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Autore: MatsuFla    16/05/2019    1 recensioni
Come sarebbe andata la storia se Ian, etero convinto, fosse stato davvero il ragazzo di Mandy?
Dal testo: Questa è la storia di come il fratello della mia ragazza mi ha cambiato la vita. Non credevo potesse mai accadere nulla del genere, ma alla fine è successo!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Cap 16/19 - La sorella del mio ragazzo

Saranno passate un paio d'ore da quando Mickey è andato a lavoro e io sono rimasto tutto il tempo seduto a rimuginare su quello che mi ha detto sul suo incontro con Mandy. Pare che lei sia molto arrabbiata, con me in particolar modo, pare anche che abbia accettato di tornare a casa sua ma Mickey mi ha caldamente raccomandato di non andarci perché lei non vuole assolutamente vedermi. Mick però sa bene che se mi metto in testa di fare qualcosa è molto difficile per chiunque riuscire ad impedirmelo. Sarebbe rimasto qui ad assicurarsi personalmente che io rispetti la volontà della sorella di starle lontano se solo avesse potuto, ma è dovuto andare a lavorare. Sarei partito come un treno e l'avrei raggiunta in due secondi se solo avessi avuto la minima idea di cosa dirle.
Cosa dovrei o potrei mai dirle?
"Hey, Ian, puoi scendere? Hai visite." Lip mi chiama dal piano di sotto distraendomi dai miei pensieri, scendo velocemente i gradini e lui mi indica la porta d'ingresso aperta.
"C'è una ragazzina che chiede di te." Aggiunge prima di sparire su per le scale mentre io rimango di stucco nel vedere Molly sull'uscio.
"Molly?! Ma che-"
"Ciao, Ian."
"Come ci sei arrivata qui?"
"È stata Mandy a dirmi dove abiti."
"L'avete accompagnata a casa?"
"Si. Dovevamo passare da qui prima di partire per Denver."
"Hai fame? Dai, entra. Vuoi che ti prepari qualcosa?"
"Ho pranzato poco fa." Molly rimane ferma nonostante il mio invito ad entrare.
"Si, ma...per il viaggio, tipo un panino o qualcosa."
"No, grazie. Non posso trattenermi a lungo, David e Carla mi stanno aspettando, devo tornare subito dai Milkovich."
"Sono venuta qui intanto che Mandy prepara le valigie, così posso salutarti senza che tu debba incontrarla. È arrabbiata con te, sai?"
"Valigie?" È l'unica parola che colgo di tutto quello che dice la bambina.
"Per il viaggio."
"Viaggio?"
"Ah già, non lo sai... anche Mandy si trasferisce a Denver."
"Cosa?!" Sfiato frastornato.
"David e Carla le hanno proposto di venire via con noi e lei ha accettato."
"M-Mickey lo sa?"
"Credo di averle sentito dire che 'sono solo cazzi suoi quello che decide di fare con la sua vita'. Ora che ci penso, forse ho sbagliato a dirtelo."
"Andiamo, ti accompagno." Mi chiudo la porta di casa alle spalle e posandole una mano sulle spalle la invito a seguirmi giù per i gradini del portico e poi lungo il vialetto.
"Sei sicuro che sia una buona idea, Ian? È davvero molto arrabbiata."
"Si, beh... correrò il rischio."
Una volta usciti dal cancelletto impieghiamo solo due minuti per arrivare a casa Milkovich. Dico a Molly di aspettarmi in macchina con David e Carla mentre io, dopo un respiro profondo, varco la porta d'ingresso e salto nella fossa dei leoni disarmato.
Attraverso il più silenziosamente possibile tutta la casa fino a raggiungere la sua camera dove, guardando attraverso l'imposta socchiusa, la vedo riporre in modo disordinato la sua roba in un borsone logoro appoggiato sul letto.
"Quindi è vero? Te ne vai?" Dico entrando di soppiatto nella stanza.
"Che cazzo vuoi, Gallagher? Pensavo fossi impegnato a giocare alla famigliola felice con Mickey." Mi rivolge un brevissimo sguardo bieco senza smettere di ammassare tutto nella borsa ormai piena. Titubante mi avvicino ancora un po' e ci riprovo.
"Non vorrai andarci sul serio, vero?"
"Qui non ho niente."
"Sai che non è così!"
"Vattene affanculo bugiardo. Che cazzo te ne frega?"
"Mandy..." Chiudo completamente la distanza tra noi e cerco di attirarla in un abbraccio ma lei mi respinge violentemente lasciandomi dei segni sulle braccia.
