sentiti prima.

“Fri,” chiama. “Fammi sapere se c’è qualcosa di strano. Intendo qualunque cosa.”

“Ricevuto, capo. Per ora, decolliamo senza problemi.”

Osserva Nederland rimpicciolire sotto di loro, con gli stivali di Peter che ondeggiano nel vuoto. Alcune persone che li notano, e attiva lo zoom riconoscendo dei volti familiari che li indicano, saltando su e giù. FRIDAY si premura di individuare Pepper e Happy, che li stanno osservando dal centro della piazza.

“Fri, hai sott’occhio il passaggio per uscire?” chiede Tony, continuando a salire.

“Sì, capo. Vi state avvicinando allo spazio aereo prestabilito. Mancano cinque metri.”

“Pete, tutto bene?”

“Sì!” grida Peter, sorridendo mentre guarda in basso e la città si fa sempre più piccola.

“Capo.”

Gli occhi di Tony scattano di lato. “Cosa?”

“Non-- Non sono sicura-- qualcosa-- qualcosa…” Gli schermi sfarfallano un poco e il cuore di Tony sprofonda. Inverte subito la rotta e vola verso il punto da cui sono partiti, a terra, stringendo saldamente Peter.

“Fri, qual è il problema?”

“Che succede?” grida Peter.

“Non-- Non lo-- Non lo so--” Gli schermi sfarfallano di nuovo, i propulsori si spengono per un istante e sono in caduta libera.

“Merda! Merda!” grida Tony. Passa all’alimentazione d’emergenza e riprende il controllo, accelerando la discesa. “C’è qualcosa che non va con l’armatura, lo sapevo, cazzo--”

“L’armatura funziona-- tutti i cilindri, tutti i processi sono-- non sono sicura-- fuori dalla mia--”

Gli schermi sfarfallano ancora, i propulsori crepitano e la neve inizia a cadere più fitta. Tony stringe i denti. Normalmente, quando l’armatura ha un problema, riceve tutti gli avvisi e le notifiche sugli schermi. Stavolta, niente.

“Reggiti forte, Pete,” dice Tony, scattando in avanti come una stella cadente.

Peter esegue, riparando il volto contro la sua spalla. Tony non sente più la voce di FRIDAY, e gli schermi vanno e vengono, come quelli di un vecchio computer morente. I propulsori singhiozzano, e sono a circa cinque metri da terra quando tutto si oscura. Non vede nulla, solo nero, sa solo che lui è in una cazzo di armatura di metallo e Peter no, quindi si raggomitola attorno a lui più che può, reggendogli la testa e preparandosi all’impatto.

Si schiantano attraverso un albero e poi, fortunatamente, in un mucchio di neve. Non è neve solida, ed è molta, così affondano completamente prima di fermarsi. È un bel po’ che non si ritrova in un’armatura spenta, e non riesce a sentire nulla fuori dal casco. Non sente Peter che si muove.

Il suo battito cardiaco accelera rapidamente e cerca a tentoni attorno a sé, trovando le spalle di Peter. Non riesce a fare nulla, conciato così, e sta entrando nel panico, respira a fatica…

Poi gli schermi tornano a illuminarsi, e riesce di nuovo a vedere.

“Apri,” dice, velocemente. “Fammi uscire.”

L’armatura si ritira dal suo corpo e Tony si trascina in avanti, urtando Peter. “Ragazzino? Ragazzino?”

“Sto bene,” si lamenta Peter. “Sto bene.”

Sono in un cavolo di buco a forma di armatura, e manciate di neve continuano a cadere loro addosso. Peter sussulta, e c’è una rivolo di sangue che gli esce da una ferita sulla fronte.

“Ti sei tagliato,” dice Tony, tirandogli indietro i capelli.

“Anche tu,” dice Peter, alzando lo sguardo.

“Usciamo di qui,” dice Tony. Si arrampicano fuori, con la neve che frana e cede, poi Peter lo aiuta a issare fuori anche l’armatura. Si accasciano entrambi nella neve, e Tony non ha una giacca e sta congelando; neanche la sua cocente delusione riesce a scaldarlo.

“Ci riproviamo?” chiede Peter, fissandolo.

Tony sbuffa piano. “No. L’armatura ha smesso di funzionare senza alcuna cavolo di ragione e non eravamo neanche vicini a uscire di qui. Abbiamo avuto fortuna ad atterrare dove siamo atterrati. Sei ancora ottimista? Tutto questo ti sembra positivo?”

Peter si asciuga il sangue con la mano prima che gli coli nell’occhio e lo guarda. “Non so. Magari gli altri hanno trovato qualcosa.”

 
§

 
“Non abbiamo trovato nulla,” dice Pepper. “Nessuno fa niente di strano, o meglio… per gli standard di Nederland.”

“A nessuno sembrava importare che stessimo ficcando il naso in giro,” dice Happy.

“Dov’è Justin?” chiede Tony, guardandosi intorno mentre sente la gente nel padiglione ghiaccia-cervello che schiamazza. “Dov’è Rhodey?”

“Siamo qui,” dice Rhodey, avvicinandosi affiancato da un Justin decisamente giù di morale. “Si sta comportando da stronzetto. Il piano-Iron Man non ha funzionato?”

“No, non ci hai visti cadere dal cielo?” chiede Tony.

“Cristo, no, ero troppo occupato con lui,” dice Rhodey, spintonando via Justin.

“Ascoltate, mi servono più occhi,” dice lui. “Mi sento positivo, c’è molto terreno da coprire ma sento che possiamo farcela, se lavoriamo insieme.”

Tony sbuffa, alzando lo sguardo al cielo. “Va bene, ma prima troviamo dei punti a strappo per il taglio di Peter--”

“Ehm, è praticamente guarito.”

“È uguale.”

“Tu ne hai più bisogno di me,” dice Peter, piantandosi le mani suoi fianchi. “E ti serve un cappotto. E probabilmente un caffè aiuterebbe.”

Tony tortura la sua fede nuziale. “Gesù, va bene.”

“Perfetto!” esclama Justin, illuminandosi e battendo le mani. “Siamo la squadra vincente, riusciremo di sicuro a trovare Regina, ora che siamo insieme.”

GIORNO TRENTOTTO
 
So when you’re near me, darling can’t you hear me
SOS
The love you gave me, nothing else can save me
SOS
 
Ormai la delusione e il fallimento fanno parte delle ossa di Tony.

Pepper si alza di scatto sul letto, guardandosi intorno. “Che diavolo è stato?” chiede. “Ho… ho sbattuto le palpebre e poi è… è cambiato tutto--”

Tony si copre il volto con le mani. Il primo, vero loop di Pepper. Lei sa, ma non sa. Sa, ma non sa. Peter sta per svegliarsi. Non sono riusciti a trovare nulla ieri, non hanno trovato nulla, non una singola traccia di Regina, e sono rimasti a cercare fino a mezzanotte, cazzo, oltre l’ora di punta, hanno perso cognizione del tempo mentre girovagavano alla ricerca della donna che ha fatto questo, della donna che li ha sbattuti in questo inferno. Non gliene fa una colpa: Justin è una testa di cazzo, ciò che le ha fatto è terribile, ma vorrebbe che avesse impedito a Justin di dare a lui l’altra metà del bracciale. Perché ha permesso che loro venissero coinvolti? Perché non ha impedito loro di venire sin dal principio?

Hanno persino attivato il piccolo localizzatore che Natasha ha dato a Pepper, e, invece di accendersi come avrebbe dovuto, è rimasto inerte e immobile. Persino la tecnologia spionistica è sprecata in questo cazzo di posto, e nonostante Tony gli abbia inveito contro stritolandolo tra le mani, non è servito a nulla.

Non è servito a nulla.

“Tony,” sussurra Pepper, e sente le sue mani addosso. “Tony, tesoro… che hai?”

Lui scopre il volto, con le lacrime che si accumulano nei suoi occhi nel guardarla. “Questo è il tuo secondo loop, Pep. È già successo ieri.”

Lei lo fissa. Scruta il suo volto. “Cosa?” chiede. “Davvero? Di già? Ma abbiamo appena--”

“È così che funziona, cazzo,” dice lui, trattenendo un respiro e asciugandosi gli occhi. “Butti via la tua vita.” Deglutisce a fatica e pensa a Peter, cercando di ritrovare un equilibrio per il suo bene. Si alza a sedere, guarda dall’altro lato della stanza e vede Peter seduto sul suo letto, che fissa ad occhi sbarrati Pepper.

“Tony, cosa-- Pepper, come-- quando è…” porta una mano alla tempia, sussultando appena. “Ho-- sto per-- è successo qualcosa?”

