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Autore: pamina71    15/05/2019    8 recensioni
1777. Oscar è ancora alla Guardia Reale, Fersen è ancora in Svezia (dalla cronologia del manga).
Tutto procede come di consueto, sino al giorno in cui cominciano ad giungere messaggi molto particolari.
Qualcuno da aiutare, oppure da salvare.
Talvolta Oscar deve agire da sola, talaltra con André, ed altre ancora in cui è lui solo a dover sbrogliare la matassa.
Vagamente noir, ma molto più leggero delle mie ultime storie.
Credits: L'Assommoir – Io sono il messaggero
Genere: Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15. Dietro la porta

 

Oscar fece cenno al Generale in congedo di entrare ed accomodarsi.

Il vecchio avanzò a fatica, con la mano destra sul bastone e la sinistra che stringeva la bottiglia. Nel tempo che impiegò a raggiungere la poltrona, André gli aveva versato un bicchiere.

L'ex ufficiale si accomodò faticosamente, e poi strinse l'oggetto poggiandolo sul ginocchio.

- Do ut des - sorrise sornione. - Se la volete, dovete raccontarmi cosa bolle in pentola.

I due giovani si guardarono. I loro occhi si dissero che potevano fidarsi. Fu Oscar a raccontare nei dettagli quanto avevano vissuto. Il Generale ascoltò in silenzio, per poi commentare che la cosa era molto curiosa, che avevano agito bene e che trovava interessante il fatto che avessero risolto due situazioni scomode in un'unica soluzione, mettendo i piccoli Bijard a casa di Madame Forestier.

Dopo aver posto qualche domanda su Rosalie, propose di aprire il nuovo messaggio.

Se ne incaricò Andrè, che poi lo estrasse con cura. Si chinarono in tre su quel foglio. Riproduceva un antico vaso greco, un'immagine di Medea1, nell'atto di sgozzare i figli. Al di sotto, l'indicazione che il destinatario era Oscar, ed un nome: Charlotte Aglaé2 de Polignac.

Per quale motivo veniva indicato il nome della ragazza? Perché Medea? Cosa aveva in mente la madre? Perché la Polignac tornava nuovamente in quei messaggi?

Avrebbero comunque dovuto attendere ancora qualche giorno, prima di tornare alla Reggia. Oscar non si era ancora del tutto ripresa, e non avrebbe potuto svolgere le proprie mansioni. La sola cosa confortane era costituita dal fatto che, per quanto la Contessa fosse avida ed arrampicatrice, era risaputo che viziasse e venerasse la sola figlia femmina, che stava cominciando a mostrare un caratterino di tutto rispetto.

Il Generale si incaricò comunque di raccogliere eventuali pettegolezzi per conto loro, mentre Oscar accarezzava l'idea di andare a controllare come stessero i piccoli Bijard.

 

E così fece, due giorni dopo. La mattina, dopo aver avuto parere positivo dal Dottor Lassonne, salì in carrozza con André e si recò in città, nonostante le proteste della nonna e le recriminazioni di Louise Hélène. Ma voleva controllare che i ragazzi fossero a posto, al sicuro e ben trattati. E, non ultimo, voleva uscire da Palazzo Jarjayes. La madre era rimasta un paio di giorno, prima di essere richiamata dai doveri a Corte. E, in tutta franchezza, la sorella si era dimostrata una donna chiusa, bacchettona e provinciale che non riusciva a comprendere del tutto. Rosalie era diventata chiusa e preoccupata, dopo la coperta di chi fosse sua madre, e Mademoiselle De Norpois aveva lo spessore di un foglio di carta. Uscire era divenuta una necessitò, nonostante la ferita. Avrebbe fissato il braccio al petto, come promesso al medico, e si sarebbe concessa una giornata serena.

 

Infatti il pranzo a Madame Forestier fu sereno e divertente. I bambini, sereni e finalmente paffutelli, si erano dimostrati spiritosi, avevano cantato, giocato e avevano voluto mostrare i piccoli progressi fatti in quelle poche settimane. Madame, a sua volta, era rifiorita. Avere qualcuno di cui occuparsi le aveva dato una nuova ragione di vivere, non era più la donna triste e smunta che ricordavano.

Dopo aver lasciato casa Forestier, tornarono in Rue du Bourg Tibourg per vedere se il giovane Alain avesse ricevuto la lettera di Ammissione all' École des Cadets-gentilshommes. Lasciarono la carrozza nei pressi del Palais Royal, per non dare troppo nell'occhio, e si avviarono a piedi.

Alain non era a casa, stava facendo qualche lavoretto per risparmiare qualche soldino. Madame De Soisson li accolse con gratitudine. Aveva compreso immediatamente che la possibilità di entrare all'Accademia veniva da quel giovane ufficiale, ed era felice che il suo figliolo potesse avere un futuro ed un mestiere.