"Stammi lontano, cazzo! Prima mi abbandoni, poi mi chiedi di restare... perché continui a farmi del male?"
"Scusa Mandy, non è mai stata mia intenzione farti del male. So che quello che ho fatto è terribile ma non puoi solo decidere di andartene senza neanche parlarne."
"Tu sei l'ultima cazzo di persona a potermi fare la predica, fottutissimo ipocrita! Hai perso ogni diritto di dire la tua stramaledetta opinione quando hai deciso di tenermi nascosto che ti sbatti mio fratello!"
"Mi dispiace, Mandy." È tutto quello che riesco a dire, vinto dai suoi occhi rabbiosi.
"Perché non me lo hai detto subito?"
"Perché sono un completo idiota. Ascolta, io non sapevo da che parte cominciare. Mi credevo un duro. Non lo sono. Sono un codardo che aveva paura di essere ciò che è."
Lei sembra cedere, ma solo per un momento, poi afferra il borsone e scatta verso la porta con passo deciso. La raggiungo velocemente e, dopo averla afferrata per le spalle, la scuoto lievemente affinché mi guardi negli occhi.
"Aspetta, aspetta... Mandy, tu... sei bellissima, ok? Sei dolce, divertente e molto intelligente. Lo sai questo, vero?"
"Sta zitto!" Ringhia infastidita, lascia cadere il borsone sul pavimento e si passa una mano sul viso per reprimere le lacrime.
"Hey, hey, lo penso davvero. Sei una bella persona, Mandy!"
"E questo che cazzo significa?"
"Tu sei convinta di non meritare la felicità... ma tu te la meriti!"
"Tu mi rendevi felice!" Urla prima di liberarsi prepotentemente dalla mia presa.
"La mia vita faceva schifo ma non mi importava perché tu eri con me e non avevo bisogno di nient'altro per essere felice, coglione!" Indietreggia mentre stringe forte i capelli tra le mani, si ferma qualche momento per riprendere fiato e poi ricomincia.
"Continui a scusarti e a dire che ti dispiace ma... ma la verità è che non ti dispiace per un cazzo!" Grida e si dimena sputandomi addosso tutta la sua disperazione.
"Sai di che cosa mi sono davvero resa conto vedendovi insieme? Che non vi avevo mai visti così felici e penso che siete i più felici che io abbia visto in tutta la mia patetica vita. Tu stai benissimo senza di me, Ian! Io non sono abbastanza per te?"
"Mandy..." Cerco invano di fermare il fiume in piena che è Mandy in questo momento.
"Merda, nel giro di una sola settimana hai deciso che non provi più nulla per me e che improvvisamente ti piace il cazzo! Hai mandato tutto a puttane e mi hai spezzato il cuore, sei un maledetto figlio di puttana!" La sua voce piena di sconforto e angoscia.
"Mandy..." Provo ancora io cercando nuovamente di avvicinarla, ma lei mi respinge colpendomi in pieno volto con uno cazzotto pieno di collera, delusione e tristezza. 
Mandy mi guarda sconvolta, come se il pugno invece di darlo lo avesse ricevuto, di sicuro non è la prima volta che colpisce qualcuno ma tra di noi non era successo mai nulla del genere. Nonostante il sapore ferroso del sangue sulla lingua rimango immobile, capace solo di pensare che indubbiamente me lo sono più che meritato. Fa un male cane, davvero troppo per essere il pugno di una donna, ma ciò che fa più male è vedere il suo volto rigato dalle lacrime.
Non l'avevo mai vista piangere, non mi stupirei se fosse la prima volta che succede.
"Sei solo un bastardo!" Ringhia a denti stretti lei e io mi sento una vera merda. Mandy crolla stremata sul letto, seduta in un angolo, con il viso nascosto tra le mani tremanti.
"Stai bene?" Azzardo stupidamente a chiedere.
"Vaffanculo! Credi che stia bene, Ian? Cristo, sto di merda."
Rimaniamo per qualche minuto senza parlare, io mi massaggio il labbro ancora indolenzito dal colpo mentre Mandy asciuga le sue ultime lacrime e rompe il silenzio.
         
"Lo hai fatto per vendicarti di quando sono andata a letto con Lip?"
"Cosa?!" 
"Mi hai fatta innamorare di te per poi scoparti mio fratello e farmi provare quello che hai provato tu quando l'ho fatto a te?"
"Assolutamente no, Mandy! Che ti salta in mente!" Protesto incredulo.
"E allora perché lo hai fatto?" 
Come se mi trovassi al cospetto di una Gorgone rimango pietrificato sotto il potere dei suoi bellissimi occhi azzurri gonfi di lacrime mentre singhiozza con un filo di voce.