“Oddio, Tony,” dice Pepper, continuando a stringergli la spalla. “Stai bene? Riesci a-- hai bisogno di--”

“No,” dice Tony, asciugandosi di nuovo gli occhi. “No, ce la faccio.”

 
§

 
Portano Happy e Rhodey nella stanza e Tony spiega loro la situazione, sforzandosi di non piangere nel mentre. Pepper non è del tutto convinta di aver già vissuto un loop ed è costretto a spiegarlo anche a lei, fornendo i dettagli come prova. La bambina scalcia di nuovo e hanno un momento simile a quello della notte in cui Pepper è arrivata, e Tony è costretto ad andare in bagno invece di rimanere a guardare, perché non riesce a sopportarlo. Non ci riesce.

Si guarda allo specchio. È migliore di così, dovrebbe essere in grado di risolvere tutto questo, ma adesso, a causa dei suoi cazzo di fallimenti, anche sua moglie incinta è bloccata qui. Non avrebbe potuto fare di peggio.

Senza pensarci troppo, si sporge in avanti e dà con tutta la sua forza un pugno allo specchio, guardandolo creparsi attorno alla sua mano. Il dolore è acuto, caldo; fa una smorfia, flettendo le dita e osservando la scia di sangue che cola lungo le linee del suo palmo. Barcolla all’indietro e cerca di resettarsi da solo, senza togliersi quel maledetto bracciale.

Non so, sento che ne usciremo. Tutti interi, intendo, non… non rompendoci il collo o le gambe. E anche se questa cosa non funziona penso… penso che riusciremo comunque a farcela.

Tony deglutisce a forza, annuendo tra sé. Recupera un asciugamano, trasalendo nel tenerlo con la mano insanguinata, e rientra nella stanza.

“Andiamo,” dice, rivolto agli altri ancora intenti a coccolare il pancione di Pepper. “Dobbiamo… dobbiamo prepararci.”

 
§

 
Tony si poggia al muro fuori dalla porta di Justin mentre lui si prepara, inciampando nella sua roba, facendo troppo rumore e parlando troppo. Come al solito.

“Quindi oggi, come avevi detto, ci concentriamo sull’ipotesi che lei si sia trasformata,” dice Justin. “Potrebbe essere chiunque.”

“Magari concentrati sulle persone con cui sei andato a letto,” bofonchia Tony.

“Tesoro, come va la mano?” chiede Pepper, sfiorandogli la spalla.

“Bene,” risponde lui.

“Oh!” esclama Justin, apparendo sulla soglia. “Ok. Regina adorava la roba Disney. Io la odio, ma forse… sta prendendo per il culo me, sta giocando con me. Quindi, magari, possiamo rompere il loop con un ‘bacio del vero amore’.”

Tony ne dubita, ma a questo punto proverebbe di tutto. Guarda Pepper e si inclina verso di lei, prendendole il volto con la mano buona per baciarla. Non l’ha fatto davvero da quando è arrivata, solo una volta, e gli sembra un qualcosa di speciale che si sta concedendo. Lei sospira contro le sue labbra, come se anche lei lo avesse aspettato, poi si separano coi nasi che ancora si sfiorano.

“Oh, beh, immagino che anche questo vada bene,” dice Justin, sparendo di nuovo nella sua stanza.

Anche questo va bene?” insiste Rhodey, prima che Tony possa dire qualcosa. “Stai dicendo che-- pensavi che fossi tu--”

“No!” grida Justin, ancora fuori campo. “Insomma, chissà, non è successo nulla, quindi…”

“Cristo santo, Hammer,” dice Happy, scambiando un’occhiata con Peter.

Tony ormai si è abituato alle sceneggiate di Justin e sospira, posando il capo sulla spalla di Pepper. “Avevamo pensato che… che tutto questo avesse a che fare con lui che deve imparare una lezione,” dice. “Quindi--”

“Sì, ti ho sentito mentre lo raccontavi a loro,” dice lei, ridendo. “Avete deciso di ballare il liscio e cucinare quiches.”

Lui alza lo sguardo. “Soufflés, tesoro. Sono molto più impegnativi delle quiches, credimi.”

“Justin non deve imparare a cucire o a pattinare sul ghiaccio, niente del genere,” dice Pepper. “Deve imparare una vera lezione. Dovrebbe parlare con uno specialista.”

Tony ride, sbirciando da sopra la spalla e dentro la stanza, dove Justin sta scavalcando la sua valigia borbottando tra sé, con la giacca infilata a metà.

“Già… chissà perché, dubito che lui sarebbe d’accordo.”

 
§

 
Passano l’intera giornata a cercare in giro. Mangiano al volo, e interrogano chiunque incontrano in modo così insistente che la polizia li intercetta per sapere che diavolo stiano facendo. Tony conclude che non hanno nulla da perdere, quindi dice loro che la ragazza di Justin è scomparsa, gliela descrive e li mette sulle sue tracce, mentre loro cercano di capire se ha preso le sembianze di qualcun altro. Girano a destra e a manca, su e giù, ovunque, e si ritrovano a partecipare alla gara del Morto Felice solo per vedere più da vicino i giudici.

Tony sta impazzendo. È impazzito. È a metà tra i due stati mentali, rimbalzando dall’uno all’altro come la pallina di un flipper. Nel suo petto si agita di nuovo un pizzico di speranza, se mai c’è stata, e si chiede se non siano sulla strada sbagliata, l’ennesima delle tante. Forse la ragazza di Justin non c’entra nulla. Forse tutto questo è puramente casuale. Forse non riusciranno mai a capire il perché. Forse sono bloccati qui per sempre.

Visitano la baracca criogenica, facendo la fila con molte altre persone. È piccola, nulla di imponente, in legno massiccio come una piccola baita di tronchi, ma dentro si gela. Tony tiene per mano Pepper mentre la attraversano, e i suoi occhi trovano la foto dell’uomo congelato in persona, Bredo Morstoel [4]. Sembrava un vecchietto simpatico. Innocuo, ignaro che un qualche incantesimo maligno avrebbe rovinato la festa in suo onore.

In teoria, il suo corpo è posto in un grande freezer criogenico di fronte a loro, ma non riescono a vedere all’interno per verificarlo. Peter si accosta assottigliando gli occhi, e Justin si guarda intorno con fare guardingo, come se là dentro ci fosse nascosto qualcos’altro. A Tony sembra strano che tutto ciò sia il motivo della festa. Quest’uomo. Questo tizio morto che è stato congelato per essere trasferito qui. Quest’uomo che non aveva la minima idea che la sua veglia funebre sarebbe durata più di cinquant’anni.

Tony si ferma di fronte all’addetto alla sicurezza, un tizio dall’aria annoiata, e intercetta il suo sguardo.

“Perché lo tenete ancora congelato?” gli chiede. “Tutta la sua famiglia è morta da tempo.”

L’uomo scrolla le spalle. “Fa parte della città, ormai. Rimarrà qui per sempre, così com’è.”

Tony stringe i denti, e sente un brivido che non ha nulla a che fare con la temperatura della baracca. Lancia un’occhiata agli altri. “Forza, andiamo… andiamo via.”

 
§

 
Continuano la ricerca finché non si fa buio, poi Tony passa il comando a Pepper perché è così esausto da non reggersi in piedi.

Si presentano allo studio dell’unico psicologo in città e, invece di opporsi, Justin ci prende gusto. Pure troppo.

“E insomma,” dice Justin, soffiandosi il naso. “Non è colpa mia se mia madre era così. Non è colpa mia. È colpa mia se lei era così e mi ha fatto diventare così? Forse. È colpa mia se essere migliore degli altri è uno dei miei scopi nella vita? Forse, ma non so come cambiare. Non so come… aprirmi, ogni volta che lo faccio vengo respinto. I presenti possono confermarlo. A parte Pepper, con lei non mi aprirei mai, perché mi detesta.”

“Oh, mio Dio,” grugnisce Rhodey. “Ma perché siamo qui?”

“Giusto, perché loro sono qui?” chiede lo psicologo. “So che non sono un semplice supporto morale… stai cercando di convincere anche loro, Justin? Che sei più di quanto credi di essere?”

“In realtà solo Tony,” dice Justin, scoccandogli uno sguardo adorante. Tony alza gli occhi al cielo, e lui scoppia a ridere. “Gli altri sono solo un entourage accessorio, ma Tony… sì, lui è un argomento a parte che vorrei approfondire, se possibile.”

“Posso andare?” chiede Peter, alzando l’indice. “Devo… sgranchirmi le gambe.”

“Sei esonerato,” dice Justin.