I due giovani lasciarono la casa tranquillizzati sull'avvenire del ragazzino. Scesero le scale serenamente, ed appena usciti dal portone si trovarono di fronte il fabbro Bijard. Si squadrarono per un momento. Poi l'uomo, a voce alta, li accusò, rivolto agli avventori dell'osteria, che bevevano sulle panche esterne, di aver rubato i figli.

Il suo vociare li sorprese, e non ebbero modo di ribattere, perché si trovarono scrutati da parecchi occhi. L'uomo aveva già raccontato più volt il furto dei suoi bambini, ed ebbe gioco facile nell'avere la folla dalla sua parte.

André ed Oscar si trovarono in breve circondati. La folla cercò di strattonarli, tirò le giacche, provò ad afferrarli. Oscar urlava a gran voce di lasciare andare André. Proprio il suo vociare attirò alcuni dei facinorosi, che tentarono di trascinarla via. Riuscì a svincolarsi, e si sentì afferrare per il polso da André, che le urlò di sbrigarsi, e la trascinò da parte. Mani varie la trattenevano, così come cercavano di bloccare lui. Le cuciture della giacca alla spalla cedettero, i decori delle maniche si sfrangiarono, dovette davvero divincolarsi violentemente per riuscire a sfuggire a quell'assalto, ferendosi ulteriormente il braccio dolorante. André riuscì ad aprirsi un varco tra coloro che li attaccavano, per infilarsi in un vicolo, che immaginava lo avrebbe portato verso l'Hotel De Sully. E che invece, dopo pochi passi, svoltava verso Rue des Rosiers. Non smisero di correre, ma videro che la strada che stavano percorrendo li stava portando verso altri ribelli. Andrè vide un portone aperto alla loro destra, e vi si infilò dentro, trascinandosi appresso Oscar.

Ma non si avviò verso le scale interne, né lo chiuse per bloccare gli inseguitori. Invece, girò a destra di botto e, spingendola con forza, fece in modo di incuneare entrambi nello spazio triangolare tra il muro ed il battente3.

André si addossò al muro umido ed attirò vicino Oscar, con la schiena di lei che quasi gli toccava il petto. Erano entrambi ancora ansanti per la corsa, storditi dal rumore, dalla folla. A lei non era chiaro perché si fosse infilato in quello che le pareva una trappola, ma decise di fidarsi.

E si rese quasi immediatamente conto che André aveva ragione. Udì rumore di passi, il vociare di alcuni uomini furibondi che li cercavano, poi il portone venne sbattuto con violenza, chiudendoli in una bolla protetta. Li udì sorpassare il loro nascondiglio, e dirigersi vero le scale per cercarli. Non si voltarono nemmeno, non presero neanche in considerazione l'ipotesi che non fossero saliti.

Oscar fece per uscire, ma Andrè la trattenne. Le era alle spalle, ed ormai, in quello spazio angusto, il suo petto le poggiava sulla schiena.

Le portò le labbra vicinissime all'orecchiò e le sussurrò pianissimo di aspettare, di attendere che tutto fosse calmo. Lei annuì lentamente e si dispose ad attendere.

Poco alla volta il respiro si fece regolare, la paura dell'aggressione cominciò a scemare, e iniziò a notare i particolari. Il legno del portone era screpolato, la vernice un poco scrostata in alcuni punti. Era un edificio con alcuni appartamenti, che aveva visto tempi migliori. L'angolo in cui si trovavano era umido e buio, ma non sporco.

Poi iniziò a prestare attenzione a se stessa. Solo in quel momento si accorse che André la stava trattenendo con il braccio sinistro, che le attraversava il petto come una bandoliera, mentre la mano le poggiava sull'anca destra. Sentiva il suo respiro, sia come soffio leggero tra i capelli, sia attraverso le spinte leggere che le premevano sulla schiena.

Mano a mano che si calmava, iniziò anche a prestare attenzione ai suoni: udiva le voci di quelli che li stavano cercando, il pianto di un neonato sopra le loro teste, rumori indistinti nelle strade. Infine arrivò il rumore di passi pesanti che ridiscendevano e si facevano sempre più vicini. Passarono e li superarono; anche questa volta il portone non venne nemmeno considerato.

Attesero ancora qualche momento, poi André la lasciò andare, e con la mano che prima la teneva spinse lentamente il battente. Per entrambi fu quasi spiacevole lasciare quella bolla di sicurezza, quel momento in cui si erano sentiti vicini come non accadeva da tempo.

Una volta in strada, che videro libera, si mossero rapidi per tornare al luogo ove avevano lasciato la carrozza, tagliando per Rue des Écouffes.

 

 

 

2 La vera figlia della Polignac si chiamava Aglaé Louise Françoise Gabrielle de Polignac, ne ho quindi utilizzato una parte del nome in questo racconto. Venne effettivamente maritata a dodici anni al Duc de Guiche et de Gramont. Utilizzerò dunque la grafia Guiche per indicare l'aristocratico che la Charlotte del manga non vuole sposare.

3 Trucco usato più di una volta da Luc Besson nel film Lèon.

   
 
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