"Eravamo felici. Io credevo che... non eri felice con me?" 
Annuisco, ma a lei sembra non bastare.
"Perché, Ian?"
"Io mi... mi sono innamorato di lui, Mandy."
Nel lungo silenzio che segue le mie parole sento il peso che mi opprimeva diventare sempre di più leggero. Confessare a Mandy ciò che realmente provo per Mickey è l'ultimo passo prima di poterlo finalmente vivere completamente e allo scoperto.
Purtroppo il mio sentirmi sollevato dura ben poco, subito il senso di colpa mi colpisce come la lama di una ghigliottina.
"A me non lo hai mai detto... non hai mai detto di amarmi."
Mandy, con un sorriso dannatamente triste sulle labbra, inchioda i suoi occhi ai miei.
"Mi hai mai amata, Ian?"
"Mandy..."
"Dimmi la verità! Questa volta devi essere sincero, ti prego. Me lo devi!"
"Ero felice ma non ti amavo."
Mandy contrae il viso in un'espressione di dolore, chiudendo i suoi occhi lascia cadere le copiose lacrime che li riempivano. Mi sembra di sentire il suono del suo cuore che si spezza... di nuovo... e di nuovo per colpa mia. Lei è l'unica persona che non avrei mai voluto ferire e invece sembra che io non riesca a fare altro.
"I sentimenti che ho per Mickey... non avevo mai provato niente del genere in vita mia, non sapevo cosa fosse il vero amore prima di stare con lui."
"Grazie per essere stato sincero con me."
"Mi dispiace tanto, Mandy. Ti voglio un bene incredibile, mi sei così vicina che la cosa peggiore per me sarebbe perderti per sempre. Non voglio più farti del male."
Siedo accanto a lei e lentamente avvicino la mia mano alla sua e l'accarezzo con un dito poi, dato che lei non si ritrae, decido di afferrarla e stringerla forte.
"Sei libero, Ian. Non devi più stare con me. Vai da Mickey, torna dalla persona che ami."
Ritira la mano e scivola lontana da me, più in là sul letto. Non mi parla né mi guarda... se ne sta seduta con la testa bassa e i capelli che le coprono il volto. Mi sollevo a fatica sulle mie gambe traballanti e dopo aver ingoiato le ultime cose che vorrei dirle mi dirigo verso la porta finché non sento di uovo la sua voce.
"Nessuno è mai stato buono con me come lo sei stato tu. Sei il migliore di questo quartiere, sei il migliore di quelli che ho conosciuto e ho sempre pensato che meriti di andare via da qui... anche se non mi porterai con te, tanto immaginavo che non lo avresti mai fatto comunque."
"Però... ora sei tu che stai andando via."
"Non posso restare." Scuote la testa, la sua espressione decisa non lascia un minimo di speranza che esista un modo per farle cambiare idea.
"Solo perché siamo nati qui non significa che dovremo morirci."
"Mi mancherai Mandy. Vorrei che restassi, vorrei che riuscissimo a rimanere amici ed essere una famiglia." Di sicuro non ho il diritto di dirle niente del genere, eppure... sarò egoista ma lo desidero davvero. Forse ho superato un po' il limite, rischio di beccarmi un altro pugno e avrebbe tutte le ragioni per farlo. Ma lei non mi colpisce, non con i pugni almeno, ma le parole a volte feriscono più di una spada.
"Lo vorrei anche io, ma non credo sia possibile. Tu hai trovato l'amore, sei andato avanti... ma io ti amo ancora, ti avrei amato per sempre... ed è per questo che non posso restare." Si stringe le braccia intorno alla vita in un chiaro tentativo di farsi forza, in quel gesto c'è tutto il conforto e il sostegno che invece avrei dovuto darle io.
"Forse quando smetterò di amarti riuscirò anche a perdonarti. Ora ti prego, vattene."
Mi volta le spalle, ormai decisa a chiudere la conversazione, io riprendo ad avanzare verso la porta ma una volta varcata la soglia mi rivolgo ancora una volta a lei.
"Hey, Mandy. Senti, se non vuoi parlare con me, d'accordo. Ma chiama la tua famiglia. Tuo fratello fa il duro ma si preoccupa per te. Chiamalo."
Esco velocemente dalla stanza, poi corro in strada e mi fermo a qualche metro dalla macchina parcheggiata difronte casa, subito Molly schizza fuori dall'auto e mi raggiunge, consapevole che il momento di salutarci definitivamente è arrivato.
"Senti, io... verrò a trovarti. Va bene? Appena ti sarai sistemata."
"Ok."