“No, non lo sei,” dice Tony, guardando Peter negli occhi. “Non te ne vai là fuori da solo, e dobbiamo tenere d’occhio--”

“Io vado con lui,” dice Happy, rapido, afferrando Peter per il braccio e issandolo in piedi di peso per poi spingerlo fuori. Tony sospira, guardandosi intorno e notando l’espressione corrucciata di Rhodey.

Pepper si sporge a dargli un bacio sulla guancia. “Scusa se vi ho portati qui, tesoro,” dice.

“Fa niente,” dice Tony, giocherellando con la fede nuziale sul dito. “Ormai non fa differenza.”

“Adesso, Tony,” dice Justin, sfregandosi le mani. “Tony e Stark ed io… è una lunga storia.”

GIORNO TRENTANOVE
 
You seem so far away, though you are standing near
You made me feel alive, but something died, I fear
I really tried to make it out, I wish I understood
What happened to our love – it used to be so good
 
What am I supposed to do?
Sit around and wait for you
Well I can’t do that
And there’s no turning back
 
Entrambe le canzoni stanno suonando in contemporanea. Lui se ne sta seduto in silenzio. O meglio, se ne sta sdraiato in silenzio. Sul pavimento in mezzo ai due letti. Li sta guardando tutti dal basso – Peter, Pepper, Rhodey e Happy, raggruppati attorno a lui e intenti a parlargli. Non riesce davvero a sentirli perché non si sta concentrando – sente solo le due canzoni che si mescolano tra loro riempendogli la testa. La sua marcia funebre. Gli ABBA e Cher. In un certo senso, gli sembra appropriato.

Sente un debole bussare alla porta. Sa che è Justin. È qui da un po’, è quasi ora di incontrarsi. Pepper gli tocca la guancia, Peter lo scuote per la spalla, Happy e Rhodey gli stanno gridando contro.

Ha spiegato loro tutto. E poi è collassato. Perché ne ha abbastanza, ne ha abbastanza di tutto questo, ne ha abbastanza, non vuole più stare a questo gioco. Non si può vincere, lo sta uccidendo, sono in trappola. A questo punto potrebbe essere anche lui un uomo congelato. Fatti da parte, Bredo.

“Concentrati, Tony!” dice Peter, e Rhodey batte le mani.

“Stiamo bene, Tony, stiamo bene, non devi fare così,” dice Rhodey.

“Ti crediamo, Tony,” dice Happy, con la mano sul suo ginocchio. “Stai bene, devi-- stai bene, alzati.”

Tony porta una mano a coprirsi gli occhi. Sta cominciando a riacquistare un po’ di chiarezza. Non può abbandonarli, non può arrendersi di fronte a loro, anche se dentro di sé si è già arreso.

“Tony, va tutto bene,” dice Peter. “Stai bene.”

La mano di Pepper si posa sulla sua. “Penso io ad Hammer.”

“Non ucciderlo,” dice Tony, con voce spezzata. Sente Justin che bussa e la sua voce oltre la porta. Dai, Tony! Fammi entrare!

“Non lo ucciderò,” dice Pepper.

Tony sente ancora quel suono acuto e prolungato nelle orecchie, ma adesso riesce a sentire anche il resto. Deve alzarsi, ma ancora non trova la forza. Non può affrontare un altro giorno, un altro fallimento. Quella luce nei loro occhi quando mettono in dubbio le sue parole per poi crederci, a poco a poco.

Sente la porta che si apre.

“Oh, ehi, Pepper, Tony può uscire a giocare?”

“Dobbiamo portarti da uno psicologo.”

“Uh, sì, l’abbiamo fatto. Non ha funzionato. Beh, è stata una bella chiacchierata. Ma eccoci qui!”

“Cristo,” dice Pepper. “Ok, Tony dice-- dice che tutto ciò ha a che fare con la tua ex? Che ti ha portato lei qui? È la nostra versione?”

“È la nostra versione.”

“Quindi lei cosa vorrebbe che cambiassi? Di te stesso, intendo. Cosa odiava di te?”

“La tua arroganza,” dice Tony, mettendosi a sedere. “La tua impazienza. Il fatto che sei acido con le persone. Il modo in cui usi e sfrutti gli altri, gettandoli via quando non ti servono più. Non sei gentile, sei… rozzo, quando parli con gli altri. Sei dannatamente egoista.”

Pepper lo fissa, Justin lo fissa, tutto lo fissano.

“Oh, beh,” dice Justin. “Sembra che io abbia un paio di cosette su cui lavorare.”

 
§

 
Orbitano tutti attorno a Tony come se fosse ferito, ma cercano di comportarsi come se non lo stessero davvero facendo. Rimangono un paio di passi dietro di lui, comunque vicini, mentre Justin è un po’ più in là, intento a scusarsi con la gente che Tony gli indica. In effetti sembra che stia avendo delle conversazioni piacevoli, ma ciò non risolleva il morale a Tony. Neanche un po’.

Si distacca da loro per sedersi su una panchina a ridosso del marciapiedi. Si sfila e rimette la fede dal dito, passandosela da un palmo all’altro. Tutti e quattro lo tengono d’occhio a distanza, come se stessero cercando di non farlo in modo palese, e distolgono lo sguardo altrettanto in fretta.

“Ti piacerà un sacco, te lo assicuro,” dice Rhodey, spingendo Peter per la spalla. “Tony e io ci siamo divertiti un mondo.”

“E Spider-Man?” chiede Peter.

“Solo perché sei all’università non vuol dire che devi startene recluso lì,” dice Happy. “E poi, non sei l’unico supereroe in circolazione, ragazzino.”

“Prima dovremmo farlo uscire di qui,” grida Tony, rivolto a loro.

“Beh, Justin si sta scusando,” dice Happy. “Magari funziona.”

È quello che hanno detto di tutto il resto. Tony si sente male. Sa che non funzionerà. Niente funziona, qui. Se la sua ex è la responsabile, Justin l’ha fatta incazzare abbastanza da condannare lui e tutti gli stronzi che gli stanno attorno a vivere in questo puzzle irrisolvibile. E gli stronzi includono lui, sua moglie, e la sua famiglia. Un paio di scuse non bastano. Un paio di buone azioni fatte spontaneamente non la convinceranno a perdonarlo, non le faranno dimenticare l’offesa. Justin è quello che è, e non cambierà mai. Tony lo sa. Ha visto Justin Hammer prendere decisioni da vicino, e l’unica persona a cui pensa è se stesso.

Sente di nuovo quel suono nelle orecchie, e la sua fede nuziale cade pesantemente nel suo palmo, come un tizzone rovente contro la sua pelle. Fissa una chiazza d’erba secca per terra, circondata dalla neve. Si identifica con essa. Una rappresentazione di com’è adesso agli occhi di qualsiasi dio lo stia guardando, di Regina che li osserva. Congelato. Morto.

“… e un giorno diventerai uno scienziato di fama mondiale e avrai più soldi di Tony,” dice Pepper, ridendo. Tony la guarda camminare sul ciglio del marciapiedi a un paio di passi dagli altri, chinandosi a sfiorare un girasole che è inspiegabilmente spuntato in mezzo alla neve. Porta una mano a stringersi il pancione mentre si piega, e lui la osserva, pensando a sua figlia e a tutto ciò che hanno passato e a tutto ciò che vorrebbe avere nella vita. Poi sente l’anello che cade sul marciapiedi, rotolando via.

“Merda,” bofonchia, alzandosi e seguendo la sua traiettoria. Si sente congelato sul posto e l’anello supera gli altri rotolando, fermandosi oltre Pepper e il girasole che dondola nel vento.

“lo prendo io,” dice Peter.

“Faccio io, sono più vicina,” dice Pepper, lanciando a Tony un’occhiata che suona come giochi ancora con quel coso? “E poi, gliel’ho preso prima io.”

“Scusa, tesoro,” dice Tony, facendo un paio di inutili passi avanti. Il suo cuore sta battendo rapido, come una tempesta che si avvicina. Non sa perché, non riesce a capire cosa stia succedendo nella sua testa. Si chiede se tornerà mai ad essere se stesso.

“Pep, sei incinta,” dice Rhodey, muovendosi anche lui nella sua direzione.

Pepper gli fa un cenno seccato. “Incinta, non incapace.”

