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Autore: inkandaliens    16/05/2019    0 recensioni
Klay arrivò con un leggero ritardo, per via del traffico: San Francisco era caotica come città, ma stranamente piacevole da percorrere nonostante la lenta scorrevolezza del traffico.
Lo spogliatoio sembrava deserto: le giacche dei suoi compagni erano appese agli appendiabiti assieme ai borsoni. Ad un tratto, la porta del bagno si spalancò, e ne uscì un ragazzo moro non troppo alto.
- Sei Curry? –Disse Klay senza degnarlo di uno sguardo.
- Si. Sono io –
Attendeva una risposta. Aspettava il suo ‘benvenuto nella squadra’ detto proprio dal ragazzo seduto sulla panchina di fronte a lui, ma in vano.
Il novizio uscì impacciatamente dalla stanza, riuscendo comunque a sentire il nuovo compagno sbuffare alle sue spalle.
[Klay Thompson/Stephen Curry]
Genere: Generale, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Che fosse stato un azzardo, non c'era alcun dubbio.

Ma Stephen era fiducioso, nonostante il rinomato caratteraccio del compagno di squadra.

Da quando era approdato in NBA non si era lasciato scappare nemmeno uno sgarro, perchè sapeva che il prezzo da pagare a quei livelli arriva spesso a compromettere la carriera di un atleta.

Steph era stato molto attento ad evitare scappatelle e bravate da liceali, per questo si era abituato a non andare mai oltre il limite.

“Sarà solo per questa volta” disse fra se e se, mentre rientrava a casa.

Se i fotografi lo avessero visto lasciare il piccolo pacchetto argentato sulla porta di Thompson, sarebbe scoppiato un putiferio per capire cosa contenesse e del perchè di questo gesto; forse si sarebbero chiesti se c'era del tenero fra i due.

Arrossì al solo pensiero.

Poi scosse la testa, ridacchiando davanti allo specchio di casa “Datti una calmata Steph” mormorò tornando alla realtà.

Tanto Klay era uno stronzo.

Sapeva che non ci sarebbe mai stato niente.

E nemmeno lo voleva.

Queste erano le sue sicurezze durante ogni giornata; ma allo stesso modo ogni sera, quando tornava a casa, non riusciva a smettere di pensare a lui.

 

Gli allenamenti si fecero più intensi di giorno in giorno, vista l'imminente partita contro i Toronto Raptors. La squadra sembrava rispondere bene agli stimoli del coach e soprattutto all'arrivo del nuovo arrivato.

-Allora?- disse Draymond Green al compagno vicino -Cambiato idea su Curry?-

Klay lo guardò perplesso -Cambiato idea? Non mi sono mai espresso a riguardo-

Green alzò gli occhi al cielo mentre recuperava una bottiglia d'acqua -Come se non ti conoscessi Klay...- Si sedettero stremati sulle panchine a bordo campo – Lo hai squadrato malissimo dal primo momento in cui è arrivato, non ci hai mai scambiato mezza parola e come se non bastasse hai un livido gigante sullo zigomo-

Thompson si girò immediatamente, visibilmente imbarazzato -te l'ho già detto, sono scivolato in campo e...-

Green lo interruppe bruscamente -Hey puoi dare a bere una storia del genere alla stampa, ma non a me-

Klay si ammutolì, dando una fugace occhiata a Curry, che stava parlando dall'altro lato della palestra con il coach.

-Qualsiasi cosa sia successa tra di voi, sono felice che sia finita- sospirò infine Draymond alzandosi -E se ti stai chiedendo come faccio a saperlo, sappi che ti conosco abbastanza da poter dire quando vuoi fare a pezzi qualcuno e quando no- disse ridacchiando, tornando ad allenarsi insieme alla squadra.

Klay si passò una mano tra i capelli, sospirando.

 

Gli ultimi membri della squadra lasciarono lo spogliatoio per dirigersi a casa, e salutarono Curry che si era trattenuto fino all'ultimo: odiava aspettare, ma odiava molto di più doversi lavare di fretta per non far aspettare gli altri, quindi attese di essere solo prima di entrare in doccia.

Tanto non ci sarebbe stato nessuno a casa ad aspettarlo.

 

Klay si fece coraggio ed entrò nello spogliatoio.

Forse era la cosa giusta da fare no? Insomma, erano passati giorni da quel regalo e non aveva ancora rivolto la parola a Steph.

Per una persona così orgogliosa, ringraziare non è sempre facile, ma questa volta era diverso.

Era una situazione strana dopotutto.

E Curry era un tipo maledettamente strano.

Entrò nella stanza ma non trovò nessuno, proseguì verso le docce e capì che il compagno era ancora sotto l'acqua. Una nuvola di vapore inondava la zona, insieme al profumo dello shampoo.