"Mi spiace che tu debba andare via... però, lo sai, penso sia la cosa migliore per te."
"Certo." Sospira con aria triste.
"Andrà tutto bene. Ora c'è anche Mandy con te." Tento ancora di rassicurarla.
"Ci siamo." Dico io quando vedo Mandy uscire di casa. Sollevo un braccio per rivolgere un saluto ai due che pazientemente aspettano in macchina e loro ricambiano il gesto.
"Bene, sei pronta ad andare?"
"Credo di sì."
Mentre David aiuta Mandy a riporre il borsone nel bagagliaio io approfitto degli ultimi minuti a nostra disposizione per stringere Molly in un abbraccio e, senza lasciarla andare, mi sporgo in avanti e le poso un bacio sulla testa.
"Mi chiami quando arrivi?"
Lei annuisce.
"Per farmi sapere che stai bene."
Annuisce ancora. La tengo stretta per qualche altro minuto così come fa anche lei.
"Ci sentiamo presto." Le dico mentre raggiunge gli altri in auto, rimango fermo sul ciglio della strada e li vedo partire. Quando mi passano davanti David mi saluta con un colpo di clacson mentre sua moglie fa un cenno con la testa sorridendo, Molly manda baci e sventola Mickey fuori dal finestrino mentre Mandy gira la testa dal lato opposto.

Oltre al grande senso di colpa per essere la ragione per la quale Mandy ha scelto di lasciare la sua casa e la sua famiglia mi tocca anche l'ingrato compito di dirlo a Mickey.
Mi ha mandato un messaggio in cui mi informa che dopo il lavoro passa a prendere la sua roba da casa, visto che crede di doversi trasferire da me per un po'... 'per la gioia dei tuoi fratelli'... come ha scritto lui nell'sms. Distratto com'è non si accorgerà da solo che sua sorella se n'è già andata, quindi ho deciso di raggiungerlo e dirglielo senza troppi convenevoli. Ecco perché mi trovo in questa casa infernale per la seconda volta oggi e giro intorno chiamandolo finché non sento la sua voce rispondere dal bagno.
"Ian, che cazzo ci fai qui? Ti avevo espressamente detto di non venire. Mandy potrebbe tornare da un momento all'altro e le ho promesso che non ti avrebbe trovato qui." Lo sento sbraitare da dietro la porta.
Come immaginavo, non se n'è accorto.
"Torna a casa. Io non ci metterò molto."
Spalanco la porta e lo trovo seduto sul cesso a fumare, subito inizia a bofonchiare qualcosa e alza un braccio per intimarmi di andare via.
"Aspetta, che cazzo! Posso cagare in pace, per favore?"
"Mickey, devo dirti una cosa."
Facendo uno sforzo titanico riesco ad evitare di fare commenti sulla rivista con uomini mezzi nudi appoggiata sulla vasca accanto a lui e vado direttamente al punto mentre Mickey si dimena ancora nel goffo tentativo di richiudere la porta.
"Sì, beh, puoi farlo più tardi. Esci! Chiudi la porta!"
"Mandy si è trasferita. A Denver. Con Molly e i suoi cugini." 
"Di che cazzo stai parlando?" Toglie la sigaretta dalla bocca e la trattiene tra le dita, mi guarda stravolto ma poi abbassa gli occhi sul pavimento perché in realtà ha già capito.
         
"Mentre me ne stavo a casa come mi avevi chiesto mi sono ritrovato Molly dietro la porta, mi ha detto che era venuta a salutarmi prima di partire e che Mandy sarebbe andata con loro. Sono venuto qui perché non potevo lasciarla partire senza parlarle."
"Perché cazzo ci va?"
Rimango in silenzio dato che la risposta la conosciamo già entrambi, il suo è più che altro uno sfogo rassegnato.
"Hai provato a convincerla a non andare?"
"Non ha voluto ascoltarmi. Dice che qui non ha niente." Sospiro e sussurro ancora.
"Io volevo solo proteggerla."
"Oh, davvero? Puoi credere di conoscere mia sorella, ma non la conosci sul serio finché non c'hai fatto a botte. È lei che ti protegge il culo."
Scatto in su con la testa a guardare Mickey e mi ritrovo il più bello dei sorrisi davanti agli occhi, il modo in cui cerca di consolarmi nascondendo la dolcezza dietro ad un finto atteggiamento da duro lo rende tremendamente tenero e sexy allo stesso tempo... nonostante sia seduto sul cesso!
"È una in gamba... se la caverà." Lui continua a ridacchiare e la mia angoscia scivola via. Mi sporgo in avanti e dopo avergli rubato la sigaretta dalle dita tatuate rimango con la faccia a pochi centimetri dalla sua con un'espressione tra il minaccioso e l'arrapato.