I secondi successivi sembrano avvenire in una sorta di vuoto, e Tony sente la sua vista restringersi a tunnel, con l’impressione di muoversi attraverso del catrame o del cemento fresco. Sente lo stridio della macchina quando svolta bruscamente l’angolo, e prima ancora di realizzarlo, sa cosa sta per accadere: vede un lampo rosso, vede dove è diretto quello stronzo, con la macchina fuori controllo che esce dalla sua corsia, e il cuore di Tony quasi si ferma mentre scatta in una corsa nel tentativo di raggiungere lei, di salvarla, di fermare tutto. La macchina è diretta proprio verso Pepper, la sua Pepper, incinta, e non può sopportarlo, non riesce ad accettarlo, è così vicino, ma troppo lontano, e la macchina è troppo veloce, i loro avvertimenti non sono rimasti nella testa di quel tizio maledetto ed è tornato a rovinare la vita di Tony…

Stanno tutti urlando, tutti quanti, e Peter riesce quasi a raggiungerla prima che Justin la spinga fuori dalla traiettoria. La macchina impatta contro di lui scagliandolo via come una bambola di pezza. Tony si arresta di colpo, scioccato, individuando rapidamente Pepper, riversa nell’erba ma ancora intera, e non c’è sangue, non c’è sangue, e fa rapidamente il conto degli altri tre prima che la macchina si schianti contro un lampione, col clacson che esplode assordante.

Tony si precipita verso Pepper, e vede che stringe il suo anello in mano.

“Tesoro,” la chiama con voce spezzata quando la raggiunge, con gli altri dietro di lui. “Tesoro, stai-- ti senti bene-- sei--”

“Justin,” dice lei. “Mi… mi ha spinto via. Dobbiamo… dobbiamo vedere se--”

“Giusto,” dice Tony, tremando mentre la aiuta a rimettersi in piedi. Sta stringendo il suo anello come un’ancora di salvezza e si affrettano tutti verso il punto in cui Justin è accasciato nell’erba in una posizione scomposta. La sua gamba è piegata e respira affannato, con respiri spezzati, stringendosi il busto. Tony mantiene la presa sul braccio di Pepper, timoroso di lasciarla andare, e nota di sfuggita lo sguardo colmo d’orrore di Peter. Ha cercato di tenerli lontani dalla morte in tutti i modi e questo… questo è accaduto troppo vicino a Pepper. Decisamente troppo vicino. E adesso Justin sta morendo di nuovo. Nel modo peggiore.

L’ha salvata. L’ha salvata, l’ha deciso, ha scelto di farlo… l’ha raggiunta prima di tutti loro. Consapevole del rischio.

“Tony, è… è…”

Tony la lascia e si accovaccia, chinandosi su Justin. I suoi occhi sono offuscati e sta respirando dalla bocca, con un rivolo di sangue che gli cola sul mento.

“Ehi,” dice Tony, toccandogli la guancia e cercando di riportarlo in sé. Si sente sul punto di infartare. “Ehi, Justin. Ehi, guardami.”

Justin deglutisce a stento e incontra lo sguardo di Tony. Sussulta appena. “Pep-- Pepper sta--”

“Sta bene,” dice Tony, guardando lei. “Sta-- hai--”

“Justin,” dice lei, inginocchiandosi e posandogli una mano sul braccio. “Grazie… grazie.”

Justin sorride debolmente, sollevando appena l’angolo delle labbra. Tossisce e sembra far male, e Tony non sa cosa fare. Gli occhi di Justin si appannano di nuovo, e risucchia un paio di respiri spezzati. “Dai… chiama la bimba… Justine.” Prende un altro respiro stentato, l’ultimo, e la sua testa si accascia contro la sua mano.

Il clacson risuona ancora in sottofondo.

“È… è...” balbetta Peter, con voce fioca.

“Sì,” gracchia Tony, adagiandogli la testa sull’erba.

“Cristo,” esala Happy. “Cristo, ha--”

“Non ci posso credere,” dice Pepper. “Non… non pensavo…”

“Neanch’io,” dice Rhodey. “Credevo fosse uno stronzo, ma immagino… che neanche i più grandi stronzi lasciano che una donna incinta venga investita, se possono evitarlo.” Sospira.

Tony non riesce a smettere di fissare il volto di Justin. Morto di nuovo. Morto di nuovo, ma ha salvato Pepper al posto loro.

“Vado a vedere… cosa è successo a quel cretino nell’auto,” dice Rhodey.

Tony si sente la bocca secca e gli sembra che stia nevicando più forte. Non sa cosa fare. Si sente perso, e Pepper si siede accanto a lui, posando la testa sulla sua spalla.

“Non fartene una colpa,” gli dice, prendendogli la mano. La gente inizia ad avvicinarsi a loro, urlando, gridando, creando il caos.

Tony ha l’impressione di avere un malfunzionamento. Justin è morto. Una macchina ha quasi investito Pepper. Ha quasi… ha quasi assistito alla scena – ha quasi dovuto vederla.

Chiude gli occhi, prendendo un respiro profondo, e quando li riapre…

Quando li riapre…

È solo. Completamente solo. Non c’è nessuno qui – nessuno – né Justin morto, né Pepper, né Peter, né Rhodey, né Happy, né la macchina fumante, né il clacson – né i cittadini – tocca il terreno, la sua mano affonda nella neve e non c’è niente, nessuno, l’intera città è sparita, cazzo. È da solo a Nederland. Una città fantasma.

Si rimette in piedi a fatica, respirando dalla bocca, e fa un giro su se stesso a occhi sbarrati. La neve cade lentamente, come lo sfondo maestoso in un vecchio film.

È impazzito. Alla fine è impazzito. Ha perso il senno, l’ha perso per sempre.

“C’è nessuno?” grida, girandosi di nuovo attorno. “Ehi? Pep? Peter? Happy? Rhodey… sono ancora qui? Siete invisibili? Riuscite… riuscite a sentirmi? Merda.”

I padiglioni dell’uomo congelato sono vuoti, con i teli che ondeggiano al vento. I fiori appassiti sono caduti dalla bancarella, le sculture di ghiaccio sono finite a metà e si stanno sciogliendo. È solo. È completamente solo.

Finché non si volta di nuovo.

Regina se ne sta in mezzo alla piazza, rimirandosi le unghie. È esattamente come nella foto di Justin, solo i suoi capelli sono leggermente più lunghi. Indossa un vestito nero e osserva intenta la propria mano prima di scrocchiarsi il polso e alzare lo sguardo verso di lui. Non sembra sorpresa di vederlo e sbadiglia nell’avvicinarsi a lui.

Tony barcolla all’indietro, con gli occhi così sgranati da fargli male. “Ti sto… ti sto allucinando?”

Lei ridacchia. “No, carino. È bello vederti, finalmente. Nel senso, dal vivo, di fronte a me. Coi miei occhi. Mi sembra di essere stata quel tizio per anni.”

Tony inclina la testa. “Cosa, uh… aspetta. Avevi preso le sembianze di qualcun altro? Avevamo--”

“Sì, ci avevi preso, Iron Man,” dice lei, guardandosi di nuovo un’unghia e mordicchiandola brevemente. “E l’armatura è stata un tocco di classe, sono stata fiera della tua ragazza. Non potevo farvi allontanare troppo, certo, ma è stato bello vedervi volare.”

La mente di Tony è in subbuglio, inciampa su se stessa nel tentativo di tenere il passo. Si sfrega una mano sul petto. “Uh. Cristo. Scusa, ma, uh… non ero neanche sicuro che avessimo ragione, sul fatto che fossi tu, sto… sono confuso--”

“Non preoccuparti, ora è finita,” dice lei, approcciandolo fino a portarsi molto vicino a lui, e gli toglie un po’ di neve dai capelli. “È fatta. È morto.” Distoglie lo sguardo da lui, sollevando un sopracciglio e schiarendosi la voce.

Un brivido improvviso scuote Tony. “Cosa?”

“È finita.”

“Vuoi che rimanga morto? Stavi… stavi aspettando che… scegliesse come morire?”

Lei deglutisce, incrociando le braccia sul petto e puntando lo sguardo a terra. Sposta un mucchietto di neve con lo stivale e serra la mascella. “Finalmente ha avuto una morte altruista. Non so se l’avrebbe fatto per uno di voi, forse per te sì, ma non… credo che avrebbe esitato. Ma lei, non poteva-- non poteva permetterlo… mi ha sorpreso, non pensavo ne fosse in grado, ma immagino… che farla venire qui abbia portato a una conclusione, eh?” Ride con una punta d’amarezza. “Non ha mai voluto figli, prima. Magari si è intenerito perché si tratta di tuo figlio.”

Tony porta una mano a stringersi la radice del naso. “Cristo, io… Dio. Aspetta. Aspetta. Sono rimasto al fatto che lo lasci morire per sempre anche se sai che ha fatto qualcosa di buono. Sono rimasto là.”