Klay era fermo sull'uscio, paralizzato dall'indecisione: avrebbe dovuto farsi sentire? O forse era meglio aspettare?

Era davvero strano.

Per un attimo venne pervaso dalla stessa insolita euforia che lo avvolge nelle notti calde di San Francisco: il traffico è lento sul Golden Gate Bridge, ma a Klay non interessa.

Uno stato di impotenza che non ti disturba ma anzi, ti culla.

Non si sentiva così tranquillo da tempo.

E rimase così, a fissare i movimenti irregolari del vapore, sentendo la calda umidità sulla sua pelle.

Non era poi una giornata così brutta.

Ad un tratto l'acqua si spense, e Klay alzò lo sguardo verso la porta che si era appena aperta.

Steph uscì dalla doccia con un asciugamano avvolto intorno alla vita, dirigendosi verso lo spogliatoio per cambiarsi.

Appena alzò lo sguardo si accorse che non era solo.

Klay era appoggiato alla porta con gli occhi fissi su di lui.

Per quanto avesse provato ad asciugarsi, il vapore nella stanza condensava, tornando a riempire di goccioline il corpo del giocatore.

Thompson si sorprese nel ritrovarsi senza parole e leggermente imbarazzato di fronte al compagno di squadra: stava facendo la figura dell'idiota? Dopotutto era normale per due giocatori spogliarsi nello stesso posto.

Ma c'era un velo di intimità nell'aria, che Klay capì di aver appena oltrepassato.

Stephen aveva un corpo più minuto del suo, ma non meno definito; nella frazione di secondo in cui si portò una mano tra i capelli, Steph alzò lo sguardo verso il compagno: i due si guardarono per un breve istante, lasciando Klay di stucco nel realizzare la particolarità degli occhi del compagno, di cui non aveva mai colto la vibrante sfumatura verde.

Quegli stessi occhi ora lo guardavano perplessi, e forse un po' incuriositi.

-Hey!-

Disse Curry indaffarato ad asciugarsi i capelli.

-Hey...- Ripeté Thompson distogliendo lo sguardo, uscendo così da quel limbo di vapore in cui era finito.

-C'è qualcosa che posso fare per te o?...- chiese Steph, facendo segno verso lo spogliatoio.

-Oh si, certo scusa-

Klay non si era accorto di essere rimasto fermo in mezzo al passaggio dalle docce agli spogliatoi -Ecco, volevo ringraziarti- Disse seguendo il compagno -per quella cosa che mi hai dato-

L'agitazione di Klay era palpabile, era visibilmente vulnerabile, uno stato in cui era davvero difficile finire per lui.

Steph sorrise tra se e se, sentendo ancora gli occhi del compagno addosso mentre si rivestiva.

Si avvicinò a Klay prima di indossare la maglietta, e senza esitare gli accarezzò lo zigomo ancora vagamente bluastro -dovresti metterlo più spesso, quel regalo-

La luce filtrava fioca tra la leggera coltre di vapore rimasta, ma in quel momento Steph giurò di aver visto distintamente il viso del compagno arrossire.

-Sai, ci ho messo un bel po' a trovare la tonalità giusta- aggiunse abbassando lo sguardo.

Le braccia del giocatore erano conserte, i muscoli visibilmente in tensione.

Steph lo guardò di nuovo dritto negli occhi, accennando un leggero sorriso, prima di allontanarsi nuovamente.

 

Klay rimase immobile.

Quel gesto, per quanto piccolo, lo aveva colto impreparato.

C'era qualcosa di magnetico in Stephen, qualcosa per cui Thompson non riuscì a levargli gli occhi di dosso per tutto il tempo; aveva la sua più totale attenzione.

Ogni gesto, ogni sguardo, per qualche motivo avevano un importanza prioritaria su tutto il resto.

Il tempo sembrava rallentato, quella manciata di secondi sembrò un eternità per Klay.

Fece per dire qualcosa, ma esitò.

Per la prima volta nella sua vita, Klay Thompson era rimasto a corto di parole.

-Buonanotte Klay- disse Curry riprendendo l'attenzione del compagno di squadra, che sembrava essersi perso nei propri pensieri; gli diede un ultimo sguardo divertito prima di dirigersi verso l'uscita.

“...sei maledettamente strano” si disse, ancora succube di quel momento in cui il compagno lo aveva lasciato.


Salve a tutti!
Come annunciato in precedenza, aggiornerò la storia ogni mercoledì (anche se oggi un po' in ritardo devo ammetterlo!).
Detto questo, ci terrei davvero tanto a sentire i vostri pareri, sopratutto su questo capitolo che per ora è il mio preferito :D
Alla prossima!
-inkandaliens
   
 
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