"Io devo andare a lavoro. Non divertiti troppo con quella rivista, fatti trovare pronto per quando sarò tornato, voglio divertirmi un po' anch'io!" Vado via senza nemmeno chiudere la porta, con la coda dell'occhio lo vedo ancora provare a chiudere la porta sgraziatamente e poi lo sento imprecare ma non torno indietro.
"Ah, merda! Ian!"
         
Tornando a casa Gallagher dopo il turno di notte, sono rimasto sorpreso nel trovare il mio letto vuoto. Mickey non è qui ad aspettarmi... né beatamente addormentato come ormai è solito fare né sveglio e già mezzo nudo come avrei tanto sperato di trovarlo, vista la voglia che ho di stare con lui da quando l'ho lasciato seduto su quel cesso. Forse si è dimenticato di dirmi di qualche impegno che lo ha costretto ad alzarsi veramente molto presto, ma in realtà sembra che nessuno ci abbia dormito in quel letto. Provo a chiamarlo al cellulare e, non ricevendo alcuna risposta, decido di andare a cercarlo a casa sua, già sull'orlo di un attacco di panico. Mi dirigo a colpo sicuro in bagno da dove sento lo scroscio dell'acqua della doccia. Mentre apro la tenda continuo a chiamarlo nonostante la mia voce strozzata, soggiogato dall'ansia e da un bruttissimo presentimento. Finalmente lo vedo, Mickey è seduto sulla sponda della vasca contro il muro con la faccia rivolta in basso e l’acqua che gli scorre addosso.
"Cazzo, Mickey!" Tiro un profondo sospiro di sollievo quando lui mi guarda e abbandono il pensiero che qualcosa di brutto potesse essergli accaduto; poi mi ritrovo a sorridere, grato al cielo di non averci trovato uno degli altri Milkovich in quella dannata doccia! Preoccupato com'ero ho fatto irruzione in bagno senza tener conto minimamente di questa possibilità, ci penso solo ora e mi ritengo fortunato per come sia andata a finire!
"Stai bene?" Sussurro lasciandomi cadere seduto sul water, lui mantiene ancora lo sguardo basso e dopo uno sbuffo lo vedo annuire.
"Ti lavo la schiena o vuoi restare un po' da solo?" 
Mickey finalmente alza i suoi bellissimi occhi su di me, nascondendo una risatina sotto i baffi allunga la mano per afferrare la spugna e poi me la lancia addosso. Entrambi ci mettiamo in piedi e mentre lui si gira per porgermi le spalle da insaponare io preparo la spugna e subito inizio il lavoro in maniera minuziosa, non tralasciando nemmeno un centimetro di quella pelle bianchissima. Dopo aver passato la spugna lungo tutta la sua schiena la lascio cadere ed inizio a massaggiargli le spalle tese, Mickey tira in dietro la testa e io poso un bacio tra i suoi capelli. Dato che ormai ho la divisa tutta bagnata decido di spogliarmi ed entrare nella vasca con lui, lo abbraccio da dietro tenendo la faccia incastrata nell'incavo del suo collo e ascolto il suo respiro rallentare. Le mie mani continuano instancabili a viaggiare su di lui, sul petto, l'addome, le braccia, i fianchi... mentre quelle di Mickey sono aggrappate alle mie mentre gli percorrono quel fottutissimo corpo perfetto. Sento Mickey sciogliersi e lasciarsi andare nel mio abbraccio sempre di più mentre rimaniamo sotto il getto di quella vecchia doccia, la temperatura dell'acqua è a malapena tiepida, la pressione fa schifo e spasima un sacco come al solito; ma finché siamo avvolti l'uno tra le braccia dell'altro a baciarci e accarezzarci tranquillamente non ci importa un cazzo di nient'altro.
"Ti trasferisci qui?" Mormora Mickey con voce roca mentre gli mordicchio un orecchio giocosamente, io tiro indietro la testa colto di sorpresa e mi ritrovo a sorridere.
"Ci puoi scommettere il tuo bel culetto!" Grugnisco contro il suo collo continuando a riempire di baci la sua pelle bagnata.
"Avresti mai pensato, all'epoca, che saremmo finiti qui?"
"Cerchi di infilarti sotto la doccia con me fin dal primo giorno che ho messo piede in questa casa... avrei dovuto prevederlo!" Scoppiamo a ridere e Mickey mi colpisce affettuosamente con una gomitata, poi molto dolcemente mi attira in un altro bacio.


   
 
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