“Non pensavo che Justin sarebbe mai riuscito a fare qualcosa del genere,” dice lei, scrollando le spalle. “Ha avuto fortuna.”

“Fortuna?” chiede Tony. “Lo torturi per mesi, lo lasci morire un paio di volte, e poi lo fai morire sul serio? Dov’è la fortuna?”

Lei non lo guarda, e i suoi capelli ondeggiano al vento. Sembra essere sul punto di prendere una decisione, e si schiarisce di nuovo la voce. Tony si sente a sua volta sull’orlo del panico, e si morde le labbra. Tony sa che deve fare qualcosa di importante, ma non sa come.

“Senti, uh, non so quanto ci hai osservati da vicino, ma quando parla di te ha sempre questo sguardo,” dice Tony, imponendo alla sua voce di non vacillare. “Nel senso… si illumina davvero.”

Lei lo guarda assottigliando gli occhi.

“Sono serio,” dice lui.

“Ah, davvero?” chiede lei. “E che ha detto sul fatto di tradirmi? Anche quello lo fa sbrilluccicare?”

Tony scuote la testa. È difficile difendere Justin Hammer, cazzo, questo è poco ma sicuro, ma sembra che lei stia cercando di convincersi a farlo rimanere morto, e lui non può accettarlo. Minimamente. “Senti, so che quel tizio è un idiota. Lo so. Ma devono… devono esserci stati dei bei momenti. Per quanto siete stati insieme?”

Lei fa un piccolo sorriso, ticchettando la punta dello stivale nella neve. “Beh, lo conosco da una vita. Non lo definirei un amore sin da bambini, ma… quasi. Siamo cresciuti nella stessa strada, siamo andati alle stesse scuole… abbiamo perso contatto dopo il liceo ma l’ho ritrovato all’università e… non so.”

Sta effettivamente arrossendo. Mentre parla di Hammer.

“E il primo appuntamento?” chiede Tony. “Il primo vero appuntamento, non quelle cretinate da bambini.”

“Beh, ci siamo baciati la prima volta a undici anni,” dice lei, alzando lo sguardo come se stesse cercando di ricordare.

Tony mugugna tra sé, socchiudendo gli occhi. “Mh… ok.”

“Ma il primo appuntamento… è stato all’università. È stato molto dolce, eravamo entrambi a un rave e mi ha offerto metà della sua cocaina, poi abbiamo dato fuoco alla casa.”

Tony la guarda fisso. “Oh,” dice. “Oh, sì, certo… davvero-- davvero dolce.”

Lei scrolla le spalle, ma sta ancora sorridendo.

“Mi ha detto che alla luce del fuoco sembravo Paris Hilton,” dice lei. “All’epoca era molto dolce.”

Cristo santo.

“Non sapeva che tu potessi… usare la magia?” chiede Tony, esitante.

“Avrebbe dovuto,” dice Regina. “Ho fatto in modo che gli accadessero molte cose che altrimenti non sarebbero mai accadute. E mentre facevamo sesso fluttuavamo in aria e lui diceva che era merito della sua abilità erotica.”

“Oddio,” dice Tony, coprendosi gli occhi.

“L’ho lasciato perdere molto tempo fa,” dice lei. “Non riuscivo a credere che mi avesse tradito così. Ne abbiamo passate tante. Gli sono sempre rimasta accanto, in ogni casino. E poi questo.”

“Senti,” dice Tony, temendo di perderla. “Ascolta. Credo che quello che hai fatto qui, per lui… sia stato buono. Gli ha insegnato qualcosa.”
“Davvero? Perché io--”

“So che te ne stavi nascosta da qualche parte a controllare la situazione, ma per mia sfortuna ho avuto un posto in prima fila. E magari non conosco Justin come lo conosci tu, ma lo conosco, ci ho avuto a che fare… e qui l’ho visto cambiare. Non l’ho mai sentito parlare come quella volta nel corridoio dell’albergo e oggi-- quello-- merda, lui e Pepper si odiano. È lei che l’ha fatto arrestare.”

“Lo so,” dice Regina.

“E guarda cosa ha fatto,” dice Tony, facendo un cenno verso il punto dov’erano prima, con un lieve brivido che lo raggela. “Sapeva che sarebbe potuto succedere di tutto in qualsiasi momento. Potevamo inciampare su un sassolino e risolvere il loop, per quanto ne sapevamo. Ma l’ha fatto comunque.”

Lei non dice nulla, guarda in lontananza, con i capelli che si agitano al vento.

“Si merita di tornare in prigione, e farò in modo che accada se… se avrai pietà, se lo lasci vivere. Ma credo che alla fine tu sia riuscita a inculcargli qualcosa in quella testa dura. E penso-- penso che sia una persona migliore proprio per questo. Lo penso davvero. E magari si merita qualche schiaffone, sicuro… merda, forse qualcos’altro, credo che quello gli piacerebbe troppo--”

Lei ride appena, scuotendo la testa.

“Ma non si merita di morire. E credo che tu lo sappia. Te lo leggo in faccia, non vuoi ucciderlo.”

Lei sospira, incontrando di nuovo i suoi occhi. Si mordicchia le unghie per qualche secondo, squadrandolo da capo a piedi. “Credo che tu l’abbia aiutato,” dice infine.

“Eh?”

“Ti ho permesso di venire… ti ho concesso di poter ricordare – che idiota, rompere il talismano per dartene un pezzo…” Sospira, roteando gli occhi. “Te l’ho concesso perché ho pensato che, in quanto migliore amico di Justin, avresti potuto aiutarlo.”

Tony emette un verso incredulo. “In quanto cosa, scusa?”

“Sei il migliore amico di Justin,” ripete lei. “Non ha più smesso di parlare di te da quando ti ha conosciuto.”

“Io? Io?” Tony tossisce, lei ride, lui barcolla all’indietro, scuotendo la testa. “Devo-- devo-- ok, non lo so. Lascialo vivere e basta, non voglio che muoia.”

Lei lo fissa.

“E so che tu non vuoi ucciderlo. Sei incazzata, credi di volerlo fare, ma… non vuoi davvero. Tu ami quel cretino.”

Lei guarda di nuovo in lontananza, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lo scruta guardinga, e lui si innervosisce per un istante. “Va bene,” dice poi, schioccando le dita.

GIORNO QUARANTA
 
I’ve paid my dues
Time after time
I’ve done my sentence
But committed no crime
And bad mistakes
I’ve made a few
I’ve had my share of sand kicked in my face
But I’ve come through
 
Tony emette un lamento proprio mentre Freddie Mercury inizia a cantare il famoso ritornello, e poi sente un fiotto di paura che gli inonda il cuore. Si mette lentamente a sedere, con ogni terminazione nervosa che gli va a fuoco: la luce nella stanza è diversa. Le tende sono aperte, e fuori riesce a scorgere una forte pioggia che cade in diagonale, ma non ci sono tuoni, non che riesca a sentire. Pepper è accanto a lui nel letto, e si sta svegliando a poco a poco con la musica. Si guarda la mano: ha la fede nuziale al dito. Ma nessun braccialetto. Il braccialetto è sparito.

Il suo cuore aumenta i battiti. Guarda dall’altra parte della stanza e vede Peter nell’altro letto, con le sopracciglia aggrottate, e Happy è accanto a lui, e si sta alzando stropicciandosi gli occhi. Tony si sporge dal letto e vede Rhodey raggomitolato ai piedi del comodino, ancora addormentato.

Tony deglutisce a fatica, come in trance. Si allunga cercando a tentoni la sveglia, la gira e interrompe la musica. Non sono gli ABBA. Non sono loro. È tutto… è tutto diverso. Loro sono diversi.

“Tony…” mormora Pepper, girandosi sul fianco per guardarlo.

Si china su di lei, posandole un bacio morbido sulle labbra. “Oddio,” sussurra. La bacia di nuovo.

Ma Justin. Deve capire cosa è successo a Justin. Raggiunge l’altra sponda del letto, ma non deve andare lontano: Justin è lì. Ai piedi del letto, per terra. Dorme come un sasso. Tony osserva il suo petto che si alza e si abbassa, emettendo un paio di buffi versi nel sonno. È vivo.

Tony ricade a sedere, con la mano premuta al centro del petto.

“Tony,” lo chiama Peter.

“Pete,” risponde lui. “Stai bene? Tutto ok?”

Peter lo guarda, con la debole luce del mattino che filtra dalla finestra lambendo il suo volto. “Mi ricordo,” dice. “Oddio-- ricordo-- oddio. Tutto. Mi ricordo tutto.”

