Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: AlsoSprachVelociraptor    15/05/2019    0 recensioni
Due lupe nascoste sotto manti di pecore, un pastore a dirigerle lontano dallo sterminio e una folgore e una stella a illuminare il loro cammino verso sud, verso la sicura fortezza di Blackhaven.
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[ASOIAF - What If? - Arya e Sansa si ritrovano, anche se completamente diverse da come si erano lasciate, in un viaggio difficile e in incognito verso le Terre della Tempesta con Beric, Edric e Thoros, tra gli orrori della guerra e degli esseri umani.
Una rivisitazione di alcuni eventi di ASOS e AFFC. NO SPOILER per la serie tv.
ATTENZIONE: violenza descritta e scene che potrebbero turbare!]
Coppie: Sansa Stark/Edric Dayne - Beric Dondarrion/Thoros di Myr
SanSan e Beric/Allyria accennate
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Beric Dondarrion, Sansa Stark, Thoros di Myr
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Non chiudeva quasi mai l’occhio, ma quando lo chiudeva rimaneva ritto sul letto di paglia, con attorno alla vita il braccio protettivo del suo prete rosso, come uno di quelle brutte bambole con cui giocava Sansa tanti anni prima.

Forse non erano così tanti, ma lo sembravano davvero.

Arya non voleva dormire, anche se poi a cavallo era sempre stanca e si appisolava contro la schiena del paziente Ned, che cercava di sostenerla come poteva. Odiava dover condividere un cavallo con lui, ma almeno non cadeva come un sacco di patate ogni volta che si sentiva mancare.

Beric doveva fare finta di essere completamente cieco, e condivideva il cavallo con Thoros, aggrappato alla sua schiena senza proferire parola. Probabilmente sonnecchiava. Lo faceva sempre, e di notte non dormiva mai, era rimasto ad osservarlo per diverse sere di seguito.

Arya credeva di non essere stata scoperta, imbacuccata sotto le coperte e contro il caldissimo corpo di Thoros, che invece russava di gusto.

L’occhio di Beric però si mosse e incontrò lo sguardo di Arya. Sorrise.

-Hai ancora paura di me?-

No, non aveva più paura di lui. Era molto meno sovrannaturale di quanto non sembrasse durante la Fratellanza.

Negò.

Beric non rispose, tornando a fissare il fuoco delle candele che aveva acceso prima di mettersi a letto. Aveva esplicitamente chiesto per delle candele alla locandiera, senza dare spiegazioni. Un ragazzo cieco che chiedeva candele…

-Thoros è tanto gentile- iniziò lui, appoggiando una mano sul braccio che Thoros nel sonno aveva scaraventato sulle gambe di Beric. -mi scosta un po’ la benda quando me la mette sul viso. Odio il buio. Non sopporto più la mancanza di luce, io… sono grato che ci sia lui. E anche voi.-

Il viaggio stava procedendo senza troppi intoppi, e ormai erano vicini alle terre della Corona.

Ora Beric la stava guardando, e anche quell’occhio che gli era rimasto, alla luce fioca della candela, sembrava l’orbita cava di un teschio. -La Morte. Tu la conosci bene, no?-

No!

Arya si morse il labbro inferiore, cercò di reagire e negare, di lavarsi via il sangue dalle mani, ma le sue labbra non emisero nessun suono e le sue mani continuarono a sfregarsi tra loro senza risolvere nulla. Il sangue si era lavato via dalla pelle, ma…

-Non è una colpa, Arya.- continuò Beric, allungando una mano verso di lei. Prese una sua mano nella propria, appoggiandosela stancamente sul suo palmo. Beric non era particolarmente alto, poco più di Ned che invece stava continuando a crescere senza sosta e decisamente meno di Thoros, ma la sua mano era comunque grande e larga e gelida in confronto a quella di Arya. Non si era accorta di essersi graffiata il dorso della mano per il nervosismo, ora ricoperto di graffi brutti e gonfi e rossi.

Premette la mano in quella di Beric. Poteva sentire sotto le dita le ossa e i tendini della sua magra mano, e i bordi slabbrati e rigidi del taglio nero sul suo palmo. Da lì uscivano le fiamme  che illuminavano la sua spada.

-Hai dovuto fare cose brutte, vero?- continuò lui. Arya non riusciva più a rispondere, non riusciva nemmeno a respirare. Forse non voleva nemmeno. Beric strinse con più forza la sua mano, sviando però lo sguardo. -La Morte non è cattiva e non è buona, Arya. La morte esiste e basta. E noi siamo tutti suoi schiavi. Noi due lo siamo, anche se non è semplice da comprendere.-

Sospirò e si scostò da quel monologo solo per iniziarne un altro. Doveva davvero farne tanti nella sua testa ammaccata, anche se poco usciva dalle sue labbra.

-Non sono bravo a niente. Credo che sia per questo che Thoros ha deciso di farmi sembrare un povero ragazzino accecato. A lui piace tanto prendersi cura di me, di tutti. Lui sarebbe un bravo padre. Io non sono bravo in questo… non sono bravo davvero a nulla se non impartire ordini suicidi. Non sono nemmeno capace di tornare al mio castello, di proteggere il mio scudiero e di amare la donna che ho promesso di sposare. Non sono nemmeno capace di rimanere vivo. Se non fosse per Thoros, vorrei non essere tornato. Vorrei solo chiudere gli occhi per sempre e non rivedere la luce mai più. non tornare mai più indietro e non mancare a nessuno, ma non funziona così...-

La sua voce si stava facendo sempre più roca, bassa, tetra, come un lamento lugubre durante un funerale, un lento e incessante singhiozzo di una vedova affranta. Il viso di Beric era pallido e il suo occhio era lucido e fisso su un punto imprecisato mentre la sua mano continuava lenta ad accarezzare l’avambraccio del prete al suo fianco.

Non riusciva a capire cosa passasse sul suo viso, ma Arya non voleva nemmeno saperlo. Aveva mangiato bene quella sera alla taverna ma la voce e le parole di Beric le stavano rivoltando lo stomaco.

-Non dirlo a Thoros- sussurrò di nuovo lui, rigido e inumano eppure così tanto simile a un ragazzino terrorizzato e sperduto. -e io non dirò che passi la nottata sveglia a sussurrare nomi di persone da uccidere con le tue mani..-

Arya non avrebbe nemmeno voluto ricordare quelle parole. Annuì e cercò di chiudere gli occhi, affondando il viso contro la spalla di Thoros al suo fianco, mentre nel sottofondo Beric aveva iniziato una lieve cantilena triste e funebre che le fece passare un brivido gelido lungo la spina dorsale.

La vita sembrava ancora più spaventosa della morte ora, dopo aver conosciuto lui.

Beric era la morte, Beric era quel qualcosa che Arya voleva raggiungere e superare, ma non aveva il coraggio di fare.

 
   
 
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