Tony lo fissa per un tempo che sembra infinito. Osserva Happy che si raddrizza completamente, respirando a fatica dalla bocca.

“Anch’io,” annuncia. “Merda. Ogni… singolo loop, me li ricordo tutti. Cristo.”

Tony ha le vertigini. Si guarda alle spalle e Pepper annuisce.

“Non è molto,” dice lei. “Ma ricordo anch’io.”

Tony torna sul suo lato del letto e quasi capitombola a terra per raggiungere Rhodey. Lo prende per la spalla e lo scuote, forte, svegliandolo di colpo con un respiro trattenuto.

“Cosa?” esclama Rhodey. “Cosa… cosa… oh.”

“Oh?” chiede Tony, scuotendolo di nuovo. “Oh, cosa?”

“Cazzo,” esala Rhodey.

“Ok, va bene,” dice Tony, lasciandosi ricadere all’indietro sul letto. Fissa il soffitto, sbattendo lentamente le palpebre. Non sa cosa pensare. Si sente come se stesse per scivolare in un coma. Sente un calore diffuso, come se non avesse più un corpo. Non sa cosa stia accadendo.

Regina. Ha fermato quel cazzo di loop.

“L’incendio,” dice Peter. “La… l’armatura… tutte le volte che ci hai dovuto dire-- oddio, tutte quelle volte--”

“Già,” dice Tony, fissando ancora il soffitto.

Pepper si alza a sedere accanto a lui, posandogli una mano sul petto. “Stai bene?” gli chiede.

“La bimba sta bene?” chiede Tony, guardando in alto, congelato. Ha caldo, ma è congelato. Il suo corpo non funziona. Il suo cervello va a rilento.

“Sta bene,” dice Pepper, e gli prende una mano portandosela sul pancione. Lui chiude gli occhi, risucchiando un respiro.

“Cristo, Tony,” dice Rhodey. “Cristo, abbiamo… abbiamo fatto un mucchio di cazzate. Siamo qui da un’eternità.”

“Uh…” si leva la voce di Justin. Tony apre gli occhi sedendosi di nuovo, e sia lui che Pepper si sporgono per guardarlo. Si sta reggendo al bordo del letto e gli altri tre smettono di parlottare, lasciandogli la scena. Gli occhi di Justin scattano dall’uno all’altro. “Ehm. Sono qui. Nella vostra stanza.”

“Proprio così,” dice Tony.

“Cosa… l’incidente d’auto,” dice, guardando Pepper.

“Ho parlato con lei,” dice Tony. “Con Regina.”

La mascella di Justin cede. “Porca troia.”

Tony pondera se rivelargli che si è battuto per salvargli la vita, che le ha fatto cambiare idea, che le ha impedito di prendere quella decisione, anche se già dall’inizio non ne sembrava troppo convinta. Ma non dice nulla. Sorride e basta, scuotendo la testa, con l’impressione di stare per scoppiare in lacrime. “È finita,” dice. “Ci ha liberati.”

 
§

 
Tutti ricordano. Tutti quelli che incontrano. Tutti quanti. E, a quanto pare, il tempo ha ripreso a scorrere a Nederland, perché non nevica più. Non fa neanche così freddo. Ma piove, e mentre trasportano le loro cose nella hall si fa loro incontro Regina, fradicia da capo a piedi. Justin inciampa nei suoi stessi passi, e trattengono tutti il respiro quando lei fa un semplice gesto a mezz’aria e di colpo è di nuovo asciutta.

“Come diavolo hai fatto a non capire che fosse una strega?” chiede Happy.

“A sua discolpa,” dice Regina, “non ho mai fatto nulla di così eclatante di fronte a lui.

Tony fa capolino dalla porta d’ingresso, osservando la gente che corre frenetica qua e là, parlando senza sosta. Si guarda alle spalle e vede la donna alla reception che confabula concitata con altre tre persone, gesticolando animatamente.

“Quindi l’hai fatto sapere a tutti, eh?” chiede Tony.

“Già,” dice lei, e non sembra pentirsi di ciò che ha fatto. “Sei fortunato, pasticcino,” dice poi, guardando Justin. “Tony non ha voluto farti morire.”

Justin si volta a guardarlo e Tony sbuffa, con un cenno di sufficienza.

“Ah, davvero?”

“Non ti voglio sulla coscienza, e neanche su quella di Pepper,” dice Tony. “Tutto qui.”

“Sicuro?” chiede Justin. “Non hai--”

“No,” dice Tony, interrompendolo, a prescindere dal resto dalla frase. “E francamente, lei-- lei si merita delle scuse,” dice, indicando Regina.

Justin lancia una breve occhiata a Tony prima di rivolgersi a Regina, e con loro sorpresa si fa improvvisamente timido, calciando per terra e sfregandosi la nuca. “Riri, io… lo sai che sono un idiota.”

“Lo sei,” dice lei, allungando una mano per raddrizzargli il colletto. “Ma credo che ti darò una seconda possibilità.”

“Porca-troia,” dice Tony, ridendo. “Sul serio? Sul serio? Dopo… dopo tutto questo, dopo che eri pronta a ucciderlo?”

“La nostra relazione funziona così,” ride Justin.

“Voi potete andare,” dice Regina. “A lui ci penso io.”

Tony socchiude gli occhi, guardando gli altri per poi tornare a fissare lei e Justin. “Mh. Non lo… non hai intenzione di ucciderlo mentre non guardiamo, vero?”

“Ooh, ci tiene davvero,” dice Regina, e Justin gli lancia uno di quegli sguardi che – Cristo santo.

“Ok, come vi pare, non mi importa,” dice Tony. “Aspetta. Voglio sapere solo una cosa. Hai detto che eri in città, giusto?” le chiede.

“Esatto.”

“Con l’aspetto di qualcun altro?”

“Ero il signor Tommy Beamer, nelle baite fuori città,” dice lei, gonfiando il petto e sollevando le sopracciglia.

“Porca troia,” dice Justin. “Non ci credo! Ecco perché era così strano! Lo sapevo! È fantastico, baby.”

“Il tizio con cui sei andato a letto?” chiede Tony, con respiro che gli si inceppa. “Quello che abbiamo visto là fuori con… con le bretelle?”

“Ero io!” dice lei, con un ghigno.

“Oh, Gesù,” dice Tony, sfregandosi gli occhi. “Oh, Signore.” Non vuole pensarci. Per niente. Mai.

“Hai una macchina?” le chiede Justin. “O ci fai uscire con la magia? Ci sono un sacco di cose che potremmo fare.”

“Prendete la mia macchina,” dice Pepper, facendosi avanti, afferrando la mano di Justin e piazzandogli le chiavi nel palmo. “Dirò che ho avuto un incidente e pagherò l’assicurazione.”

“Beh, ecco… grazie-- grazie, Pepper,” dice Justin, sollevando le chiavi.

“Già, grazie,” dice Regina. “La strada è bella, molto scenografica. Preferisco quella, piuttosto che teletrasportarmi. Scommetto che anche voi apprezzerete molto il panorama.”

Tony non pensa che sia in grado di capire quanto effettivamente apprezzeranno il panorama nel lasciarsi alla spalle questa maledetta città. Tira discretamente Justin per la spalla e lo fa distaccare un poco dal gruppo. Capta Peter che chiede a Regina qualcosa sul loop, e Tony spera che nessuno di loro la faccia incazzare al punto da farle cambiare idea sul lasciarli andare.

Dà a Justin una pacca sulla schiena, e lui raddrizza la testa.

“Ormai mi ami. È palese.”

“Hai un’opinione troppo alta di te stesso,” replica Tony.

“Ma tu hai sicuramente un’opinione più alta di me dopo quello che abbiamo passato. Giusto? Giusto?”

Tony sospira. “Grazie per aver salvato Pepper.”

“Beh, sembrava che nessuno di voi sarebbe riuscito a salvarla, e non potevo… insomma, anche se eravamo nel loop non potevo… lasciare che--”

“Lo so,” dice Tony, stringendogli la spalla. “Grazie.”

“Sì, beh… prego. Scusa per questo casino, davvero. Hai una bella famigliola e… mi dispiace che vi siate trovati invischiati nei nostri problemi di coppia.”

“Non ho mai visto dei problemi di coppia così problematici,” dice Tony. “Mai in vita mia. Voi vincete il primo posto.”

Justin annuisce, ma sta sorridendo.

“Sai che dovrò darti la caccia là fuori, vero?” chiede Tony, spingendo da parte i sentimentalismi. “E poi ti spedirò dritto in prigione.”

Justin incontra il suo sguardo, con un cenno del capo. “Ci conto.”
 
§

 
Pepper si mette alla guida dell’auto a noleggio di Rhodey, e nessuno si oppone. Caricano la loro roba nel portabagagli e imboccano la strada che conduce fuori città, ignorando il pandemonio che si è scatenato in seguito alla scoperta dell’Eterna Festa dell’Uomo Congelato. Tony è un po’ riluttante a lasciare Justin con Regina, ma quando li vede intenti a sbaciucchiarsi dallo specchietto retrovisore, pronti a salire nella macchina di Pepper, smette di darsi pensiero.

La pioggia non è forte, né eccessiva, e forma un arcobaleno nel cielo mentre lasciano Nederland. Le strade sono scivolose e Pepper guida al massimo a venti all’ora, mentre tutti trattengono il respiro in attesa che accada qualcosa.

Non è possibile che stiano uscendo. Non è possibile.

“Cristo, se ne usciamo davvero, non avrò mai la forza di dargli la caccia,” dice Tony, tormentando di nuovo la sua fede nuziale. Si ferma, memore di quello che è successo l’ultima volta.

“Non preoccuparti, amore,” dice Pepper. “Ho messo il localizzatore di Natasha nella loro macchina.”

Tony si volta lentamente verso di lei, sollevando le sopracciglia.

“Wow,” dice Happy.

“Oh, mio Dio--”

“Sei un genio del crimine, Pep--”

“Sai che sei la migliore, vero?” chiede Tony. “Lo sai?”

“Ovviamente,” risponde Pepper, sorridendo tra sé.

Rimangono in silenzio mentre procedono, e Tony si schiarisce la gola per romperlo.

“Qui è dove siamo caduti nel burrone,” dice Peter, indicando fuori dal finestrino.

“Cristo, è stranissimo ricordarsi tutto…”

“Già, non è il massimo…”

Tony si copre la bocca con il palmo. Sente il cuore che gli batte nelle orecchie ed è sul punto di perdere il controllo. Di impazzire. Sente SOS che gli risuona in testa. Sta per svegliarsi nel suo cazzo di letto da un momento all’altro. Stanno per fallire, stanno per morire.

Ma Pepper continua ad avanzare.

E ad avanzare.

E ad avanzare.

“Tony,” dice Peter, sporgendosi in avanti. “Non… non siamo mai arrivati più lontani di così.”

Tony prende un grosso respiro. Annuisce. Sta per entrare in shock, sopraffatto dall’emozione. Le lacrime strabordano dagli occhi e gli scivolano lungo le guance mentre fissa la strada che continua a dipanarsi di fronte a loro. Non c’è nulla a bloccarla. Niente neve, niente barriere, niente a fermarli.

Peter poggia la fronte sulla sua spalla, afferrandogli il braccio. Rhodey si sporge verso di lui e gli scuote l’altra spalla, e Happy ride, dandogli una pacca sul petto.

“Stiamo uscendo,” sussurra Pepper. “Per davvero.”

Tutti i loro cellulari tornano in vita, in un coro ininterrotto di squilli, suonerie e notifiche che riempie la macchina.

Si stanno lasciando Nederland alle spalle. Se ne stanno andando.
 


TRE SETTIMANE DOPO
 
“Dobbiamo giocare a scacchi ogni volta che vieni a trovarmi?”

“Forse,” dice Tony, muovendo il proprio cavallo.

“Che palle,” dice Justin. “Sai che non sono bravo.”

“Sì, è per questo che mi piace.”

Tony si guarda intorno. La stanza delle visite è piuttosto affollata oggi, con figlie che visitano i padri, fratelli che visitano i fratelli. È riuscito a far sistemare Justin in un posto che sembra un country club di massima sicurezza, e potrà sperare nella libertà vigilata tra una decina d’anni. Tony si sente un po’ in colpa per averlo fatto incarcerare di nuovo dopo che è stato in trappola così a lungo, ma poi si ricorda del piccolo Peter e del drone che l’ha quasi ucciso, e non si sente più così in colpa. Ma in effetti ha salvato Pepper, di qui il country club.

“Dipingi ancora?” chiede Tony.

“Sì,” risponde Justin, in tono un po’ scontroso, come se non volesse ammetterlo. “Ho dipinto un cigno oggi. Il migliore del corso.”

“Che classe,” sorride Tony.

Justin fissa la scacchiera, ma non fa alcuna mossa. “Come sta la bambina?”

“Bene,” dice Tony. “È puntuale, ci avviciniamo alla data prevista. Abbiamo fatto una playlist per la nascita che non include nessun brano degli ABBA. Sto recuperando un po’ di tempo perso. Abbiamo scelto Ava, il nome è approvato.”

“Mi piace,” sorride Justin.

“Vedi ancora Regina?” chiede Tony. Sa che potrebbe farlo uscire di qui facilmente grazie alla magia, considerando che ha tenuto in pugno una città del Colorado come se nulla fosse, ma non l’ha ancora fatto.

“Sissignore,” dice Justin. “Ho la visita coniugale giovedì e sto facendo il conto alla rovescia.”

Tony tossicchia, annuendo. “Che schifo, ma buon per voi. Hai intenzione di fare la tua mossa?”

“Con te? Sei finalmente pronto?”

“Non hai imparato nulla?” chiede Tony. “proprio nulla? Perché ho contrattato per la tua vita?”

“Come sei carino--”

“Non sei cambiato… di una virgola. Dopo tutto quello che è successo.”

Justin soffoca una risata, sollevando uno dei suoi pedoni; scruta Tony e poi fa una mossa davvero, davvero pessima. Tony ride, sfregandosi le mani.

“Oh, grandioso,” dice Justin.

“Migliorerai,” dice Tony, mangiandogli il pedone.

“Sai a cosa continua a pensare?” chiede Justin, poggiandosi col gomito sul tavolo e puntando malinconicamente lo sguardo fuori dalla finestra. “Avremo sempre Nederland.”

“Cristo-Iddio, no,” dice Tony, con una smorfia d’orrore. “Non era Parigi. Non siamo in Casablanca. Tu non sei--”

“Tony. Avremo sempre Nederland.”

Tony lo fulmina con lo sguardo, e detesta essersi affezionato a lui.

 
§

 
Si sono radunati tutti nella sala comune al Complesso, con dei cartoni di pizza sparsi qua e là, e Tony sente Happy e Rhodey che mettono a soqquadro la cucina mentre cercano di fare una cheesecake. Hanno detto agli insegnanti di Peter che è stato rapito – che è stato sequestrato insieme a Tony da dei terroristi che volevano sbarazzarsi di Iron Man e, fortunatamente, è stata una scusa sufficiente per consentirgli di recuperare tutti i compiti persi e permettergli di diplomarsi in tempo. Hanno deciso di aiutarlo tutti, e stasera stanno finendo l’intervista di scienze che ha fatto con Bruce, alcune relazioni su dei libri e la pubblicità fasulla con Steve che gli farà guadagnare qualche credito extra.

“Va bene, forza,” dice Tony, puntando la telecamera verso Steve e Peter, con Natasha e May che ridono sul divano dietro di lui. “Mi serve un po’ più di verve. Soprattutto da parte tua, Rogers, Peter è perfetto.”

Peter gli rivolge un sorriso smagliante.

“Chi ti ha nominato regista?” chiede Steve. “Pensavo fosse Clint, avevamo deciso così.”

“Clint è impegnato con le mappe!” urla Clint, dalla sala da pranzo. “Smettila di dargli fastidio, Steve.”

“Non gli sto dando fastidio.”

“Peter,” esclama Thor, dal divano accanto a May. “A te è piaciuto questo romanzo? Questo Cime Tempestose?

“È bello,” annuisce Peter. “Molto dark.”

“L’ha letto davvero,” dice Natasha, facendo un cenno verso Thor. “Aveva molto da dire al riguardo quando è arrivato qui.”

“È disturbante,” dice Thor.

“Beh, non vuol dire che non sia bello,” dice Tony, guardandoli da sopra la spalla. Intercetta lo sguardo di May e stringe un po’ i denti. “Per te, uh… va bene tutto questo? Il fatto… di-- di aiutarlo coi compiti?”

“Certo,” dice May, ridendo. “Finché lavorate e io ho il permesso di… stare qui,” dice lei, scoccando un’occhiata laterale a Thor.

“Capito,” dice Tony, facendole l’occhiolino.

“Ti sto dando un sacco di informazioni qui, ragazzino,” dice Bruce, ancora spaparanzato sulla poltrona col portatile sulle gambe. “Farai un figurone.”

“Grazie,” dice Peter, con un gran sorriso, per poi guardare Tony.

“Perfetto,” dice lui. “Attori, prego… Steve, non bruciamola.” Preme il pulsante per registrare. “Ok, azione.”

Steve si volta in modo drammatico verso Peter, dandogli un colpetto sulla spalla come se fossero in un cartone animato degli anni ’50. “Ehi, giovanotto--”

“Cheesecake!” grida Happy, mentre lui e Rhodey entrano nella stanza, uno con la torta e l’altro con una pila di piatti.

“Oh, dai!” esclama Steve. “Questa era la volta buona, me lo sentivo.”

“Pausa merenda!” annuncia Tony, spegnendo di nuovo la telecamera.

Mangiano, continuano a lavorare sui progetti di Peter, mangiano di nuovo, e alla fine Tony li sospinge tutti verso le rispettive stanze, dichiarando finita la giornata. Va a controllare Pepper, che a quanto pare sta facendo uno dei suoi bagni infiniti, poi si dirige di nuovo in sala comune per mettere in ordine. Nota che Peter è lì, intento a contemplare il loro lavoro.

“Ora della nanna, ragazzino,” dice Tony. “May non ti ha chiamato?”

“Sì, è appena passata per la buonanotte,” dice Peter, chinandosi sulla mappa che Clint stava disegnando per lui.

“Birdman ha fatto un buon lavoro?” chiede Tony, avvicinandosi.

“Mi sento un po’ in colpa perché state facendo quello che dovrei fare io,” dice Peter, sedendosi sul bordo del tavolo.

“Non devi,” dice Tony, scuotendo la testa. “Hai contribuito a tutto, ti stanno solo aiutando. Hai perso molto tempo, proprio alla fine dell’anno, avevi un sacco di grossi progetti da finire e non ti avremmo mai piantato in asso.”

Peter annuisce, dondolando i piedi. Ha una strana espressione, e Tony gli dà una piccola spinta, spalla contro spalla. “Tutto bene?” chiede.

Peter lo guarda. “Credo, dopo tutto quello che ho fatto e di cui abbiamo parlato da quando siamo tornati, di non aver più… così tanta paura di andare all’università.”

“Oh, è un bene,” dice Tony. “È un bene. E ricordati: ho tre jet privati. Se vuoi passare a casa, devi solo chiedere.”

Peter annuisce, serrando la mascella. Rimane in silenzio.

“C’è qualcos’altro?” chiede Tony.

“Tutti i miei ricordi di Nederland sono… non so come definirli. È come se li ricordassi e li avessi vissuti, ma li sento condensati. Come se il tempo che è passato fosse stato… più breve, per me? Di quello che è stato realmente? Non so come descriverlo. Ma continuo a pensare… a te, a quello che hai passato. Quando non potevamo aiutarti. Ricordo che non potevo aiutarti. Ricordo di essere stato… di essermi sentito inutile.”

“Non sei mai stato inutile,” dice Tony. “Non potresti mai esserlo, nessuno di voi.”

“Continuo a pensarci,” dice Peter. “E dopo tutto quello che hai passato… lo so che l’ho già detto, ma mi dispiace che tu abbia dovuto vivere anche tutto questo.”

“Non è colpa tua, ragazzo,” dice Tony, scompigliandogli i capelli. Di solito quel semplice gesto basta a farlo calmare, ma adesso si volta a guardarlo con occhi seri.

“Ti senti mai come se fossi ancora là?” gli chiede. “Perché… anche coi miei ricordi sfasati, a volte mi sveglio e penso… penso di essere ancora lì.”

Tony sospira, lasciando scivolare la mano sulla spalla di Peter. Ricorda chiaramente la consistenza del piumino di cotone. Il modo in cui le lenzuola si sfilavano da sotto il materasso ai piedi del letto. Il soffitto bitorzoluto. Lo spiffero dalla finestra. I ciocchi spenti nel camino. SOS. SOS. SOS.

“Ogni mattina Pepper deve ricordarmi che sono qui,” dice Tony, guardandolo. “Probabilmente dovrà continuare a farlo per un po’. Non riuscirò mai più ad ascoltare gli ABBA, quindi quei film di Mamma Mia sono… fuori discussione, anche se amo Meryl Streep.”

Peter trattiene una risata, abbassando gli occhi.

“Nei primi due giorni non riuscivo a smettere di pensarci, ma adesso… sto bene. Sto bene, so che siamo qui, al sicuro, che Justin è vivo e in prigione e, cosa abbastanza terrificante, credo che adesso siamo amici? Che macello.”

“Ma tu stai bene?” chiede Peter. “Insomma… starai bene.”

Tony annuisce. Sono al Complesso, con le loro famiglie. Peter andrà all’università, Rhodey e Happy adesso sanno cucinare. La piccola Ava si sta preparando a entrare in scena.

“Sì,” risponde Tony. “Staremo bene. Adesso fila a letto, su.”

Peter sorride appena, gli dà una pacca sulla mano e scende dal tavolo. “’Notte, Tony.”

“’Notte, ragazzino,” dice Tony. Lo guarda attraversare la sala comune e svoltare in corridoio, e sta giusto per fare un po’ d’ordine per poi raggiungere Pepper, quando davanti alla TV si apre un cavolo di portale da cui sbuca Stephen Strange.

Tony lo fissa incredulo.

“Tony,” dice Strange, spazzandosi via qualcosa dalle spalle mentre il portale si chiude. “Mi cercavi?”

Tony lo guarda come se non fosse reale, a bocca aperta di fronte alla sua apparizione fuori luogo. “No,” dice. “No, no. Sei in ritardo. Sei tipo… in ritardo di un mese e qualche settimana. Nel senso, davvero in ritardo, così in ritardo che il problema ce lo siamo risolto da soli. Non grazie a te e alla mancanza della tua segreteria telefonica.”

“Beh, ero impegnato,” dice Strange, e Tony nota che la sua stupida divisa da stregone è impolverata. “Avevo da fare.”

“Oh, certo,” dice Tony, agitando una mano a mezz’aria. “Il tuo famoso impegno.”

“Ho dato a Pepper le informazioni che avevo. Non sei la mia priorità assoluta, sai.”

Tony sbuffa, scrutandolo da capo a piedi. “Wow. Wow. Non cambi mai, eh?” Si avvicina a lui, piazzandogli una mano sulle spalle e tirandoselo dietro. “Sai che c’è? Per quel commento, ti becchi la storia completa.”

“Uh, no, ero solo passato a controllare--”

“Colpa tua, mi dispiace,” dice Tony, trascinandolo in salotto. “Siediti sulla poltrona, io mi stendo sul divano, sai, mi metto comodo. Se apri un portale per fuggire, ti corro dietro. Sono molto atletico, non mettermi alla prova.”

“Buon Dio,” borbotta Strange, mentre Tony lo mette a sedere facendo pressione sulle spalle. “Va bene, allora mi farò due--”

“Parto dall'inizio,” esordisce Tony, sdraiandosi sul divano con le braccia incrociate dietro la testa e le gambe distese. “Tutto è cominciato con gli ABBA.”

 


~ F I N E ~
 

Tradotto da What if there was no tomorrow di © iron_spider  


Note di traduzione:
 
[1] In originale, Tony usa l’espressione “day numero uno”, quindi ho semplicemente riconvertito da italiano a inglese in traduzione.
[2] Si riferisce all’evasione di Luke Cage da Seagate, nella serie Marvel The Defenders.
[3] È un riferimento a un'altra storia dell'autrice in cui, a causa della guarigione accelerata di Peter, le ossa del suo braccio rotto si saldano dolorosamente nel modo sbagliato.
[4] Bredo Morstoel è realmente l’“uomo congelato” di Nederland-> [info]
N.B. La caratterizzazione di Justin Hammer in questa storia è basata, oltre che su Iron Man 2, anche su [questo] suo cameo nella one-shot Marvell All Hail The King.

Note della traduttrice:

Cari Lettori,
eccoci giunti alla fine di questa stramba, folle storia :)
Personalmente mi sono divertita un mondo a tradurla, e spero abbiate apprezzato le mie scelte in termini di forma, stile e dialoghi e che in generale sia stata una lettura gradevole.

Ringrazio tantissimo _Atlas_ e Alley che hanno recensito gli scorsi capitoli, oltre a tutti coloro che hanno aggiunto la storia alle loro liste <3 Vi ringrazio anche a nome di iron_spider, che ha espresso il proprio entusiasmo per il progetto e che informerò subito del completamento della traduzione.
Probabilmente non sarà l'ultima sua storia che traduco, ne ho già adocchiate un altro paio, quindi rimanete sintonizzati <3

Spero a presto,

-Light-

 
 
   
 
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